“Assolutamente no,” disse Keira, scuotendo la testa. Aveva già scolato un bicchierone pieno di vino. Aggiungere anche uno shot al miscuglio sarebbe stato pericoloso.
“Andiamo!” insistette Shelby, mettendo il broncio. Saltellò su e giù, e la sua espressione insieme alla sua stazza minuta la fecero sembrare una fatina petulante. “Abbiamo la tequila!”
Keira ricordò che loro tre si erano sempre fatte degli shot di tequila alle feste del college, quasi come un rito delle loro serate di libertà, e che era stato molto divertente.
“In onore dei vecchi tempi?” disse Maxine, sospingendola.
Magari uno solo non sarebbe stato così grave, pensò Keira.
“Okay, okay,” disse alla fine, cedendo alla pressione sociale per l’ennesima volta nel corso della serata.
Prendendola per le spalle, Shelby la guidò verso il bancone della cucina, seguite da Maxine come se avessero dato via a un trenino. David era lì a parlare con un gruppo di amici, Rob incluso.
“Tesoro, ci diamo alla tequila,” farfugliò Shelby, stendendogli un braccio sulle spalle e piantandogli un bacio umido sulla guancia. Il suo anello di fidanzamento brillò sotto le luci vivaci.
David le lanciò uno dei suoi sguardi adoranti e Keira distolse il proprio, sentendo una fitta di gelosia trapassarle il cuore. Mentre si girava, inavvertitamente guardò dritto negli occhi di Rob. La sua espressione sembrava il riflesso di quella di Keira, come se stesse cercando di nascondere l’invidia. Si chiese se anche l’amico stesse cercando di superare la fine di una relazione come lei.
“Ma certo, cara,” disse David a Shelby, baciandole il naso.
Lei gli tolse le braccia dal collo e il suo fidanzato si avvicinò ai pensili, radunando ciò che le serviva: la tequila, il sale e i bicchieri da shot.
“Rob, puoi prendere i lime?” domandò Shelby, indicando il frigo contro cui lui era appoggiato di schiena.
Keira lo guardò ripescare una busta piena di lime, avvicinarsi al bancone e appoggiarli.
“Ne bevo uno anche io,” disse lui, indicando la fila di bicchierini che David stava preparando.
“GRANDE!” gridò Shelby.
La ragazza fece per prendere un coltello per iniziare a tagliare i lime e subito le fu sfilato di mano da Maxine.
“Lascia fare a me, okay, tesoro?” disse Max con una risatina.
Shelby annuì.
Non appena fu tutto pronto ed ebbero riempito i bicchierini da shot, David, Rob, Keira, Maxine e Shelby presero posizione davanti a essi. Si misero il sale sulle mani e presero un bicchiere ciascuno, preparandosi per il conto alla rovescia.
“Tre, due, uno!” strillò Shelby.
Keira buttò giù la tequila in un colpo solo. Il liquore le bruciò subito la gola. Il sapore era intenso e lei deglutì in fretta, sentendo il calore che le scendeva nel ventre. Sussultando, leccò immediatamente il sale, poi afferrò una fetta di lime da succhiare.
Con gli occhi lacrimanti, guardò i suoi amici. Shelby si tolse la fetta di lime di bocca e la gettò sul bancone, per poi essere travolta da un improvviso conato. Si voltò e vomitò violentemente nel lavandino.
David scoppiò a ridere, e si affrettò a confortarla. Maxine lo seguì, accantonando il proprio lime con una risatina.
Keira rimase sola con Rob. Gli gettò un’occhiata. L’uomo stava ridendo, con la fetta di lime ancora infilata in bocca.
“Shelby non regge proprio l’alcol,” commentò, dopo averla tolta.
Anche Keira si tolse il lime di bocca. La tequila le aveva raggiunto lo stomaco, e si sentì riempire dal suo calore.
“Non è colpa sua,” replicò con un sorriso. “Non ci sono molte donne alte a malapena un metro e cinquanta e sui 45 chili che reggono bene l’alcol.”
“Tu te la cavi bene però,” replicò Rob.
Keira si diede un colpetto sulla pancia recentemente ingrassata a mo’ di spiegazione.
“Comunque, a parte tutto,” continuò. “Che te ne è parso del tuo shot?”
“Non è stato male,” rispose Rob, scrollandosi con noncuranza. “Ma devo ammetterlo, sono più un tipo da birra. Ho pensato solo di provare.”
“I miei complimenti,” disse Keira.
Si sentiva le guance sempre più calde per il mix di vino e liquore. Per la prima volta dopo tanto tempo, aveva la voglia e la capacità di mantenere una conversazione.
“Quindi, Rob, che cosa hai fatto negli ultimi…” Si fece mentalmente il conto. “… sette anni?”
“Ho rigenerato ogni cellula del mio corpo,” rispose lui.
Keira si accigliò perplessa. “Eh?”
“Sette anni. È il tempo che impiegano le cellule del corpo a rigenerarsi,” spiegò Rob. “C’è una teoria secondo cui è questo il motivo per cui esiste la crisi dei sette anni nelle relazioni.”
“Oh,” disse Keira. “Non credo che raggiungerò mai i sette anni in una relazione.”
Rob rise. “No, neanche io. Riesco ad arrivare a uno, a volte due. Ma qualsiasi cosa al di sopra è territorio sconosciuto.”
“Vale lo stesso per me,” rispose Keira. Sentiva che l’alcol le aveva sciolto la lingua. Era piacevole comunicare di nuovo. Fece per prendere la tequila. “Un altro?”
Rob alzò le sopracciglia. “Certo.”
Keira versò un altro shot a entrambi. Si misero a turno il sale sulle le mani, e quella volta fece lei il conto alla rovescia. “Tre, due, uno!”
Bevvero lo shot in contemporanea, sbattendo giù i bicchierini allo stesso tempo, leccandosi il sale dalle mani e cercando di prendere in fretta le fette di lime. Entrambi si diressero verso lo stesso pezzo, e Keira colpì giocosamente la mano di Rob, rubandoglielo. Lo succhiò, ridendo, e poi se lo tolse dalle labbra.
“È stato diverten-” iniziò, ma si interruppe quando all’improvviso Rob si lanciò verso di lei e la baciò. Keira lo spinse via, sconvolta. “EHI!” gridò. “Che diavolo fai?”
Rob apparve sbalordito. “Che vuoi dire?” esclamò. “Stavi flirtando con me.”
“NO, non lo stavo facendo!’ ribatté Keira. Ancora peggio di essere baciata senza consenso, era l’accusa di aver dato in qualche modo il via libera quando invece non lo aveva assolutamente fatto.
“Oh, ma per favore,” rispose Rob, furibondo. “Allora perché continuavi a guardarmi? Perché mi hai offerto un altro drink?”
“E da quando guardare significa flirtare?” ribatté Keira.
“Uhm, da quando la nostra specie ha sviluppato parti maschili e femminili ben distinte?” La rimbeccò lui.
Sembrava inviperito. Keira si rese conto che era veramente ubriaco. In precedenza aveva retto bene, ma con i due bicchierini di tequila in rapida successione aveva superato i limiti di tolleranza del suo fisico, e tutto a un tratto apparve tutto arruffato.
Keira si voltò. Non era preparata a gestire una discussione sulle tecniche di flirt con un idiota sbronzo. Ma quando fece per andarsene, fu bloccata dalla stretta di Rob sul suo braccio, che cercava di fermarla.
“Ehi,” le disse l’uomo. “Dovresti chiedermi scusa.”
“Cosa?” esplose lei, resa più sicura dalla tequila che le riscaldava il ventre. “TU dovresti chiedermi scusa. Io non ho fatto niente.”
“Mi hai illuso!”
Keira fu travolta dalla rabbia. “Sei un porco!” gridò, allungando una mano verso il più vicino bicchiere. Ne trovò uno di vino che era stato abbandonato e lo versò in faccia a Rob.
Fuggì via, afferrando la giacca e uscendo in fretta e furia dall’appartamento prima che chiunque riuscisse a fermarla. Non voleva essere seguita da Shelby o Maxine per essere consolata. Voleva solo tornare a casa.
Fortunatamente, quando scese in strada, un taxi si stava dirigendo verso di lei, con la luce accesa. Lo fermò.
Il veicolo parcheggiò lungo il marciapiede e lei vi saltò dentro, dando l’indirizzo di Bryn all’autista. Mentre si allontanava, vide Maxine e Shelby che scendevano in fretta i gradini alla sua ricerca. Fece loro un timido saluto dal retro del taxi mentre le superava, poi sprofondò nel sedile. L’umiliazione le aveva arrossato le guance. Frugò dentro la borsetta, afferrando il cellulare per mandare un messaggio di scuse a Shelby. Ma invece di scrivere all’amica, si ritrovò invece a inviare un messaggio a Cristiano. Due semplici parole.
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