“Un dettaglio molto strano sul corpo di suo marito era...”
“Il calzino in bocca” terminò lei. Disse che sembrava uno scherzo di pessimo gusto.
“Esatto. Ha idea di cosa potrebbe significare?”
“No, nessuna” disse Sherry, con voce incrinata. “Quando l’ho trovato così, ho capito che aveva qualcosa in bocca, ma non sapevo cosa fosse. L’ho scoperto soltanto ore dopo, quando me ne sono ricordata e ho chiesto alla polizia. Il detective Anderson mi ha detto che era un calzino. Quando l’ho sentito, ho pensato che forse ero ancora svenuta e che stavo facendo qualche bizzarro sogno, invece... no. Era proprio un calzino. Mi ha persino mostrato una foto, ieri sera, dopo che... insomma, dopo che il medico legale...”
“Va tutto bene” la interruppe Chloe. “Possiamo fermarci qui, signora Luntz.”
“Non so se possa essere d’aiuto in qualche modo” disse Sherry “Ma non era uno dei suoi calzini. Odiava i calzini neri e spessi, anche in inverno. Sudava molto ai piedi, ed era terribile con quel tipo di calze.” L’ombra di un sorriso le sfiorò le labbra mentre ricordava quella fissazione del marito.
Chloe prese uno dei suoi biglietti da visita dalla tasca della giacca e lo consegnò a Tamara, non volendo dare altri pensieri o responsabilità a Sherry. “Per favore... se vi viene in mente qualsiasi altro dettaglio, anche se piccolo, chiamatemi.”
“Naturalmente” disse Tamara. Tuttavia, guardò a malapena Chloe. Era concentrata sulla sorella, valutando le sue forze. Dopo un silenzio imbarazzato, Tamara si tirò su per riaccompagnare Chloe alla porta.
Tamara uscì sul portico con lei, chiudendo la porta dietro di loro. Incrociò le braccia sul petto e rivolse a Chloe uno sguardo quasi di scuse.
“Non sta solo dipingendo un bel quadro. Bo era davvero uno dei buoni, sa? Umile, gentile, amava sua moglie e suo figlio. Non credo di aver mai sentito nessuno dire una sola parola negativa su di lui; nemmeno nostra madre, e questo la dice lunga.”
“Sì, sto cominciando a capire questo di lui. C’è una cosa che vorrei chiederle... ed è puramente per ragioni di formalità.”
“Se credo che possa essere stata Sherry?”
Chloe aggrottò la fronte, annuendo. “Sono praticamente certa che non sia stata lei, ma devo sentirlo dire da qualcuno che la conosce bene, per metterlo a verbale.”
“Non è possibile che sia stata Sherry. E anche se pensassi che possa aver pensato a una cosa del genere, può verificare il suo alibi al lavoro. Però la polizia l’ha già fatto. L’hanno vista nelle riprese di una telecamera di sicurezza mentre usciva dal lavoro alle diciassette e due minuti di quel pomeriggio. Considerata l’ora in cui pensano sia stato ucciso... non è possibile che sia stata lei.”
Chloe era tentata di insistere un po’, chiedendo se Bo avesse scheletri nascosti nell’armadio. Tuttavia, non solo aveva la sensazione che non avrebbe ottenuto nulla da Tamara, ma anche che se la sarebbe inimicata. E, per il momento, le faceva comodo avere la moglie e la sorella disposte ad aiutare nelle indagini, se ce ne fosse stato ancora bisogno.
“Grazie per il vostro tempo” disse Chloe. “E dico davvero... Contattatemi anche per la cosa più insignificante.”
“Lo faremo.”
Chloe si affrettò giù dal portico e tornò alla macchina, sperando che Rhodes avesse avuto trovato qualcosa. Rhodes era bravissima a non mollare senza risultare scortese e, visto che aveva interrogato solo vicini di casa senza profondi legami emotivi con la vittima, magari aveva avuto più fortuna di lei. Chloe tornò verso il quartiere dei Luntz, con la pioggia che cadeva ancora incerta, tingendo la giornata di grigio.
Chloe non credeva ai presagi o alle superstizioni, ma non poteva fare a meno di sentire che la pioggia, che adesso sembrava aumentare di intensità, potesse essere un segnale di quello che la aspettava.
Rhodes sembrava di buon umore quando Chloe passò a prenderla. Quando salì dal lato del passeggero, l’unica cosa che sembrava infastidirla era il fatto di essersi bagnata sotto la pioggia. Chloe ripartì subito, prima ancora di confrontarsi con lei. Voleva trovare riparo dalla, magari in una tavola calda o in una caffetteria. Lì, avrebbero potuto confrontare i loro appunti e decidere la strada migliore da seguire. “Hai avuto fortuna?” chiese una volta arrivate in fondo alla strada dei Luntz, che si intersecava con l’arteria centrale del quartiere.
“Beh, ho scoperto che da queste parti manca poco perché fondino un fan club per Bo Luntz” disse Rhodes. “Non solo piace a tutti, ma alcune persone hanno anche espresso rammarico per non averlo conosciuto meglio.”
“Con quanti sei riuscita a parlare?”
“Ho setacciato tutte le case sulla via; quasi tutti erano al lavoro, naturalmente, ma sono riuscita a parlare con quattro persone, in tre case diverse. Hanno parlato tutti molto bene di lui. Una signora anziana, che abita a poche case dai Luntz, ha detto che Bo le aveva prestato la sua auto per tre settimane, dopo che lei aveva distrutto la sua e la sua compagnia di assicurazione le aveva fatto un tiro mancino. Così, senza tante storie, e la conosceva a malapena.”
“E nessuno ha sentito o visto niente?” chiese Chloe.
“Niente.”
“Sembra un tema ricorrente, ormai” disse Chloe, pensando a quanto facilmente Danielle e suo padre fossero svaniti apparentemente nel nulla.
Entrambe rimuginarono su questo, finché non arrivarono ad una semplice tavola calda a qualche chilometro di distanza, che a quanto pareva era specializzata in muffin senza glutine. Avevano lavorato insieme abbastanza a lungo ormai da avere la loro routine: entravano, ordinavano, andavano in bagno, poi si mettevano al tavolo per esaminare gli appunti del caso. Chloe a volte si meravigliava dei progressi che avevano fatto. Le sembrava ieri che Rhodes dava l’impressione di essere stizzita per essere stata assegnata a Chloe come partner. Questo, naturalmente, era stato prima che Chloe le avesse salvato la vita quando le avevano sparato, durante il loro primo caso insieme.
Chloe sorseggiò il suo caffè nero, mentre Rhodes prese un sorso del suo latte al tè Chai. Insieme, iniziarono ad immergersi negli appunti, confrontandoli e aggiungendo il fatto che quella mattina non avevano ottenuto nulla dai vicini di casa e dai parenti.
L’unica nuova certezza che Chloe aveva sembrava solida, ma le riusciva difficile spiegarla. “Mi sembra che possiamo escludere la moglie. Sua sorella dice che la polizia ha verificato il suo alibi e l’hanno vista lasciare il posto di lavoro alle diciassette e due minuti. La tempistica non è compatibile con l’omicidio.”
Rhodes annuì, sfogliando i documenti che avevano sul caso. “Stimano che sia stato ucciso fra le quindici e trenta e le sedici e quarantacinque. I colleghi di Bo hanno riferito di averlo visto in ufficio fino alle quindici e trenta. Uno di loro ha riferito che Bo aveva accennato al fatto che sarebbe uscito prima, per fare qualcosa di speciale per il suo anniversario.”
“Questo è strano. Sembra che l’assassino sapesse che sarebbe tornato a casa presto.”
“Già, oppure l’assassino era già lì per qualche altra ragione e ha ucciso Bo perché spaventato e colto di sorpresa.”
Si presero un momento per digerire quell’ipotesi. Chloe guardò la pioggia fuori dal locale, che ora cadeva con più costanza. “Sherry Luntz dice che nessuno al di fuori di lei o Bo aveva le chiavi di casa. Nessun parente, nessuna donna delle pulizie, nessun amico fidato, nessuno.”
“E visto che non ci sono segni di effrazione...”
Chloe sapeva dove voleva andare a parare. Era la conclusione più ovvia, ma, per qualche motivo, non era quella giusta. Tuttavia, lo disse comunque. “Dev’essere stato Bo a far entrare l’assassino. Anzi, forse sono arrivati a casa insieme.”
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