Kendrick sospirò.
“Mia signora, questo è stato solo un attacco isolato,” le disse. “Ci hanno sorpresi nel Giorno del Pellegrinaggio. Non lasceremo mai più la Corte del Re priva di sorveglianza. Questa città è una fortezza. Ha tenuto per migliaia di anni. E non è rimasto nessuno da dover abbattere.”
“Ti sbagli,” gli rispose.
“Va bene. Ammesso che mi sbagli, la tua gente non se ne andrà comunque. Sorella mia,” disse Kendrick con voce dolce e implorante, “ti voglio bene. Ma parlo da comandante. Da comandante dell’Argento. Se provi a costringere il tuo popolo a sfollare, a far fare loro ciò che non vogliono fare, ti troverai una rivolta tra le mani. Loro non vedono il pericolo che vedi tu. E ad essere onesto, neanche io.”
Gwendolyn guardò la gente e capì che Kendrick aveva ragione. Non l’avrebbero ascoltata. Neanche suo fratello le credeva.
E questo le spezzava il cuore.
*
Gwendolyn si trovava sola sul parapetto più alto del castello e teneva Guwayne stretto in braccio mentre guardava il tramonto dei due soli che scendevano all’orizzonte. In basso sentiva le grida sommesse e i festeggiamenti della sua gente che si preparava a una grande notte di celebrazione. In lontananza poteva ammirare la veduta delle interminabili terre che circondavano la Corte del Re, un regno al picco della sua potenza. Ovunque prosperava l’abbondanza dell’estate, infiniti campi di verde, frutteti, una terra ricca e prospera. Il territorio era florido, ricostruito dopo così tante tragedie, e lei stessa poteva vedere un mondo di pace.
Gwendolyn aggrottò la fronte, chiedendosi come una qualsiasi forma di oscurità potesse ora raggiungerli. Forse il buio che aveva immaginato era già sopraggiunto sotto forma di McCloud. Forse era già stato debellato grazie a Kendrick e agli altri. Forse Kendrick aveva ragione. Magari era lei che era diventata troppo sospettosa da quando era diventata regina, vedendo forse troppe tragedie. Forse, come diceva Kendrick stesso, stava guardando troppo a fondo nelle cose.
Dopotutto per far evacuare le persone dalle loro case, condurle al di là del Canyon, imbarcarle su delle navi e andare alle lontane Isole Superiori sarebbe stata una mossa drastica, una mossa riservata a un momento di gravissima calamità cosa sarebbe successo se lei avesse agito in tal modo e non fosse poi accaduto nulla all’Anello? Sarebbe sempre stata ricordata come la regina che andava in panico senza alcun pericolo in vista.
Gwendolyn sospirò, stringendo Guwayne che si dimenava tra le sue braccia, chiedendosi se stesse forse perdendo la testa. Sollevò lo sguardo e scrutò il cielo per cercare qualsiasi segno di Thorgrin, sperando e pregando. Almeno sperava di vedere Ralibar, ovunque egli si trovasse. Ma neppure lui era più tornato.
Gwen si trovò di fronte un’altra volta un cielo vuoto e ne fu contrariata. Ancora una volta avrebbe dovuto contare solo sulle proprie forze. Addirittura la sua gente, che l’aveva sempre sostenuta, che l’aveva guardare come fosse una dea, ora sembrava non fidarsi più di lei. Suo padre non l’aveva mai preparata a questo. Senza il sostegno del suo popolo, che genere di regina sarebbe mai stata? Priva di potere.
Gwen avrebbe voluto disperatamente rivolgersi a qualcuno per conforto, per risposte. Ma Thorgrin era partito, sua madre non c’era più, allo stesso modo sembrava che chiunque lei conoscesse e amasse l’avesse abbandonata. Si sentiva a un bivio e non era mai stata così confusa.
Gwen chiuse gli occhi e chiamò Dio perché l’aiutasse. Cercò con tutta la sua volontà di invocarlo. Non era mai stata una che pregava moltissimo, ma la sua fede era forte e lei era certa che Dio esistesse.
Ti prego, Dio. Sono così confusa. Mostrami come meglio proteggere il mio popolo. Mostrami come meglio proteggere Guwayne. Mostrami come essere una grande sovrana.
“Le preghiere sono qualcosa di grandioso,” disse una voce.
Gwen si voltò di colpo, immediatamente sollevata di udire quel suono. Lì, a pochi metri da lei, c’era Argon. Era vestito come al solito con la sua tunica bianca con il cappuccio, teneva in mano il suo bastone e guardava l’orizzonte invece che lei.
“Argon, ho bisogno di risposte. Ti prego. Aiutami.”
“Abbiamo sempre bisogno di risposte,” rispose lui. “Eppure non sempre ne riceviamo. Le nostre vite sono intese per essere vissute. Il futuro non ci può essere sempre raccontato.”
“Ma ci possono essere dati degli indizi,” disse Gwendolyn. “Tutte le profezie che ho letto, tutti i papiri di carta, la storia dell’Anello: si parla ancora di un grande periodo buio che verrà. Devi raccontarmi. Succederà?”
Argon si voltò a guardarla, gli occhi infuocati, più oscuri e spaventosi che mai.
“Sì,” le rispose.
La determinatezza della sua risposta la spaventò più di ogni altra cosa. Lui, Argon, che parlava sempre per indovinelli.
Gwen tremò dentro di sé.
“Capiterà qui, alla Corte del Re?”
“Sì,” le rispose ancora.
Gwen sentiva che il suo senso di timore si faceva più intenso. Si sentiva anche sicura e convinta di aver sempre avuto ragione.
“L’Anello verrà distrutto?” gli chiese.
Argon la guardò e annuì lentamente.
“Sono rimaste poche cose che posso ancora raccontarti,” le disse. “Se lo scegli, questa può essere una di queste.”
Gwen ci pensò a lungo e intensamente. Sapeva che la saggezza di Argon era preziosa. Eppure questa era una cosa che aveva veramente bisogno di sapere.
“Raccontami tutti,” gli disse.
Argon fece un respiro profondo e si voltò a guardare l’orizzonte per un tempo che sembrò eterno.
“L’Anello verrà distrutto. Tutto ciò che conosci e ami verrà spazzato via. Il posto dove ora ti trovi non sarà altro che braci ardenti e cenere. Tutto l’Anello verrà ridotto in cenere. La tua nazione sparirà. Il buio sta sopraggiungendo. Un buio più intenso che mai prima d’ora nella nostra storia.”
Gwendolyn percepiva la verità delle sue parole riverberare dentro di sé, sentì il timbro profondo della sua voce risuonarle nel profondo. Seppe subito che ogni singola parola era vera.
“Il mio popolo non lo capisce,” disse con voce tremante.
Argon scrollò le spalle.
“Sei una regina. A volte è necessario usare la forza. Non solo contro i propri nemici, ma anche addirittura contro il proprio popolo. Fai quello che sai. Non cercare sempre e per forza l’approvazione della tua gente. L’approvazione è un elemento sfuggente. A volte, quando la gente ti odia più che mai, è segno che stai facendo la cosa giusta per loro. Tuo padre è stato benedetto da un regno di pace. Ma tu, Gwendolyn, dovrai affrontare una prova ben più ardua: tu avrai un regno d’acciaio.”
Quando Argon si voltò per allontanarsi, Gwendolyn si fece avanti e si allungò per fermarlo.
“Argon,” lo chiamò.
Lui si fermò, ma senza voltarsi.
“Dimmi solo un’altra cosa. Ti imploro. Rivedrò mai più Thorgrin?”
Argon fece una pausa, un lungo e pesante silenzio. In quel cupo silenzio lei sentì il proprio cuore spezzarsi in due, sperando e pregando che le desse solo quella risposta in più.
“Sì,” le rispose.
Gwen rimase lì, con il cuore che le martellava nel petto, desiderosa di sapere di più.
“Non puoi dirmi niente di più?”
Si voltò guardandola negli occhi, con sguardo triste.
“Ricorda la scelta che hai fatto. Nessun amore è destinato a durare per sempre.”
In alto Gwen udì il verso di un falco e sollevò lo sguardo pensierosa.
Poi si voltò nuovamente verso Argon, ma lui era già sparito.
Strinse Guwayne a sé e osservò il suo regno dall’alto, dando un’ultima lunga occhiata, desiderosa di ricordarlo così com’era, ora che era ancora vibrante e vivo. Prima che tutto divenisse cenere. Si chiese con timore quale grande pericolo potesse essere in agguato oltre quella patina di abbondanza. Tremò sapendo, senza alcun dubbio, che l’avrebbe scoperto molto presto.
Читать дальше