JAMES CHASE - Piombo e tritolo

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Fenner lo guardo. «Smettila» replico. «Mi sento piu sicuro con una rivoltella.»

Si guardarono fissi, poi Reiger alzo le spalle e si rimise a sedere.

Usignolo fece uno strano sorriso. «Non hai piu voglia di giocare col grilletto?» chiese a Fenner. «Mi hanno detto che sei peggio della dinamite, quando ti ci metti.»

Fenner soppeso l'automatica, assorto. «Mi arrangio» fu la sua risposta.

Miller guardo l'orologio che teneva al polso e che sembrava fuori posto su un omaccione come lui. «Andiamo» disse. Avvolse il fucile mitragliatore nell'impermeabile e raccolse il cappello.

Reiger si mosse verso la porta. Usignolo disse sottovoce a Fenner: «Attento, con quei due.»

C'era una grossa berlina parcheggiata fuori dal negozio. Reiger si mise al volante, Fenner e Miller salirono dietro. Fenner agito la mano verso Usignolo mentre l'automobile si scostava dal marciapiede. Intravvide Ricciolina seminascosta dietro Usignolo. Riusci a distinguere a malapena la linea del suo viso.

«Carlos non viene mai da queste parti?» chiese a Miller.

«Perche dovrebbe?» replico questi, seccamente.

Reiger diresse la macchina verso sud. «Stai sempre a far domande, tu, eh?» disse.

Percorsero il resto del tragitto in silenzio. Arrivati al porto, parcheggiarono la macchina, poi si diressero frettolosamente verso il molo per le piccole imbarcazioni. Un negro alto di statura e Bugsey li aspettavano accanto a un battello di sette od otto metri. Appena il negro li vide, salto sul battello e scomparve nel locale del motore. Bugsey rimase in piedi, pronto a slegare la cima.

«Non bisogna fare niente, finche non si sono avvicinati» disse Reiger, mentre Miller saliva a bordo. «Poi bisogna tenerli d'occhio, mentre salgono a bordo. Non un cinese deve avere addosso armi da fuoco. Il metodo migliore e di perquisirli, mentre salgono a bordo. Ci vuole tempo, ma e sicuro. Se ti pare che uno di loro abbia una rivoltella, strappagliela via. Se reagisce, suonagliele. Miller pigliera i cinesi che tu hai perquisito e li portera in cabina.»

«Va bene» rispose Fenner e segui Reiger sul battello. Bugsey slego la corda e la butto a Reiger. Agito la mano in segno di saluto all'indirizzo di Fenner.

«Buon viaggio» auguro.

Il negro avvio il motore e il battello comincio a tremare. Miller si era gia messo al timone.

«Bene, andiamo» disse Reiger e il battello si mosse.

Reiger si accuccio dietro il piccolo ma potente riflettore di prua e si accese una sigaretta. Stava di schiena, assorto, scontroso, e Fenner non si prese la briga di seguirlo. Scese nella cabina dove stava Miller e si mise comodo.

«A che ora arrivano i cinesi?» gli chiese.

«Verso le dieci, credo.»

Mentre il battello puntava verso l'alto mare, l'aria si fece all'improvviso piu fredda e comincio a cadere una pioggerellina gelida. Era una notte senza luna, con una visibilita pessima.

Fenner rabbrividi e accese una sigaretta.

«Ti abituerai a questi viaggi» disse Miller. «Se hai freddo, vai nel locale del motore. La, c'e piu caldo.»

Fenner si trattenne con Miller ancora per un po', poi ando nel locale del motore. Vide Reiger sempre seduto dietro il riflettore, immobile.

Il battello beccheggiava non poco per via del mare mosso, e Fenner perse all'improvviso la voglia di fumare. Il negro non parlava. Di tanto in tanto ruotava gli occhi su Fenner, ma non diceva una parola.

Dopo un po' Miller grido e Fenner lo raggiunse. Miller punto il dito. Si vedeva un punto luminoso, lontano, che si accendeva e si spegneva, a intermittenza. Miller aveva cambiato rotta e ora il battello correva verso la luce. «Dovrebbe essere il nostro uomo» disse.

All'improvviso, Reiger accese il suo riflettore, e lo spense quasi subito.

Vago e lontano, Fenner udi il ronzio di un aeroplano. Sorrise, nell'oscurita. Anche Miller l'aveva sentito.

«Sta arrivando un aereo» urlo a Reiger.

Reiger balzo in piedi e alzo gli occhi verso l'alto, a scrutare l'oscurita.

Poi, prontamente, spense le luci di prua. Il battello procedeva avvolto nel buio.

«Queste guardie costiere mi danno il mal di mare» esclamo Miller, infuriato.

L'aeroplano continuava a ronzare, ma dopo qualche minuto non si senti piu. Reiger fece lampeggiare il riflettore un'altra volta, forando l'oscurita, poi lo spense. L'altra luce continuava a segnalare. Si faceva sempre piu vicina.

Miller diede a Fenner una torcia. «Vai a prua» disse «ci siamo quasi.»

Fenner afferro la torcia e usci dalla cabina. Ora il battello rullava, Miller aveva ridotto la velocita.

Reiger, che era in piedi a prua, grido: «Spegni!» e con un ronzio il motore si zitti. Reiger si accosto a Fenner, camminando con precauzione mentre il battello sbatteva da ogni parte. «Tira fuori la rivoltella» ringhio «e tieni d'occhio i cinesi.» Lui imbracciava il fucile mitragliatore. «Te li passo io, uno ad uno, assicurati che non portino rivoltelle, poi passali a Miller.»

Entrambi puntarono gli occhi sul mare nero come la pece. All'improvviso, Reiger fece lampeggiare una piccola torcia elettrica. Aveva sentito lo sciacquio di un paio di remi.

Una barca di piccole dimensioni stava avvicinandosi. Fenner vi scorse quattro uomini accovacciati e due ai remi, poi Reiger spense la torcia.

«Tieni le orecchie tese, nel caso che torni quell'aereo» mormoro Reiger a Fenner. Poi, mentre la barca si affiancava dolcemente al battello, riaccese la torcia.

Un cinese minuto e scheletrico sali a bordo. «Ne ho quattro, qui» disse a Reiger. «Ti portero gli altri con i soliti viaggi.»

«E lo straordinario, non c'e?»

«Certo, certo. Te lo porto per ultimo.»

«Su, comincia» fece Reiger a Fenner.

Fenner fece un passo indietro e aspetto. I cinesi salirono a bordo uno a uno. Reiger li contava, ne lasciava passare uno per volta, aspettando che Fenner li passasse a Miller, che li portava poi in cabina. I cinesi erano vestiti tutti allo stesso modo, camicie attillate e calzoni a mezza gamba. Restavano immobili come pecore davanti a Fenner che li perquisiva e li spingeva verso Miller.

Ci furono altri due carichi, il tempo passava. Il cinese scheletrico, che se ne stava di fianco a Reiger, disse: «Bene, e con questi abbiamo finito. Ora vado a prendere il carico straordinario.»

«Li hai chiusi a chiave?» chiese Reiger a Miller. La sua voce suono tesa, innaturale a Fenner.

«Col lucchetto» assicuro Miller.

Fenner si chiedeva che cosa fosse lo straordinario. Percepi un'improvvisa tensione tra Miller e Reiger. Aspettarono insieme nell'oscurita, le orecchie tese in attesa che la barca tornasse. Finalmente si senti lo sciacquio dei remi. Reiger punto la torcia e, allungando il braccio, con un gancio fermo la barca.

Il cinese scheletrico sali a bordo, poi si chino verso la barca e uno dei rematori gli tese una minuscola personcina. Uno strappo, e il carico straordinario era a bordo.

«Di questo mi occupo io» disse Reiger a Fenner.

Fenner punto la torcia sullo straordinario. Impreco sottovoce. Era una ragazza. Se l'era quasi aspettato. Doveva avere tredici o quattordici anni, una cinesina. Era terrorizzata, morta di freddo. Anche lei portava una camicia attillata e i calzoni a mezza gamba.

Con una bestemmia, Reiger gli strappo la torcia di mano. «Sta' lontano» sibilo fra i denti. «Miller, portala sottocoperta.»

Reiger si volto verso il cinese, che gli consegno un pacchetto avvolto in carta oleata, e poi salto sulla barca che scomparve nella notte.

«Se ci pigliano, ce lo faranno pagare caro, questo tipo di commercio» disse Fenner tra i denti.

«Davvero? Ti stai rammollendo?» replico Reiger.

«Mi pare che avrei avuto il diritto di sapere che c'erano di mezzo anche delle donne. Non e una cosa su cui si passa sopra facilmente.»

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