Jackson si fermò a metà del corridoio, accanto alla camera di Sally Beecham. Vuota. Unica traccia, la pistola per terra. Mentre si chinava per raccoglierla, sentì i colpi soffocati che provenivano dalla cucina. Si trascinò fino alla dispensa e la aprì. Roger Crane ne rotolò fuori, tremante.
— Peter! Grazie al cielo! Quella donna aveva la pistola. Mi ha chiuso qui dentro. Io… io ho fatto tutto quello che mi hai detto.
— Grazie, Roger. — Jackson puntò l’arma contro suo fratello. — Buon viaggio. Porta i miei saluti ad Alicia.
Premette il grilletto. Qualche istante dopo, era già lontano.
Riggs vide l’ombra di Jackson allontanarsi verso il bosco. Balzò fuori dall’auto e lo inseguì, mentre alle sue spalle Charlie, ancora debole, arrancava. Gli uomini dell’Fbi sopraggiunsero qualche istante più tardi, e si diressero all’interno della casa.
Sulle scale incontrarono LuAnn. — Dove sono Matthew e Charlie?
Uno degli uomini indicò un punto del giardino. — Ho visto qualcuno che correva, da quella parte.
Si slanciarono fuori dall’edificio, in tempo per vedere la sagoma di un elicottero stagliarsi contro la pioggia, e atterrare sul prato.
George Masters saltò giù dalla carlinga e si tuffò tra le schiere di poliziotti e di agenti dell’Fbi. In mezzo a loro c’era una donna. — Lei è LuAnn Tyler, vero? E questa è sua figlia.
— Sì — rispose lei.
— Grazie a Dio. — Si lasciò andare a un sospiro di sollievo e stese la mano. — George Masters, Fbi. Ero venuto a Charlottesville per interrogare Charlie Thomas, ma era appena scappato dall’ospedale.
— Dobbiamo prendere Jackson, cioè Peter Crane! Riggs e Charlie gli sono andati dietro. Ma prima vorrei mettere al sicuro mia figlia.
Masters guardò la bambina, immagine speculare della madre. Poi il suo sguardo si spostò sull’elicottero.
— La portiamo alla nostra centrale di Charlottesville. La piazziamo in una stanza senza finestre circondata da uomini armati di fucili d’assalto. Le basta?
LuAnn annuì, con un sorriso riconoscente. — La ringrazio, agente Masters.
— Ho figli anch’io, LuAnn.
Mentre Masters istruiva il pilota, madre e figlia si abbracciarono, poi LuAnn si tuffò nel folto del bosco, seguita dagli uomini dell’Fbi. I suoi passi veloci si muovevano con sicurezza su quel terreno familiare, e ben presto si lasciò Masters e i suoi alle spalle.
Riggs percepiva distintamente i passi affannosi dell’uomo che lo precedeva. Dietro di sé, a breve distanza, udiva il respiro pesante di Charlie. Il bosco, spazzato dalla pioggia, era immerso in un’oscurità quasi totale.
Strizzando gli occhi per adattare la visuale al buio che lo circondava, estrasse la pistola e tolse la sicura. Improvvisamente, il rumore di passi cessò. Riggs si fermò e allungò il braccio che reggeva l’arma, descrivendo ampi cerchi in tutte le direzioni. Quando udì il rumore furtivo alle sue spalle, era troppo tardi: un poderoso calcio lo scaraventò a terra, il viso contro il terreno erboso fradicio di pioggia. Nell’impatto con un albero, la pistola gli sfuggì, e il braccio ferito riprese a sanguinare copiosamente. Si girò sulla schiena, in tempo per vedere l’assalitore calargli addosso per sferrargli un altro calcio. All’ultimo momento, la sagoma di Charlie si disegnò alle spalle dell’uomo, e i due crollarono a terra avvinghiati.
L’ex pugile, come impazzito, scaricò una veloce serie di pugni sull’avversario, quindi ritrasse il braccio per assestargli la botta definitiva. Ma con una mossa fulminea Jackson lo colpì al braccio ferito, strappandogli un urlo di dolore. Quindi levò entrambe le mani e picchiò con violenza sulle orecchie di Charlie, stordendolo.
— Avrei dovuto tagliarti la gola subito, al motel — ringhiò mentre Charlie, mollata la presa, giaceva al suolo in preda alla nausea. Stava per gettarsi nuovamente su di lui, quando la voce di Riggs lo bloccò: — Fermo, o ti faccio saltare il cervello!
La pistola di Riggs era puntata contro di lui. Jackson fece qualche passo indietro. — Finalmente possiamo scambiare quattro chiacchiere! Il pregiudicato Riggs, suppongo. Ho una proposta interessante per te, che ti renderà molto, molto ricco… — La voce di Jackson era ancora roca, dopo lo scontro con LuAnn. Il viso, sfigurato dai pugni di Charlie, sanguinava.
— Non sono un pregiudicato, coglione! Sono un ex agente dell’Fbi. Mi proteggevano perché ho testimoniato contro una banda criminale.
Jackson si avvicinò. — Un ex agente del Bureau? Meglio ancora! Così sono certo che non mi ucciderai a sangue freddo. — Puntò il dito contro di lui. — Ascoltami bene: se mi incastrano, anche LuAnn è fottuta. Dirò ai tuoi ex amici che era mia complice in tutto, fin dall’inizio. La dipingerò come un genio del male, sarà fortunata se le daranno l’ergastolo. Ma non preoccuparti, i coniugi dei detenuti godono di condizioni di favore per le visite.
— Sarai tu a marcire in galera.
— Ne dubito. Sto già mettendo a punto le condizioni del mio accordo con i Federali. Immagino che saranno disposti a tutto pur di non avere pubblicità. Quando sarà tutto finito, ci rivedremo, ne sono sicuro. Anzi, lo spero.
Riggs si irrigidì, colpito dal tono sarcastico delle parole di Jackson. Il pensiero che quel piano infernale potesse realizzarsi lo fece imbestialire. No, glielo avrebbe impedito, a qualunque costo. — Ti sbagli — ribatté.
— A che proposito?
— Sul fatto che non ti ucciderò a sangue freddo. — Premette il grilletto. Il silenzio che ne seguì gli gelò il sangue nelle vene. Nessuno sparo. Riprovò. Stesso risultato.
Jackson estrasse la sua pistola e la puntò. Riggs indietreggiò, finché i suoi piedi non trovarono che il vuoto. Alle sue spalle, il terreno si interrompeva bruscamente. Venti metri più sotto, un torrente ingrossato dalla pioggia ruggiva nel buio. Jackson sorrise e fece fuoco.
La pallottola si conficcò nel terreno ai piedi di Riggs, che indietreggiò di qualche centimetro, in bilico sull’orlo dell’abisso.
— Vediamo come te la cavi a nuotare senza entrambe le braccia. — Il colpo successivo raggiunse Riggs al braccio sano. Con un grugnito di dolore, l’uomo si piegò in due, cercando di mantenere il precario equilibrio.
— O salti, o muori. A te la scelta. Ma fai presto, non ho tempo da perdere.
A Riggs bastò un attimo. Si accovacciò, portando il braccio appena colpito all’altezza della fasciatura dell’altro, con un movimento che apparve naturale. Jackson non aveva valutato a pieno le risorse di Matthew Riggs. Ciò che l’ex agente stava per fare gli aveva già salvato la vita una volta, quando indagava sotto copertura su un traffico di droga. Non gli sarebbe bastato, questa volta. Ma sarebbe servito a salvare altre persone, e soprattutto quella cui teneva di più: LuAnn.
Il suo sguardo era fisso su Jackson. La rabbia che lo spingeva era più forte del dolore. Chiuse le dita intorno al calcio della piccola pistola nascosta nell’imbragatura che gli sospendeva il braccio al collo, l’arma che solitamente portava nella fondina alla caviglia, e la puntò verso Jackson. L’uomo era solo a pochi passi da lui.
— Riggs! — chiamò Charlie.
Jackson non si voltò. — Tu sei il prossimo, zio Charlie!
Matt Riggs non avrebbe mai più dimenticato lo sguardo di quell’uomo quando il primo colpo attraversò la benda e gli devastò il volto, penetrando attraverso gli strati di cipria, gomma e plastica per raggiungere la carne viva. Paralizzato, Jackson lasciò andare la pistola.
Riggs continuò a premere il grilletto, una pallottola dopo l’altra, svuotando il caricatore, colpendo in ogni parte del corpo. Il sangue si mescolava al cerone, ai capelli finti della parrucca, mentre Jackson restava immobile, con uno sguardo incredulo dipinto sul volto. Finalmente l’uomo crollò, si piegò sulle ginocchia e affondò il volto nel terreno fradicio di pioggia.
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