«Ha altri soci?»
«No.»
Che altro c’era da dire?
«Congratulazioni e auguri» fece Montalbano su- sendosi.
«Grazie, commissario. E spero di avere chiarito…»
«Perfettamente.»
Si stringèro le mano sorridendo.
«Linda? Montalbano sono.»
«Ma che piacere! Dimmi.»
«Avrei bisogno di rivederti.»
«Stiamo già a questo punto?»
E ridacchiò. Montalbano arrussicò.
«Scu… scusami, Linda, ma mi sono comportato come un…»
«Lascia perdere. Dimmi.»
«Devo farti una domanda su una cosa che mi hai accennato e che mi è poi completamente passata di mente» fece Montalbano.
«Chiedi.»
«Tu lo sai dov’è stata ritrovata Laura?»
«Davanti al cancello della villa del dottor Riguccio.»
«Ecco, mi pare che mi hai detto che conosci quella zona, quella che da Piano Torretta va verso Gallotta.» «Sì.»
«Mi ci accompagneresti?»
«Certo. Quando?»
«Oggi pomeriggio, se puoi. Verso le cinque. Lasci la tua macchina davanti al commissariato e proseguiamo con la mia. Lo sai dov’è il commissariato di Vigàta?»
«No.»
«Ora te lo spiego.»
Principiò a parlare facendosi subito pirsuaso che non sarebbe stato in grado di indicare la strata a Linda. Non perché il commissariato fosse allocato all’interno di un labirinto, ma per una sua congenita incapacità topografica. In un posto sapiva arrivarci solo pirchì il corpo ce lo portava per i fatti suoi. Alla fine di deci minuti di una parlata piena di “alla seconda a sinistra, giri subito a destra” e di “alla terza a destra, giri alla seconda sempre a destra”, Montalbano s’arrese.
«Forse è meglio che quando arrivi a Vigàta, t’informi.»
«Porto carrico grosso» fece Fazio trasenno nell’ufficio di Montalbano che in quel momento stava a parlare con Augello.
«Assettati e conta.»
«Dottore, devo fare una premessa. Ho le sacchette piene di carte e mi necessita di consultarle ogni tanto. Posso farlo senza scanto di essere sparato?»
«Per questa sola e unica volta, sì.»
Come aviva fatto a infilarsi nelle sacchette tutti quei fogli che tirò fora e che alla fine formarono una pila sul tavolo del commissario? Appresso Fazio si schiarì la gola, s’appuiò con la schina alla spalliera. Era evidentemente orgoglioso del travaglio che aviva fatto. Finalmente s’addecise a raprire la vucca.
«Dunque: l’americano ha e non ha quattro società abilitate a concorrere agli appalti per opere pubbliche.»
«Non cominciamo a dire minchiate» fece irritato il commissario. «Che significa ha e non ha?»
«Ora vengo e mi spiego, dottore. Queste quattro società si trovavano da qualche tempo in una certa difficoltà, avevano avuto questioni per il pagamento dei contributi, alcuni loro cantieri erano stati chiusi per inosservanza delle norme antinfortunio, erano state multate per ritardi di consegna, cose accussì. Per riprgliare il travaglio avrebbero dovuto sanare le pendenze, mettersi in regola, ma i soldi fagliavano. A un certo momento, vale a dire meno di tre mesi passati, succede il miracolo. Le quattro società, delle quali vado a dirle i nomi…»
E principiò a sfogliare la pila che aviva davanti.
«Mi potresti risparmiare?» implorò Montalbano con un filo di voce.
«E vabbe’» concesse magnanimo Fazio. «Le quattro società trovano i soldi per mettersi in regola, ma…»
«Ma sono costrette a passare di mano» fece Augello.
«E questo è il bello!» disse Fazio. «Non passano di mano, non cangia quasi niente nell’assetto societario. L’amministratore delegato di prima resta al suo posto, il consiglio sostanzialmente lo stesso. Solo che tra i consiglieri d’amministrazione ora c’è macari Balduccio. E con lui compare sempre macari un altro nome. Ufficialmente, in queste società, Balduccio conta quanto il due di coppe.»
«Mentre ufficiosamente è diventato il proprietario delle quattro società e gli altri sono òmini di paglia o quasi» concluse il commissario.
«Esattamente. è lui, Balduccio, che ha tirato fora i soldi per regolarizzare le società e per accattarsele. Il ragioniere Farruggia, che in queste cose ha un odorato da cane cirneco, ha saputo per vie traverse da amici che ha nelle banche di questi movimenti di denaro da Balduccio alle casse delle quattro ditte.»
«Scusatemi» intervenne Mimì. «Fino a questo punto, non ci trovo niente d’irregolare. Se lui vuole comparire solo come uno dei consiglieri d’amministrazione, fatti suoi. La domanda invece è: come è che ha tutti questi soldi a disposizione? Li ha trovati qua o se li è fatti in America? Non potremmo domandare a…»
«Guardi, dottore» interruppe Fazio, «che della vita americana di Balduccio si sa abbastanza. Farruggia si è informato presso certa gente che sta a Nuovaiorca, a Broccolino e in altri posti, gente che con noi non aprirebbe mai bocca. Mi sono spiegato?»
«Sì. Vai avanti.»
«A carico di Balduccio junior non c’è niente, fatta eccezione di qualche cattiva frequentazione.»
«Cattiva in che senso?» spiò Montalbano.
«Mah, vecchi mafiosi amici del padre, boss in disarmo… Ma, nella sostanza, Balduccio è stato, fino al momento di venire a Vigàta, un brillante impiegato di banca.»
«Ma perché è venuto?» spiò stavolta Mimì.
«Ufficialmente, e siamo sempre qua, all’ufficiale e all’ufficioso, per tentare di ripigliarsi da un grave dolore. Ha perso la zita in un incidente automobilistico e ne ha patito molto. Così gli hanno consigliato di sbariarsi cangiando aria. E lui ha scelto la terra di suo padre e di suo nonno.»
«Che animo delicato e sensibile!» fece Montalbano.
«E ufficiosamente?» spiò Mimì che non mollava l’osso.
«Ufficiosamente è venuto, per conto delle sue cattive frequentazioni, a fare tutta una serie d’investimenti. Perché da noi il momento è quello giusto, mentre negli Stati ci sono troppi controlli macari per la faccenda del terrorismo.»
«Ma chi gli ha dato i soldi?» scattò Mimì. «Non credo che il suo stipendio di bancario, sia pure brillante…»
«Ufficialmente» l’interruppe Fazio «si tratta di un’eredità.»
«Lo zio d’America» disse Montalbano.
«Nonsi, dottore. In questo caso, il nonno di Sicilia. Don Balduccio senior, parlo sempre della versione ufficiale, avrebbe esportato capitali all’estero. Capitali che non è stato possibile sequestrare perchè nessuno ne era a conoscenza. Quando don Balduccio senior è morto, questi soldi sono passati a Balduccio junior. è chiaro? Ufficiosamente invece don Balduccio senior non aveva esportato niente di niente. Questi sono soldi sporchi, riciclati, che possono entrare da noi spacciandoli come rientro di capitale dall’estero. Messa così la cosa, noi non possiamo farci niente. Questi soldi, di chiunque siano, sono rientrati da noi legalmente, Balduccio junior ha pagato il due e mezzo per cento come vuole la legge e ora è completamente a posto.»
Calò pisante silenzio.
«Farruggia» ripigliò Fazio doppo tanticchia «mi ha macari accennato a una cosa che riguarda Belli. Pare che abbia…»
«… l’intenzione di vendere il suo cinquanta per cento al cognato» completò Montalbano.
«Sì. E lei come lo sa?»
«Lo so. Ma non si tratta d’intenzione, è cosa già fatta. Farruggia ti ha detto chi ha dato i soldi a Gerlando Mongiardino?»
«Secondo lui, darrè a tutta l’operazione ci starebbe sempre il nostro amico americano che ha una gran gana d’allargarsi.»
«Mi sa che dobbiamo principiare a contare i morti» disse Mimì. «I Cuffaro non se ne staranno calmi e tranquilli a vedere un Sinagra che arriva qua a fare quello che gli pare.»
Montalbano parse non dare peso alle parole di Mimì. Si rivolse invece a Fazio.
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