Macchine smidollate, diceva sempre, per gente smidollata.
Però il vecchio ha le braccia forti.
Tutti quei soldi che mi ha dato, quaranta dollari, così, come se niente fosse. Allora è vero che gli ebrei sono ricchi. Ma non ha voluto niente in cambio.
Forse riesco a farmi dare degli altri soldi da lui.
Sono ancora nel vicolo a pensarci quando lui esce, mi vede e fa un sorriso sorpreso. È basso davvero. Questa volta mi accorgo che ha i denti troppo bianchi, devono essere falsi.
Mamma si era fatta fare dei denti falsi da mettere in fondo alla bocca, dove le erano cascati quelli morti, ma non se li è mai messi e le sue guance hanno cominciato a incavarsi.
Spalanca le braccia, come se fosse confuso.
«Che c’è?» domanda. «Li hai già spesi tutti?»
Stu si lasciò consolare, poi, con la subitaneità di una caduta di tensione, si divincolò dal suo abbraccio. Era la prima volta che si toccavano.
«Torniamo al lavoro», disse.
Al loro posto in sala operativa le annunciò: «Ho avuto notizie da una delle mie fonti nel giro».
La sera precedente gli aveva telefonato Scott Wenbley. Stu la mise al corrente a grandi linee, omettendo il tono piagnucoloso del vicedirettore: «È poca roba, detective, ma lei mi ha detto di chiamare comunque».
«Che cosa mi porti, Scott?»
«Si stava tirando tardi, io e alcuni altri, e ci siamo ritrovati a parlare di Ramsey e qualcuno ha detto che gli pare che qualche volta sia andato a girare i suoi episodi al Griffith Park. Zona di montagna, piste per cavalli, è di là dall’autostrada di Burbank.»
«Episodi recenti?»
«Non lo so. Non ho altro.»
«Chi ne ha parlato?»
«Un’altra vice e non mi chieda da dove lo ha saputo lei, perché non le ho fatto il terzo grado. Mi aveva detto di non dare nell’occhio, giusto?»
«Ne è sicura o è un’ipotesi?»
«Ha detto che le sembra. Crede di averlo sentito dire da qualche parte. È stata una di quelle cose… buttate lì. Quando tutti dicono la loro.»
«La loro su che cosa?»
«Su Ramsey. Sul fatto che sarebbe la risposta bianca a O.J.»
«Va bene, Scott. Grazie.»
«Mi ringrazi lasciandomi in pace.»
«Dunque forse Ramsey conosce il Griffith», fu il commento di Petra.
«Ma allora perché non ha scelto una zona del parco più appartata?»
«Perché allora avrebbe dovuto trascinarci Lisa con la forza. A piedi. Limitandosi al parcheggio, avrebbe potuto arrivarci in macchina, scendere, dare l’impressione di voler chiacchierare un po’ e colpirla di sorpresa.»
«Tu pensi che lo avesse progettato.»
«Io penso che in un certo momento mentre si trovavano insieme lo abbia progettato. E poi è possibile che l’automobile abbia un significato… di tipo psicologico. Ramsey fa collezione di automobili, a Lisa piaceva usarle per farci l’amore. Quale posto migliore dove mettere la parola fine alla loro relazione se non in un parcheggio?»
«La coppia simbolo di questa città. Non c’è male. Mi piace.» Si era sbarbato senza molta attenzione, aveva trascurato una piccola zona sotto l’orecchio destro. «Sarebbe interessante sapere se ci sono episodi di The Adjustor con lo stesso omicidio.»
«La vita che imita la cattiva televisione?»
«Questa è gente priva di fantasia. Procurarsi le sceneggiature richiederebbe tempo, ma posso dare un’occhiata a qualche anno di TV Guide , controllare i riassunti delle trame.»
«Benissimo», mormorò Petra. Altro lavoro rognoso. Sembrava contento di sobbarcarselo.
Entrò Fournier, raccolse un mazzetto di messaggi e li raggiunse. «Salve.»
«Salve», rispose Stu. Niente sul suo viso a indicare che quello non era un giorno come tutti gli altri.
Fournier agitò i messaggi. «Mi sono preso la libertà di razziare la tua scrivania, Barbie.»
«Sarai ricompensato», promise lei. «Niente di nuovo?»
«Ancora niente da parte dei volontari, quelli della Minorile e i ricoveri. Ma ho una buona pista lo stesso. Un coreano che gestisce l’ Oki-Rama sulla Western dice che in questi ultimi tre o quattro mesi il ragazzo è andato a comperare cibo da lui a intervalli irregolari. Sempre di notte. Lo ha notato perché gli sembrava un po’ piccolo per girare a quell’ora. Non parlava mai se non per ordinare, non lo ha mai guardato negli occhi, era attentissimo nel contare il resto fino all’ultimo centesimo. ‘Un piccolo banchiere’, lo ha definito il coreano. Dice che inoltre gli soffiava ketchup, senape, maionese, pensava che lui non si accorgesse. E volete la ciliegina? L’ultima volta che il ragazzo è andato da lui è stato domenica sera verso le nove. Ha comprato un chiliburger.»
«Tombola», mormorò Petra, pensando al ragazzino alla macchia da tre mesi. Il ragazzino che gestiva con metodo le sue finanze. Dove si era procurato i soldi? Da dove arrivava? «Controlliamo gli itinerari di fuga nazionali.»
«Ho già inviato l’identikit via fax», la informò Fournier. «Hanno tonnellate di file, ci vorrà tempo. Intanto il coreano vuole la ricompensa», scoppiò a ridere. «Lei e tutti gli altri. Lei e gli avvoltoi. Per non parlare dei semplici svitati. Una presunta chiaroveggente di Chula Vista sostiene che ad assassinare Lisa sono stati gli adepti di un culto satanico che volevano procurarsi il suo timo. Sembra che sia una ghiandola che va forte in questo momento tra i figli del demonio.»
«Secondo l’autopsia il timo di Lisa era intatto», ribatté Petra.
«Ho detto alla signora che non aveva vinto il primo premio. Non sapevo che i chiaroveggenti sapessero imprecare in quel modo. Un’ultima cosa. È venuto Schoelkopf. Lo stanno tormentando da sopra e abbiamo l’ordine di informarlo immediatamente su qualunque cosa assomigli anche alla lontana a una traccia. Ne abbiamo una?»
Stu gli riferì della voce secondo la quale Ramsey aveva girato uno o due episodi al Griffith Park.
Fournier rifletté. «No, non può darlo in pasto alla stampa.»
«Ma davvero è entrato in sala operativa?» volle sapere Petra. «Fra i sudicioni?»
«Per ben cinque minuti, Barb. Alza il fuoco e il grasso schizza.»
Un testimone.
Com’era possibile? Si era svegliato stamane di ottimo umore. Una sgranchita, uno sbadiglio, caffè, succo di frutta. Aveva aperto il giornale.
Ed era lì.
Gli si erano ritorte le budella.
Un bambino?
L’articolo diceva che forse si era trovato lì. La polizia indagava su altre piste.
Il che significava che la polizia non sapeva un fico secco o stava bluffando nella speranza che si scoprisse.
L’incertezza lo faceva star male.
Un bambino? Al parco a quell’ora?
Forse era una fandonia, un’esca.
No, non con una ricompensa. Se per un indizio falso un bambino innocente veniva catturato da qualche idiota avido di denaro e i parenti avessero fatto causa, sarebbero scoppiati problemi legali grossi come montagne.
Dunque probabilmente la traccia era autentica… Ma come potevano sapere dell’esistenza del bambino se non era stato lui a farsi avanti?
A meno che… qualche traccia sul luogo… E lui aveva dimenticato qualcosa?
Il buffo è che dopo aver sistemato Lisa aveva avuto l’impressione di udire qualcosa. Su, dove c’erano quelle rocce. Un fruscio, un brusio, in contemporanea al rumore del suo braccio.
Si concesse un momento di beatitudine, l’espressione sul viso di Lisa. L’aveva vista nonostante il buio. O forse l’aveva solo immaginata.
Si era convinto di aver immaginato il fruscio. Si era fermato, immobile, non aveva udito niente, era tornato a occuparsi di Lisa.
Così inerte e vulnerabile.
Si era sporcato la camicia di sangue ma era stato attento a evitare macchie sulle scarpe, perché le impronte delle scarpe potevano causare guai. Anche l’asfalto gli era tornato comodo, da quel punto di vista. Stai alla larga dalla terra. Prima di tornare alla macchina, si era tolto le scarpe.
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