Jack Mars - Contro Ogni Nemico

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Uno dei migliori thriller che abbia letto quest’anno. La trama è intelligente, e aggancia dal primo momento. L’autore ha fatto un lavoro superbo nel creare una serie di personaggi pienamente sviluppati e davvero interessanti. Non vedo l’ora di leggere il seguito. Books and Movie Reviews, Roberto Mattos (su A ogni costo) CONTRO OGNI NEMICO è il libro 4 della serie thriller best-seller di Luke Stone, che comincia con A OGNI COSTO (libro 1), un libro scaricabile gratuitamente con più di 250 recensioni a cinque stelle! Da una base NATO situata in Europa è stato rubato un piccolo arsenale di armi nucleari statunitensi. Il mondo si danna per cercare di capire chi siano i colpevoli e quale sia il loro obiettivo – e per fermarli prima che scatenino l’inferno sull’umanità. Con poche ore a disposizione prima che sia troppo tardi, la presidente non ha altra scelta che chiamare Luke Stone, l’ex capo di una squadra paramilitare d’élite dell’FBI. Dato che sta finalmente cercando di rimettere ordine nella sua vecchia vita, e che deve affrontare devastanti notizie sul fronte familiare, Luke non vuole il lavoro. Ma con la nuova donna presidente eletta alla disperata ricerca di aiuto, capisce di non poterle voltare le spalle. Nella mozzafiato caccia del gatto col topo che segue, Luke, Ed e la sua ex squadra dovranno essere più audaci, e infrangere più regole, di prima. Con il destino del mondo a rischio, Luke si inoltra nella torbida nebbia della guerra e dello spionaggio, e scopre che il colpevole non è chi pensa lui, alla fine. Thriller politico con azione non-stop, ambientazioni internazionali drammatiche e suspense mozzafiato, CONTRO OGNI NEMICO è il libro 4 della serie best-seller e acclamata dalla critica di Luke Stone, un’esplosiva nuova serie che vi costringerà a girare pagina fino a tarda notte. Il libro 5 della serie di Luke Stone sarà presto disponibile.

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Un uomo portava un’ampia borsa di tela, come fosse una borsa per l’attrezzatura da hockey, su ogni spalla. Il peso delle borse a tracolla gli abbassava le spalle. Tre degli uomini avevano degli Uzi.

Noi abbiamo gli Uzi, loro hanno gli Uzi. Uzi party.

Il quarto uomo, il conducente del furgone, aveva le mani libere. Si avvicinò a Brown. Aveva gli occhi azzurri, e la pelle molto scura. Aveva i capelli nero corvino. La combinazione degli occhi azzurri e della pelle scura faceva uno strano effetto in viso, come se non fosse stato del tutto reale.

I due si strinsero la mano.

“Jamal,” disse Brown. “Pensavo di averti detto di venire solo con tre uomini.”

Jamal fece spallucce. “Me ne serviva uno per portare i soldi. E io non conto, no? Quindi in effetti ne ho portati tre. Tre tiratori.”

Brown scosse la testa e sorrise. Aveva a malapena importanza quante persone avesse portato Jamal. I due uomini con Brown potevano uccidere una camionata di tiratori.

“Okay, andiamo,” disse Brown. “I camion sono dentro.”

Uno degli uomini di Brown – si faceva chiamare signor Jones – prese dalla tasca un apriporta automatico, e la saracinesca del magazzino lentamente sferragliò verso l’alto. Gli otto entrarono nello spazio cavernoso. Il magazzino era per lo più vuoto, tranne che per delle pesanti incerate verdi gettate su due veicoli giganteschi. Brown andò dal più vicino e scostò l’incerata per metà.

“Voilà!” disse. Quella che aveva scoperto era la metà anteriore di un ampio articolato, dipinto di verde, marrone e colori marrone chiaro mimetici. Jones scostò l’incerata vicino alla parte posteriore del mezzo, svelando una piatta piattaforma missilistica di lancio a quattro cilindri. Le due parti del camion erano separate e indipendenti l’una dall’altra, ma erano attaccate nel mezzo dall’idraulica.

I camion venivano chiamati trasportatori elevatori lanciatori, o TEL, relitti della Guerra fredda, stazioni di attacco mobili che la NATO aveva usato per tenere sotto bersaglio la vecchia Unione Sovietica. I lanciatori sparavano varianti più piccole del missile da crociera Tomahawk, e i missili potevano essere equipaggiati di piccole testate termonucleari. Erano armi per un limitato colpo nucleare tattico – il tipo che avrebbe eliminato una città di medie dimensioni, o distrutto totalmente una base militare e la campagna circostante, ma forse senza causare l’apocalisse. Certo, una volta cominciato a lanciare testate nucleari alla gente, può succedere di tutto.

Ai vecchi tempi, questo sistema missilistico lo chiamavano il “Grifone”, dall’antica creatura mitologica con le gambe e il corpo di un leone, e le ali, la testa e gli artigli di un’aquila – il protettore del divino. Brown ne era entusiasta.

Il sistema era stato smantellato nel 1991, e tutte quelle unità avrebbero dovuto essere distrutte. Ma ne esistevano ancora alcune. C’erano sempre delle armi a galleggiare da qualche parte. Brown non aveva mai sentito parlare di una classe di missili o di un sistema di armi smantellati interamente – c’erano troppi soldi da fare perdendoli e facendoli saltar fuori in un secondo momento. I negozi lo chiamavano “contrazione”. Walmart e Home Depot lo sapevano bene. Così come l’esercito.

Anzi, ecco qui due delle piattaforme mobili, rimaste parcheggiate in un magazzino di una città portuale greca per tutto questo tempo, vicinissimo alla Turchia, e a meno di un miglio dai moli. Bello comodo dentro a ciascuno dei cilindri di lancio c’era un missile Tomahawk, ciascuno operativo, o che probabilmente sarebbe diventato operativo in seguito a piccolissime cure.

Era quasi come se si potessero guidare quei camion fuori di lì e dritti su una nave mercantile o un traghetto, per poi salpare per luoghi ignoti. Erano armi convenzionali, certo, ma sicuramente da qualche parte c’erano ancora delle testate nucleari perfette per quei missili.

Ma ottenere le testate non era compito del dipartimento di Brown. Quello era un problema di Jamal. Era un ragazzo capace, e Brown immaginava che sapesse già dove poterne trovare alcune di disponibili. Brown non sapeva con certezza come sentirsi in proposito. Jamal stava facendo un gioco pericoloso.

“Bellissimo,” disse Jamal.

“Dio è grande,” disse uno dei suoi uomini.

Brown fece una smorfia. Di regola, faceva una smorfia quando si parlava di religione. E bellissimo era un termine relativo. Quei camion erano due delle macchine da guerra più brutte che Brown avesse mai visto. Ma avrebbero tirato su un bel casino – poco ma sicuro.

“Ti piacciono?” chiese Brown a Jamal.

Jamal annuì. “Molto.”

“Allora vediamo i soldi.”

L’uomo con le pesanti borse a tracolla si avvicinò. Se le sfilò dalle spalle e le posò sul pavimento in pietra del magazzino. Si inginocchiò e le aprì, una alla volta.

“Un milione di dollari in contanti in ciascuna borsa,” disse Jamal.

Brown fece un cenno col capo all’altro suo uomo, quello calvo.

“Signor Clean, controlla.”

Clean si inginocchiò vicino alle borse. Estrasse un fascio di banconote tenute insieme da un elastico da varie sezioni di ciascuna borsa. Prese un piccolo scanner digitale dalla tasca e si mise a rimuovere le banconote da ogni fascio. Accese la luce LED UV sul dispositivo e mise le banconote sulla finestra dello stesso una alla volta, svelando il filo di sicurezza d ciascuna. Poi strisciò una pen tester su ogni banconota, svelando la filigrana nascosta. Era un processo macchinoso.

Mentre Clean lavorava, Brown ficcò una mano nella giacca, toccando la pistola che lì si trovava. Cercò il contatto visivo col suo uomo Jones, che annuì. Se doveva succedere qualcosa di strano, sarebbe accaduto in quel momento. Il linguaggio del corpo degli arabi non cambiò – continuavano a osservare impassibili. Brown lo prese come un buon segno. Erano davvero lì per comprare i camion.

Il signor Clean lasciò cadere un fascio di soldi sul pavimento. “Bene.” Raccolse un altro fascio, cominciò a sfogliarli, controllandone le banconote con il dispositivo. Il tempo scorreva.

“Bene.” Lasciò cadere quel fascio e ne raccolse un altro. Passò altro tempo.

“Bene.” Procedeva.

Dopo un po’ la cosa cominciò a farsi noiosa. I soldi erano veri. Nel giro di dieci minuti, Brown si rivolse a Jamal.

“Okay, ti credo. Sono due milioni.”

Jamal si strinse nelle spalle. Aprì la giacca e ne estrasse un ampio portamonete di velluto. “Due milioni in contanti, due milioni in diamanti, come d’accordo.”

“Clean,” disse Brown.

Il signor Clean si alzò e prese il portamonete da Jamal. Clean era l’esperto di soldi e valori di quella piccola squadra. Prese dalla tasca un diverso dispositivo elettronico – un piccolo quadrato nero con la punta di un ago. Il dispositivo aveva delle luci sul fianco, e Brown sapeva che testavano la dispersione di calore e la conduttività elettrica delle pietre.

Clean si mise a prendere le pietre una alla volta dal sacchetto e a passarci sopra delicatamente la punta dell’ago. Ogni volta che ne faceva una, si sentiva un tono caldo. Ne aveva passate una dozzina prima che Brown gli dicesse un’altra parola.

“Clean?”

Clean guardò Brown. Sorrideva.

“Finora sono buone,” disse. “Tutti diamanti.”

Ne testò un’altra. Poi un’altra.

Un’altra.

Brown si voltò verso Jamal, che stava già facendo segno ai suoi uomini di tirare l’incerata e salire a bordo dei camion.

“È stato un piacere fare affari con te, Jamal.”

Jamal lo guardò a malapena. “Altrettanto.” Era preso dai suoi uomini, e dai camion. La parte successiva del loro viaggio era già cominciata. Portare due piattaforme mobili di lancio per missili nucleari con missili inclusi nel Medio Oriente probabilmente non era cosa facile.

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