Blake Pierce - Se lei temesse

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“Un capolavoro del genere thriller e giallo! L’autore ha sviluppato e descritto così bene il lato psicologico dei personaggi che sembra di trovarsi dentro le loro menti, per seguire le loro paure e gioire dei loro successi. La trama è intelligente e appassiona per il tutto il libro. Pieno di colpi di scena, questo romanzo vi terrà svegli anche la notte, finché non avrete girato l’ultima pagina.”--Books and Movie Reviews, Roberto Mattos (a proposito del Il Killer della Rosa)SE LEI TEMESSE (Un giallo di Kate Wise) è il libro 6 di una nuova serie thriller psicologica dell’autore bestseller Blake Pierce, il cui primo bestseller Il killer della rosa (libro 1) (scaricabile gratuitamente) ha ricevuto più di mille recensioni a cinque stelle. Quando viene trovata morta un’altra donna in una casa dei sobborghi sfitta, l’FBI deve convocare la sua brillante agente speciale Kate Wise, di cinquantacinque anni, per chiederle di tornare al lavoro dalla pensione vissuta nella tranquilla provincia per trovare il killer psicopatico.Ma perché l’assassino dispone scenicamente i corpi in case vuote della periferia?Cos’hanno in comune le vittime?E Kate, nonostante l’età, può fermarlo in tempo e salvare la vita a un’altra donna?Thriller pieno di adrenalina dalla suspense al cardiopalma, SE LEI TEMESSE è il libro numero 6 di un’affascinante nuova serie che vi costringerà a restare svegli fino a tarda notte per arrivare all’ultima pagina. Il Libro 7 della SERIE GIALLA DI KATE WISE sarà presto disponibile.

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Si recarono in cima alle scale e Kate trovò il punto in cui apparentemente era stata buttata giù la Faraday. Il lampadario si trovava a meno di due metri dalla ringhiera e le lampadine appena sotto. Non aveva problemi a immaginarsi un uomo forte in grado di lanciare una donnina così piccola tanto lontano.

«Com’è stata trovata?»

«L’agenzia immobiliare ha mandato una donna delle pulizie per dare una spazzata rapida al posto due ore prima di un appuntamento. La signora l’ha trovata e ha chiamato la polizia.»

«Ci hai parlato?»

«No. Però l’ha fatto lo sceriffo Armstrong.»

Kate annuì, abbassando lo sguardo sul piano terra e il tappeto sporco di sangue. Stava pensando al piumino e alla bottiglia d’acqua che avevano trovato nella casa di Hammermill Street chiedendosi se in quella casa ci fossero nicchie e ripari che potessero fornire facilmente un nascondiglio a un abusivo.

«Quanto è vecchia la casa?»

«Non ne sono sicura. Però è sul mercato da quasi tutto il mese. I registri mostrano diciotto visite con sei potenziali acquirenti. Solo uno di loro era del posto.»

Kate e DeMarco si spostarono per la casa, e i passi echeggiavano per le stanze vuote. Kate pensò che la sensazione fosse inquietante, in realtà – la sensazione di una casa che custodiva i ricordi e le vite di persone che non avrebbe mai conosciuto. Era sempre stata vagamente interessata ai fantasmi e trovava possibilissimo che ogni casa potesse essere infestata dai ricordi e dai movimenti delle famiglie che l’avevano abitata.

Esaminarono l’ampio spazio che Kate presumeva fungesse da soggiorno, e poi la cucina. Dato che non c’erano averi di nessun tipo, fu piuttosto semplice determinare che non era stato sottratto nulla. Si recarono di sopra. Kate stava cercando una sorta di accesso facile a una soffitta o persino dei piccoli aggetti. Ma non c’era nulla del genere. La casa non aveva nemmeno una soffitta, il che, per Kate, significava che probabilmente aveva un seminterrato. Nessuno in comunità del genere costruiva più case prive di magazzino.

Si recarono di sotto e puntarono alla prima porta lungo il corridoio principale. Conduceva a un seminterrato vuoto e desolato come il resto della casa. Sul fondo c’era una serie di doppie porte che presumibilmente portavano fuori. Kate andò lì, le aprì e si ritrovò infatti a guardare un giardino posteriore meravigliosamente verde. Sbucò, con DeMarco che la seguiva, su un patio della forma di un mezzo ovale. A destra si alzava di poco un muretto di mattoni che conteneva dei fiori. A sinistra c’era un piccolo spazio non edificato tra una serie di scalini di legno che portavano su per il portico posteriore. Presumeva che quello spazio fosse stato pensato per l’installazione di un piccolo capanno per tosaerba, sacchi di pacciame e cose di quel tipo.

Su ispirazione, andò allo spazio non ancora terminato. Il terreno sottostante era duro e secco, livellato prima della costruzione della casa. Si inginocchiò ed esaminò la terra, senza sapere che cosa stesse cercando. Quasi se ne andò senza niente, ma appena prima di ritirarsi scorse qualcosa immediatamente alla sua sinistra, in fondo, quasi completamente fuori visuale.

Grugnendo un attimo per la fatica di allungarsi all’indietro, vide quelli che sembravano vecchi stracci. Erano raggruppati in qualcosa che sembrava una pila, uno sopra l’altro. Qualche manciata di centimetri sotto ai cenci, vide quelle che sembravano strisciate sul terreno.

«C’è qualcosa?» chiese DeMarco.

«Forse. Perché non guardi anche tu e non mi dici quello che vedi… solo per essere sicura di non saltare a conclusioni.»

Le donne si scambiarono di posto e Kate osservò DeMarco curvare la molto più giovane schiena all’indietro mettendo il corpo quasi a forma di L. Si precipitò allo spazio ancora da edificare e si guardò intorno un attimo prima di dire qualcosa.

«Stracci» urlò da laggiù. «Bizzarro abbandonali qui, no? E… sì, qualche strisciata e qualche rientro a terra qui. È secca ma sono piuttosto sicura che di recente ci sia stato posato un certo peso.»

DeMarco uscì stirandosi la schiena. «I cenci» disse. «Pensi che qualcuno li abbia usati come cuscino o roba del genere?»

«Sì.»

«Un altro abusivo? Mi sembra un po’ stiracchiata. Però sì, quei leggeri segni a terra potrebbero essere stati fatti da un ginocchio o da un piede, immagino.» Li osservò ancora una volta e poi aggiunse: «E di recente, pure.»

«Sembra un’ipotesi davvero tirata» concordò Kate. «Soprattutto dato che il cumulo di vecchi cenci potrebbe tranquillamente non essere altro che il rimasuglio di pulizie sciatte fatte dagli operai.»

«Mi piacerebbe parlare con la signora delle pulizie» disse DeMarco.

«Buona idea – è il passo più logico, penso.»

«Chiamo l’agenzia immobiliare per vedere se riesco a farmi dare un indirizzo. In caso contrario, sono sicura che ci aiuterà lo sceriffo Armstrong.»

DeMarco si voltò per procedere e tornò all’estremità del patio di cemento per guardare il giardino sul retro. Mentre parlava, Kate tornò a esaminare lo spazio non ancora edificato sotto alle scale e la facciata laterale della casa. Cercò di piegarsi come DeMarco, ma quella flessibilità non ce l’aveva proprio più. Si mise in ginocchio e avanzò così, in cerca di qualsiasi altra cosa potessero aver tralasciato. Non trovò nulla di nuovo, ma più guardava la pila di cenci e la leggera irregolarità del terreno, più era sicura che qualcuno negli ultimi giorni fosse venuto a riposare lì. Prese nota mentalmente di raccogliere i cenci per cercare capelli.

Mentre usciva di nuovo dal piccolo spazio sottostante alle scale, DeMarco metteva in tasca il telefono.

«Avuto l’indirizzo?»

«Ancora meglio. È venuto fuori che è stata convocata alla stazione di polizia. Armstrong l’ha chiamata per un interrogatorio aggiuntivo. Le ho appena parlato e ha detto che le sta bene che passiamo per occuparcene noi.»

«Ottimo» disse Kate cercando di nascondere la smorfia di dolore che le si aprì in faccia quando ancora una volta si raddrizzò dopo essere sbucata da quel posticino.

Mentre seguiva DeMarco che faceva il giro della casa attraverso il giardino sul retro, non poté evitare di sorridere. DeMarco aveva davvero preso il controllo del caso e stava riuscendo a farlo suo persino dopo la convocazione di Kate. Sorridendo, scoprì di essere troppo orgogliosa di DeMarco per sentirsene anche un minimo offesa.

***

Quando arrivarono alla stazione di polizia, a solo un quarto di miglio dalle acque ferme del lago Fallows, lo sceriffo Armstrong si trovava nell’atrio anteriore ad accoglierle. Sembrava piuttosto sollevata di vederle, non sorrideva del tutto però era sicuramente contenta. Sembrava avere poco più di cinquant’anni ed era un po’ robusta, ma ben lontana dall’essere sovrappeso. Aveva un viso semplice che risultava probabilmente carino con i capelli raccolti e un po’ di trucco. Ciò che a Kate piacque di più di lei, però, era un luccichio serio negli occhi… lo sguardo di una donna che prendeva il suo lavoro e i suoi compiti molto seriamente.

«Sono stata molto felice di sentire che stavate venendo» disse Armstrong. «Là dietro ho la signorina Seibert. Si sta mettendo molto sulla difensiva. Non ho ragione di credere che abbia qualcosa a che fare con gli omicidi, però lei pensa che la vediamo come una sospettata solo perché l’abbiamo richiamata.»

«Mi chiedo se non ci siano precedenti criminali nella sua famiglia» disse Kate. Poi sorrise quando Armstrong la guardò confusa. «Scusi» disse Kate. «Agente Kate Wise. Piacere di conoscerla.»

«Piacere mio» disse Armstrong. «Per quanto riguarda la sua domanda, sinceramente non lo so.»

«Capita spesso» spiegò Kate. «Se ha visto uno o due parenti aver problemi con le autorità, ci sono buonissime possibilità che si metta sulla difensiva a prescindere dal trattamento ricevuto.»

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