Emily si ritrasse e trasalì. Scoprì di avere le guance bagnate, di aver pianto guardando Chantelle trasformarsi in Charlotte. Non per la prima volta, Emily ebbe la forte sensazione che lo spirito di Charlotte stesse comunicando con lei, che in qualche modo vivesse dentro a Chantelle e che stesse dando a Emily un segno.
Proprio allora Daniel le si avvicinò da dietro e la cinse con le braccia. Era una distrazione benvenuta, quindi lasciò ricadere la testa fino a farla riposare sul suo petto.
“Che c’è che non va?” le chiese dolce, con voce rassicurante.
Doveva aver visto le lacrime. Emily scosse la testa. Non voleva dirgli del flashback, né della sensazione che lo spirito di Charlotte fosse dentro a Chantelle; non sapeva come l’avrebbe presa.
“Solo un ricordo,” disse.
Daniel la strinse forte, cullandola. Sembrava così diverso da come faceva con Chantelle. Con Emily era su un terreno familiare, e lei sapeva quanto fosse più sicuro di sé con lei che non con sua figlia. Aveva contato su di lui così tante volte. Adesso toccava a lei dargli qualcuno su cui contare.
“Un po’ pesante, vero?” gli disse alla fine, voltandosi verso il suo viso.
Daniel annuì, con espressione angosciata. “Non so neanche da dove cominciare. Devo iscriverla alla scuola elementare. Il prossimo semestre comincia mercoledì. Poi devo trovare un posto dove possiamo dormire.”
“Ti rovinerai la schiena se continui a dormire su quel divano pieghevole,” disse Emily. Poi venne colta da un’ispirazione. “Trasferitevi qui.”
Daniel vacillò per un attimo. “Non dici sul serio. Hai così tanto da fare che non riuscirai a ospitarci.”
“Voglio che veniate qui,” insistette Emily. “Voglio che Chantelle abbia dello spazio e una sua camera.”
“Non sei costretta a farlo,” disse Daniel, opponendosi ancora.
“E tu non sei costretto a cavartela da solo. Sono qui per te. È molto meglio così piuttosto che vi stringiate nella rimessa.” Lo strinse forte.
“Ma non puoi permetterti di chiudere una delle stanze per gli ospiti, no?”
Emily sorrise. “Ti ricordi di quando abbiamo parlato di trasformare la rimessa in una suite a parte, separata dal Bed and Breakfast? Be’, questo non sarebbe il momento perfetto per farlo? Chantelle può avere la stanza accanto a quella padronale, quindi starà vicina a noi. Può avere la sua chiave, quindi sarà al sicuro. Poi tu puoi ristrutturare la rimessa in tempo per il Ringraziamento. Sono sicura che sarà un’attrazione fenomenale per i clienti.”
Daniel fece un’espressione preoccupata. Emily non era sicura da dove venisse la sua reticenza. L’idea di vivere con lei era così orribile che avrebbe preferito farsi bastare l’angusta rimessa?
Ma alla fine annuì. “Hai ragione. La rimessa non va bene per una bambina.”
“Vi trasferite?” disse Emily, alzando le sopracciglia dall’entusiasmo.
Daniel sorrise. “Ci trasferiamo.”
Emily gli gettò le braccia al collo e sentì che lui la stringeva forte.
“Però giuro di trovare un modo per fare dei soldi in modo da mantenerci,” disse Daniel.
“Ci penseremo in un altro momento,” disse Emily. Era troppo sopraffatta dalla gioia per pensare a dettagli del genere. Tutto ciò che importava in quel momento era che Daniel si sarebbe trasferito da lei, che avevano una bambina da amare e di cui occuparsi. Stavano per diventare una famiglia ed Emily non avrebbe potuto essere più felice.
Poi sentì il respiro caldo di Daniel mentre questi le sussurrava all’orecchio. “Grazie. Dal profondo del cuore. Grazie.”
*
“Che ne dici se questa è la tua camera?” chiese Emily.
Stava con Chantelle sulla soglia di una delle stanze più carine di tutto il Bed and Breakfast. Daniel era dietro di loro.
Emily osservò l’espressione di stupore di Chantelle. Poi la bimba lasciò la mano di Emily ed entrò piano nella stanza, camminando con attenzione come se non volesse rompere né turbare qualcosa. Andò al grande letto con le sue lenzuola pulite cremisi e lo toccò con la punta delle dita, con tantissima leggerezza. Poi andò alla finestra e guardò i giardini e l’oceano che scintillava oltre le cime degli alberi. Emily e Daniel osservarono trattenendo il respiro la bambina spostarsi lenta per la stanza, raccogliere delicatamente la lampada prima di rimetterla a posto, poi sbirciare nel guardaroba vuoto.
“Che ne pensi?” chiese Emily. “Possiamo ridipingere i muri se non li vuoi bianchi. Cambiare le tende. Appendere delle tue foto.”
Chantelle si voltò. “Mi piace così com’è. Posso davvero avere una camera?”
Emily sentì Daniel irrigidirsi accanto a lei. Seppe subito che cosa stava pensando: che Chantelle, a sei anni, non aveva mai avuto una camera sua; che la vita che aveva vissuto fino a quel momento era stata carica di avversità e contaminata dall’abbandono.
“Sì, davvero,” disse Emily sorridendo gentilmente. “Perché non disfiamo i bagagli? Poi comincerà davvero a sembrare camera tua.”
Chantelle annuì e andarono insieme a prendere le sue cose dalla rimessa. Però, una volta lì, Emily rimase scioccata nello scoprire che Chantelle aveva solo un misero zaino.
“Dov’è la sua roba?” chiese a Daniel sottovoce mentre tornavano alla casa.
“È tutto quello che c’era,” rispose Daniel. “Non aveva quasi niente a casa dello zio di Sheila. Ho chiesto a Sheila e lei mi ha detto che era rimasto tutto di là quando sono state sfrattate.”
Emily fece una smorfia. Le spezzava il cuore pensare a tutte le cose terribili che Chantelle aveva passato nella sua breve vita. Più di tutto, voleva assicurarsi che la bambina adesso si sentisse al sicuro, che avesse la possibilità di fiorire e lasciarsi il passato alle spalle. Emily sperava che con amore, pazienza e stabilità, Chantelle sarebbe stata in grado di riprendersi dall’orribile inizio della sua vita.
Nella nuova camera da letto della bambina, Emily appese i pochi vestiti che possedeva nel guardaroba. Aveva solo due paia di jeans, cinque magliette e tre felpe. Non aveva neanche abbastanza calzini per un’intera settimana.
Chantelle la aiutò a riporre la biancheria in uno dei comodini. “Sono contenta di avere dei genitori, adesso,” disse Chantelle.
Emily andò a sedersi sull’angolo del letto, presa dal desiderio di spingerla a confidarsi. “Io sono contenta di avere una bambina adorabile come te con cui passare il tempo.”
Chantelle arrossì. “Davvero vuoi passare il tempo con me?”
“Ma certo!” disse Emily, presa un po’ alla sprovvista. “Non vedo l’ora di portarti in spiaggia, di uscire in barca con te, di fare giochi da tavolo o in cortile insieme a te.”
“Mia mamma non ha mai voluto giocare con me,” disse Chantelle con la voce piccola e umile.
Emily sentì spezzarsi il cuore. “Mi dispiace sentirtelo dire,” disse cercando di non permettere al dolore che provava di trasparire dalla sua voce. “Be’, potrai giocare a tutto quanto, adesso. Cosa vorresti fare?”
Chantelle si limitò a stringersi nelle spalle, e a Emily venne in mente che l’educazione che aveva ricevuto era stata così opprimente che non riusciva neanche a pensare a cose divertenti da fare.
“Papà dov’è andato?” chiese.
Emily si guardò alle spalle e vide che Daniel era scomparso. Anche lei era preoccupata.
“Probabilmente è solo andato a prendere altro caffè,” rispose Emily. “Ehi, mi è venuta un’idea. Perché non andiamo in soffitta a prendere qualche orsacchiotto per la tua camera?”
Aveva accuratamente imballato e messo via tutti i vecchi giocattoli di Charlotte che aveva trovato nella stanza che era stata chiusa dopo la sua morte. Chantelle aveva più o meno l’età che avevano loro quando la stanza era stata chiusa, ed era piena di giochi che sarebbero stati perfetti per lei.
Читать дальше