"È successo qualcosa di interessante oggi?" disse infine, maledicendo subito mentalmente il suo goffo tentativo.
Sara scosse leggermente la testa, fissando la tovaglia.
"Io ho visto un documentario sui pinguini", lo aiutò Maya.
"Hai imparato qualcosa di interessante?" chiese lui.
“Non proprio”.
Il silenzio e la tensione tornarono a riempire la stanza.
Dì qualcosa di significativo, pensava tra sé e sé. Dai loro una mano. Fai loro sapere che possono parlarti di quello che è successo. Siete sopravvissuti a un trauma. Superatelo insieme.
"Sentite", disse. “So che questo periodo non è stato facile. Ma voglio che sappiate che possiamo parlare di quello che è successo. Potete farmi domande. Io risponderò onestamente".
"Papà..." Maya lo interruppe, ma lui la fermò con un gesto della mano.
"Per favore, è importante per me", disse. “Sono qui per voi, e lo sarò sempre. Siamo sopravvissuti insieme, tutti e tre, e questo dimostra che non c'è nulla che ci possa separare... "
Si interruppe, il suo cuore si spezzò di nuovo nel vedere Sara in lacrime. Lei continuava a fissare il tavolo tenendo lo sguardo basso mentre piangeva, senza dire nulla, con un'espressione assente che sembrava suggerire che si trovasse altrove mentalmente.
"Tesoro, mi dispiace". Reid si alzò per abbracciarla, ma Maya lo anticipò. Abbracciò sua sorella, mentre Sara singhiozzava nella sua spalla. Reid non poteva fare altro che rimanere fermo, goffamente, a guardare. Nessuna parola di empatia o comprensione gli uscì dalla bocca; qualsiasi cosa avesse detto avrebbe avuto l'efficacia di un cerotto su un foro di proiettile.
Maya prese un tovagliolo dal tavolo e asciugò delicatamente le guance di sua sorella, scostandole i capelli biondi dalla fronte. "Ehi," disse in un sussurro. “Perché non vai di sopra e ti riposi un po'? Tra poco ti raggiungo".
Sara annuì e tirò su con il naso. Si alzò senza dire una parola e si trascinò fuori dalla sala da pranzo verso le scale.
"Non intendevo turbarla..."
Maya si girò verso di lui con le mani sui fianchi. "Allora perché hai tirato fuori l'argomento?"
"Perché mi ha detto a malapena due parole a riguardo!" Disse Reid sulla difensiva. "Voglio che sappia che può parlarne con me".
"Non vuole parlartene", replicò Maya. "Non vuole parlarne con nessuno!"
“Il dottor Branson ha detto che aprirsi su un trauma passato è terapeutico... "
Maya rise in modo plateale. "E pensi che il dottor Branson abbia mai vissuto qualcosa di simile a quello che Sara ha vissuto?"
Reid fece un respiro, costringendosi a calmarsi e a non ribattere. “Probabilmente no. Ma lui si occupa di agenti della CIA, personale militare, ogni sorta di trauma e disturbo post traumatico... "
"Sara non è un agente della CIA" disse Maya severa. “Non è un membro della Marina né dell'esercito. È una ragazza di quattordici anni". Si passò le dita tra i capelli e sospirò. "Vuoi saperlo? Vuoi parlare di quello che è successo? Ti accontento io: abbiamo visto il cadavere senza vita del signor Thompson prima di essere rapite. Giaceva proprio lì nell'atrio. Abbiamo visto quel maniaco tagliare la gola alla donna all'autogrill. Il suo sangue ha raggiunto le mie scarpe. Eravamo lì quando i trafficanti hanno sparato a un'altra ragazza e hanno abbandonato il suo corpo sulla ghiaia. Stava cercando di aiutarmi a liberare Sara. Io sono stata drogata. Entrambe siamo state quasi violentate. E Sara in qualche modo ha trovato la forza di combattere due uomini adulti, uno dei quali aveva una pistola, e si è buttata fuori dal finestrino di un treno in corsa". Quando ebbe finito, Maya era visibilmente scossa, ma non piangeva.
Riparlare degli eventi del mese scorso non la turbava. Era arrabbiata.
Reid si abbandonò lentamente su una sedia. Aveva già scoperto la maggior parte di ciò che gli aveva detto seguendo la pista per trovare le ragazze, ma non aveva idea che un'altra ragazza fosse stata uccisa davanti a loro. Maya aveva ragione; Sara non era stata addestrata per affrontare situazioni del genere. Non era nemmeno adulta. Era un'adolescente che aveva vissuto delle cose che chiunque, addestrato o meno, avrebbe trovato traumatizzanti.
“Quando ti sei presentato”, continuò Maya, abbassando la voce, “quando sei venuto a salvarci, era come se fossi un supereroe o qualcosa del genere. All'inizio. Ma poi ... quando abbiamo avuto un po' di tempo per pensarci ... ci siamo rese conto che non sappiamo cos'altro ci nascondi. Non siamo sicure di chi tu sia veramente. Sai quanto questa cosa ci spaventi?"
"Maya", disse dolcemente, "non dovrete mai avere paura di me..."
"Hai ucciso delle persone". Ribatté alzando le spalle. “Molte persone. Giusto?"
"Io..." Reid dovette ricordarsi di non mentirle. Aveva promesso che non lo avrebbe più fatto, se poteva evitarlo. Quindi annuì.
Allora non sei la persona che pensavamo fossi. Ci vorrà del tempo perché ci abituiamo. Devi accettarlo".
"Continui a dire 'noi'" mormorò Reid. "Lei parla con te?"
"Sì. A volte. Dorme nel mio letto da circa una settimana. Ha gli incubi".
Reid sospirò pieno di dolore. Il periodo felice, senza pensieri di cui la famiglia aveva goduto per un po' era terminato. Si rese conto ora che le cose erano cambiate per tutti loro, forse per sempre.
"Non so cosa fare", ammise. “Voglio esserci per lei, per voi due. Voglio offrirvi il mio supporto quando ne avete bisogno. Ma non posso farlo se non mi dite cosa succede nella vostra testa". Alzò gli occhi su Maya e aggiunse: “Ti ha sempre vista come un esempio. Forse puoi aiutarla in questo momento. Penso che tornare alla routine di tutti i giorni, vivere una vita normale, farebbe bene ad entrambe. Almeno finisci le tue lezioni a Georgetown. Potrebbero non ammetterti se non ti presenti per un intero semestre".
Maya rimase in silenzio per un istante. Alla fine disse: "Non credo di voler più andare a Georgetown".
Reid si accigliò. Georgetown era il college che voleva frequentare da quando si erano trasferiti in Virginia. "E dove vorresti andare? A New York?”
Lei scosse la testa. "No. Voglio andare a West Point".
"West Point", ripeté Raid inespressivo, completamente sconvolto dalle sue parole. "Vuoi andare a un'accademia militare?"
"Sì", rispose. "Voglio diventare un agente della CIA".
Reid esitò. Era certo di averla sentita bene, ma la combinazione di parole che era uscita dalla bocca di Maya non aveva senso per lui.
Mi sta prendendo in giro, pensò. Si aspettava una discussione ma non l'ho assecondata. È solamente una ripicca. Deve esserlo.
"Tu... vuoi diventare un agente della CIA", ripeté lentamente.
"Sì" disse Maya. “Più specificamente, voglio frequentare la National Intelligence University di Bethesda. Ma per farlo, dovrei prima essere un membro delle forze armate. Se andassi a West Point invece di arruolarmi, potrei diplomarmi come secondo luogotenente e sarei idonea a frequentare la NIU. Lì posso fare un master in intelligenza strategica e a quel punto avrò più di ventuno anni, quindi potrei iscrivermi al programma di addestramento sul campo dell'agenzia".
Le gambe di Reid non lo sorreggevano più. Non solo era ovvio che stesse parlando seriamente, ma aveva già fatto alcune ricerche approfondite per capire come fosse meglio muoversi per formarsi in quel campo.
Ma non avrebbe mai permesso a sua figlia di scegliere quella strada.
"No", disse semplicemente. Sembrava che non gli uscissero altre parole. "No. Proprio no. Questo non accadrà".
Maya inarcò le sopracciglia. “Come scusa?” disse lei bruscamente.
Reid fece un respiro profondo. Era testarda, quindi non sarebbe stato facile proibirglielo. Ma la sua risposta fu un inequivocabile ed enfatico "no". Non dopo tutto ciò che aveva visto e tutto ciò che aveva fatto.
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