Blake Pierce - Se lei vedesse

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“Un capolavoro del genere thriller e giallo! L’autore ha sviluppato e descritto così bene il lato psicologico dei personaggi che sembra di trovarsi dentro le loro menti, per seguire le loro paure e gioire dei loro successi. La trama è intelligente e appassiona per il tutto il libro. Pieno di colpi di scena, questo romanzo vi terrà svegli anche la notte, finché non avrete girato l’ultima pagina.”--Books and Movie Reviews, Roberto Mattos (a proposito del Killer della rosa)SE LEI VEDESSE (un giallo di Kate Wise) è il libro 2 di una nuova serie thriller psicologica dell’autore best-seller Blake Pierce, il cui primo best-seller Il killer della rosa (libro 1) (scaricabile gratuitamente) ha ricevuto più di 1,000 recensioni a cinque stelle. Quando una coppia viene assassinata e non ci sono apparenti sospetti, Kate Wise, una donna di cinquantacinque anni con una figlia ormai adulta e trent’anni di carriera all’FBI alle spalle, viene richiamata dalla pensione (e dalla sua tranquilla vita di periferia) per tornare a lavorare al bureau. La sua mente brillante e la sua irraggiungibile capacità di entrare nella mente dei serial killer è assolutamente indispensabile, e l’FBI ha bisogno di lei per venire a capo di quell’incomprensibile caso. Perché due coppie sono state assassinate, a cinquanta miglia di distanza e con lo stesso modus operandi? Che cosa possono avere in comune? La risposta, capisce Kate, è urgente – è sicura che il killer stia per colpire ancora.Ma nella letale caccia al topo che segue, Kate, entrando negli oscuri canali della contorta mente dell’assassino, potrebbe non riuscire a fare in tempo.Action thriller dalla suspense al cardiopalma, SE LEI VEDESSE è il libro 2 di un’affascinante nuova serie che vi terrà incollati al libro fino a notte fonda, pagina dopo pagina. Il libro 3 della serie thriller di KATE WISE è ora preordinabile.

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«A proposito di figli» disse Clarissa «come sta Melissa? Le piace fare la mamma?»

«Oh, sì» disse Kate. «È assolutamente pazza della sua piccolina. Una piccolina a cui stasera farò da babysitter, anzi.»

«Prima volta?» chiese Jane.

«Sì. È la prima volta che Melissa e Terry vanno da qualche parte senza la bambina. Per una notte intera.»

«Già entrata in modalità nonna?» chiese Clarissa.

«Non lo so» disse Kate con un sorriso. «Immagino che lo scopriremo stanotte.»

«Sai» disse Jane, «potresti tornare indietro nel tempo e fare la babysitter come facevo io alle superiori. Mi porterei dietro il mio ragazzo e, andati a letto i bambini…»

«È piuttosto inquietante» disse Kate.

«Pensi che Allen ci starebbe, però?» chiese Clarissa.

«Non lo so» disse Kate cercando di immaginare Allen con una bambina. Si frequentavano seriamente da quando Kate e la sua nuova partner, DeMarco, avevano risolto il caso del serial killer proprio lì a Richmond – lo stesso caso che si era portato via la figlia di Debbie Meade. Non c’era stato un vero e proprio parlare del futuro; non avevano ancora dormito insieme e raramente si toccavano. Si godeva il tempo con lui, però, ma il pensiero di farlo entrare nella parte di nonna della sua vita la metteva a disagio.

«Le cose vanno ancora bene tra voi due?» chiese Clarissa.

«Credo di sì. Tutta questa cosa del frequentarsi mi fa strano. Sono troppo vecchia per gli appuntamenti, no?»

«Cavolo, no» disse Jane. «Non capire male… Adoro mio marito, i miei figli e la mia vita in generale. Ma darei qualsiasi cosa per tornare sul mercato solo per un pochino, sai? Mi manca. Conoscere gente nuova, le prime cose…»

«Sì, immagino che quelle siano proprio carine» concesse Kate. «Anche Allen trova l’idea di uscire insieme strana. Insieme ci divertiamo però è… diventa un po’ strano quando le cose cominciano a farsi romantiche.»

«Bla bla bla» disse Clarissa. «Ma tu lo ritieni il tuo ragazzo?»

«Stiamo davvero facendo questa conversazione?» chiese Kate cominciando a sentirsi arrossire un pochino.

«Sì» disse Clarissa. «Noi vecchie signore sposate abbiamo bisogno di vivere per interposta persona tramite te.»

«E lo stesso vale per quella tua specie di lavoro» disse Jane. «Come va?»

«Nessuna chiamata da circa due settimane, e l’ultima era solo per un aiuto per una ricerca. Mi spiace, ragazze… non è avventuroso quanto sperate.»

«Quindi sei di nuovo in pensione?» chiese Clarissa.

«Di fondo, sì. È complicato.»

Quel commento pose fine alle domande e tornarono a immergersi negli argomenti locali – i film in uscita, un festival musicale in città, la costruzione dell’interstatale, e via dicendo. Ma la mente di Kate era rimasta presa dall’argomento lavoro. Era di conforto sapere che il bureau la considerava ancora una risorsa ma aveva sperato in un ruolo più attivo dopo aver concluso le cose con l’ultimo caso. Però, finora, aveva sentito il vicedirettore Duran una volta sola, ed era stato per una recensione del lavoro di DeMarco.

Sapeva quanto strano sembrasse alle sue amiche che fosse tecnicamente ancora un’agente attiva e anche presa dal suo ruolo di nonna. Cavolo, era strano anche per lei. Aggiungiamoci una relazione in lento sboccio con Allen e supponeva che la sua vita fosse piuttosto interessante per loro.

Sinceramente, si considerava fortunata. Avrebbe compiuto cinquantasei anni alla fine del mese e sapeva che molte donne della sua età sarebbero state invidiose della vita che faceva lei. Si diceva sempre questo quando sentiva la pressante necessità di essere più attiva al lavoro. E, in alcuni giorni, funzionava.

E, per come stavano le cose, con la sua nipotina ospite da lei per la prima volta da quand’era nata, quello era uno di quei giorni.

***

Una cosa che le rendeva difficile bilanciare il suo nuovo ruolo di nonna con il desiderio che aveva di sporcarsi le mani con un altro caso era cercare di pensare come una nonna. Quel pomeriggio uscì di casa e andò in alcuni dei frugali negozietti del distretto di Carytown di Richmond. Sentiva di dover prendere un regalo a Michelle per festeggiare la sua prima notte a casa della nonna.

Era difficile mettere da parte armi e sospetti per concentrarsi invece su animali di peluche e tutine. Però, controllando qualche negozio, in qualche modo divenne facile. Scoprì di divertirsi proprio a fare shopping per la nipotina, anche se non aveva ancora neanche due mesi e, in realtà, non le sarebbe importato di alcun regalo le avesse preso. Trovò difficile non arraffare ogni cosetta carina che trovava per comprarla. Dopotutto, non era responsabilità di una nonna viziare i nipoti?

Mentre pagava gli acquisti fatti al terzo negozio che visitava, ricevette un messaggio. Non perse tempo a controllare. Nelle ultime settimane aveva avuto una piccola speranza ogni volta che riceveva una telefonata o un messaggio, pensando che potesse essere Duran o qualcun altro del bureau. Si rimproverava mentalmente quando rimaneva delusa dallo scoprire che non era il bureau, ma Allen. Una volta superato il fastidio di non venire più chiamata dal bureau, comprese che era felice di sentirlo – era sempre felice di sentirlo, in effetti.

«Allen, devi aiutarmi» scherzò rispondendo al telefono. «Sto facendo spese per Michelle e tutto quello che vedo voglio comprarglielo. È normale?»

«Non lo so» disse Allen. «Nessuno dei miei figli si è sistemato e mi ha fatto nonno, ancora.»

«Stammi a sentire. Comincia a risparmiare.»

Allen rise, un suono che a Kate stava cominciando a piacere parecchio. «Quindi è stanotte, eh?»

«Sì. E so di aver già cresciuto una figlia e so cosa aspettarmi, ma sono un po’ terrorizzata.»

«Ah, sarai fantastica. Dato che vuoi parlare di terrore… stasera esco con i miei ragazzi per bere una cosa. E non bevo più di due drink in un’uscita unica da circa cinque anni.»

«Buon divertimento, allora.»

«Mi chiedevo se magari vorresti che ci vedessimo domani a cena. Possiamo raccontarci le nostre storie di sopravvivenza di stasera.»

«Mi farebbe piacere. Vuoi passare da me verso le sette?»

«Mi pare ottimo. Divertiti stasera. La piccola Michelle dorme già tutta la notte?»

«Non credo.»

«Argh» disse Allen, e terminò la telefonata.

Kate mise in tasca il telefono, destreggiandosi con le borse di acquisti. Sorrise involontariamente. Era sotto al sole della sua zona preferita della città, dopo aver appena fatto shopping per una nipotina di due mesi a cui quella notte avrebbe fatto da babysitter. Dato il modo in cui stava andando la giornata, voleva davvero che il bureau chiamasse?

Stava tornando a casa – una passeggiata di tre isolati da dove aveva risposto ad Allen – quando vide una bambina con una t-shirt di My Little Pony. Camminava con la madre mano nella mano, appena qualche metro davanti a lei, che andava nella loro direzione. Aveva cinque o sei anni, i capelli biondi raccolti in una coda di cavallo che solo le cure di una madre potevano creare. Aveva gli occhi azzurri e un naso appuntito che la faceva sembrare un elfo. E fu quella caratteristica a inviarle una punta di disperazione nel cuore.

Un’immagine le passò per la mente, una bambina quasi identica a questa. Ma nell’immagine la bambina aveva terra e sporcizia sul viso, e stava piangendo. Le luci delle auto della polizia brillavano dietro di lei.

L’immagine fu così forte che costrinse Kate a smettere di camminare per un attimo. Distolse gli occhi dalla bambina, non volendo sembrare inquietante o strana. Si aggrappò a quell’immagine nella testa e fece del suo meglio per trovare il ricordo a essa associato. Le giunse gradualmente, e quando lo fece si svolse lentamente, come se Kate stesse leggendo il verbale di un caso.

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