«È una 300 SL.» Si abbassò sui talloni e ispezionò i pneumatici, passando le dita sul battistrada. Poi alzò un dito per mostrarlo a Michelle.
«Fango» confermò lei. «Ma com’è possibile che qualcuno abbia preso questa auto senza che nessuno lo venisse a sapere?»
«Facile. Questa autorimessa non viene più utilizzata, ce l’ha detto Sally. E non è visibile dalla villa. E lo sterrato conduce direttamente in fondo alla tenuta e sbocca nella strada secondaria dove abbiamo lasciato la macchina. Se la donna misteriosa la guida solo a notte fonda o prima dell’alba, ci sono ottime probabilità che nessuno la veda.»
« Lei. Mi sembra abbastanza chiaro chi sia la nostra sensuale spogliarellista-tossicodipendente.»
King si rialzò da terra. «Proprio così. E mi sa che sarà meglio andare a parlarle.»
«Non sarà affatto piacevole.»
«Ignorare la verità è anche peggio, credimi.»
Si diressero verso la villa. Prima di arrivarci, però, King deviò dalla strada, oltrepassò le scuderie e varcò il cancello che collegava la proprietà principale alla vecchia rimessa.
«Dove vai, Sean? Savannah sarà a Casa Battle.»
King la ignorò e continuò a camminare deciso. Michelle si affrettò a stargli dietro. King notò l’auto parcheggiata davanti alla residenza, salì di corsa i gradini e bussò alla porta anteriore della vecchia rimessa. Poco dopo udirono dei passi e la porta si aprì.
«Che cosa volete?» chiese la padrona di casa.
«Possiamo entrare un momento, Dorothea?» domandò King. E mise un piede oltre la soglia, vicino allo stipite, nel caso non avesse ottenuto la risposta che desiderava.
«Perché?» chiese lei.
«Kyle Montgomery è morto.»
La mano sinistra di Dorothea salì di scatto al petto, e la donna arretrò barcollando come se fosse stata colpita da un pugno. «Io… io non so chi sia.»
«Sappiamo tutto, Dorothea. Abbiamo rintracciato l’auto.»
«Che auto?»
«La 300 SL conservata nell’ex fienile, che usava per andare all’Aphrodisiac.»
Dorothea li fissò con aria di sfida. «Si sbaglia.»
«Stiamo sprecando tempo» disse King spazientito. «È stata vista lasciare il club, Dorothea. Abbiamo un testimone oculare che di recente l’ha vista salire sull’auto e allontanarsi al volante della stessa alle cinque di mattina.»
L’espressione insolente di Dorothea cominciò ad attenuarsi.
«La stessa persona l’ha sentita discutere animatamente con Kyle. Gli ha puntato contro una pistola. Lo ha minacciato…»
«Io non ho minacciato quel piccolo…» Dorothea si interruppe, dando l’impressione di svenire da un momento all’altro.
King disse in tono pacato: «Ho pensato che forse avrebbe gradito parlare prima con noi, anziché con la polizia. Altrimenti possiamo sorvolare sul particolare e chiamarla subito».
«Oh mio Dio!» esclamò la donna. In pochi secondi la sua apparente inflessibilità si incrinò come vetro e le lacrime le rigarono le guance. King sospinse adagio la porta e con Michelle entrò in casa.
«Non l’ho ucciso io, Sean. Non sono stata io.»
«Ma comprava stupefacenti da lui?»
Erano seduti in soggiorno. King e Michelle occupavano due ampie poltrone. Dorothea era accomodata sul divanetto di fronte, aggrappata al bracciolo come sul punto di stramazzare sul pavimento, se solo lo avesse lasciato andare.
«Recentemente sono stata parecchio sotto pressione» esordì lentamente. «Ho avuto alcuni… rovesci finanziari.»
«Spendere mille dollari a notte in droghe non è esattamente il modo ideale per porre fine ai problemi finanziari.»
Dorothea lo guardò dritto negli occhi, sbalordita. «Ha parlato con quel verme schifoso!»
«Attenta, non si dovrebbe parlar male dei morti. Mi racconti di quella sera.»
«Cosa sa?»
«So quanto basta per coglierla in flagrante se dovesse mentirmi. E non ne sarei molto contento.»
«Non so che cosa mi abbia preso, dico davvero. Capivo che Kyle moriva dalla voglia di venire a letto con me. Non che non fosse evidente. Gli uomini sono talmente trasparenti.»
«Però lei non voleva andare a letto con lui , giusto?»
«Certo che no. Ma avevo bevuto parecchio. E mi ero convinta che quella sera sarebbe stata l’ultima. Come ha detto lei, gli stupefacenti non avrebbero affatto risolto i miei problemi. E non si trattava solo di problemi di soldi. Era la famiglia… Sposarsi ed entrare a far parte del clan dei Battle comporta molte pressioni e stress.»
«Capisco benissimo che avere una suocera come Remmy non è certo una passeggiata» commentò Michelle ironicamente.
«È sempre stato un vero e proprio incubo. Qualsiasi cosa facessi, indossassi, mangiassi, bevessi o dicessi veniva sottoposta a esame. E in quanto a critiche non avevano il benché minimo tatto. Bobby era di gran lunga peggio di Remmy. Era un vero tiranno. E i suoi improvvisi cambiamenti di umore erano terrificanti. Passare in un attimo dal sorriso alle urla. Chiunque poteva diventare un bersaglio, perfino Remmy. Ho iniziato ad andare da uno psicanalista, per cercare di affrontare i miei problemi psicologici in modo più costruttivo.»
«Ottimo» commentò King. «Ma stavamo parlando di Kyle.»
«Sì. Be’, quando Kyle è venuto a portarmi gli stupefacenti ero un po’ sbronza e ho deciso di scopare con lui. E così… insomma… io…» Si interruppe, avvampando in volto. «È stata una cosa da idiota. Lo so.»
«Sappiamo dello striptease. Non c’è bisogno che entri nei particolari. Ma gli ha puntato contro una pistola.»
«Stava per aggredirmi! Ho dovuto proteggermi.»
«E si è fatta restituire il denaro.»
«Lo avevo già pagato a sufficienza. Lui quelle pastiglie le rubava. Il suo margine di profitto era del cento per cento. Stavo solo tentando di rendere un pochino più equa la transazione.»
«Sicché ha riavuto il denaro?»
«Sì. Ho finto che gli avrei sparato, e lui se l’è squagliata. Quella è stata l’ultima volta che l’ho visto, lo giuro.»
«Come lo ha avvicinato la prima volta?»
«Sapevo che lavorava all’ambulatorio di Sylvia, anche se non avevamo mai avuto nessun contatto diretto. Mi sono recata allo studio medico per dei dolori alla schiena. I potenti analgesici che Sylvia mi prescrisse diventarono una specie di necessità, ma a cura conclusa lei non mi avrebbe più rilasciato ricette. Ormai però ero assuefatta. Sapevo che Sylvia teneva i farmaci che volevo nel suo studio. Avevo capito subito che Kyle era una persona venale: pronto, disposto e capace di fare qualsiasi cosa per denaro. E sapevo che i farmaci a base di sostanze stupefacenti provenienti da uno studio medico erano molto più sicuri di qualsiasi cosa si possa comprare per strada. Inoltre non avevo nessuna intenzione di restare invischiata con un vero spacciatore. Ho scelto l’Aphrodisiac come luogo d’appuntamento perché ci avevo fatto diversi pranzi e riunioni di lavoro e sapevo che avevano a disposizione delle camere e non avrebbero fatto troppe domande.»
«E non crede che Kyle sapesse chi era? Ovviamente l’aveva vista nello studio di Sylvia.»
«Portavo sempre occhiali da sole e un turbante, tenevo le luci soffuse e parlavo pochissimo. E poi se mi avesse riconosciuta sono sicura che avrebbe tentato di ricattarmi.»
King la studiò ancor più attentamente mentre faceva quest’ultima dichiarazione. Dorothea incrociò il suo sguardo e impallidì.
«So che sembra una cosa squallida, Sean.»
«Non sembra, Dorothea, lo è a tutti gli effetti. Eddie ne sa niente?»
«No! Vi prego, non ditegli niente! Il nostro non è certo un matrimonio modello, ma mi importa ancora di lui e questo lo ucciderebbe.»
«Non posso prometterle niente, Dorothea. Dunque, adesso voglio sapere dov’era ieri notte.»
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