«Non sarai schizzinoso? Dopo tutto quello che è successo? Due giorni e mezzo seduti qui, Bubba. Due bambini seduti per due giorni e mezzo in una pozza di sangue »
Provai nausea, vertigine, una fitta al cuore e mal di testa. «No», mormorai, soffocando un conato di vomito.
Sentii la sua mano su una spalla. «Non importa. Quello che importa comincia adesso.»
«Comincia?» chiesi.
«Sì. Quello che comincia. Adesso.» Fece uno strano suono gorgogliante che suppongo volesse essere una risata. Ma forse non era bravo quanto me a simulare. «Credo di dover dire qualcosa come… ‘Tutta la mia vita mi ha condotto a questo!’» Ripeté la risata gorgogliante. «Naturalmente né tu né io ce la caviamo bene coi veri sentimenti. In fondo, non riusciamo a sentire niente, giusto? Abbiamo passato le nostre vite a interpretare un ruolo, recitando battute di un copione e fingendo di appartenere a un mondo fatto per gli esseri umani senza esserlo. E sempre, eternamente, cercando il modo di sentire qualcosa. Cercando, fratellino, di arrivare a un momento come questo! Un sentimento reale, genuino, autentico. Ti toglie il fiato, non è così?»
Era così. La testa mi girava, ma non osavo chiudere gli occhi, nel timore di che cosa mi aspettasse dietro le palpebre. E quel che era peggio, mio fratello era accanto a me, mi guardava e pretendeva che io fossi me stesso, che fossi come lui. E per essere me stesso, per essere come lui, per essere chi ero, dovevo… dovevo… che cosa? I miei occhi, da soli, si rivolsero a Deborah.
«Sì», disse lui. Nella sua voce c’era la fredda furia del Passeggero Oscuro. «Sapevo che avresti capito. Stavolta lo faremo insieme.»
Scossi il capo, anche se in modo non troppo convincente. «Non posso.»
«Devi.»
Avevamo ragione entrambi. Il tocco sulla mia spalla, come quello di una piuma, quasi controbilanciava la spinta di Harry, che non aveva mai compreso e che pure sembrava forte quanto la mano di mio fratello, tanto da farmi alzare in piedi e fare uno, due passi verso Deborah. I suoi occhi, immobili, erano fissi su di me. Ma con quell’altra presenza dietro di me non potevo dirle con certezza che non avrei…
«Insieme», disse Brian. «Un’altra volta. Fuori il passato, dentro il presente. Avanti, in alto, dentro!»
Ancora un passo. Gli occhi di Deborah gridavano, ma…
Brian era al mio fianco, ora. Qualcosa gli brillava in mano. Due qualcosa. «Uno per tutti, tutti per uno. Hai mai letto I tre moschettieri? Sollevò una lama, descrivendo nell’aria un arco con la mano sinistra. Mi porse il coltello. Il riflesso della tenue luce sulla lama mi bruciava dentro, al pari di quello negli occhi di Brian. «Avanti, Dexter, fratellino… Prendi il coltello.» I suoi occhi brillavano come le lame. «Che inizino le danze.»
Da sotto il nastro adesivo Deborah emise un suono cupo. La guardai. Nei suoi occhi c’erano impazienza, frenesia e terrore. Avanti, Dexter! Sei davvero capace di fare una cosa simile? Taglia il nastro adesivo e torniamo a casa. Okay, Dexter?
Dexter?
Ehi, Dexter? Sei tu o non sei tu?
Non lo sapevo.
«Dexter», disse Brian. «Naturalmente non voglio influenzare la tua decisione. Ma, da quando ho scoperto di avere un fratello uguale a me, non ho pensato ad altro. E tu provi la stessa cosa, te lo leggo in faccia.»
«Sì», risposi, continuando a guardare il volto angosciato di Deborah. «Ma perché proprio lei?»
«Perché no? Che cosa ti importa di lei?»
Già, davvero. Continuavo a guardare Deborah. Non era veramente mia sorella, non c’era un autentico legame di parentela tra noi. Certo, le ero affezionato, ma…
Ma cosa? Perché esitavo? Certo che era impossibile. Sapevo che era inconcepibile, anche mentre ci stavo pensando. Non perché fosse Deb, benché in effetti fosse proprio per questo. Ma nella mia povera testa confusa si formulò un pensiero che non riuscii a scacciare: Che cosa direbbe Harry?
E così rimasi nell’incertezza. Per quanto volessi cominciare, sapevo che cosa avrebbe detto Harry. Lo aveva già detto, in realtà. Era l’immutabile verità di Harry: Fai a pezzi solo i cattivi, Dexter. Non fare a pezzi tua sorella. Ma Harry non aveva mai immaginato una situazione come questa, come avrebbe potuto? Quando stilò il Codice di Harry non poteva immaginare che mi sarei trovato a un bivio: da una parte Deborah, che non era veramente mia sorella, dall’altra mio fratello, autentico al cento per cento, vivo e vegeto, che mi invitava a partecipare a un gioco in cui volevo ardentemente entrare. Harry non poteva concepirlo, quando mi aveva mandato sulla mia strada. Harry non sapeva nemmeno che avessi un fratello che avrebbe potuto…
Un momento. Resti in linea, prego. Harry lo sapeva. Harry era lì quando mi avevano trovato, non era così? Ed era stato zitto. Non mi aveva mai detto che avevo un fratello. Tutti quegli anni di vuoto, quando pensavo di esserci solo io… E lui sapeva che non ero il solo. Lo sapeva e me l’aveva taciuto. La cosa più importante che mi riguardasse, il fatto di non essere solo, me l’aveva tenuta nascosta. Che cosa dovevo a Harry, dopo questo inimmaginabile tradimento?
E, per arrivare al punto, che cosa dovevo a quel mucchio di carne animale che si contorceva sul tavolo operatorio sotto di me? Questa creatura che si faceva passare per mia sorella? Che cosa poteva essere qualsiasi mio debito verso di lei, in confronto al mio legame con Brian, carne della mia carne, mio fratello, una replica del mio stesso DNA?
Una goccia di sudore rotolò sulla fronte di Deborah e le entrò in un occhio. Lei batté la palpebra freneticamente, distorcendo il viso nel tentativo di continuare a guardarmi mentre le bruciava un occhio. Era patetica, legata e impotente come un animale senza cervello. Un animale umano. Non come me, non come mio fratello. Non come i due astuti, lucidi, taglienti danzatori sotto la luna, l’agile Dexter e il suo puro fratello.
«Ebbene?» disse Brian. Colsi nella sua voce impazienza, disapprovazione e un principio di delusione.
Chiusi le palpebre. Lo spazio si chiuse, oscuro, intorno a me. Non mi potevo muovere. C’era la mamma che mi guardava, senza batter ciglio. Riaprii gli occhi. Mio fratello mi stava così vicino che potevo sentire il suo fiato sul collo. Mia sorella mi guardava, con gli occhi fissi e sgranati come quelli della mamma. Il suo sguardo mi trattenne, come quello della mamma. Chiusi ancora le palpebre. Mamma. Le risollevai. Deborah.
Presi il coltello.
Sentii un lieve rumore e una ventata di aria calda penetrò nel freddo del container. Mi voltai.
LaGuerta era sulla soglia, con una spiacevole pistola automatica in mano.
«Sapevo che ci avresti provato», disse. «Dovrei sparare a tutti due. Forse a tutti e tre.» Guardò Deborah, poi me. «Ah», fece, notando la lama nella mia mano. «Dovrebbe vederti il sergente Doakes. Aveva ragione sul tuo conto.» E per una frazione di secondo puntò la pistola su di me.
Fu sufficiente. Brian fu rapidissimo, più di quanto avrei creduto possibile. Malgrado ciò, LaGuerta lasciò partire un colpo e Brian barcollò mentre infilava il coltello nel ventre della detective. Per un attimo rimasero fermi in quella posizione, poi entrambi caddero a terra, immobili.
Una pozza di sangue cominciò ad allargarsi sul pavimento. Il sangue di entrambi, Brian e LaGuerta. Non era una pozza profonda, non era nemmeno tanto larga, ma io mi ritrassi da quell’orribile sostanza liquida, prossimo a qualcosa di molto simile al panico. Feci solo due passi indietro e urtai qualcosa che emise suoni soffocati, intonati al mio stesso terrore.
Deborah. Le strappai il nastro dalla bocca.
«Gesù Cristo, che male!» fece lei. «Per l’amor di Dio, toglimi da questo schifo e smetti di fare il pazzo.»
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