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Kate Wilhelm: La casa che uccide

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Kate Wilhelm La casa che uccide
  • Название:
    La casa che uccide
  • Автор:
  • Издательство:
    Mondadori
  • Жанр:
  • Год:
    2004
  • Город:
    Milano
  • Язык:
    Итальянский
  • Рейтинг книги:
    3 / 5
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Beth ascoltava senza prestare troppa attenzione alle parole, e mentre si preparava un panino si rese conto che stavano tutti sperimentando Smart House, ciascuno a proprio modo, esattamente come lei. «Quindi i due processori devono essere utilizzati in un sistema parallelo» proseguì Jake sedendosi a tavola con Rich e Alexander. «Il buon vecchio BOS e il nuovo arsenoid celsium , e questo costa una fortuna ma, buon Dio, li vale tutti quei milioni di dollari!» Rise in modo schietto e spontaneo mentre la risata di Rich fu più simile a un vago brontolio.

Beth terminò di comporre i vari cibi che avrebbero costituito il suo pranzo e lasciò gli uomini a parlare. Sulla soglia si voltò a guardarli cercando di capire se qualcuno di loro fosse già stato ucciso. Rich certamente no, era lei ad avere il suo nominativo, e al piano di sopra, nella tasca della gonna, aveva pronta l’arma del delitto, un palloncino.

Si fermò un istante nel corridoio in preda all’indecisione, poi scelse di andare a mangiare nell’atrio. C’era una gran tranquillità e dopo avrebbe potuto prendere il caffè al bar. Posò il piatto su un tavolinetto leggermente appartato.

Ora poteva apprezzare a pieno la cupola di vetro sul tetto dell’edificio che lasciava penetrare il sole illuminando il muro di pietra dietro alla piscina. Il colore delle pietre della parete variava, alcune erano grigie, altre nere, e Beth pensò si trattasse di ossidiane, altre di un rosa che avrebbe potuto essere sabbia. Sulle rocce crescevano muschi e licheni, l’acqua della cascata colava giù lentamente, poi svaniva e riappariva tuffandosi nella piscina. Terminò di mangiare e si stese sulla sdraio a contemplare i giochi di luce dall’altra parte dell’atrio.

Si assopì e quando si risvegliò si sentì disorientata, non sapeva più dove si trovava. Poi udì la cupa risata di un uomo e un’imprecazione. Era la voce di Gary.

«Se non sbaglio il tuo computer lo ha definito un corpo contundente. Sei morto. Harry, puoi testimoniare?» Questa volta era la voce di Rich.

«Certo» rispose Harry. «Possiamo usare il computer nel bar.»

Si avvicinarono al suo angolo di visuale. Gary aveva un’aria accigliata. Uno dopo l’altro digitarono qualcosa sulla tastiera e il computer li ringraziò chiamandoli per nome.

«E ora vado a conoscere la mia nuova vittima e a recuperare una nuova arma. Divertente questo gioco, Gary. Ci vediamo ragazzi.» Rich si diresse lentamente verso la porta sul retro. Poco dopo Harry fece altrettanto e Gary cominciò ad avanzare verso Beth. Come la vide, si fermò.

«Vorrei parlarti» gli disse Beth raggiungendolo vicino al bar.

«La prossima settimana.»

«Ora, Gary. Sediamoci un attimo e parliamo. Sei fuori dal gioco.»

«La sola cosa che importa è che tu sia tornata a casa. Sapevo che l’avresti fatto. Lunedì sera saranno partiti tutti e allora avremo tutto il tempo che vuoi.»

«Sarò partita anch’io, Gary. Non intendo restare. Dobbiamo parlare!»

«Non adesso» gridò con una voce stridula. «Perché mi stai facendo questo? Accidenti a te, non te ne andrai! Non hai visto Smart House? Sei proprio una stupida, non capisci cosa ho creato? Ti darò un lavoro. Da adesso in poi tutti avranno da lavorare. Non ci saranno più pasti gratis per te né per nessun altro. A lunedì!» Si voltò di scatto e se ne andò.

Beth si appoggiò stancamente al bancone del bar. Stringeva i pugni con forza e aveva il corpo completamente contratto. Di colpo sentì qualcosa avvolgersi intorno al collo e istintivamente lo afferrò.

«Scusa, Beth. Temo di averti ucciso.»

Il cuore le batteva nel petto all’impazzata, le ginocchia le cedettero. Se non fosse stata appoggiata al bancone sarebbe caduta. La striscia intorno alla gola venne sfilata via e, voltatasi, vide Jake Kluge che la guardava preoccupato. Jake le mostrò un nastro con del velcro alle estremità. «È una garrotta» disse. «Harry?»

«L’hai uccisa» rispose Harry con un tono carico di irritazione e persino di rabbia.

Beth non li aveva sentiti entrare. Si toccò il collo poi annuì. «Mio Dio» sussurrò «questo gioco è folle!»

Jake annuì e le diede l’impressione di essere turbato e scontento del gioco quanto lei, ma poi si rese conto che il suo volto era troppo rigido e che dietro alla sua apparente preoccupazione in realtà celava un sorriso. Quel folle gioco lo divertiva. Beth guardò Harry la cui rabbia e impazienza perlomeno erano evidenti e sincere. Per la prima volta da quando lo conosceva lo sentiva suo alleato più di chiunque altro all’interno della società. Jake la scavalcò, si portò sull’altro lato del bar e digitò le informazioni al computer. Le fece segno di avvicinarsi alla tastiera e Beth silenziosamente confermò che era stata strangolata con la garrotta. A sua volta Harry confermò l’omicidio. La suadente e profonda voce femminile del computer li ringraziò, si congratulò con Jake e manifestò a Beth il suo dispiacere per essere divenuta una vittima chiamandoli tutti per nome.

Beth si mise a leggere nella sua stanza finché l’inquietudine che provava le impedì di rimanere seduta. Aveva già esplorato tutta la casa e non aveva voglia di vedere nessuno ma si sentiva la pelle troppo riarsa dal vento per scendere nuovamente alla spiaggia. Alla fine uscì passando dal balcone e sì diresse verso la serra. Appena vi entrò, Jake e Gary si affrettarono a uscire dall’altra parte.

La serra misurava dodici metri per diciotto e aveva innumerevoli file di verdura, fragole, meloni e piante ornamentali. La struttura conteneva al suo interno altri ambienti costituiti da pareti di vetro che sconcertarono Beth. Erano come delle piccole serre all’interno di una grande serra. In quel momento era completamente sola. Percorse lentamente i vari corridoi avanti e indietro. C’erano frutti estivi, pomodori in maturazione, cetrioli. Era un ambiente senza stagioni, tenuto sotto controllo in ogni senso. Vide una zona su cui aleggiava una leggera nebbiolina e si avvicinò per capire cosa fosse. Si trattava di una vaschetta a circolazione d’acqua in cui veniva coltivato del crescione acquatico.

Quella sera la cena fu orribile. Beth si accorse che erano tutti nervosi, persino le vittime. Gary rispose male a Maddie e Bruce, e quando Laura rise e incominciò a raccontare qualcosa Harry la zittì. Gary guardava torvo Beth. Bruce parlò solo con Jake e Rich ignorando gli altri commensali. Milton aveva un’aria afflitta, come se avesse voluto essere in qualsiasi altro posto tranne che lì, e per questo non disse nulla e mangiò molto poco. Maddie non fece altro che bere per tutta la cena. Persino Laura si fece dimessa e, d’un tratto, la sua prorompente bellezza parve solo una maschera mal truccata. Studiandola, Beth pensò che i segni del tempo sul suo volto sarebbero comparsi all’improvviso. Le rughe avrebbero cominciato a evidenziarsi, la pelle ad afflosciarsi, e questo sarebbe accaduto di colpo. Laura rientrava esattamente in quella tipologia di donna. Beth giocherellava con il cibo nel piatto senza il minimo interesse, e fu un sollievo per lei quando Gary si alzò di scatto e lasciò la sala da pranzo senza dare spiegazioni. Dopo che Gary se ne fu andato nessuno si trattenne oltre a tavola.

«Andiamo a vedere un film» annunciò Maddie. «Prenderemo il caffè nella stanza della televisione.»

«Quale film?» domandò Laura.

«Che importanza ha?» rispose Maddie con un’alzata di spalle, e uscì portandosi via il bicchiere.

Era vero, e Beth lo sapeva, a nessuno importava di quale film si trattasse. Se fossero riusciti a far trascorrere la serata e il giorno seguente, finalmente sarebbe finito tutto. Qualsiasi cosa fosse stata proiettata sarebbe servita a questo scopo.

Il problema era che nessuno poteva restarsene tranquillamente seduto a guardare un film, qualunque esso fosse, pensò Beth poco dopo. Si erano subito messi a discutere se vedere Yellow Submarine o Topper. Decisero di vedere entrambi, ma durante la visione c’erano persone che continuavano ad alzarsi per andare all’angolo bar in fondo alla stanza, o che uscivano e poi rientravano. In una di quelle occasioni fu Laura a lasciare il suo posto, e Beth la udì soffocare un grido e poi ridere in maniera stridula. Beth pensò che fosse stata uccisa: un’altra vittima che mordeva il terreno. Non si voltò a guardare quello che accadeva dietro di lei. Maddie uscì e ritornò, Rich entrò e uscì piano dalla stanza. Beth andò nella sua stanza e passeggiò per qualche minuto. L’inquietudine la portò nuovamente a uscire, ma come vide Jake chiudere la porta della sua camera ebbe un attimo di esitazione. Il manifesto disagio di Jake era del tutto simile al suo, e quando la raggiunse e discesero le scale in un silenzio imbarazzato fu evidente che, come lei, non aveva molto da dire. Fu un sollievo per Beth quando, arrivati al grande corridoio, si divisero e lei ritornò nella stanza della televisione. Bruce disse qualcosa che Beth non capì e lei distolse lo sguardo chiudendo gli occhi. Poco dopo udì la risata di Gary a cui seguì un silenzio totale. Si sentiva odore di cloro e popcorn, pensò senza stupore. Ma certo, bastava schiacciare un bottone e voilà… i popcorn! Si trascinò in cucina senza un vero motivo, e bevve un bicchiere d’acqua controvoglia.

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