«Di marcio.»
«Vuoi provare qualche concessionario Mercedes?» propose Petra. «Forse ce n’è qualcuno che resta aperto dopo le sei.»
«Faccio subito.» Si tolse di tasca il cellulare.
Petra cercò con gli occhi Ramsey e Schick. Erano tornati alla Rolls. Schick si era appoggiato a un parafango anteriore e stava offrendo al suo assistito qualche consiglio da avvocato mentre accarezzava con noncuranza la pipa. Ramsey sembrava poco interessato.
«Lisa aveva un debole per il sesso in macchina», osservò Petra. «Donne e motori. L.A. allo stato puro.»
«Se fosse stata la Jeep per Lisa c’era da andare e venire da qui», le fece notare Ron. «Balch e Ramsey erano rientrati da Reno solo un paio d’ore prima che Lisa venisse sequestrata. Mancherebbe il tempo materiale, perciò io punterei sulla Mercedes o la Lexus o qualcun’altra delle auto di Ramsey. Tutto questo è a vantaggio di Balch, se sta cercando di sviare i sospetti. Non sarebbe male sentire anche l’aeroporto di Burbank, la compagnia di cui si serve Ramsey. È presumibile che Balch possa servirsene personalmente.»
«Pensi che si sia involato?» chiese Petra.
«È possibile.»
Immagini: due falchetti calano su Hollywood, ma solo uno sfonda. Anche con la ragazza. Balch aveva accennato a due matrimoni andati male. Altro motivo di invidia.
Petra ricordò che cos’aveva detto sul carattere di Lisa, le critiche che rivolgeva a Cart. Al momento l’aveva lasciata perplessa. Come mai l’amico del cuore Greg le offriva un movente per il suo principale? Ora le sembrava tutto chiaro.
Un’altra cosa: Balch, un uomo assolutamente trasandato nel vestire, aveva scarpe da tennis nuove di zecca.
Perché quelle vecchie erano rosse di sangue?
«Voglio scambiare ancora due chiacchiere con il nostro signor Adjustor», dichiarò. «E grazie per le telefonate.»
«Ti ricordi come si chiama la compagnia aerea?»
«Westward Charter. Il loro pilota è Ed Marionfeldt.» Sparando nomi senza consultare il taccuino. Tutto stampato nella mente. Un ritmo nuovo. Tornò da Ramsey e Schick.
Erano ancora accanto alla Rolls, ma non stavano parlando. Schick studiava Ramsey. Ramsey fissava il terreno. Alzò gli occhi quando Petra si avvicinò.
«Signor Ramsey, quando siete rientrati da Tahoe, eravate molto stanchi, siete andati a dormire prima del solito. È giusto?»
«Ero a pezzi. Era stata una giornata interminabile.»
«Greg Balch ha guidato la macchina dall’aeroporto di Burbank a casa.»
Petra ebbe la sensazione di un certo fastidio al sentire pronunciare il nome di Balch.
«Poi lei e il signor Balch avete cenato a casa sua e lui le ha fatto firmare dei documenti… Si ricorda di che documenti si trattava, a proposito?»
«Cessioni in affitto, non ricordo bene. Possiedo diversi immobili commerciali.»
Petra prese nota. «Va bene, la prego, ora mi segua. Chi ha fatto da mangiare?»
Ramsey sorrise. «Abbiamo cenato con sandwich e birra.»
«Chi ha preparato i sandwich?»
«Greg.»
«Non Estrella Flores?»
«Estrella finiva alla sette, era già in camera sua.»
«A fare che cosa?»
«Quel che faceva in camera sua. Credo che guardasse la televisione.»
«Dov’è la stanza della cameriera?»
«Nell’ala di servizio. Dietro la cucina.»
«Va bene», disse Petra aggiungendo qualche tocco alla caricatura di Schick. Solchi di concentrazione sulla fronte, rughe di imbronciatura intorno alla bocca. «Dunque Greg ha preparato i sandwich e ha versato la birra.»
«Sissignora. E la birra era Grolsch, se serve.»
Lager d’importazione corretta ai barbiturici? Balch che rifilava a Ramsey un sonnifero?
Ripagandolo di tanti anni di amicizia.
Bella amicizia. Non un ingaggio in qualcuno dei suoi telefilm, umiliazioni in pubblico, un ufficio peggio che schifoso, mansioni da fattorino di mezza età.
La fregatura più crudele? Lisa.
Perché era stato lui a conoscerla per prima. E gliel’aveva ceduta. Cart, il vincitore. Balch, il perdente.
Un odio così comprensibile che Petra credette di avvertirne i tremiti.
Che cosa aveva spinto Balch a fare la posta a Lisa quella notte? Forse Lisa aveva riesumato la vecchia relazione per poi troncarla, oppure Balch si era lasciato travolgere dalle proprie fantasie.
Petra lo immaginò in attesa nei pressi della sua abitazione. Vede la Porsche uscire dalla rimessa sotterranea. La segue.
A bordo di una delle macchine di Cart. Lui può usarle tutte. Tutti i suoi giocattoli.
Questa notte tocca a lui giocare.
Prendere quello che è suo.
Allo stesso modo che aveva preso Ilse Eggermann?
Ilse. Lisa. Quasi l’anagramma l’uno dell’altro.
Elucubrazioni. Fantasticherie, forse, ma quando ti si sbattevano in faccia, dicevi ahi.
Quante altre ragazze bionde morte ammazzate c’erano in giro? Ragazze che a Balch ricordavano Lisa.
Dove diavolo era Balch?
Ma forse la sua era una monumentale cantonata e il lacchè sarebbe riapparso, forte di un alibi di ferro, una spiegazione senza sbavature, e allora tutte le sue ipotesi si sarebbero sgretolate davanti a quella di uno psicopatico che aveva preso di mira Ramsey.
O lo psicopatico era Ramsey?
Forse avrebbe saputo rispondere il bambino del parco. Chissà come se la stava cavando Wil. Lo avrebbe chiamato appena avesse finito con Ramsey.
«Le birre», riprese. «Erano in bottiglia o in lattina?»
«In bottiglia», rispose Ramsey come se lei gli avesse rivolto una domanda maleducata.
Ci si apre una lattina da sé; le bottiglie si stappano anche per qualcun altro… «E subito dopo aver bevuto si è sentito ancora più stanco?»
«No», dichiarò lui. «Le ho detto che ero già stanco da prima, può anche darsi che l’alcol abbia influito all’ultimo momento, ma…» Gli occhi azzurri si sgranarono. «Oh, andiamo… starà scherzando, spero.»
«A che proposito, signore?»
«Qualcosa messo nella birra… No, no. Mai più. Mi sarei accorto se… No, nessuna sensazione di quel genere. Ero solo stremato per la lunga giornata di lavoro e il viaggio. Cotto. Io e anche Greg.»
«Per quante ore ha dormito quella notte?»
Ramsey si accarezzò i baffi, si passò la lingua sulle labbra.
«Vediamo di farla finita, detective», interferì Schick.
«Abbiamo quasi concluso», lo rassicurò Petra sorridendo. L’avvocato non ricambiò.
«Mi sono alzato verso le otto, otto e mezzo», ricostruì Ramsey. «Quindi diciamo undici ore.»
«Un lasso di tempo che giudicherebbe usuale per lei?»
«No, di solito me ne bastano sette, però… Oh, insomma! Avrei sentito qualcosa. Un senso di stordimento, non lo so. Qui vaneggiamo, detective Connor, non è un film di James Bond. Io sono del mestiere, conosco la differenza tra fantasia e realtà.»
I suoi occhi la informarono che nella sua mente aveva cominciato a prendere forma un nuovo filo logico dalle sfumature oscure.
Confusione autentica o recitazione?
La differenza tra fantasia e realtà. Una frase che sembrava irridere Petra.
«Sono sicura che ha ragione lei, signor Ramsey.» Vide Ron intascare il telefono e tornare verso di loro. Schick la osservava.
Petra si scusò e intercettò Ron prima che giungesse a tiro d’udito di Ramsey e Schick.
«Un solo concessionario aperto», le riferì lui. «Sherman Oaks. Non ha mai trattato le macchine di Ramsey. Ma ho fatto centro alla Westward Charter. Ieri Balch ha cercato di partire. Ha chiamato verso le undici. Un passaggio per lui solo a Las Vegas. Per affari. Gli hanno risposto che i loro aerei non decollano dopo le dieci e gli hanno consigliato di rivolgersi alle linee commerciali. Adesso dovremo battercele tutte.»
«Gesù santo», gemette lei.
«Stupida mossa», osservò Ron. «Quella di cercare di usare una compagnia privata.»
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