Va tutto bene? gli inviò Sofia con il pensiero
Lucas sorrise voltandosi verso di lei, poi allargò le braccia. Sono felice per te e Kate, ma sembra che ogni donna qui abbia preso come regola il fatto che io sia il prossimo a doversi sposare… e con una di loro.
Beh, non si sa ma, gli rispose Sofia con il pensiero, magari una di loro si rivelerà essere perfetta per te.
Forse, disse Lucas, anche e non sembrava neanche lontanamente convinto.
Non ti preoccupare, andremo molto presto in cammino alla ricerca dei nostri genitori su terreno pericolosi, gli promise Sofia, e non dovrai più dover gestire gli spaventosi affari delle feste di corte.
In risposta a questo Lucas disse qualcosa a una delle donne accanto a lui, allungando una mano e portandola sulla pista da ballo. Ovviamente lo fece con assoluta perfezione, ballando con il genere di eleganza e grazia che probabilmente veniva da anni di lezioni. L’ufficiale Ko, l’uomo che l’aveva cresciuto, sicuramente lo aveva addestrato a quello come a tutto il resto.
Anche Kate e Will erano lì, anche se sembravano talmente avvinghiati l’uno all’altra da ignorare quasi la musica. Probabilmente non era di aiuto il fatto che sua sorella fosse più brava con una spada che nel ballo, mentre Sofia dubitava che Will ne sapesse molto di formali balli di corte. I due sembravano più che felici anche solo a restare uno nelle braccia dell’altro, sussurrandosi nelle orecchie e baciandosi di tanto in tanto. Sofia non fu del tutto sorpresa quando li vide scivolare via in direzione del palazzo mentre nessun altro stava guardando, facendolo così in sordina che Sofia dubitò che qualcuno se ne fosse accorto.
In parte avrebbe voluto che lei e Sebastian potessero fare lo stesso: quella era la loro notte di nozze, dopotutto. Sfortunatamente, mentre il nuovo capo dell’esercito poteva evitare l’attenzione della gente per un po’, Sofia sospettava che avrebbero potuto notare se la loro regina e il re se ne fossero andati presto dalla festa. La cosa migliore era godersi il momento mentre erano lì, accettando il fatto che tutta quella gente fosse presente con l’intento di augurare il meglio a lei e a Sebastian.
Sofia si alzò di nuovo, dirigendosi verso uno dei tavoli, dove il cibo era disposto su grandi piatti da portata che avrebbero potuto nutrire centinaia di altre persone. Iniziò a prendere qualche boccone scegliendo tra la pernice e il cinghiale arrosto, i datteri zuccherati e altre delizie che non avrebbe mai potuto immaginare quando era stata bambina nella Casa degli Indesiderati.
“Sai che potresti far portare il cibo da un servitore?” disse Sebastian, pur facendolo con un sorriso che diceva a Sofia come già conoscesse la risposta che lei gli avrebbe dato.
“Mi pare ancora strano ordinare alla gente di fare cose per me, quando posso benissimo farle da sola,” disse.
“In quanto regina, direi che dovresti abituartici,” disse Sebastian, “a parte il fatto che penso sia probabilmente un bene che tu sia così. Forse l’intero regno sarebbe migliore se la gente ricordasse com’è non essere quello che deve dare ordini.”
“Forse,” confermò Sofia. Poteva vedere gente che li guardava ora, e una rapida occhiata ai pensieri di quelli che li circondavano le disse che si aspettavano che lei prendesse la parola. Non aveva programmato di farlo, ma sapeva di non poterli deludere.
“Amici miei,” disse prendendo un bicchiere di succo di mela freddo. “Grazie a tutti per essere venuti a questa festa. È bello vedere così tanta gente che io e Sebastian conosciamo e a cui vogliamo bene, e così tanti altri che spero di avere la possibilità di conoscere nei giorni a venire. Questo giorno non sarebbe potuto succedere senza tutti voi. Senza amici, senza aiuto, io e Sebastian saremmo probabilmente stati uccisi settimane fa. Non saremmo qui insieme, né avremmo questo regno. Non avremmo la possibilità di migliorare le cose. Grazie a tutti.”
Sollevò il bicchiere in un brindisi che gli altri accolsero rapidamente. Di impulso si girò e baciò Sebastian. Quel gesto fece levare grida di esultanza che risuonarono nei giardini, e Sofia decise che non avrebbero dovuto sgattaiolare via come Kate e Will: se avessero annunciato il desiderio di farlo, la gente li avrebbe probabilmente accompagnati alle loro stanze. Magari avrebbero dovuto provarci. Forse…
Sentì le prime fitte in profondità, i muscoli che si contraevano con tale forza da farla quasi piegare a metà. Emise un profondo rantolo di dolore che la lasciò quasi senza fiato.
“Sofia?” disse Sebastian. “Cosa c’è? Stai bene?”
Sofia non riusciva a rispondere. Faceva quasi fatica a stare in piedi mentre un’altra contrazione la colpiva così violentemente da farla gridare. Attorno a lei la folla mormorava, alcuni ovviamente preoccupati mentre la musica si fermava.
“È veleno?”
“Sta male?”
“Non essere stupido, è ovvio…”
Sofia sentì qualcosa di bagnato scorrerle lungo le gambe mentre si rompevano le acque. Dopo tanto tempo di attesa, ora sembrava che tutto avesse deciso di svolgersi molto rapidamente.
“Penso… penso che il bambino stia per nascere,” disse.
Endi, Duca di Ishjemme, ascoltava il rumore graffiante delle grandi statue che venivano trascinate lungo la costa dai suoi uomini. Odiava il rumore, ma era felice per ciò che esso rappresentava. La liberà per Ishjemme. La libertà per la sua gente. Oggi sarebbe stato un simbolo e un segno che la sua gente non avrebbe dimenticato.
“Avremmo dovuto distruggere le statue dei Danse anni fa,” disse a suo fratello.
Oli annuì. “Se lo dici tu, Endi.”
Endi colse il tono di incertezza. Diede una pacca sulla spalla a suo fratello e sentì Oli sussultare. “Non sei d’accordo, fratello? Andiamo, puoi dirmi la verità. Non sono un mostro che vuole solo sentire la gente che dice sì.”
“Beh…” inizio Oli.
“Seriamente, Oli,” disse Endi. “Non dovresti avere paura di me. Sei parte della mia famiglia.”
“È solo che queste statue sono parte della nostra storia,” disse Oli.
Ora Endi capiva. Avrebbe dovuto immaginare che il suo fratello amante dei libri avrebbe odiato distruggere qualsiasi cosa fosse collegata al passato; ma era passato, ed Endi intendeva fare in modo che rimanesse tale.
“Hanno controllato la nostra patria troppo a lungo,” disse Endi. “Fintanto che abbiamo qualcosa che ce li ricorda lungo i fiordi insieme ai nostri veri eroi, sarà come affermare che possono tornare quando vogliono per governare su di noi. Capisci, Oli?”
Oli annuì. “Capisco.”
“Bene,” disse Endi, e fece segno ai suoi uomini perché iniziassero a lavorare con asce e martelli, distruggendo le statue, riducendole in macerie che sarebbero andate bene per ricostruire qualcos’altro. Era bello vedere l’immagine di Lord Alfred e Lady Christina che venivano distrutte. Era un promemoria che Ishjemme ora non apparteneva a loro e neanche ai loro figli.
“Le cose cambieranno, Oli,” disse Endi. “E cambieranno per il meglio. Ci saranno case per tutti quelli che ne hanno bisogno, salvezza per il regno, migliori commerci… Come stanno andando le cose con il mio progetto del canale?”
Era un progetto ambizioso, cercare di collegare i fiordi di Ishjemme, dato il numero di montagne che costeggiavano la penisola interna, eppure se avesse avuto successo, Ishjemme sarebbe potuta diventare ricca come qualsiasi altro stato mercantile. Significava anche che suo fratello aveva qualcosa di utile da fare, tenendo sott’occhio i progressi, assicurandosi che ci fossero buone mappe da usare.
“È difficile andare avanti,” disse Oli. “Passare attraverso le montagne e costruire passaggi per le barche richiede un sacco di uomini.”
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