»Va bene, va bene, sorella mia! Ma in questo momento non abbiam tempo di parlare della colezione di sua maestà.»
E lasciò tosto la sorella, correndo colla vivacità che s'addirebbe ad un giovine di venticinque anni per passare in rassegna la sua guernigione, e studiare su i modi di difendere la piazza.
Il castello di Tillietudlem essendo situato sull'altura di una montagna, precipizi e discoscesi dirupi il rendevano inaccessibile da tre bande, e la sola d'onde vi si potesse avvicinare era circondata da grossissime muraglie, dopo le quali veniva un cortile chiuso esso pure da una cinta della stessa natura, e fiancheggiate inoltre da merlate torricelle. In mezzo al castello sorgeva una torre che signoreggiava tutti i dintorni, sul cui pianerottolo stavano pezzi di artiglieria, adoperati anche nell'ultime guerre civili.
Le quali circostanze di sito rendeano affatto sicuro chi vi abitava da una sorpresa; ma non così dalla fame, o dall'impeto di un assalto.
Il maggiore dopo avere dato il comando di caricare i cannoni, li fece collocar sì che dominassero la strada, d'onde innoltrare doveano i vincitori. Volle in oltre che si atterrassero diversi alberi, che avrebbero impacciato il giuoco delle sue artiglierie, e coi loro tronchi, e con altri materiali raccolti, vennero per suo comando istituiti più ordini di barricate a vari intervalli del viale che conduce al castello, oltre al far turare il portone del cortile, sì che una sola portella strettissima vi dava accesso.
La cosa ch'ei dovea più temere era la meschinità del numero de' difensori. Perchè tutti gli sforzi di Harrison non erano giunti a raunare più di nove uomini, compresovi lui e Gudyil. Aggiugnendo il maggiore e il fedele suo Pique, tutta questa guarnigione sommava ad undici uomini, gente vecchia la maggiore parte. Si potea farla arrivare sino a dodici, ma lady Margherita non sapendo dimenticare l'affronto, cui fu avventurata dalla goffaggine di Gibby il giorno della rassegna, impedì che gli fossero somministrate armi, protestando che avrebbe amato meglio vedere in poter de' nemici il castello, che saperlo salvo per l'opera di un cotal difensore. Fu adunque con un presidio d'undici uomini, contando il comandante fra questi, che il maggiore Bellenden risolvè difendere sino agli estremi la piazza.
Nè gli apparecchi di difesa andarono scevri da quello strepito che suole udirsi in simili circostanze. Le donne gridavano, i cani urlavano, gli uomini bestemmiavano, il cortile rintronava del fracasso fatto dai messi che andavano e tornavano ad ogni istante. Un carro di farina che veniva condotto dalla città, le mandrie grosse e picciole della cascina che s'introduceano nel castello, tutto ciò raddoppiava la confusione; onde la torre di Tillietudlem era divenuta la torre di Babele.
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Anche prima di Walter Scott tutti gli scrittori drammatici (e in certo modo ai drammatici appartengono i romanzieri) se sonosi attenuti alla verità nel mettere in azione i Puritani, loro han sempre attribuito questa specie di scritturale linguaggio; e il nostro Alfieri, allorchè introduce Lamorre a rimproverare Maria Stuarda rendutasi cattiva moglie, lo fa esclamare
»Oh nuova
»Figlia d'Acab! già l'urla orride sento,
»Già di rabidi cani ecco ampie canne,
»Cui tuoi visceri impuri esser den pasto.»
N. del T.
Fra i tanti pregi drammatici e pittoreschi di Walter Scott, sommo è pur quello di non dimenticare mai in qualunque circostanza della lor vita i caratteri attribuiti ai suoi personaggi. Bothwell, che come diceva Claverhouse a pag. 170 del primo tomo stava sempre a cavallo de' suoi antenati , a cavallo d'essi spira l'ultimo fiato. – N. del T.