Lui annuì. La scoperta di un drago ribelle aveva reso tutti nervosi, e io non lo invidiavo, visto che doveva interrogare la sua nuova compagna.
«E della sorella che mi dite?» chiese Rafe. «Si comporta come se fosse trattenuta qui contro la sua volontà, e si irrigidisce a ogni accenno alla magia o al mondo soprannaturale.»
L’espressione di Monique, quando avevo affermato di essere un drago, era dipinta nella mia memoria come un’opera d’arte. Era bella, non si poteva negarlo, ma l’arte non era sempre una questione di bellezza. E in quel caso mi aveva spezzato il cuore. Aveva innalzato un muro, cancellando ogni possibilità che ci potesse essere un noi , e che io potessi prenderla come mia compagna.
Potevo convincerla che la magia esisteva, potevo farle capire che era come la sua medicina, da usare per il bene e non per danneggiare gli altri. Forse era l’unica in grado di aiutarci a sistemare le cose con Nora, se l’anziana incantatrice era stata portata fuori strada.
La riunione si concluse senza risoluzioni, solo sospetti. Avrei potuto bussare alla porta di Nora e chiederle quali fossero stati i suoi rapporti con Jerry. Ma quella vecchia era scaltra. Adesso faceva parte del tuono, e questo le assicurava la nostra protezione. E io non ero il tipo di stronzo che gettava un ospite fuori dalle caverne.
“Ma se ti fa del male...”
La voce del mio drago stava diventando più forte. Era una bestia prudente. Proteggeva ciò che aveva, e in sua assenza avevo imparato quanto potesse essere poco lungimirante. La bestia vedeva sempre ciò che aveva da perdere, ma raramente era disposto a correre un rischio.
Era giunto il momento di tirare fuori il mio pieno potere, per dimostrare al mio drago cosa avremmo ottenuto, se avesse seguito il suo cuore.
Quel pensiero mi portò alla porta di Monique. Esitai prima di bussare. Al falò della notte precedente, era praticamente strisciata fuori dalla sua stessa pelle alla parola drago. Evidentemente l’avevo disgustata, e non credeva nel mio potere. Dovevo dimostrarle che era reale.
L’avrei rivendicata come mia compagna. Niente mi avrebbe trattenuto.
“Non perderti nella magia di tuo fratello” mi avvertì il mio drago. “È affar suo.”
La bestia pensava che avessi scelto Monique perché lei era qui, perché gli ultimi effetti dell’incantesimo di Nora erano rimasti nell’aria, alla ricerca di qualcuno su cui fare effetto. L’incantesimo aveva lo scopo di aiutare tutti noi a trovare le nostre compagne.
No. L’incantesimo non era il motivo per cui non ero riuscito a smettere di pensare a lei. Ammiravo il modo in cui lei proteggeva ciò che era suo, e come si fosse costruita una casa tutta sua di sana pianta...
“Una casa che non vuole lasciare...”
Sta’ zitto, drago.
C’era anche il fatto che fosse una guaritrice. Dopo cinquant’anni intrappolati nella nostra forma umana, con domande, caos e accuse che accompagnavano il ritorno al nostro vero potere, il nostro tuono aveva bisogno di guarire.
Al mio drago piaceva quell’aspetto. “L’incantesimo porterà a ciascuno di voi esattamente ciò di cui avete bisogno. Ma solo quando sarete pronti.”
Fui sul punto di bussare, ma mi ritrassi di nuovo. Quella donna era la mia compagna, e avrei fatto di tutto per convincerla, anche se avesse aperto la porta e mi avesse sorpreso qui fuori con gli occhi chiusi. Mi presi un momento per assaporare il futuro. Per troppo tempo, tutto ciò che avevo visto era stato l’oscurità. Mistero e ombre. Immaginai il suo bellissimo corpo nudo, aggrovigliato tra le lenzuola sul nostro letto. Immaginai il sapore delle sue dolci labbra, gocciolanti di vino e desiderio. La mia erezione si gonfiò dentro i jeans, pronta per lei. Solo per lei.
Dovevo convincerla a restare. E ci sarei riuscito, un dolce bacio alla volta.
Rispose pochi istanti dopo che avevo bussato, come se fosse stata dall’altra parte della porta, anche lei persa nel sogno con me.
I suoi occhi erano azzurri come topazi, limpidi e pacifici come il cielo del mattino. Quando li guardavo, vedevo oltre i muri che aveva costruito così frettolosamente quando aveva risposto alla chiamata per venire ad aiutare Nora. Arrivavo fino alla sua anima.
Monique era una donna che sapeva ciò che voleva. Io le avrei dato ciò di cui aveva bisogno.
«C’è qualcosa che non va con la nonna?» chiese, stringendo il bordo della porta come se potesse offrirle protezione.
«Nora sta bene» le risposi. Avrebbe capito perché il tuono aveva dubbi su sua nonna. Ma non era quello il motivo per cui ero lì. «Mi chiedevo se ti andasse di uscire con me.»
I suoi occhi si spalancarono e si morse il labbro inferiore con i denti. Che lo riconoscesse o no, quella donna aveva la magia che le turbinava intorno. Poteva chiamarla come voleva: ricerca, intuizione, ma chiunque si sforzasse di migliorare il mondo aveva un potere speciale che non doveva mai essere ignorato.
«Adesso?» mi chiese.
Avevo intenzione di organizzare un vero e proprio appuntamento, perché pensavo che fosse quello che lei voleva. Ma quella donna mi avrebbe insegnato ad aspettarmi l’inaspettato. «Certo.»
Mi si avvicinò e si chiuse la porta alle spalle. «Andiamo.»
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