Kate Wilhelm - La casa che uccide

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La casa che uccide: краткое содержание, описание и аннотация

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«Cerca sempre di imitare il fratello?»

«Non proprio. Penso sia un retaggio del test di Turing al contrario a cui si erano sottoposti molti anni fa. È stato allora che ha perfezionato l’imitazione di Gary.»

Constance sorrise e scosse la testa. «Le spiacerebbe fare un passo indietro? Cos’è un test di Turning al contrario?»

«Turing» la corresse Jake. «Dal nome del matematico che ha messo a punto il test originario. Il soggetto siede a un terminale, scrive delle domande e cerca di determinare quali risposte provengono dal computer e quali dalla persona che si trova in un’altra stanza. Il test ha anticipato le attuali ricerche sull’intelligenza artificiale. L’idea di Gary era di creare delle tracce audio e con esse programmare il computer insieme a una serie di dati riguardanti ogni persona coinvolta nell’esperimento. L’intenzione era quella di perfezionare a tal punto la capacità del computer che nemmeno un imitatore professionista avrebbe potuto trarlo in inganno. Insomma, un test di Turing al contrario per tentare di raggirare un computer anziché una persona.» E aggiunse con una certa freddezza: «Ora il computer non sbaglia più un colpo.»

«Buon Dio!» esclamò Constance a bassa voce. «Succede spesso alle persone, vero? Sentono una voce e credono appartenga a qualcuno che conoscono, poi si voltano e si trovano di fronte un estraneo. Il computer riesce a riconoscere le voci anche in un luogo affollato? Penso che i servizi segreti sarebbero più che mai interessati a una simile tecnologia.»

Beth e Jake si scambiarono degli sguardi e all’improvviso il silenzio si fece innaturale. Constance ebbe l’impressione di aver toccato un argomento proibito.

«È una delle ragioni per cui è stato scelto un luogo isolato» spiegò Jake dopo un istante. «Gary voleva poter contare sull’assoluta segretezza del progetto finché non fosse stato pronto a mostrare l’intero pacchetto dei programmi a cui stava lavorando. Alla fine sono riuscito a cavare solo questo da Alexander.»

«Santo cielo!» esclamò nuovamente Constance. «Se il computer era in grado di riconoscere la voce delle persone la sera in cui Gary e Ridi sono stati uccisi, allora deve aver sentito anche la voce dell’assassino.» Si rese conto con un brivido che ne stava parlando come se si fosse trattato di una persona e non di una macchina.

«Non era un registratore» protestò Jake.

«In realtà sì» intervenne subito Beth. «Ti ricordi il primo programma di successo scritto da Bruce? Era un programma musicale» spiegò a Constance. «Poteva sintetizzare musica, qualsiasi strumento, e suonare un’intera sinfonia, la partitura di ogni singolo strumento rendendo ognuno di essi in modo unico, e lo stesso principio è stato applicato alle voci. L’insieme di voci, indipendentemente dal numero, viene considerato un insieme di strumenti i cui suoni possono essere riprodotti.»

Questo spiegava l’apprezzamento di Bruce nei confronti di ciò che Alexander era riuscito a realizzare come programmatore, pensò d’un tratto Constance. Bruce era perfettamente in grado di comprendere ciò che stava facendo Alexander e quello che significava.

«Bruce…» sussurrò Beth. «Se Maddie dovesse capire che sta per perderlo…»

Jake le prese la mano. «Beth» le disse fermamente «ricordi cosa abbiamo detto? Non sono un nostro problema, nessuno di loro lo è.» Jake la fissava intensamente, con insistenza, come se cercasse di allontanare quei pensieri dalla mente di Beth, e non si rilassò finché la donna finalmente annuì e sollevò nuovamente la forchetta. «Dopo colazione andiamo a fare una passeggiata e poi passiamo da Maddie per vedere come sta. Le piace giocare a bridge. Chiederemo anche a Laura di giocare. Forse giocare un po’ a carte potrebbe essere d’aiuto a tutti oggi.»

Constance lo osservava con grande interesse. Jake era perfetto come terapeuta o come sacerdote, ma anche per ogni altra attività per la quale fosse stata necessaria una buona dialettica. Aveva il dono di individuare subito i problemi, e questo era uno dei requisiti fondamentali per certe professioni. Constance ebbe l’impressione che durante quel breve interludio Jake si fosse completamente dimenticato di lei. Ora che quel momento era passato, poteva tornare a includerla nella loro conversazione, cosa che infatti fece invitandola a giocare a bridge in un modo tanto cortese da dare per scontato un suo rifiuto.

Quando Charlie un paio di minuti dopo ritornò, Constance fu sorpresa nel constatare che né Beth né Jake reagirono in alcun modo alla nuova carica immessa nell’aria dal suo arrivo. Lei invece la percepì quasi come una scossa. Allontanò leggermente il piatto e si alzò. «Penso sia arrivata l’ora della nostra passeggiata» disse. Charlie annuì e Constance lo raggiunse alla porta. «Ci vediamo dopo» disse senza voltarsi, e uscì insieme al marito.

«Cos’hai scoperto?» gli chiese non appena furono in corridoio.

«Shh. Parliamone fuori.»

Nella veranda Constance fece un altro tentativo. «Cos’hai in mente?»

«Voglio che Dwight Ericson porti quassù le chiappe e che i suoi uomini lavorino per me.»

«Charlie!»

«Ho dato un’occhiata alla macchina per popcorn. È esattamente come quella che avevamo prima che Jessica se ne impadronisse quando ha cominciato l’università.»

Charlie non aveva mai dimenticato che sua figlia aveva portato via la macchina per popcorn quando aveva lasciato casa per frequentare l’università. L’averne comprata una nuova non era servito a mitigare il ricordo di quella vecchia, e a suo tempo l’improvvisa sensazione di privazione aveva scatenato in lui furibonde lamentele. Constance gli diede una gomitata nelle costole. «Charlie!»

«Ho scoperto che Mrs Ramos utilizzava due lenzuola per ogni letto. Mi ha preso per pazzo quando gliel’ho chiesto.»

«Ah, be’, avresti dovuto saperlo.»

Charlie rise, le cinse le spalle e la guidò verso la scogliera. Scesero per il sentiero e incontrarono Dwight in fondo. Aveva un’aria avvilita e stanca. Vederlo vicino a Charlie le provocò un leggero sussulto. Si rese conto che lei e Charlie dovevano apparire agli altri esattamente così: uno alto, magro, e molto, molto biondo, l’altro più basso, massiccio e moro. L’immagine le piacque.

«Niente» disse Dwight rispondendo alla domanda di Charlie.

«Nemmeno un lenzuolo?» Quando Charlie assumeva un’aria così innocente, Constance temeva sempre che qualcuno potesse dargli un pugno in faccia.

«Che cos’è questa storia del lenzuolo?» domandò Dwight.

Charlie glielo spiegò. «Quindi manca un lenzuolo. Forse la pistola è stata avvolta lì dentro e ora si trovano entrambi in fondo all’oceano.»

Dwight si mordicchiò il labbro scuotendo la testa rivolto verso l’orizzonte. «Pensa che sia stato ucciso nella sua stanza?»

«È possibile. Il letto era stato preparato per la notte in modo singolare, le impronte cancellate da troppi oggetti. È possibile.»

«Ed è stato avvolto in un lenzuolo e trasportato fino alla scogliera? Gesù!»

«È possibile. Se avessi a disposizione una squadra di uomini li farei cercare delle macchie di sangue e forse il segno di una bruciatura.»

«Una bruciatura?»

«Ripensi al portacenere» gli disse Charlie con un’espressione trasognata. «Un sigaro spento a metà e dei frammenti di cenere. Ma dov’è finito il resto? Supponiamo che Milton stesse fumando il sigaro quando è stato colpito. Ovviamente il sigaro sarebbe caduto a terra, ma non sull’erba bagnata, altrimenti si sarebbe spento, e con quella nebbia quasi tutto era umido e bagnato, mentre in realtà il sigaro era ancora acceso quando è stato messo nel portacenere. Lo si deduce dalla cenere all’estremità del sigaro che ha continuato a bruciare. Ciò significa che era ancora acceso quando è stato spostato e rimesso nel portacenere, e questa operazione potrebbe aver lasciato una bruciatura da qualche parte. Oppure dobbiamo pensare che qualcuno abbia riacceso il sigaro in un secondo tempo, ma una tale ipotesi mi sembra decisamente troppo macabra anche per questa comitiva.»

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