Antonio Tomarchio - Le Straordinarie Avventure Di Joshua Russell E Del Suo Amico Robot

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Un ragazzino geniale, appassionato di robotica, diventa amico di un robot alieno col quale crescerà vivendo avventure incredibili e lottando per salvare il mondo da pericolosi alieni.
Un ragazzino geniale, appassionato di robotica, diventa amico di un robot alieno col quale crescerà vivendo avventure incredibili e lottando per salvare il mondo da pericolosi alieni. La vita, le passioni e le avventure di Joshua Russell sono raccontate in un intreccio di cospirazioni, pericoli e insidie per il nostro pianeta. Emozioni, amicizia e suspense si mescolano con argomenti importanti come l’ecologia, la guerra, i rischi della tecnologia per la vita umana ma soprattutto con l’etica e l’onore. Le vicende della vita del protagonista e dei suoi amici vi faranno sorridere e commuovere ma anche riflettere sul futuro della Terra, sempre più sovrappopolata e inquinata. Sarà impossibile non immedesimarsi con i personaggi narrati e non condividere le loro emozioni. 
Il racconto comincia nel 2071 ed è ambientato in America. Joshua è un ragazzino di quindici anni ma già ricco e famoso per aver inventato, a soli nove anni, una batteria rivoluzionaria in grado di far muovere i robot per molte ore. Il piccolo genio ha la passione per i tornei di lotta tra robot e cerca da anni di costruirne uno in grado di vincere. Mentre sta provando il suo ultimo automa, Joshua incontra uno strano robot che prima tenterà di ucciderlo, ma, in seguito, diventerà il suo migliore amico e il suo compagno di avventure e lo aiuterà a salvare il mondo da una pericolosa minaccia aliena.
Joshua, ormai adulto, dovrà affrontare nuove sfide che lo porteranno a combattere una guerra su altri pianeti contro nuovi nemici e saranno le sue decisioni, le sue invenzioni e il suo coraggio a decretare il futuro dell’umanità.

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Joshua si precipitò terrorizzato fuori dalla finestra, sul tetto di tegole e legno sottostante, corse verso il tubo di scolo della grondaia, si aggrappò, si lasciò scivolare fino al pianterreno e cominciò a correre. Vide il robot saltare dalla finestra per inseguirlo, ma le tegole, sotto il peso e l’irruenza di quel salto, si ruppero facendolo scivolare e precipitare giù dal primo piano. Il tonfo fece un rumore assordante, il robot rimase immobile e i suoi occhi luminosi si spensero. Joshua si fermò ad aspettare, vide che il robot non si muoveva e decise quindi di tornare indietro sui suoi passi.

Per un attimo aveva creduto che quel robot fosse il suo amico, ma adesso che lo vedeva bene alle luci dei lampioncini della sua villa, si era accorto che la mascherina non era quella in plexiglass che lui aveva incollato sul viso del suo Raptor, ma era come quella che si era rotta nel bosco.

<>, pensò contrariato.

Mentre sollevava la mascherina per aprire l’abitacolo del pilota, vide un altro alieno anch’esso vestito come il precedente, ma restò senza fiato nello scoprire che questa volta avevano imparato la lezione e avevano dotato il pilota di un casco e di cinture di sicurezza. Tentò il più velocemente possibile di slacciarle, ma non ci riusciva e il cuore batteva nel suo petto come un tamburo facendogli pulsare le vene della fronte e colorare il viso di rosso. Sarebbe voluto scappare ma era troppo tardi, gli occhi del robot si erano riaccesi e si sentì perduto.

Finalmente c’era riuscito, le cinture si erano aperte, lui aveva afferrato l’alieno e aveva cercato di alzarsi per correre via ma il robot lo aveva preso per il pigiama e non intendeva mollarlo, le parole del suo amico riecheggiavano nella sua mente:

“Con il comandante precedente la connessione non era buona, la sua mente non gli consentiva di allontanarsi oltre i venti centimetri.”

Si divincolò e allontanò la mano che reggeva l’alieno portandola il più distante possibile dal robot. Vide gli occhi dell’automa spegnersi ancora e il suo braccio metallico mollare la presa sul suo pigiama. Joshua fece un lungo respiro di sollievo e rimase ansimante in terra per riprendersi dalla paura.

L’alieno si agitava, scalciava e dava dei pugnetti sulla sua mano, decise quindi di metterlo al sicuro. Il ragazzo corse al capanno per cercare un posto in cui poter rinchiudere la piccola e ricalcitrante lucertola. Si ricordò del terrario in cui aveva tenuto dei serpenti che i suoi genitori gli avevano regalato da bambino e che lui aveva custodito gelosamente. Tolse il casco e i vestiti al piccoletto per evitare che qualcuno capisse la sua vera natura e lo infilò dentro il contenitore che aveva trovato su uno scaffale. Quell’essere verdastro saltava come fosse indemoniato, dava calci e pugni contro il vetro ma mai sarebbe potuto uscire dal robusto terrario.

Si guardò intorno, Raptor era sparito, provò a chiamarlo mentalmente e vide, attraverso i suoi occhi, il cielo pieno di stelle in quella splendida notte di fine primavera. Capì che lo stavano portando via, gli fece guardare attorno a sé per vedere in che situazione si trovasse e notò altri due robot che lo trasportavano tenendolo per i piedi e per le spalle.

<> domandò sconvolto.

<>

<>

<>

<>, disse quasi piangendo.

<> domandò Joshua.

<<���È dentro il lago al centro del bosco, dove ci siamo incontrati.>>

<> pensò il ragazzo, mentre correva verso casa.

Avrebbe voluto connettersi col nuovo automa per andare a salvare il suo amico, ma temeva che una nuova connessione potesse disconnettere la precedente.

Giunto dentro casa salì di corsa le scale, prese il telefonino e chiamò Lucas.

<>

<>

<>

<> disse Lucas, saltando giù dal letto e cominciando a vestirsi.

Passarono pochi minuti e l’amico arrivò tutto spettinato e con ancora i segni del cuscino sul viso.

<> domandò Lucas, sbadigliando.

<>

<>

<> disse Joshua, invitando l’amico a seguirlo dall’altro lato della casa dove si trovava ancora disteso il robot che aveva fatto irruzione nella sua stanzetta.

Si avvicinò all’automa e, indicando un punto nell’abitacolo. esclamò:

<>

Lucas obbedì e, dopo essersi avvicinato al robot, infilò il dito indice attraverso la fessura per toccare il quadrato dentro l’abitacolo. Una scossa come quella che aveva colpito Joshua gli fece perdere i sensi. Il piccolo genio tentò di tutto per fargli riprendere conoscenza nel più breve tempo possibile.

<> gridò, ormai in preda alla disperazione.

L’amico si riprese lentamente e sembrava alquanto confuso, gli occhi del robot si erano accesi, quindi la connessione era avvenuta con successo.

<> chiese al sempre più confuso amico.

<>

<>, urlò Joshua.

Lucas fece alzare il robot e insieme all’amico cominciò a correre verso il bosco. L’automa alieno correva velocissimo e ben presto scomparve dalla loro vista.

<>, disse il giovane genio.

Vide con gli occhi del suo amico metallico i rami degli alberi e capì che erano arrivati nel bosco. A un tratto sentì dei rumori e vide esplodere, colpito da un raggio laser nella schiena, il robot alieno che teneva Raptor per i piedi. L’altro invece lo aveva mollato e aveva ingaggiato un combattimento col nuovo giocattolo di Lucas.

Gli alberi del bosco erano scossi dai colpi che i due robot si scambiavano e il laser illuminava il buio tra la fitta boscaglia. Dopo alcuni minuti di scontri furibondi uno dei due contendenti cadde, irrimediabilmente danneggiato, al suolo. L’altro era rimasto in piedi e guardava senza muoversi i ragazzi che nel frattempo avevano raggiunto il bosco e liberato Raptor dai legacci che lo immobilizzavano.

I due automi si fissavano pronti a darsi battaglia, ma, a un tratto, la voce squillante di Lucas gridò:

<>

A quelle parole Joshua nonostante fosse sconvolto, stremato e impaurito scoppiò in una fragorosa risata, persino i robot, gli alberi e i grilli del bosco, sembrava che ridessero con lui. In un attimo capì perché, nonostante volesse bene al suo amico, non riusciva ad aprirsi con lui, era davvero un bambino.

<> esclamò Lucas, pieno di meraviglia.

Il giovane genio era finito a terra, con le mani si teneva lo stomaco, rideva e lacrimava.

<>

<> disse il giovane amico, che intanto aveva incrociato le braccia e fatto il broncio.

Joshua aveva smesso di ridere e si sentiva un po’ in colpa nei confronti dell’amico che lo aveva salvato.

<>

<>

<> esclamò Joshua, mentre impartiva lo stesso ordine a Raptor.

I due robot, senza esitazioni, si precipitarono verso il lago e si tuffarono scomparendo nel buio. Dei lampi di luce e delle esplosioni provenienti dal fondo del lago cominciarono a illuminarne le acque scure mentre la superficie ribolliva a causa anche dei tanti omini verdi che saltavano fuori correndo verso il bosco a cercare riparo. Dopo alcuni minuti di lampi e di frastuono ritornò il silenzio e il buio. Due figure nere che luccicavano alla luce della luna emersero dal lago dirigendosi verso i giovani in trepidante attesa.

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