Kate Wilhelm - La casa che uccide
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- Название:La casa che uccide
- Автор:
- Издательство:Mondadori
- Жанр:
- Год:2004
- Город:Milano
- ISBN:нет данных
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«Accidenti, Charlie, mi pare un’ipotesi un po’ azzardata. Quella sera Milton avrebbe potuto fumare quel mezzo sigaro in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo e poi posarlo e lasciarlo consumare completamente.»
«Si è chiesto in che modo sono state cancellate le impronte dal portacenere? Immagini la scena: qualcuno deve eliminare le impronte dal portacenere per Dio solo sa quale motivo, ma dentro c’è il mezzo sigaro ancora acceso. La persona appoggia il sigaro sul bordo del tavolo, pulisce il portacenere, rimette a posto il sigaro e lo lascia lì a consumarsi pian piano. Questo è uno scenario possibile. Un’altra ricostruzione prevede che Milton non sia stato colpito in camera sua ma da qualche altra parte, che il sigaro sia caduto e che l’assassino lo abbia messo nel luogo più consono, ovvero nel portacenere, ma solo dopo aver cancellato le impronte. A quel punto, nel portacenere, alla piccola quantità di cenere si aggiunge quella della combustione del sigaro che rimane lì indisturbato fino a quando la polizia lo preleva per analizzarlo.»
«In questo caso perché perdere tempo con le impronte?»
«Dio solo sa quanto vorrei saperlo.»
Dwight si fece scuro in volto. «Sa cosa sta succedendo nella Jordan Valley? A più di cinquecento chilometri da qui, vicino al confine del Nevada, la scorsa notte un allevatore è stato picchiato a morte. Solitamente in casi come questo vengo chiamato a occuparmi delle indagini. Raduno gli uomini che lavoravano per lui, il caposquadra, faccio qualche domanda, magari organizzo la ricerca di un bracconiere e risolvo la vicenda piuttosto in fretta. Questa volta se ne potrebbe occupare lo sceriffo, ma il caso vuole che alcuni suoi parenti lavorino per l’allevatore e dicono che questo potrebbe influenzarlo nelle indagini.» Dwight osservava i suoi uomini fuggire in gran fretta di fronte alla veloce avanzata delle onde sollevate dall’impeto dell’alta marea. «Be’, direi che con questa indagine abbiamo fatto fiasco.» Dwight fece una leggera smorfia. «La volta precedente ho voluto sapere tutto sui carrelli agricoli, sulle carriole, e poi ho scoperto che le vittime non erano state spostate. Stavolta invece non me ne sono nemmeno preoccupato. Dio onnipotente, che pasticcio!»
Dopo che Dwight e i suoi uomini se ne furono andati, Charlie e Constance raggiunsero la spiaggia. «Niente male» disse Constance dando una pacca al braccio del marito. Charlie non ebbe difficoltà a capire che non si riferiva al paesaggio.
«Non sono ancora riusciti a provare nulla» disse Charlie.
Constance fece un cenno con la mano come per allontanare quel pensiero. «Ci riusciranno.» Gli raccontò del test di Turing al contrario e delle tracce vocali. «Inizio a capire cosa stava mettendo a punto Gary» disse lentamente. «Credo che quel computer fosse in grado di comprendere qualsiasi cosa gli venisse detta e di rispondere esattamente come una persona. È impressionante.»
«Uhm» fu il commento di Charlie, e quel grugnito era più eloquente di qualsiasi cosa avesse potuto pensare in quel momento. «Se ti dicessi che "non so che pesci pigliare" pensi che renderebbe l’idea?»
Constance annuì con serietà. «"Ogni cosa a suo tempo."»
«"Non si trova il bandolo della matassa."»
Constance rise. «Sei "un lupo in veste d’agnello".»
«Accidenti!» esclamò Charlie fermandosi. Davanti a loro un’onda particolarmente grande si era infranta contro la scogliera. Gli scogli che si protendevano verso il mare a nord dell’insenatura venivano coperti dalla marea che guadagnava rapidamente terreno. Le onde si abbattevano contro di essi sollevando in alto spruzzi d’acqua e di schiuma. «Da queste parti la marea quando arriva non perde tempo» commentò Charlie, e ripresero a camminare.
«È terribilmente difficile spostare un cadavere» disse Charlie dopo un istante. «L’espressione "a peso morto" non è nata per caso. Ma perché ucciderlo e gettarlo giù dalla scogliera? Perché cancellare le impronte? È vero, prima che Milton morisse chiunque sarebbe potuto entrare e uscire dalla sua camera. L’assassino avrebbe potuto organizzare una messinscena, altrimenti perché sparargli un colpo in testa quando ormai era già spacciato?»
«Forse voleva assicurarsi che nessuno fingesse di credere a una morte accidentale.»
Charlie si fermò di colpo conficcando le dita nel braccio di Constance. «Gesù, ci sono!»
Con una certa sorpresa Constance si voltò a guardarlo. Immobile fissava le onde che s’infrangevano sugli scogli neri.
Charlie tornò indietro. «Abbiamo camminato abbastanza. Camminare, correre, fa male alle articolazioni, alle ginocchia. Andiamo.»
Ripercorsero la strada a passo svelto. Di tanto in tanto Charlie borbottava qualcosa a bassa voce, mentre in altri momenti canticchiava quasi impercettibilmente. In casa loro vigeva una regola non scritta, per cui chiunque poteva borbottare tutto il tempo che voleva senza essere interrotto. Talvolta, quando non era chiaro se la persona stesse borbottando o semplicemente conversando a un volume troppo basso, era consentito domandare: "Stai borbottando?". Constance non ebbe difficoltà a riconoscere che in quel momento Charlie stava borbottando e si guardò bene dall’interromperlo.
Sotto la veranda di mattonelle rosse incontrarono Beth. «Salve» disse Constance. «Niente bridge?»
Beth si avvicinò trascinando i piedi. «A Maddie non sembra importare molto che si giochi o meno, e poi oggi non riesco a concentrarmi sulle carte. Stanno eseguendo nuove perquisizioni. Non possiamo nemmeno andare nelle nostre camere. Cosa stanno facendo?»
Prima che Constance potesse parlare Charlie le diede una breve stretta al braccio e si ritrasse. «Vedo se riesco a sapere qualcosa» disse. «Arrivederci, signore» e si allontanò lentamente.
«Ovvio che è difficile concentrarsi in questo momento» disse Constance. «Le racconto una storia. C’era una volta una bella principessa i cui genitori morirono all’improvviso lasciandola orfana.» Constance ignorò lo sguardo incredulo di Beth e disse con un sorriso: «Mi dispiace, ma è così che iniziano sempre le storie, vanno dritte al punto senza girarci tanto intorno. Allora la fata buona andò dall’infelice ragazza e le disse: "Devi andare a vivere con lo zio più vecchio finché non diventerai grande". Così la ragazza andò a vivere dallo zio.»
Constance proseguì il racconto senza badare all’espressione di Beth. L’espressione stupita e preoccupata di chi ha di fronte una pazza.
«Sin dal primo giorno lo zio picchiò la ragazza se faceva troppo rumore, o se stava troppo in silenzio, se piangeva o non piangeva per i genitori, se mangiava troppo o troppo poco. Pian piano la nipote cominciò a capire che cosa desiderava da lei e a farlo prima che la picchiasse. Quando la fata buona venne a trovarla per vedere come stava, trovò la bambina rannicchiata in un angolo che osservava lo zio, cercando di intuire cosa potesse scatenare la sua ira. La fata buona portò via la ragazza da quella casa e la condusse dal secondo zio più anziano. "Dovrai rimanere qui finché diventerai grande" le disse come la prima volta, e la lasciò nella nuova casa.
«Quello zio era sposato con una donna che non appena vide la bambina disse: ’Oh, tu sei così giovane e in forze, mentre io sono vecchia e debole e presto dovrò morire’. La ragazza rise e la zia disse: ’Oh, tu sei così felice e spensierata mentre io sono triste e piena di pensieri e presto dovrò morire’. Quando vide la ragazza correre disse: ’Oh, tu sei piena di salute e di vita mentre io sono stanca e soffro e presto dovrò morire’. Questa volta, quando la fata buona ritornò, trovò la ragazza con i capelli legati in una stretta crocchia, una gonna voluminosa che le nascondeva le giovani gambe, e la poverina camminava con la schiena curva e piegata strofinandosi spesso gli occhi per arrossarli e farli lacrimare. Ovviamente la portò subito via.»
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