«Be’, le ho dato cinque minuti per calmarsi. Le ho detto che sarebbe arrivato qualcun altro a fare domande e non è sembrata felicissima.»
«Le spiace se subentriamo noi?» chiese DeMarco.
«Assolutamente no. Giù per il corridoio, terza porta a sinistra.»
Kate e DeMarco si avviarono. Kate si accorse di essere finita davanti, ma non aveva voglia di correggersi. Quando raggiunsero la stanza indicata da Armstrong bussò brevemente, aspettò due secondi e poi aprì.
C’erano solo un tavolo e qualche sedia a occupare la stanza. La donna seduta al tavolo sembrava sul finire dei cinquanta, forse aveva appena passato i sessanta. Era una donna caucasica con capelli ruvidi che qua e là sbucavano in piccole ciocche sfinite. Guardò Kate e DeMarco con sospetto, con gli occhi che saettavano da una all’altra.
«Mary Seibert?» chiese DeMarco.
Mary annuì e basta. Kate vide subito che Armstrong aveva ragione; la donna sembrava aspettarsi il peggio possibile.
«Siamo le agenti DeMarco e Wise dell’FBI. Speravamo di porle qualche domanda sul ritrovamento del corpo di Bea Faraday.»
Mary non disse di nuovo nulla. Sedeva un po’ più rigida sulla sedia, ma a parte questo restava per lo più uguale a prima.
«Signora Seibert» proseguì DeMarco «lo sceriffo Armstrong ci dice che ha la sensazione di essere una sospettata. Siamo venute a dirle che, per il momento, le cose non stanno affatto così. Siamo interessate a lei perché è stata la prima a vedere la scena del crimine. E anche perché, vista la sua professione, speriamo che di recente possa aver visto o sentito qualcosa di utile per il caso. Niente di più. Ci piacerebbe parlare con lei in modo da cercare di determinare quanto tempo è rimasto lì il corpo prima del suo arrivo e magari se ha visto qualcosa di strano, cose del genere.»
Mary cominciò a sciogliersi un po’. Kate si meravigliò della bravura di DeMarco. Non solo era riuscita a placare i timori di Mary, ma aveva anche sottilmente dato a intendere alla donna che il suo contributo fosse importantissimo – cosa vera.
«No, c’era solo il corpo» disse Mary. «E tutto quel sangue.»
«Conosceva la signorina Faraday?» chiese Kate.
«No. Anche se dopo ho visto le sue foto e ho riconosciuto il viso. L’ho vista in giro per la città. È una cittadina bellissima, ma non molto grande.»
«Ed era sola, giusto?» chiese DeMarco.
«Sì, c’ero solo io.»
«Quante altre persone lavorano per l’impresa di pulizie?»
«Siamo in cinque. Ma dato che questa casa è stata svuotata della maggior parte dei mobili e non ci mettevano piede da un po’, sono stata l’unica ad andarci. Si trattava solo di passare lo straccio e spolverare. Le finestre non erano ancora strisciate né sporche.»
DeMarco sfogliò il dossier che aveva sul tavolo. «E lei è arrivata alle quattordici e quindici, esatto?»
«Sì. Quel giorno dovevo andare in un’altra casa. Ma ovviamente non ce l’ho fatta.»
«Questa potrebbe essere una domanda inquietante» disse Kate «ma per caso ricorda se il sangue era ancora umido?»
«Oh, certo. Era ancora umido. C’era ancora sangue che sgocciolava dal corpo. Per quanto sembri strano… è quello che non mi fa dormire la notte. Non la faccia della poveretta e nemmeno la nauseante scena totale; è il rumore del sangue fresco che si schianta a terra – quello sgocciolio.»
«Quindi signora Seibert… chi fa le chiamate che richiedono i suoi servizi alla casa?»
«L’agenzia immobiliare.»
«E questa casa con quale agenzia era?» chiese DeMarco.
«Con la Davis e Hopper Realty.»
«Sono suoi clienti da tanto?» chiese Kate.
«Forse da due anni. Pagano bene e gli agenti che ci lavorano sono tra le persone più carine che si possano incontrare.»
Ci fu un attimo di silenzio nella stanza mentre Kate e DeMarco seguivano il corso dei loro pensieri. Intanto Mary Seibert sembrava piuttosto rilassata – tutt’altra cosa rispetto alla donna che aveva descritto lo sceriffo Armstrong meno di dieci minuti prima. Fu Kate a rompere il silenzio alla fine. Aveva deciso che era impossibile che Mary Seibert avesse ucciso Bea Faraday, l’avesse trascinata su per le scale per poi scagliarne il corpo floscio in un volo di quasi due metri dalla ringhiera del primo piano. Proprio impossibile.
«Signora Seibert, era mai stata prima nella casa?»
«No, era la prima volta.»
«E quando si è trovata lì dentro» disse DeMarco «per caso ha visto altro? Magari indizi della presenza di qualcun altro?»
«Come ho detto… tutto ciò che ho visto è stato il corpo. Be’, ho visto il sangue a terra prima, proprio entrando, e poi ho visto il corpo sul lampadario. Sono svanita per qualche secondo, penso. Ricordo di aver trovato difficilissimo respirare e poi, quando sono riuscita a farlo, ho urlato. Sono corsa fuori e ho chiamato la polizia. Loro mi hanno chiesto di aspettare in macchina, quindi ho aspettato.»
DeMarco lanciò un’occhiata a Kate. Kate le rivolse un cenno e allo stesso tempo rivolse un breve sorriso a Mary Seibert. DeMarco fu la prima ad andare alla porta, rivolgendo anche lei un sorriso a Mary.
«Da quanto fa le pulizie in zona?» chiese Kate.
«Otto o nove anni.»
«In tutto questo tempo le è mai capitata una cosa anche lontanamente simile a questa?»
«Oh, ogni tanto arriviamo a una casa che è stata usata. Di solito si tratta solo di ragazzini che cercano un posto dove fare festa. Ogni tanto troviamo prove di gente che ha dormito per terra. Una mia amica una mattina è entrata in una casa e ha trovato un senzatetto che dormiva nell’armadio di una camera da letto.»
«È successo qui a Estes?» chiese DeMarco.
«No, da qualche parte vicino a New Castle.»
Kate e DeMarco si scambiarono un’occhiata, di quelle che entrambe avevano finito con il conoscere e comprendere durante il tempo passato insieme. Era uno sguardo che diceva: «Interrogatorio finito.»
«Grazie mille del tempo che ci ha concesso, signora Seibert. A meno che lo sceriffo Armstrong non abbia bisogno di altro da lei, direi che è libera di andare. Apprezziamo la sua collaborazione.»
Mary si alzò, ovviamente pronta ad andarsene. «Ho sentito che ce n’è stato un altro. È esatto?»
«Non possiamo ancora darle dettagli chiari» disse DeMarco. Fece per andare alla porta ma poi si fermò, si voltò e aggiunse: «Però le consiglierei di stare lontana dalle case in vendita finché non sente altro.»
«Potremmo dare lo stesso consiglio a tutti gli impiegati immobiliari della zona» disse Kate.
Mary annuì guardando la tavola come se non sapesse bene cosa pensare. Kate aveva già visto quell’espressione molte volte. Era lo sguardo di una donna che adorava la cittadina che chiamava casa, ma che stava cominciando a comprendere che non era più sicura come un tempo pensava.
Kate scoprì molto rapidamente che lo sceriffo Armstrong le piaceva parecchio. Si trattava di una donna preparata che prendeva il proprio lavoro molto seriamente. Quando si accomodò con Kate e DeMarco nella saletta conferenze sul fondo dell’edificio dopo il congedo di Mary Seibert, lo fece col passo di una ragazzina stressata. La donna probabilmente aveva tra i cinquanta e i cinquantacinque anni, ma aveva in volto una certa aria che la faceva sembrare molto più giovane. Era carina in modo semplice, ed esaminava le due agenti con un paio di radiosi occhi verdi.
«Sapete» disse tenendo una tazza di caffè con entrambe le mani mentre si appoggiava allo schienale della sedia «vorrei davvero che foste in zona per ragioni diverse. Una di voi è mai stata a Estes o in zona?»
Sia Kate che DeMarco risposero negativamente. Kate beveva il caffè offerto da Armstrong ripercorrendo qualche fatto del caso a mente. Intanto studiava attentamente la stanza, presumendo che probabilmente avrebbe funto da centro nevralgico delle operazioni fino alla chiusura del caso.
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