Il commissario gli aveva detto: “Purtroppo per la vittima, un cane pastore tedesco che la coppia teneva a guardia dell’alloggio e per difesa personale, è morto proprio ieri mattina, non molte ore prima della morte della signora Ferini avvenuta, secondo i primi riscontri del medico legale, fra le 15 e le 17. Come ci ha detto il vedovo, il corpo dell’animale, per ragioni igieniche, era stato incenerito a cura del veterinario di famiglia, cui la padrona l’aveva portato in mattinata a quel preciso scopo. Dato che io credo assai poco alle coincidenze, ho il sospetto che l’assassino avesse gettato al cane uno o più bocconi avvelenati mentre la bestia, quella mattina sul presto, si trovava nel giardino pubblico sotto casa, lasciata come al solito libera dal padrone, com’egli ci ha detto fra un singhiozzo e l’altro per sua moglie, pover’uomo: il loro Lampo ha cominciato a sentirsi male salendo sull’ascensore e in casa s’è prostrato a terra senza più forze; i coniugi l’hanno allora riportato di sotto, lui tenendolo in braccio, e l’hanno caricato sull’utilitaria della moglie perché lei lo portasse dal veterinario, ma il cane a quel punto è morto; dunque, mentre lui, per non giungere in ritardo, è andato senz’altro in banca con la propria auto, la moglie, con la propria, ha condotto la bestia allo studio, com’era in programma, ma solo più per farla incenerire”.
“Dunque, Evaristo, l’assassino non sarebbe preda d’improvvisi raptus, ma preparerebbe con cura i suoi delitti”.
“Se è vera la mia idea dell’avvelenamento del cane, direi di sì”.
“Sfortunaccia vuole che non ci sia più il corpo dell’animale per un’autopsia”.
“Appunto”.
Il quarto omicidio era avvenuto il posdomani, fra le 0 e le 2 di notte a parere del medico legale. Era stato eseguito col solito metodo del punteruolo affondato in un orecchio, ma aveva avuto per vittima un uomo, un certo Alessandro Cipolla, sessantasei anni, pensionato, ed era stato perpetrato sulla via.
La mia collega Carla aveva saputo dal proprio vice, per un comunicato ai media da questi raccolto in Questura, che il morto era stato un etilista senza casa che aveva vissuto negli ultimi anni da vagabondo, dormendo sotto cartoni d’imballaggio in qualche angolo di gallerie pubbliche o portici, e ch’egli era già conosciuto alla Polizia a causa d’una chiamata via telefonino al 113, un paio di mesi prima, da parte d’una signora, molto anziana ma sempre lucida, già insegnante di lettere, da lui molestata sotto i portici di via Roma con una brusca richiesta di denaro e, nulla ottenendone, da lui bersagliata di sputi: non appena era giunta una volante, l’austera professoressa aveva chiesto agli agenti di prendere i dati del molestatore, che intanto aveva seguitato a girarle attorno facendole pernacchie e, alternativamente, ruttandole contro effluvi vinacei, e aveva fatto seguire una denuncia in Questura lo stesso giorno. L’aveva però ritirata il dì seguente, per sopraggiunta compassione, “dopo una notte di rimorsi alla innominato del Manzoni”, pare avesse detto con assoluta serietà al perplesso assistente capo di turno. Il senza dimora Cipolla mangiava alle mense dei poveri e si beveva nei bar e nelle vinerie non solo tutta la pensione, ma pure quanto riusciva a raggranellare chiedendo l’elemosina, sempre con un fare aggressivo, essendo ubriaco fin dal mattino. Era un avanzo d’uomo che nessuna persona d’assennato sentire avrebbe avuto la spietatezza di colpire fisicamente in qualche modo, e meno che mai d’uccidere e in maniera talmente atroce.
Considerando lo stato asociale dell’ultimo ucciso, era scoccata nel vice questore Giandomenico Pumpo, non dimentico d’essere stato il capo della Squadra Anti Sette, l’idea che si fosse trattato d’un omicidio rituale di fanatici del cosiddetto satanismo giovanile acido, non nuovo ad attacchi a inermi barboni dormienti, quali di loro gravemente feriti, quali uccisi, sebbene le azioni si fossero svolte, fino ad allora, cospargendo le vittime di liquido infiammabile e dando loro fuoco. Il dottor Pumpo aveva indirizzato Evaristo Sordi anche su tale strada.
La nostra Carla Garibaldi era stata informata della nuova pista da Vittorio, con la mia mediazione, ed era uscito in conseguenza su La Gazzetta Libera un suo articolo-inchiesta sulle sette diaboliche, che faceva riferimento ai delitti del Mostro dell’Orecchio. Il mio amico vi figurava, anonimamente, come ‘ fonte vicina alla Questura’.
Capitolo 4
[Da “La Gazzetta Libera”]
Il Mostro dell’Orecchio sarebbe
in realtà un gruppo diabolico?
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Il vice questore Giandomenico Pumpo ha indirizzato
le indagini anche verso possibili delitti rituali satanici
Secondo una fonte vicina alla Questura, dopo l’ultimo delitto del Mostro dell’Orecchio di cui, come avevamo scritto in precedenza, è stato vittima un senzatetto di nome Alessandro Cipolla, pare che il dirigente della Sezione Omicidi della Squadra Mobile dottor Giandomenico Pumpo abbia rivolto le indagini nella direzione dei gruppuscoli satanici e para satanici giovanili, essendo non inusuale che queste cricche infieriscano su vittime sole e indifese e in particolare su vagabondi, facilmente aggredibili di notte mentre dormono per strada.
Il fenomeno del satanismo è piuttosto diffuso in Italia e soprattutto nella nostra città, anche se finora non pareva salito oltre i limiti di guardia: Torino è, con Praga, Lione, Londra e San Francisco uno dei principali centri mondiali del culto di Satana.
Com’è stato reso noto da tempo dal CASOC, Centro Anti Sette Occulte Cattolico, sono tre le grandi tipologie del settarismo diabolico, il satanismo acido giovanile, di cui un gruppo non identificato è sospettato del delitto Cipolla, il satanismo storico-tradizionale, che raccoglie adulti, e le psicosette. Il CASOC è guidato ormai da tre decenni dal canonico Vincenzo Scofiani Biancon, ch’esercita pure la mansione d’esorcista presso la Curia, ma era stato fondato, nel 1965, e diretto per circa un lustro da don Giulio Colamonti che, alla fine del 1970, era stato allontanato dall’incarico, divenendo poi parroco di San Taddeo, parrocchia che guida tuttora. Il sacerdote era stato rimosso dopo un’aggressione subita nel febbraio di quello stesso anno da tre giovani satanisti tossicodipendenti – nelle sette giovanili acide vien fatto normalmente uso di allucinogeni – per la quale era stato ricoverato gravemente ferito e in stato di shock, rimanendo poi per molti mesi psicologicamente prostrato e assoggettato a terapie neurologiche.
Il culto diabolico giovanile, a differenza di quello adulto e tradizionale, è uso farsi propaganda. La sua promozione è corrente in primo luogo nei testi delle canzoni di famosi complessi rock, canzoni in libero commercio dove alcune parole, se ascoltate al contrario, inneggiano al Diavolo con un effetto subliminale sugli ascoltatori. Peggio, segretamente circola musica che celebra espressamente cose atroci, come lo stupro o addirittura lo sbudellamento di bambini e l’uccisione di ebrei, nomadi, immigrati e vagabondi col gas o col fuoco: il cosiddetto nazisatanismo. Nel web, ormai da qualche tempo, sono presenti alcuni 2siti che sguazzano nel macabro e nel pruriginoso sulfureo, e sono in aumento. Coloro che simile propaganda suggestiona mettono in pratica, in modo naïf e dunque più colmo di pericoli per il pubblico, gl’insegnamenti ricevuti. Su quei siti internet, recensioni a opere horror letterarie e cinematografiche e a musica satanica si mischiano con l’esaltazione della pratica di nefandezze varie, prospettando come normali vari reati contro la persona e il patrimonio. Ne sono suggestionati in primo luogo i giovani ma non mancano gli adulti. Tutti sono attratti dall'idea d’esercitare una libertà assoluta trasgredendo la morale ordinaria: in realtà si propaganda e si mette in pratica la mera licenza, mentre la libertà presuppone sempre, come contraltare, l’esercizio del dovere verso gli altri, condizione indispensabile per una convivenza sociale duratura, secondo l’insegnamento etico classico che, in Occidente, ha matrice biblica. Il passo dall’apprendimento teorico alla messa in pratica non è molto lungo, con la conseguenza di non pochi satanisti, singoli o, più sovente, riuniti in piccoli gruppi; ed è proprio questa gente, a detta di Polizia e Arma dei Carabinieri nonché del CASOC, la più pericolosa per l’incolumità fisica dei cittadini. Il satanismo fai da te è composto da molte più persone di quello ufficiale, nel nostro Paese almeno da qualche migliaio d’elementi. Aveva comunicato tempo fa alla stampa la SAS, Squadra Anti Sette della Questura, che la prassi dei satanisti giovani segue normalmente un preciso iter. Essi all’inizio s’abbandonano soltanto, si fa per dire, a profanazioni di tombe e ad altri macabri riti in zone isolate, dove s’avvalgono di resti umani e di simulacri sessuali in lattice e spargono sangue di pollame o, talvolta, umano prelevato sul momento via endovena, oppure derivante da sacche ematiche rubate a banche del sangue. Un luogo abituale di simili nefandezze era stato, fin a un paio d’anni dopo l’aggressione a don Colamonti, avvenuta proprio in quella zona, il piccolo cimitero sconsacrato del Santissimo Crocifisso, al numero 28 di via San Pietro in Vincoli, quartiere Aurora Rossini. Poi il Comune, anche per contrastare simili cose, lo aveva adibito ad arena d’eventi culturali, durante le notti d’estate, e i cultori del Diavolo avevano scelto altri luoghi, nei boschi del torinese. I satanisti acidi passano in breve tempo a pratiche più criminali, come le violenze carnali, attuate anche su minori, fino alla possibilità non remota d’omicidi rituali. I riti satanici possono raggiungere livelli orripilanti.
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