Jack Mars - Una Trappola per Zero

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“Non riuscirete a dormire fino a quando non avrete finito AGENTE ZERO. Un lavoro superbo nella creazione di personaggi totalmente sviluppati e molto godibili. La descrizione delle scene d’azione ci trasporta in un’altra realtà, quasi come se si fosse seduti al cinema con suono surround e 3D (ne verrebbe un film hollywoodiano incredibile). Non vedo l’ora di leggere il sequel.”--Roberto Mattos, Books and Movie ReviewsNe LA TRAPPOLA DI ZERO (Libro #4) un nuovo leader fanatico sale alla guida di a cellula terroristica nel Medio Oriente, con l’intento di orchestrare l’attacco più letale mai concepito contro il suolo americano. Potrà l’agente Zero svelare il complotto e fermarlo in tempo?  Sebbene le figlie dell’agente Zero siano a casa sane e salve, l’angoscia e il terrore in seguito all’esperienza subita mettono a dura prova la serenità della loro piccola famiglia. Zero, cercando di essere un buon padre e di riparare ai danni, decide che è il momento di andare sotto i ferri per recuperare tutti i suoi ricordi. Ma funzionerà? Nel mezzo dei drammi personali, viene richiamato a compiere il suo dovere quando un’ambasciata americana viene distrutta nel Medio Oriente e viene svelato una nuova arma sperimentale. Ma senza le sue memorie, e sotto attacco da parte di alcuni dei suoi presunti alleati della CIA, di chi si può fidare veramente? LA TRAPPOLA DI ZERO (Libro #4) è un thriller di spionaggio che non riuscirete a posare fino a quando non l’avrete finito. “Il thriller al suo meglio.”--Midwest Book Review (re A ogni costo)“Uno dei migliori thriller di quest'anno.”--Books and Movie Reviews (re A ogni costo)Inoltre è disponibile la serie thriller besteller di Jack Mars LUKE STONE (7 libri), che inizia con A OGNI COSTO (Libro #1), un download gratuito con più di 800 recensioni a cinque stelle!

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Lei sospirò. "No. Lasciatelo fuori da tutto questo. È a casa con la sua famiglia. Deve concentrarsi su quella per il momento. Non è nemmeno più un agente...”

"Eppure lavora ancora per la CIA".

"Non è fedele a loro..."

"Ma è fedele a te".

Maria sorrise. "Non ricorda nemmeno abbastanza informazioni da riuscire a dare un senso a ciò che sa".

“I ricordi sono ancora lì, nella sua testa. Prima o poi si ricorderà, e quando lo farà, devi esserci. Non capisci? Quando si ricorderà di quelle informazioni, non avrà altra scelta che agire. Avrà bisogno che tu sia lì a guidarlo e avrà bisogno delle nostre risorse se vuole compiere qualcosa di significativo a riguardo". L'uomo ucraino fece una pausa prima di aggiungere: “Le informazioni nella mente dell'agente Zero potrebbero fornire i pezzi che ci mancano, o almeno portarci alle prove. Un modo per fermare tutto questo. Questo è il punto, no? ”

"Certo che lo è," mormorò Maria. Sebbene non fosse l'unica ragione per cui aveva accettato di lavorare con gli ucraini, fermare la guerra e l'inutile massacro prima che iniziasse, e impedire alle persone sbagliate di ottenere il tipo di potere che storicamente aveva portato a conflitti molto più grandi era fondamentale. Tuttavia, scosse la testa. "Indipendentemente da ciò che voglio io, voi volete solamente usarlo".

"Che il miglior agente della CIA si mettesse contro il suo governo sarebbe davvero utile", ammise l'uomo. "Ma questo non è il nostro obiettivo." Si girò leggermente nella sua direzione, quel tanto che basta per mormorare: "non siamo noi il tuo nemico qui".

Lei voleva crederci. Ma continuare a lavorare con loro quando aveva promesso a Kent che avrebbe tagliato i legami la faceva sentire, come lui aveva già detto una volta, un'agente doppiogiochista, ma contro di lui, non contro la CIA.

"Mi occuperò di Zero", rispose, "ma voglio quelle e-mail e qualsiasi altra informazione che hai su mio padre".

"E le otterrai, non appena ci avrai portato qualcosa di nuovo e utile". L'uomo fece finta di guardare l'orologio. “A proposito, credo che presto tornerai al quartier generale regionale della CIA? Si trova a Zurigo, giusto? Potrebbe essere necessario informarsi sulla posizione dell'Agente Zero. Se non sbaglio, non sarà lontano".

"È in Europa?" Maria ne fu così sorpresa che si girò quasi completamente verso di lui. "Lo stai spiando?"

Lui alzò le spalle. "Dallo storico dei movimenti recenti della sua carta di credito sembra che lui abbia acquistato tre biglietti aerei per la Svizzera".

Tre? Pensò Maria. Non era lavoro sul campo; era un viaggio. Kent e le sue due ragazze, molto probabilmente. Ma perché la Svizzera? si chiese. Le balenò un'idea... Avrebbe provato a farlo? È pronto?

L'ucraino si alzò in piedi, si abbottonò il soprabito e infilò la rivista sotto un braccio. "Vai da lui. Portaci qualcosa di utile. Il tempo sta per scadere; se non lo farai tu, lo faremo noi".

"Non osare mandare qualcuno vicino a lui o alle sue ragazze", lo minacciò Maria.

Lui sogghignò. “Non metterci alla prova. Arrivederci, Calendula". Annuì e si avviò a grandi passi verso il terminal.

Maria si lasciò cadere sulla sedia e sospirò con aria sconfitta. Sapeva fin troppo bene che un solo ricordo ritrovato avrebbe potuto innescare la natura ossessiva di Kent, e lui si sarebbe immerso nel cuore della cospirazione e dell'inganno in cerca di risposte. Aveva visto con i suoi occhi come Kent avesse affrontato l'inferno per riportare indietro la sua famiglia... ma sapeva anche che quelle informazioni che lui una volta aveva li avrebbe allontanati di nuovo.

Lì, nel terminal dell'aeroporto di Istanbul Atatürk, prese una decisione risoluta: era responsabile di averlo coinvolto in questo, quindi si sarebbe assicurata di essere lì se, o quando, se lo fosse ricordato. E di fermarlo se fosse necessario.

CAPITOLO SEI

"Maya, guarda". Sara toccò il braccio della sorella maggiore e fece un gesto indicando fuori dal finestrino mentre l'aereo passava attraverso una nuvola atterrando all'aeroporto di Zurigo. Il cielo si aprì e le creste bianche delle Alpi svizzere comparirono in lontananza.

"È bello, vero?" Disse Maya con un sorriso. Reid, sul sedile del corridoio laterale, riusciva a malapena a credere ai suoi occhi: un sorriso lieve si illuminò anche sul viso di Sara.

Nei tre giorni da quando aveva annunciato per la prima volta il viaggio, Sara aveva acconsentito ma non sembrava del tutto entusiasta di partire. Aveva dormito per gran parte delle otto ore di volo e parlava a malapena nei brevi intervalli in cui era sveglia. Ma mentre scendevano per atterrare e Sara poteva vedere le cime frastagliate delle Alpi e la tentacolare città di Zurigo sotto di loro, un po' di vita sembrava penetrare in lei. Sorrideva e le sue guance avevano preso colore, per la prima volta dopo un po', e Reid non avrebbe potuto essere più contento.

Dopo essere sbarcati e aver superato la dogana, attesero i loro bagagli accanto al nastro girevole. Reid sentì la mano di Sara scivolare nella sua. Era stupito, ma cercò di non darlo a vedere.

"Possiamo sciare oggi?" gli chiese.

"Certo, Certo", le disse. "Possiamo fare qualunque cosa tu desideri, tesoro".

Lei annuì cupamente, come se il pensiero le stesse pesando. Le sue dita strinsero quelle del padre mentre le loro borse si muovevano in pigra rotazione verso di loro.

Da Zurigo presero un treno verso sud, a meno di due ore di viaggio dalla città alpina di Engelberg. Non c'erano meno di ventisei hotel e rifugi sulla vicina montagna di Titlis, la vetta più alta delle Alpi Urane a più di tremila metri sul livello del mare.

Naturalmente, Reid aveva condiviso tutto questo con le ragazze.

“…Qui è nata la prima funivia del mondo”, disse loro mentre camminavano dalla stazione ferroviaria alla loro casetta. "Oh, e in città c'è un monastero del XII secolo chiamato Kloster Engelberg, uno dei più antichi monasteri svizzeri ancora in piedi..."

"Wow", interruppe Maya. "È questo il posto?"

Reid aveva scelto una delle casette più rustiche come sistemazione; un po' datata, certo, ma affascinante e accogliente, a differenza di alcuni dei più grandi hotel in stile americano che erano spuntati negli ultimi anni. Entrarono e si sistemarono nella loro camera, che aveva due letti, un camino con due poltrone di fronte e una vista mozzafiato sulla parete sud di Titlis.

"Ehi, c'è una cosa che vi voglio dire prima di andare là fuori", disse Reid mentre disimballavano e si preparavano per le piste. "Non voglio che voi due andiate in giro da sole".

"Papà..." Maya alzò gli occhi al cielo.

"Non si tratta di questo", disse rapidamente. “Questo viaggio l'ho pensato per trascorrere del tempo di qualità e per divertirci e questo significa stare insieme. Va bene?"

Sara annuì.

"Sì, va bene", concordò Maya.

"Bene. Quindi cambiamoci". Non era una bugia, non proprio; voleva che si divertissero insieme, e non voleva che andassero in giro da sole per ragioni di sicurezza che non avevano nulla a che fare con l'incidente. Almeno questo è quello che si disse.

Non aveva ancora idea di come avrebbe svolto l'altro suo compito, l'ulteriore motivo che l'aveva spinto a venire in Svizzera e stare in un posto così vicino a Zurigo. Ma aveva tutto il tempo per pensarci.

Trenta minuti dopo erano tutti e tre su un impianto di risalita, diretti su una delle decine di piste incrociate di Titlis. Reid aveva scelto una pista verde per principianti per iniziare; nessuno di loro sciava da anni, sin dal viaggio di famiglia nel Vermont.

Il senso di colpa pugnalò il petto di Reid al pensiero di quella vacanza. Kate era viva allora. Quel viaggio era stato perfetto, come se nulla di male potesse mai accadere loro. Avrebbe voluto poter tornare indietro a quel tempo, goderselo di nuovo, magari avvertire il proprio io del passato su ciò che stava per accadere, o cambiare le cose in modo che non accadesse affatto.

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