Вальтер Скотт - I Puritani di Scozia, vol. 2
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Il maggiore e lord Evandale in veggendo che il colonnello e la sua poca truppa stavano per essere inviluppati, misero a banda le idee di ritirata, e ordinarono ai propri corpi il marciare in avanti per torgli d'impaccio. Ma si fatto comando non venne generalmente eseguito. I soldati avean già visti i preparamenti d'una ritirata, e molti di loro non vollero essere gli ultimi ad operarla; quindi il declivo della collina scorgeasi tutto coperto di fuggiaschi, i quali non pensavano che a mettersi in sicurezza.
Non poterono dunque raggiugnere il colonnello se non se con un piccolo drappello d'uomini risoluti, che unirono i propri agli sforzi di lui per coprire la ritirata de' fuggitivi. Non fuvvi mai occasione in cui Claverhouse avesse dovuto far mostra d'intrepidezza cotanta. Egli era capo di tutti i fuochi da esso ordinati; e poichè il suo cavallo nero, e il pennacchio bianco lo additavano meglio ai nemici, ed era inoltre il principale scopo dell'odio loro, ei vedea ciascun colpo indirigersi contro di lui, e udiva le palle che gli fischiavano parallelamente alle orecchie senza dare a scorgere nè inquietudine nè turbamento. E non avendo egli riportata veruna ferita, i Puritani che il credean fatto invulnerabile dal demonio, asserivano di veder le palle, allorchè lo colpivano, tornare addietro a guisa di gragnuola ripercossa ad una rupe di granito. Altri, convinti che il ferro ed il piombo non avessero forza sopra di lui, rompevano le proprie monete d'argento per caricarne gli archibusi.
Claverhouse combattea pertanto con tutti gli svantaggi che vanno uniti ad una ritirata in disordine; poichè gli era stato impossibile l'instituire una linea di battaglia; onde quella pugna avea piuttosto l'apparenza d'una mischia, in mezzo a cui ciascuno combattea dal sito ove il caso lo avea collocato. Le file de' dragoni si diradavano ad ogn'istante, e quai rimanevano morti, e quai si davano alla fuga.
Tanto che durò questa scena di tumulto e di confusione, cui accresceano orrore le grida de' feriti, e i barbari urlamenti dei Presbiteriani; e il fracasso de' non mai muti archibusi, Evandale non potè starsi dall'ammirare l'imperturbabile calma del colonnello. La sua fisonomia in quell'istante non discerneasi da quella del mattino, allorchè facea colezione con lady Margherita. Nè era certamente ch'ei non s'accorgesse del disordine impadronitosi del suo campo.
»Qualche minuto ancora, ei dicea placidamente ad Evandale, e tutto il reggimento è perduto. Ritiratevi insieme ad Allan, unite ciascuno per parte vostra i fuggiaschi, e riordinateli alle falde della montagna; io terrò ancora per qualche poco a bada il nemico, e vi raggiugnerò, se mi riesce. Voi però non pensate a soccorrermi, ma a salvare il reggimento, e se soggiaccio, direte al re ed al Consiglio privato che soggiacqui compiendo quant'era mio debito.»
Intantochè questi due ufiziali eseguivano l'ordine dato da Claverhouse, egli postosi a capo di circa venti dei migliori fra que' soldati che mai non l'avevano abbandonato, fece un impeto sì vigoroso ed improvviso, per cui disordinatesi le file de' nemici incominciarono a dare addietro. Avendo in quell'istante riconosciuto Burley, gli si fe' contro, e gli menò un colpo tanto violento sull'elmo, che il trasse giù dell'arcione. Ma in questa foga d'inseguire il nemico essendosi troppo inoltrato il colonnello, si trovò circondato da tutte le bande.
Il maggiore già era corso affrettatamente verso lo spianato della montagna per raunare que' dragoni che nella premura di ripararsi colà lo avevano preceduto. Evandale rimasto alle falde raccozzava coloro che erranti per quella valle paludosa, cercavano di raggiugnere le alture. Vide egli il pericolo del suo colonnello, e in allora inteso unicamente a salvarlo, comandò ai soldati che aveva raccolti di ritornare all'assalto. Una parte di essi ubbidì; ma altri si diedero a fuggir verso il monte; ciò non di meno gli bastarono i pochi che lo seguirono a trar d'impaccio Claverhouse. E veramente il soccorso di Evandale non potea giugnere più necessario; perchè in quel punto un contadino, dopo avere colla sua falce ferito il cavallo del colonnello, si preparava ad una seconda prova, mandatagli a vuoto da Evandale che con un colpo di sciabola lo atterrò.
Usciti della mischia Claverhouse ed Evandale, si guardarono attorno. La divisione di Allan tenea già il pendio opposto delle montagne, perchè l'autorità stessa del maggiore non fu valevole a rattenere i fuggitivi. E quelli parimente che ricusarono seguire Evandale davano opera ad uscire di quei pantani per toccare una volta le alture; talchè questi due ufiziali superiori non aveano miglior difesa di una ventina di uomini in tutto. Alcuni squadroni si battevano tuttavia a destra e a sinistra, piuttosto per assicurarsi una fuga che mossi da una speranza benchè menoma di vittoria.
»Che facciam colonnello?» disse Evandale a Claverhouse.
»Che cosa possono fare venti uomini contro mille? rispose il colonnello. Noi siam rimasti gli ultimi sul campo di battaglia. Non è una vergogna il fuggire dopo aver combattuto con valore, e quando non rimangono modi a resistere di sorte alcuna. Salvatevi miei amici, e vi riordinerete tutti dietro lo spianato del monte. – Andiamo, Milord, partiamo.»
Detto ciò, fe' sentir lo sprone al cavallo, e l'animal generoso parve dimenticar la ferita nè accorgersi del sangue che perdeva; e addoppiò d'ardore come se avesse saputo che dalla velocità del suo correre dipendea la salvezza del proprio padrone.
In cotal guisa i Puritani rimasero padroni del campo, e le grida di trionfo risonarono per tutte le loro file, allorchè videro Claverhouse darsi alla fuga.
CAPITOLO II
»In fra gli orrori che a feral battaglia
»Vengon seguaci, e di strage e paura
»Compion le rupi intorno e la boscaglia
»Ve' sciolto palafreni che tua ventura
»Ti guida, e innanzi a te sofferma il corso,
»E molle di sudor t'appresta il dorso.»
Nel durar dell'azione da noi descritta, Morton, Cuddy e il reverendo Gabriele Kettledrumle erano rimasti sullo spianato della montagna, presso quell'altura coperta di musco, ove Claverhouse innanzi la pugna avea tenuto consiglio di guerra co' suoi ufiziali; laonde poterono osservare tutto quanto accadde; nè spettatori meno attenti di essi erano stati il caporale Inglis, e i quattro uomini a cavallo che li custodivano.
»Ah! se avessero coraggio, dicea con sommessa voce a Morton Cuddy, non avremmo perduta ogni speranza di sottrarre al brutto laccio le nostre gole; ma non mi fido gran che di costoro; han poca esperienza e della guerra e del maneggio dell'armi.»
»Non ne hanno bisogno, o Cuddy, Morton gli rispondeva. Sono eccellentemente situati, provveduti d'armi, e il lor numero è due volte doppio del numero de' nemici. Se in questo momento non sanno combattere per la lor libertà, si meritano di non acquistarla giammai.»
»Oh quale spettacolo! intanto esclamava Mausa che pareva un'ossessa. Il mio spirito è come quello del profeta Elia! Il fuoco della verità mi consuma; ecco il giorno del giudizio e della nostra liberazione! – Ebbene! che mal vi sentite degnissimo sig. Kettledrumle? Voi siete giallo come lo zafferano. – Quest'è il momento di orare, d'intonar cantici per ottenere da Dio che confonda i persecutori del popolo d'Israele.»
Un tal proposito racchiudeva una specie di rampogna, e il reverendo che tonava dal pergamo allorchè il nemico era lontano, e che, siccome vedemmo, non taceva neanco quando sarebbe stato il tacere in sua facoltà, si era fatto muto all'udire il rumore del continuo trarre che venia dalle valli; e lo spavento l'avea sì compreso che non trovò forza di predicare il Puritanismo, benchè ciò s'aspettasse da lui l'intrepida Mausa. Nondimeno non perdè tanto ogni accortezza da dimenticar nel risponderle la cura che doveva alla propria fama.
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