Jeff Lindsay - La mano sinistra di dio

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La mano sinistra di dio: краткое содержание, описание и аннотация

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Il collaboratore della polizia di Miami Dexter Morgan, esperto nell’esame delle macchie di sangue sulla scena del delitto, è un bell’uomo dotato di ironia e senso dell’umorismo. A prima vista potrebbe sembrare il fidanzato ideale per ogni brava ragazza. Eppure non lo è. Sotto questo aspetto esteriore cova, infatti, un istinto incontenibile a uccidere, per poi smembrare e dissanguare i cadaveri. Al contempo investigatore e serial chiller, Dexter ha la peculiare caratteristica di indirizzare la sua furia omicida esclusivamente su persone che se “lo meritano”.
Anche pubblicato come “Dexter il vendicatore”.

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Un camion frigorifero.

Non è niente , dissi a me stesso. Una consegna notturna di yogurt o di salsicce per la colazione, freschezza garantita. Un carico di pesce diretto a nord o all’aeroporto. I camion frigoriferi giravano per Miami ventiquattr’ore su ventiquattro, quindi anche in piena notte. Non doveva essere altro.

Ma io pigiai ugualmente sull’acceleratore, zigzagando nel traffico. Arrivai a tre auto di distanza dalla Corniche assediata dalle donne. Il traffico si bloccò. Guardai avanti: il camion stava risalendo Biscayne Boulevard, passando un semaforo dopo l’altro. Se fossi rimasto troppo indietro l’avrei perso. E in quel momento non volevo assolutamente perderlo.

Appena si aprì un varco tra i veicoli, mi infilai nella corsia opposta, superai la Corniche e accelerai, riducendo la distanza dal camion. Cercavo di non andare troppo forte, per non farmi notare, continuando tuttavia ad avvicinarmi. Il camion era tre semafori avanti a me, poi due.

D’un tratto il suo semaforo divenne rosso. E, prima che potessi compiacermene e raggiungerlo, anche il mio. Mi resi conta con sorpresa che mi stavo mordicchiando un labbro. Io, Dexter il Ghiacciolo, stavo provando sentimenti umani quali angoscia, disperazione, autentica tensione emotiva. Avrei voluto raggiungerlo, vedere di persona. Oh, quanto desideravo aprire la portiera e guardare dentro la cabina…

E poi? Dovevo arrestarlo da solo? Portarlo di peso dalla detective LaGuerta? Visto cos’ho preso? Posso tenermelo? Era altrettanto probabile che fosse lui a catturare me. Dopotutto era in piena caccia. E io lo stavo tallonando come un fratello minore non richiesto. E per quale motivo? Volevo solo provare a me stesso che era lui, quel Lui, quello che vagava in cerca di preda, e che io non ero pazzo? E se io non ero pazzo, come facevo a saperlo? Che cosa stava capitando al mio cervello? Forse essere pazzo era una soluzione più conveniente, in fondo.

Un vecchio strascicò i piedi davanti alla mia auto, attraversando la strada con passi incredibilmente lenti e sofferti. Lo guardai per un momento, chiedendomi come potesse essere la vita quando ci si muoveva così piano, poi tornai a guardare il camion.

Il suo semaforo era tornato verde. Il mio no.

Il camion accelerò rapidamente, diretto a nord al massimo della velocità consentita. Le luci posteriori si rimpicciolivano sotto i miei occhi, mentre aspettavo il verde.

Che non arrivò. E allora, stringendo i denti (sta’ calmo, Dex), passai col rosso, mancando di poco il vecchio, che non per questo alzò lo sguardo o affrettò il passo.

Il limite di velocità in questo tratto del Biscayne Boulevard era di cinquantacinque chilometri orari. A Miami significa che se vai a meno di ottanta all’ora ti spingono fuori strada. Accelerai fino a centodieci, bruciando i semafori, cercando disperatamente di accorciare le distanze. Le luci del camion sparirono oltre una curva. O forse stava cambiando direzione? Toccai i centoquaranta e oltrepassai rombando la svolta per la 79 thStreet Causeway, curvai intorno al Publix Market e imboccai il rettilineo, cercando frenetico il camion.

E lo vidi. Lì, davanti a me.

Che mi veniva incontro.

Il bastardo aveva fatto un’inversione a U. Si era accorto di avermi alle calcagna? I miei gas di scarico erano arrivati fino a lui? In ogni caso era lo stesso camion, nessun dubbio, che dopo essermi passato accanto svoltò sulla Causeway.

Con gli pneumatici che stridevano, mi infilai in un piccolo parcheggio, rallentai, feci manovra e presi di nuovo velocità, svoltando a mia volta sulla Causeway. Lontano, davanti a me, vicino al primo ponte, distinsi le luci rosse del camion che si facevano beffe di me. Premetti l’acceleratore a tavoletta e partii alla carica.

Stava risalendo il ponte e accelerava, mantenendo costante la distanza tra noi. Il che implicava che, a questo punto, si fosse accorto che qualcuno lo stava seguendo. Spinsi la mia auto al massimo, guadagnando terreno, poco alla volta.

E poi scomparve oltre la sommità del ponte, scendendo troppo veloce verso North Bay Village. Era una zona molto pattugliata e se vi entrava a quella velocità lo avrebbero fermato e costretto ad accostare. E poi…

Arrivai in cima al ponte. E sotto di me…

Niente.

Strada vuota.

Rallentai e mi guardai intorno dalla posizione di vantaggio in cima al ponte. Un veicolo veniva verso di me, ma non era il camion, solo una Mercury Marquis con il paraurti scassato. Cominciai la discesa. Ai piedi del ponte, la Causeway tagliava due zone residenziali di North Bay Village. Dietro una stazione di servizio, sulla sinistra, c’era una fila di condomini. Sulla destra, case unifamiliari piccole ma costose. Niente si muoveva sull’uno o l’altro lato della strada. Non c’erano luci accese, nessun segno, né di traffico né di vita.

Attraversai lentamente North Bay Village. Era sparito. Era riuscito a seminarmi su un’isola attraversata da un’unica strada. Ma come?

Rallentai su una corsia laterale e chiusi gli occhi. Non so perché. Forse speravo di vederlo di nuovo. Ma non ci riuscii. Vidi solo il buio e tante piccole luci colorate che mi danzavano dietro le palpebre. Mi sentivo stanco. Mi sentivo stupido. Sì, io, l’incredibile Dexter, che cercava di fare il Ragazzo Meraviglia e usare i suoi poteri psichici per catturare il genio del male, inseguendolo sulla sua turbomacchina anticrimine. E con tutta probabilità si trattava solo di un giovane camionista su di giri, che giocava a fare il macho con l’unico altro veicolo in strada a quell’ora. Una cosa del tutto normale per Miami. Prova a prendermi se sei capace. Poi un dito medio puntato verso l’alto, o un cenno di saluto con la canna della pistola, e di nuovo al lavoro.

Nient’altro che un camion frigorifero che adesso correva alla volta di Miami Beach, con la radio sintonizzata sulla stazione Metal, fino a squarciare gli altoparlanti. Non era il mio assassino. E non era stato un legame telepatico a trascinarmi giù dal letto e sulle strade della città in piena notte. Perché solo a pensarci era stupido, troppo stupido per il freddo e razionale Dexter.

Lasciai cadere la testa sul volante. Era meraviglioso provare una così autentica esperienza umana. Ora sapevo cosa si provava a sentirsi un idiota integrale. Sentii la campana del ponte levatoio, poco lontano. Stava per sollevarsi. Ding ding ding. Il segnale d’allarme del mio intelletto in estinzione. Sbadigliai. Era ora di andare a casa, di tornare a letto.

Dietro di me sentii avviare un motore.

Spuntò da dietro la stazione di servizio ai piedi del ponte e svoltò bruscamente. Mi passò accanto, con le ruote posteriori che slittavano sull’asfalto. Proprio in quel momento intravidi una sagoma volare fuori dal finestrino, puntando minacciosamente verso di me. Mi riparai. Qualcosa urtò la fiancata della mia auto, con un rumore che poteva significare un bel po’ di soldi dal carrozziere. Attesi un istante, per sicurezza, poi rialzai la testa. Il camion stava allontanandosi a gran velocità. Sfondò la barriera del ponte, che cominciava appena a sollevarsi, e passò agevolmente dall’altra parte, inseguito dalle urla del guardiano. Poi sparì verso la città, mentre il ponte continuava a sollevarsi. Perso, irrimediabilmente perso, come se non ci fosse mai stato. E non avrei mai saputo se fosse l’assassino oppure uno dei tanti coglioni di Miami.

Scesi dalla macchina per verificare il danno alla carrozzeria. Non era uno scherzo. Poi mi guardai intorno, per vedere che cosa fosse volato fuori dal finestrino del camion.

Era rotolata quattro o cinque metri più in là, nel mezzo della strada. Anche da quella distanza non mi potevo sbagliare, ma ne ebbi la certezza quando fu illuminata dai fari di un’auto in arrivo. Il veicolo sbandò e andò a sbattere contro una siepe. Il clacson si mise a suonare, ma le urla dell’automobilista lo sovrastavano. Mi avvicinai alla cosa, per vedere da vicino.

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