C’era una grande mappa della zona sulla parete di fondo, proprio accanto a una lavagna. Sembrava che la lavagna non venisse usata molto spesso, e la prova più incriminante veniva da una data scarabocchiata e solo parzialmente cancellata sull’angolo in alto a destra risalente a quasi un anno prima.
«Be’, sono qui per servire» disse Armstrong. «Esclusi questi due omicidi, ultimamente qui siamo stati piuttosto tranquilli. È un lavoro facilino. Persino quando in estate arrivano i turisti la cittadina rimane per lo più tranquilla. Qualche multa per eccesso di velocità e qualche rissa da bar al sabato sera, tutto qua. Quindi ovviamente questa settimana è stata…»
Lì si bloccò, come se non volesse nemmeno cercare di trovare la parola appropriata per terminare la frase.
DeMarco guardò Kate sollevando il pollice verso Armstrong. «Lei ha già praticamente tutto ciò che ci può servire – dossier, registri, elenchi vendite, cose così. Ci abbiamo lavorato un po’ insieme, ma non tanto – solo un’oretta ieri.»
«Per caso ha la lista clienti di tutte le case in vendita nella zona?»
«Sì» disse Armstrong. «È arrivata stamattina dopo che ho fatto un colpo di telefono per richiedere a tutte le agenzie immobiliari della zona di fornirci le liste il prima possibile. La lista è nel mio ufficio, ma posso inviarla anche a lei via email.»
«Quanto è lunga?»
«Nella città di Estes attualmente ci sono sedici case in vendita e cinque in affitto. Avventurandosi fuori Estes e arrivando al lago, il numero si fa molto più grande. Quarantuno in vendita e diciannove in affitto.»
Kate si mise in piedi e andò alla mappa appesa alla parete. La esaminò per qualche secondo e trovò Estes vicino all’angolo destro più alto. «Dov’è qui Hammermill Street?»
«Oddio, con quella diventerà cieca.» Si sporse sulla sedia verso la porta e gridò: «Ehi, Jimmy! Portami la mappa topografica di Estes!»
Da un altro punto dell’ufficio sorse un ubbidiente «Subito!». Tutto quello scambio di battute fu buffo e, stranamente, un po’ rinfrescante per Kate. Provava sempre un certo calore verso le forze di polizia di una cittadina, ed Estes non faceva eccezione.
«Ci avevo pensato anch’io» disse Armstrong. «I vicinati sono piuttosto simili. Anche le case, immagino – solo che una era nuovissima e l’altra non tanto. Agenzie diverse, il che mi fa pensare che le agenzie non costituiscano un collegamento.»
«Le scale sono state usate in entrambi gli omicidi» indicò DeMarco. «Mi viene da pensare che l’assassino dovesse conoscerne la posizione prima di entrare in casa, per farcela.»
«Pensiamo anche che potrebbe esserci stato un abusivo in entrambe le proprietà» disse Kate. «Non ne siamo ancora sicure al cento per cento, ma ci sono abbastanza elementi da seguire seriamente questa pista.»
«Che prove ci sono?» chiese Armstrong.
Mentre DeMarco faceva per dirglielo, un giovane agente che Kate presumeva essere Jimmy entrò in ufficio con una grossa mappa in mano. La stava già spiegando per loro, sistemandola sul tavolo. Fu un po’ goffo, e coprì i dossier già presenti.
«Grazie, Jimmy» disse Armstrong col tono di una che voleva che uscisse di lì il prima possibile.
Jimmy annuì, guardò sia Kate che DeMarco (i suoi occhi indugiarono un pochino di più su DeMarco) e poi uscì.
«Ripeto» disse Armstrong accorgendosi di come Kate aveva guardato Jimmy «questa è una cittadina tranquilla. Non abbiamo necessariamente bisogno dei più duri del mondo.»
Le tre donne se la risero sotto i baffi alzandosi e posizionandosi attorno alla mappa di Estes. Le strade erano disposte perfettamente, gli intrecci di linee risultavano stranamente pacifici nella mente di Kate.
«Questa è la Hammermill» disse Armstrong indicando con un pennarello. Piazzò una X sulla strada e disse «il sito dell’omicidio più recente. E qui» disse scrutando la mappa e poi piazzando un’altra X «c’è il sito del primo omicidio. Leander Drive, a circa sei miglia di distanza.»
Kate guardò le due X, sapendo che era troppo presto per riconoscere uno schema. Certo, sperava che sarebbero riuscite a trovare l’assassino prima che cominciasse a emergere uno schema.
«Mi farebbe piacere…» cominciò Kate, ma venne interrotta dal telefono. Lo controllò, vide che era Allen e quasi lo ignorò. Ma date le ripercussioni del lavoro sulla loro relazione, quella era l’ultima cosa da fare. Doveva dimostrargli che lui era una priorità nella sua vita… persino quando chiamava all’improvviso interrompendo riunioni importanti.
Un po’ riluttante, estrasse il telefono e guardò DeMarco e Armstrong. «Vi spiace scusarmi un attimo?»
Uscì in corridoio e distanziò di qualche passo la porta della sala conferenze prima di rispondere. Quando finalmente rispose, fece del suo meglio per non sembrare irritata. «Ehi.»
«Ehi» disse Allen. «Pensavo di dirti che sono arrivato. Ho visto uno dei tizi dell’azienda che sono venuto a incontrare e lui ha i prossimi tre giorni tutti programmati. Comunque… sulla base dell’unica conversazione che abbiamo fatto, dice di avere una buona sensazione.»
«Ottimo.» Ma persino lei sentiva la distanza nella sua voce. E se la sentiva lei, sapeva che la sentiva anche lui.
«Scusa… sei occupata, vero?»
«Sì. Due omicidi, zero piste.»
Il sospiro in arrivo dall’altro capo poteva pure tradursi con una parolaccia nei confronti di Kate. «Mi spiace di averti disturbata.»
«Che tono malevolo.»
«Non era mia intenzione.»
«Come sta andando la riunione?» chiese Kate per sembrare supportiva e non dare l’idea di non avere tempo da passare al telefono.
«Bene. Sono solo nervoso. Finora le cose sono andate bene ma… la sai una cosa? Aspettiamo. Tu sei occupata e…»
«Lo sono. Ma non c’è problema.»
«È solo che se la riunione va bene potrei andare in pensione con un gran bel bonus. Lo sai, no?»
«Sì. E voglio solo il meglio per te e spero che tu lo capisca. Ma anch’io ho da fare.»
«Sì, ci sono abituato e… la sai una cosa? Non vale la pena litigare. Sentiamoci una volta tornati a casa. Va bene? Tu vivi la tua vita, io la mia, e teniamole il più separate possibile.»
«Allen, stai…»
«Devo andare.»
E con ciò la telefonata era finita. Kate fissò il telefono un attimo, cercando di ricordare se era mai capitato prima che Allen le riappendesse in faccia. La rabbia che le si accese dentro fu solo momentanea, sovrastata dal senso di colpa per aver ancora una volta scelto il lavoro al posto suo.
Mise in tasca il telefono e tornò in sala conferenze. Armstrong e DeMarco erano ancora sulla mappa e Armstrong faceva passare un dito lungo un certo percorso.
«Scusatemi» disse Kate.
«Nessun problema» disse Armstrong. «Cosa stava dicendo prima di uscire?»
Kate dovette riavvolgere il nastro mentale per riprendere il corso dei pensieri. Quando lo ritrovò, le emozioni riguardanti Allen scivolarono via rapidamente, soffocate dall’entusiasmo dovuto al tentativo di risolvere quel puzzle che costituiva il caso.
«Volevo dire che mi farebbe piacere avere la lista di proprietà disponibili situate tra le due case in cui sono avvenuti gli omicidi. Se la teoria dell’abusivo ha senso, direi che ci sono buone probabilità che si stia studiando quella zona in particolare.»
Armstrong annuì, apparentemente contenta dell’idea. «Ottimo inizio… ma perché quella zona? Perché l’assassino – o persino un semplice abusivo – dovrebbe essere interessato a quella zona?»
«Non ne ho idea» disse Kate. «Quindi immagino che si tratti di una delle cose che dobbiamo capire.»
Alle tre ci volle una ventina di minuti per individuare le proprietà dalla lunga lista che le tre agenzie immobiliari del posto avevano consegnato al dipartimento. Altri dieci minuti e Armstrong ne aveva segnata ciascuna sulla mappa. Nella zona contenuta tra le due case ce n’erano undici in vendita e due in affitto. Mentre Kate e DeMarco si preparavano a uscire per indagare su ciascuna di esse, Armstrong formò una piccola forza alla stazione. Lei avrebbe guidato quel gruppo nella ricerca dell’età di ogni proprietà e del relativo lasso di tempo di permanenza sul mercato. Inviò anche altri due agenti fuori per snellire la perlustrazione delle proprietà.
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