«E l’assassinio di Sally?» osservò Michelle.
«Da quanto ci ha riferito Sean, Sally era — non per parlar male dei morti — una ragazza dai bollenti spiriti che andava a letto con chiunque portasse i pantaloni. Forse Junior le aveva parlato di Canney, e Canney l’aveva scoperto, ed è stato costretto a uccidere anche lei.» Bailey le elargì un sorriso smagliante, chiaramente compiaciuto di se stesso.
King si abbandonò contro la spalliera, scuotendo il capo.
«Sembrerebbe una spiegazione abbastanza logica, Sean» ammise Williams.
«Però è sbagliata, Todd» dichiarò King con caparbietà. «Da cima a fondo.»
«Allora dammi un’ipotesi alternativa che giustifichi ogni fatto» insistette Bailey.
«Al momento non ne sono capace, ma vi dico che se smetterete di ricercare il vero assassino — o, cosa ancora più probabile, gli assassini —, potrebbe morire qualcun altro.»
«Non abbiamo nessuna intenzione di interrompere le indagini, Sean» disse Williams «ma se non avverranno altri omicidi sarà la prova certa che Canney è il serial killer.»
«Neppure tu ne sei convinto, Todd, a prescindere da quanto ti sforzi di crederlo.» King si alzò. «Andiamo, Michelle, ho bisogno di un po’ d’aria.»
Fuori dalla stazione di polizia King si appoggiò al fuoristrada di Michelle, si ficcò le mani in tasca e sparpagliò rabbiosamente un mucchietto di ghiaia con un calcio.
«Sai una cosa: o Chip Bailey è il peggior idiota che io abbia mai incontrato o…»
«O forse ha ragione, e tu non ce la fai proprio ad ammetterlo» concluse Michelle.
«Ah sì? Credi davvero? Dannazione, la mia stessa socia che cospira contro di me.» King si concesse un sorriso rassegnato. «Forse sbaglio.»
Michelle alzò le spalle. «Penso che attribuire tutto quanto a Roger Canney sia fin troppo azzardato, ma, come ha detto Bailey, non abbiamo nessuna ipotesi alternativa.»
«Ci sono cose che sappiamo, particolari che ci ballano proprio davanti agli occhi e che non vediamo nemmeno. Se solo riuscissi ad afferrarli e a rifletterci per bene, sono sicuro che ci condurrebbero dove dobbiamo andare. Ma il fatto che non riesca a vederli mi fa impazzire.»
«Credo di conoscere un rimedio.»
King guardò Michelle un po’ perplesso. «Non ho intenzione di correre in una maratona o di fare bungee jumping da un ponte per far carburare meglio le mie cellule cerebrali.»
«Quello che ho in mente non richiede alcuno sforzo fisico.»
«Un concetto assolutamente strabiliante, detto da te.»
Michelle rimirò un momento lo splendido cielo azzurro. «Dico che è ora di andare un po’ in barca. Niente di meglio di uno scafo che fende l’acqua per rimettere in movimento il cervello, specialmente in una giornata come questa.»
«Non abbiamo tempo…» King si interruppe bruscamente e la sua espressione si fece meno tesa. «Okay, dopo aver rischiato la pelle per ben due volte consecutive forse una breve pausa di riposo non sarebbe male.»
«Sapevo che avresti afferrato la mia logica. Sea-Doo o motoscafo a idrogetto?»
«Motoscafo. Comincio a esser stufo della tua voglia insaziabile di farmi gareggiare con gli acqua-scooter.»
«È per questo che ti batto sempre.»
King era al volante e Michelle gli era seduta a fianco. Erano a bordo del Bombardier a idrogetto da sei metri e procedevano sull’acqua a velocità di crociera, a trenta nodi, sulla superficie calma e immobile del lago. La stagione estiva era ancora lontana, sicché avevano lo specchio d’acqua quasi solo per loro.
«Quanto hai visto del Cardinal Lake?» domandò King.
«Parecchio. Non sono una che si lascia crescere l’erba sotto i piedi.»
King proseguì in tono pedante. «Sai, questo è un lago che hanno formato sbarrando due fiumi e lasciando che l’acqua si raccogliesse nell’invaso di una valle per oltre dieci anni. Il risultato finale è un lago molto profondo, lungo una cinquantina di chilometri, dalle acque molto pescose, ben attrezzato per gli sport acquatici e con circa duecento baie e insenature.»
«Caspita, sembri l’agente immobiliare che mi ha venduto il cottage. Riscattate anche le ipoteche?»
Fecero rotta verso la diga idroelettrica, in realtà composta da due diverse dighe, una più a monte e una più a valle. Poi imboccarono il canale principale e puntarono a ovest. Alla confluenza dei due fiumi King si diresse a nord finché non arrivarono a un canale più piccolo che proseguiva verso nord e poi piegava a est. Mantennero questa direzione, oltrepassando i cartelli di segnalazione del canale che si dirigeva a monte, finché King non rallentò virando in una piccola insenatura disabitata. Pochi minuti dopo erano ancorati in circa sette metri di acqua limpida e King tirò fuori un cesto di vivande e un frigo portatile con acqua minerale e bevande gassate.
«Prima di mangiare mi faccio una nuotata» annunciò Michelle.
«Come va il braccio?»
«Quando la smetterai di chiedermi del braccio? Tanto per cominciare non si è trattato che di un graffio.»
«Perché continuo a pensare che se un proiettile calibro 38 ti avesse perforato il torace da parte a parte, chiederesti solo un cerotto, e per giunta piccolo?»
Michelle si spogliò, restando in costume intero, e si tuffò di testa in acqua.
«Dio, l’acqua è fantastica» disse dopo essere riemersa.
King diede un’occhiata agli strumenti sulla plancia. «La temperatura dell’acqua è di 24 gradi, ancora un po’ troppo fredda per me. Sono un tipo da ventinove o trenta gradi.»
«Sei un pappamolla, vorrai dire.»
«Se la metti così, sì.»
Dopo che ebbero mangiato, King ritirò l’ancora e ripartirono. Michelle indicò un lungo e ampio promontorio di fronte a loro. Era una vista magnifica: un pontile privato a sei coppie di piloni, sormontato sulla terraferma da un gazebo, un angolo bar, una zona di ristoro, cabine e docce, e almeno duemila metri quadrati di terrazza panoramica sul lago, tutta circondata da una balaustra in legno di cedro stagionato e con delle eleganti tettoie di canne. Sembrava la pubblicità di un numero speciale di “Architectural Digest”.
«Davvero impressionante. Chi sono i proprietari?»
«Come, sull’acqua hai perso il senso dell’orientamento? Quella è Casa Battle.»
«Cosa? Non sapevo che avesse uno sbocco sul lago.»
«A Wrightsburg non si edificano palazzi sprovvisti di accesso diretto al lago. Possiedono tutto il promontorio più altri dieci ettari. Il pontile dista parecchio dalla villa principale. Anzi, dal lago non la si può neanche vedere in lontananza. Penso che l’abbiano progettata apposta così per evitare di essere assediati dai curiosi muniti di barca o motoscafo. Per andare e venire usano dei golf cart elettrici.»
«Che vita!» Michelle strizzò gli occhi contro la luce abbagliante del sole. «Chi è quella là sulla barca a vela?»
King prese il binocolo e mise a fuoco lo skipper dell’imbarcazione. «Savannah.» Ponderò un momento, poi accelerò virando contemporaneamente verso la barca a vela.
«Che cosa stai facendo?»
«Vado a pesca.»
Accostarono alla barca a vela: un’imbarcazione poco più grande di una Sunfish. Savannah aveva una mano sul timone e l’altra su una lattina di Coca-Cola. Agitò la mano salutando quando li riconobbe.
«I grandi geni hanno le stesse pensate» gridò King in direzione della barca.
Savannah indossava uno scamiciato lungo sopra un costume da bagno a due pezzi. Aveva i capelli bagnati, raccolti a coda di cavallo, e le spalle e il viso cominciavano già ad arrossarsi per il sole.
«Oggi l’acqua è davvero meravigliosa» disse.
«Sean non ci metterà piede finché non sarà calda come nella sua vasca da bagno» commentò Michelle.
Читать дальше