Jeff Lindsay - La mano sinistra di dio

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La mano sinistra di dio: краткое содержание, описание и аннотация

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Il collaboratore della polizia di Miami Dexter Morgan, esperto nell’esame delle macchie di sangue sulla scena del delitto, è un bell’uomo dotato di ironia e senso dell’umorismo. A prima vista potrebbe sembrare il fidanzato ideale per ogni brava ragazza. Eppure non lo è. Sotto questo aspetto esteriore cova, infatti, un istinto incontenibile a uccidere, per poi smembrare e dissanguare i cadaveri. Al contempo investigatore e serial chiller, Dexter ha la peculiare caratteristica di indirizzare la sua furia omicida esclusivamente su persone che se “lo meritano”.
Anche pubblicato come “Dexter il vendicatore”.

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Deglutii. «Deb, se la mia fredda logica non riesce a tirarti su, se un sandwich del Café Relampago non riesce a tirarti su, allora è troppo tardi. Sei già morta.»

Lei mi rivolse un’occhiata da pesce gatto e addentò il sandwich. «Molto buono», disse, inespressiva. «Vedi come mi tira su?»

Deborah non era convinta e questo era un brutto colpo per il mio ego. Ma in fondo, l’avevo solo portata in un luogo di delizia tradizionale della famiglia Morgan. E per giunta le avevo dato solo ottime notizie. Se quello non bastava a strapparle un sorriso, be’, non potevo essere io a fare tutto.

Ma c’era un’altra piccola cosa che potevo fare, questo sì. Ed era dare qualcosa in pasto a LaGuerta. Niente di paragonabile ai sandwich del Relampago, ma a suo modo delizioso. Perciò quel pomeriggio feci visita alla brava detective nel suo ufficio, un grande open space occupato da altre cinque scrivanie. Il suo angolo, manco a dirlo, era il più elegante, con tante sue belle foto in compagnia di celebrità, appese alle pareti divisorie. Riconobbi Gloria Estefan, Madonna e Jorge Mas Canosa. Sulla scrivania, con un piano di lavoro verde giada bordato di pelle, riposava un raffinato portapenne di onice con incastonato un orologio al quarzo.

Quando entrai, LaGuerta era al telefono e stava parlando in uno spagnolo rapidissimo. Alzò gli occhi su di me senza vedermi, poi distolse lo sguardo. Tornò a guardarmi dopo un attimo, stavolta più a lungo, con un’espressione inquieta. Disse: «Okay-okay, ta luo », la versione cubana di hasta luego. Poi riagganciò, senza togliermi gli occhi di dosso.

«Che cosa mi hai portato?» disse finalmente.

«Un grazioso omaggio.»

«Se si tratta di buone notizie, ne avrei proprio bisogno», replicò lei.

Agganciai una sedia pieghevole con un piede e la tirai davanti alla sua scrivania. «Non c’è ombra di dubbio.» Mi sedetti. «L’uomo in cella è quello giusto. Il delitto sulla Old Cutler è opera di una mano completamente diversa.»

Lei mi fissò per un istante. Mi chiesi se quello fosse il tempo che le era necessario per elaborare i dati e rispondere. «Puoi sostenerlo? Con sicurezza?»

Certo che potevo sostenerlo con sicurezza, meglio di chiunque altro. Ma non era mia intenzione farlo, per quanto una confessione possa fare bene all’anima. «I fatti parlano da soli. Non c’è possibilità di smentita. Guarda…» Presi da una cartelletta il foglio su cui avevo stampato un elenco dettagliato di elementi di confronto. «Primo: la vittima è di sesso maschile. Tutte le altre erano femmine. La vittima è stata trovata sulla Old Cutler. Tutte le vittime di McHale erano sulla Tamiami Trail. Questa vittima è stata trovata relativamente intatta, nello stesso punto in cui si è consumato il delitto. Le vittime di McHale erano completamente smembrate e sono state abbandonate in un luogo diverso da quello del crimine…»

Proseguii. LaGuerta non perdeva una parola. La lista era ben fatta, mi ci erano volute diverse ore per tirare fuori le differenze più ovvie, ridicole, stupide ed evidenti e devo dire che avevo fatto un buon lavoro. Anche lei fece meravigliosamente la propria parte. Si bevve tutto quanto. Naturalmente, stava sentendo proprio ciò che voleva sentire.

«In sintesi», conclusi, «questo nuovo omicidio porta i segni di un delitto per vendetta, probabilmente collegato a una questione di droga. Gli altri omicidi sono opera dell’uomo che è stato arrestato e quella è una storia assolutamente, inequivocabilmente chiusa, sicuro al cento per cento. Non succederà più. Il caso è risolto.» Lasciai cadere la cartelletta sulla scrivania e le porsi la mia lista.

Lei prese il foglio e lo osservò a lungo. Aggrottò la fronte, pensosa. Gli occhi scorsero la pagina ripetutamente. Un angolo del suo labbro inferiore vibrò lievemente. Poi depose la lista sulla scrivania, bloccandola con un fermacarte di giada verde. «Okay», disse, allineando con cura il fermacarte al bordo del piano di lavoro. «Niente male. Dovrebbe servire.» Tornò a guardarmi senza perdere la sua espressione concentrata poi, d’un tratto, sorrise. «Grazie, Dexter.» Era un sorriso così genuino e inaspettato che, se solo avessi avuto un’anima, avrei provato rimorso.

LaGuerta si alzò, sempre sorridente, e mi gettò le braccia al collo. «Lo apprezzo davvero molto. Mi sento tanto… tanto grata.» E mi si strofinò addosso in un modo che posso solo descrivere come suggestivo. Di sicuro non si poteva pensare che… Voglio dire, si trattava di una tutrice della pubblica morale e proprio qui, in pubblico… Né, d’altra parte, anche nella privacy di una camera blindata mi sarebbe interessato che la detective LaGuerta mi si strofinasse addosso. Per tacere il fatto che le avevo appena fornito la corda che avrebbe usato per impiccarsi, il che non mi sembrava il tipo di occasione da celebrare. Be’, sul serio, a tutti stava dando di volta il cervello? Che cos’avevano gli umani? Non riuscivano proprio a pensare ad altro?

Provando qualcosa di assai simile al panico, cercai di divincolarmi. «Per favore, detective…»

«Chiamami Migdia», sussurrò lei, stringendosi più forte e strofinandosi più voluttuosamente. Quando la sua mano si avvicinò alla cerniera dei miei pantaloni, sobbalzai. Il lato positivo fu che la mia azione riuscì a liberarmi dall’abbraccio dell’amorosa detective. Il lato negativo fu che LaGuerta perse l’equilibrio, urtò la scrivania con l’anca, inciampò nella sua sedia e cadde lunga e distesa sul pavimento.

«Io, ah, devo proprio tornare al lavoro», balbettai. «C’è un importante… ah…» Comunque fosse, non riuscivo a pensare a nulla di più importante del correre al riparo, per cui uscii indietreggiando, seguito dallo sguardo di LaGuerta.

Non sembrava uno sguardo particolarmente amichevole.

19

Mi svegliai in piedi davanti al lavabo, con l’acqua che scorreva. Vissi un momento di panico totale, un senso di completo smarrimento. Il cuore martellava furioso e le mie palpebre incrostate battevano freneticamente nel tentativo di riprendere il passo con la realtà. Il luogo era sbagliato. Il lavabo pure. Non ero nemmeno sicuro di chi fossi: nel sogno stavo di fronte al mio lavabo, con l’acqua che scorreva, ma non era questo lavabo. Mi stavo lavando le mani, sfregandole con forza con il sapone, rimuovendo dalla pelle ogni singola macchiolina di orribile sangue rosso, con acqua così bollente da lasciarmi le mani rosate e nuove e asettiche. Il calore dell’acqua era più intenso dopo il freddo della stanza che mi ero appena lasciato dietro le spalle, la stanza dei giochi, la camera della morte, la sala del taglio netto e scrupoloso.

Chiusi il rubinetto e rimasi immobile, appoggiato alla superficie fredda del lavabo. Era stato esageratamente realistico, molto più di qualsiasi sogno avessi mai fatto. E mi ricordavo chiaramente la stanza. Mi bastava chiudere gli occhi per rivederla.

Sono in piedi sopra la donna e la guardo tendere e gonfiare le membra strette dal nastro adesivo, vedo il terrore farsi strada nei suoi occhi inerti, vedo germogliare la disperazione e percepisco la grande scarica di entusiasmo che mi inonda e mi scorre lungo il braccio, fino alla lama. E mentre sollevo il coltello per cominciare…

Ma non è questo l’inizio. Perché sotto il tavolo c’è un altro corpo, già dissanguato e ben impacchettato. E dall’altra parte della stanza c’è ancora un’altra vittima, che aspetta il proprio turno in preda a un orrore disperato come non ne ho mai visti in precedenza, anche se mi sembra in qualche modo familiare e necessario. Questa combinazione di nuove possibilità mi inebria di energia pura, più di…

Tre.

Ce ne sono tre stavolta.

Riaprii gli occhi. Nello specchio c’ero io. Ciao, Dexter. Fatto brutti sogni, vecchio mio? Interessante, non ti pare? Ehi, tre in un colpo. Ma era solo un sogno. Nient’altro. Tentai di sorridermi, contraendo i muscoli facciali, ma il risultato fu poco convincente. E, per quanto coinvolgente fosse stato il sogno, ora ero sveglio e non mi restava altro che uno stato confusionale e le mani bagnate.

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