Robert Blake
L'Eredità Perduta
L'Eredità
Perduta
Robert Blake
Traduzione italiana Valeria Bragante
Titolo originale: El Legado Perdido
© 2017 Robert Blake
© Immagine di copertina: tratta da Flickr.
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Salonicco, 1912
«Più di mezz'ora in attesa con questo caldo soffocante» ringhiò il direttore del museo mentre metteva l'orologio da tasca dentro la giacca. «Quando apparirà il barcaiolo?»
Continuava a camminare avanti e indietro mentre la nebbia dell'alba non gli permetteva di vedere a due metri di distanza; solo il leggero cinguettio di un uccello alterava il profondo silenzio.
«Non credo tarderà ancora molto» gli risposi sfogliando di nuovo la vecchia pergamena.
«Pensi che troveremo il posto esatto con questa nebbia?» aggiunse il vecchio.
Kalisteras sembrò mordersi il labbro; stava iniziando a stancarsi delle lamentele dell’anziano.
«Non appena spunteranno i primi raggi del sole, la nebbia inizierà a diradarsi e il lago sarà visibile.»
«Sei sicuro?»
«Ho fatto questo percorso molte volte» rispose con tono di sufficienza.
Il direttore lo guardò dall'alto in basso, non sopportava i presuntuosi.
«Spero che tu abbia ragione» commentai guardandolo negli occhi. «Deve essere un giorno limpido e sereno per interpretare questa mappa.»
«Sempre che non sia una copia rozza fatta da alcuni amanuensi nei secoli successivi» aggiunse il direttore con un mezzo sorriso.
«Quindi il nostro viaggio a Salonicco sarà stato vano.» risposi ironicamente. «Non intraprendo mai una ricerca senza avere prove sufficienti. Questa pergamena è del quarto secolo.»
«Lo so, amico. Ecco perché ho deciso di lasciare la mia biblioteca. Permettimi ancora di nutrire dei dubbi» sospirò piano.
In quel momento la figura del barcaiolo apparve nella nebbia senza che noi notassimo la sua presenza. Salutò Kalisteas e ci fece cenno di salire sulla barca.
«Pensavano che non saresti venuto» lo rimproverò Kalisteas. «I miei amici stavano iniziando ad innervosirsi.»
Il barcaiolo lo fissò; sembrava non gradire gli ordini.
«Con questa nebbia anche per me è difficile navigare» gli rispose.
Kalisteas lo guardò sorpreso.
«Andiamo» aggiunse senza mezzi termini. «Ci vorrà il doppio del tempo per raggiungere la nostra destinazione in queste condizioni.»
Il barcaiolo, con un ginocchio piantato nel legno scheggiato, iniziò a muovere la sua lunga pagaia dall’alto in basso, mentre gli altri rimasero seduti davanti a lui, cercando di individuare qualcosa in quella calda mattina in cui l'acqua sembrava una zattera di petrolio e solo il suono degli uccelli spezzava il silenzio impenetrabile dell'alba.
I primi raggi del sole finalmente iniziarono ad apparire entrando nelle nuvole e attenuando quella nebbia che iniziò a farci vedere una splendida mattina in quella vasta zona umida.
Anche la grotta dove ci stavamo dirigendo, che sembrava una semplice cavità da lontano, cominciò ad essere più visibile mentre ci avvicinavamo.
«Il livello dell'acqua non è sceso abbastanza!» urlò Kalisteas indicando con la mano. «Metà della caverna è ancora allagata!»
Solo la parte superiore era asciutta. L'acqua raggiungeva i tre quarti della grotta.
«La pergamena assicura che questo è l'unico mese dell'anno in cui il livello dell'acqua rende visibile la cavità.» gli risposi.
«Il mese scorso ha piovuto molto. Ecco perché il livello dell'acqua è più alto del solito.»
«E adesso cosa facciamo?» ringhiò di nuovo il direttore.
«Tocca nuotare, amico» annunciò Kalisteas con un sorriso beffardo. La situazione sembrava divertirlo.
Il barcaiolo ci lasciò all'ingresso della grotta, quindi dovevamo solo saltare in acqua e nuotare per un breve tratto attraverso l'interno della caverna fino a raggiungere una sporgenza rocciosa sul fondo di essa.
«Avete pagato il barcaiolo?» chiese il greco quando arrivammo a riva.
«Non abbiamo avuto tempo» Saltammo rapidamente in acqua.
Kalisteas scosse la testa ancora e ancora.
«Pagheremo al ritorno» risposi.
«Si aspettava il pagamento ora. Chi ti assicura che torneremo?» aggiunse con rabbia e cominciò a camminare verso un piccolo tunnel alla sua sinistra.
«Perché si arrabbia?» Il professore mi sussurrò all'orecchio pochi metri dopo, quando il greco si era allontanato un po'.
«Porta sfortuna non pagare il pedaggio» risposi girando la testa. «I Greci sono molto superstiziosi.»
Kalisteas ci condusse lungo uno stretto corridoio che serpeggiava da sinistra a destra, mentre cominciammo a scendere e il caldo divenne ancora più soffocante. Arrivammo ad un incrocio in cui due tunnel tagliavano il percorso e una piccola cavità continuava a scendere.
«Vi ho guidato fino a dove conosco» disse Kalisteas a bassa voce. «Ora tocca a voi.»
Analizzammo attentamente quell'incrocio, fino a quando il professore riconobbe una delle iscrizioni dei tunnel incise sul fondo della roccia e si rivolse a noi con un sorriso trionfante sul viso.
«Questo è il segno che stiamo cercando» annunciò. «Non ho alcun dubbio.»
Continuammo lungo uno stretto passaggio, accendendo le lampade a cherosene mentre ascoltavamo il battito dei pipistrelli dietro di noi, fino a quando il percorso si fermò improvvisamente.
Dopo aver illuminato il luogo a trecentosessanta gradi, potemmo vedere come alla nostra sinistra ci fosse una stretta apertura attraverso la quale una persona poteva a malapena passare.
«L'ingresso segreto» annunciò il professore.
Kalisteas si accovacciò ed entrò nel passaggio, mentre lo seguivamo.
Il tunnel avanzava in linea retta mentre strisciavamo verso il basso in modo che le teste non toccassero il soffitto. Le nostre gambe iniziarono ad intorpidirsi fino a quando non raggiungemmo finalmente la base di una rozza scala a chiocciola in pietra che scendemmo con grande attenzione.
Quando raggiunse il fondo, il professore ansimava.
«Si sente bene?»
«Certo. Non preoccuparti per me. Sono un vecchio topo di biblioteca e non sono abituato a fare sforzi, ma non mi arrenderò.»
Alla fine, Kalisteas sorrise, sembrò vedere un po' di spirito avventuroso nel professore ingobbito.
«Penso che abbiamo raggiunto la fine del nostro percorso» annunciò il greco indicando in avanti.
Davanti ai nostri occhi c'era un'oscura laguna sotterranea che ci impediva di passare. Mentre ci avvicinavamo alla riva, un piccolo altare appena visibile dalla nostra posizione sembrava scorgersi sul fondo della grotta.
«Ci sono solo due opzioni» esclamai, rivolgendomi ai miei compagni. «Attraversare la laguna o tornare indietro e provare un altro tunnel.»
«Qualcosa non mi piace in questa grotta» rispose il professore. «C'è troppo silenzio.»
Cominciammo ad ispezionare la riva, era solo un minuscolo pezzo di terra, fiancheggiato da un'enorme parete rocciosa alta circa dieci metri che attraversava la laguna da sinistra a destra.
«L'altra sponda non sembra così lontana» affermò Kalisteas. «Sono un bravo nuotatore. Penso che potrei attraversarla senza problemi.»
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