C’erano guardie alle porte, come sempre, verosimilmente pagate da tutte le cinque Pietre, ma in verità solo dagli uomini di Irrien. Ecco perché incrociarono le lance in segno di sfida, un piccolo promemoria perché qualsiasi Pietra inferiore restasse al proprio posto.
“Chi va là?” chiese uno.
Ulren sorrise. “La nuova Prima Pietra di Cadipolvere.”
Ebbe un momento per vedere lo stupore sui loro occhi prima che i suoi uomini si facessero avanti dalla polvere sollevando le loro balestre. Non aveva il grosso peso di armi che possedeva Irrien, né le spie astute di Vexa, la ricchezza di Kas o i nobili amici di Borion, ma aveva un po’ di tutto questo e ora, finalmente, aveva avuto il coraggio di mettere a frutto le sue risorse.
Si godette la vista dei colpi di balestra che trafiggevano i petti delle guardie che lo avevano trattenuto così tante volte. Era una cosa sciocca, ma era pur sempre un momento per cui valesse la pena lasciarsi un po’ andare alla frivolezza. Questo era il momento in cui arrivava a fare tutto quello che aveva sempre desiderato.
Aprì la porta con la sua chiave ed entrò nella torre illuminata. Chi mai poteva dire che la l’aria piena di fumo della lampada all’interno era migliore di quella all’esterno? Eppure anche quello sembrava bello e dolce in questo momento.
“Fate veloce,” disse agli uomini e alle donne che lo seguivano. “Colpite rapidamente.”
Si sparpagliarono, il bagliore delle loro armi che si attenuava nella penombra. Quando delle guardie arrivarono da uno dei corridoi, si lanciarono in avanti in silenzio, colpendo senza riserbo. Ulren non si fermò a guardare il sangue e la morte. Ora niente di tutto questo aveva importanza.
Si incamminò risalendo le rampe di scale apparentemente infinite che portavano alla sala più alta. Lo aveva fatto così tante volte, e ogni volta con l’aspettativa che si sarebbe presentato come qualcosa di inferiore, secondo o terzo, o ancora meno in una città dove la Prima delle cinque Pietre aveva il posto che contava.
Era quello il crudele gioco della città agli occhi di Ulren. Tutti che lottavano per essere i numeri uno, cinque che lavoravano insieme, ma tutti consapevoli che la Prima Pietra era il più forte. Ulren complottava per essere il primo da così tanto tempo che neanche ricordava un momento in cui avesse desiderato qualcosa di diverso.
Era stato cauto, anche se questo avrebbe sempre dovuto essere suo. Aveva costruito il suo potere a partire dalla terre della sua famiglia, ma aggiungendone, prendendosi cura delle sue risorse nel modo in cui un giardiniere avrebbe potuto curare una pianta. Era stato molto paziente, estremamente paziente. Si era fatto lentamente strada fino ai pressi del trono della Prima Pietra.
Poi era arrivato Irrien, e lui aveva dovuto essere ulteriormente paziente.
Attorno a Ulren le uccisioni continuavano mentre lui saliva le scale. I servitori che indossavano i colori della Prima Pietra morivano, uccisi dai suoi uomini. Nessuna esitazione, nessun rimorso. Cadipolvere era una terra dove addirittura uno schiavo dall’aspetto innocente poteva tenere nascosto un pugnale, sperando di assumere più potere.
Un soldato attaccò dall’ombra e Ulren lottò con lui corpo a corpo cercando di esercitare tutta la sua forza.
L’uomo era forte, anche se forse era solo l’età che giocava a suo favore. Ulren trovava che ora il proprio corpo fosse dolorante quando si trovava nel ring da allenamento a casa sua, e le ragazze schiave che un tempo andavano da lui piuttosto desiderose, ora dovevano nascondere le loro espressioni di disgusto e sgomento. C’erano stati giorni in cui era entrato nelle sue stanze e la cosa non l’aveva minimamente preoccupato.
Ma non aveva perso un solo briciolo della sua astuzia. Si girò con la forza della spinta dell’avversario e gli mise un piede dietro a una gamba mentre nel frattempo lo spingeva con tutte le sue forze. Il soldato inciampò e poi cade volando nel vuoto in mezzo alla spirale di scale che portava in cima alla torre pentagonale. Ulren lasciò che fossero i suoi uomini a finirlo. Gli bastava non essere apparso debole.
“È tutto al suo posto nel resto della città?” chiese a Travlen, il sacerdote che aveva ceduto al suo ordine di seguirlo.
“Sì, mio signore. Mentre parliamo i vostri guerrieri stanno colpendo quelli della gente di Irrien che ancora restano in città. Un certo numero delle sue compagnie d’affari hanno offerto di venire dalla vostra parte, mentre per quelle che non l’hanno fatto mi è stato detto che il massacro è stato sufficiente da poter appagare gli dei.”
Ulren annuì. “Bene. Accettate chiunque voglia unirsi a noi, poi vedete chi potrebbe sostituire quelli che sono a capo delle imprese. Non ho tempo per i traditori.”
“Sì, mio signore.”
“Per gli dei,” disse Ulren, “ma queste scale non finiscono mai?”
Un altro uomo avrebbe considerato l’idea di spostare il cuore del potere di Cadipolvere una volta ottenutone il controllo, ma Ulren sapeva bene che non era il caso. In una terra come quella la tradizione era solo un modo in più per mantenere il controllo.
Raggiunsero il piano più alto, dove servitori e schiavi tagliavano frutta e portavano acqua, attendendo a qualsiasi capriccio delle altre Pietre. Ulren si portò lì, i suoi guerrieri che si posizionavano attorno a lui.
“C’è qui qualche schiavo o servitore della Prima Pietra?” chiese.
Alcuni si fecero avanti. Come avrebbero potuto fare qualcosa di diverso? Irrien li aveva abbandonati lì. Forse li voleva al loro posto quando fosse tornato. O forse semplicemente non gli importava. Ulren diede un’occhiata agli uomini e donne lì presenti. Immaginò che Irrien si sarebbe gustato la paura sui loro volti in quel preciso istante. Avevano passato abbastanza tempo vicino alla Prima Pietra da sapere esattamente quale genere di uomo fosse suo rivale.
Ma a Ulren non importava. “Da questo momento siete tutti miei schiavi. I miei uomini decideranno quali di voi vale la pena di tenere, e quali verranno offerti ai templi come sacrificio.”
“Ma io sono un uomo libero,” disse lamentandosi uno degli uomini presenti.
Ulren gli si avvicinò e lo pugnalò con una lama seghettata, che gli trapassò lo sterno uscendo dalla schiena.
“Un uomo libero che ha deciso di stare dalla parte sbagliata. C’è qualcun altro che desidera morire?”
Invece di rispondere si inginocchiarono. Ulren li ignorò e si avvicinò alle grandi porte doppie che segnavano l’ingresso principale della camera del consiglio. C’erano altre entrate, una per ciascuna delle Pietre. Il luogo era così organizzato per mostrare la loro indipendenza. Di certo consentiva loro una via di fuga se ce ne fosse stato bisogno.
Ma non pensava che sarebbero fuggiti da questo. Non se faceva le cose in modo appropriato. Ulren fece segno alla sua gente di stare indietro e aspettare. C’erano dei modi precisi di fare queste cose. Era una cosa che Irrien non aveva mai capito essendo un barbaro della polvere. Era un vantaggio che la Seconda Pietra aveva sulla Prima, e ora intendeva farlo valere.
Tese una mano e uno dei suoi servitori gli passò la sua tunica nera d’ufficio. Ulren se la avvolse attorno e tenne il cappuccio tirato indietro mentre avanzava dalle porte. Aveva ancora la spada insanguinata in mano: meglio essere chiari su come stavano andando le cose.
Si avvicinò a una delle alte finestre e guardò verso la città. La polvere rendeva difficile vedere qualcosa, ma lui poteva immaginare cosa stava succedendo sotto. I guerrieri che si muovevano attraverso le strade, dando la caccia a coloro che Irrien aveva lasciato lì. Sarebbero seguite le grida che proclamavano il cambiamento. I mascalzoni sarebbero diventati i mercanti a cui ora dovevano le loro tasse. La città stava cambiando sotto la polvere e Ulren si era assicurato che mutasse come voleva lui.
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