1 ...6 7 8 10 11 12 ...20 Tuttavia, la tetra realtà della sua unione con Ian aveva fatto rinascere quelle fantasie, alle quali si aggrappava come alla vita.
Dei gattini miagolarono da qualche parte nelle scuderie: i loro piccoli versi impotenti attirarono la sua attenzione e le fecero sollevare gli angoli della bocca dalla compassione. Sospirò. Almeno il suo cuore aveva smesso di martellare e le sue mani erano di nuovo ferme.
Appoggiò la testa contro la struttura di legno delle scuderie e fissò le pietre del muro perimetrale dall'altra parte... pietre che suo padre aveva disposto con le sue stesse mani. Sorrise al ricordo del suo tentativo di progettare l'apertura segreta situata sul lato nord del muro perimetrale, alle spalle dei loro terreni, proprio alla sinistra di Davina. Suo padre si era lamentato di quanto fossero imperfetti i meccanismi. Kehr e Davina si erano divertiti ad usare quel passaggio negli anni, anche se il padre li aveva ammoniti severamente di non rivelare dove si trovava. Anche se la loro casa non era stata progettata per essere una formidabile fortezza contro un esercito, le mura li tenevano al sicuro, indirizzando il traffico verso i cancelli anteriori. Parlan si era sempre preoccupato della propria famiglia, come dovrebbe fare un padre responsabile.
Davina sobbalzò a un rumore dall'altra parte del muro e si portò la mano al petto, costringendo il respiro a rallentare. Senza muovere un muscolo o osare respirare, aspettò che qualche altro rumore rivelasse cosa era successo. Il sangue scomparve dal suo viso quando il borbottio di Ian le giunse alle orecchie. Delle proteste profonde e nervose si levarono dai cavalli nelle scuderie, quando Ian prese a calci quelli che sembravano dei secchi o degli sgabelli. “Puttana! Tutto questo è colpa sua!” Il rumore delle fibbie e dei finimenti risuonò nella confusione. “Stai fermo, stupido animale!”
Davina si rannicchiò a terra dove era seduta e sbirciò attraverso le fessure degli infissi nell'apertura sopra di lei. Ian faticava a sellare il cavallo. Lei sobbalzava ad ogni strattone e spinta che il cavallo subiva dal padrone, fino a quando lo stalliere Fife non si schiarì la gola, entrando nel box. “Posso esservi di aiuto, padron Ian?”
Ian si ritrasse al suono della voce di Fife, poi trasse un respiro per calmarsi, allontanandosi dal cavallo. “Sì Fife, lo apprezzerei.”
Il cuore di Davina si contorse alla vista del bel sorriso di Ian e della sua aria affascinante. Era stato così con lei, durante il corteggiamento, ma adesso mostrava quel lato della sua personalità a tutti, tranne che a lei. La gente non poteva sospettare che un uomo crudele si nascondesse sotto quell'aspetto attraente.
“C'è qualcosa che vi preoccupa, padron Ian?” Fife si strofinò il naso largo e rotondo, stringendo gli occhi segnati dall'età, mentre accarezzava il collo del cavallo e si spostava dall'altro lato, per allacciare le cinghie di cuoio.
“Oh, solo un piccolo disaccordo con mio padre. Niente di serio.” Ian sorrise e scosse la testa. “Mi chiedo se si smetta mai di avere disaccordi con i genitori.”
Fife ridacchiò e scosse la testa, abbassando la guardia. “E' una battaglia infinita che dobbiamo sopportare per tutta la vita, ragazzo. Tutta la vita.” Risero entrambi per quella saggezza. Fife porse le redini a Ian. “Andateci piano con lei, padron Ian. Fate una bella cavalcata, per alleviare la tensione, e ritornate in tempo per la cena.”
Ian scosse la testa di buon umore e salì in sella con il suo corpo snello. “Mi sembra di avere più di un padre qui, visto che voi e Parlan mi siete così affezionati.”
“Ci stiamo semplicemente prendendo cura di voi, padron Ian.” Fife salutò con la mano, guardando Ian che girava il cavallo e si dirigeva verso il cancello anteriore. “Bravo ragazzo,”sussurrò mentre sistemava le scuderie.
Davina si morse il labbro inferiore dalla frustrazione. Era l'unica a riconoscere la crudeltà di Ian? Stringendo i pugni, uscì a passo di marcia da dietro le scuderie e si diresse verso il castello; Fife le rivolse uno sguardo stupito quando Davina chiuse la porta dietro di sé. No, non era l'unica. Suo padre aveva occhi per vedere e si sarebbe assicurata che sapesse fino a che punto poteva arrivare la brutalità del marito.
Si diresse immediatamente nel salotto, ma trovò la stanza vuota e il fuoco che bruciava ancora nel camino. Girò sui tacchi e si scontrò quasi con sua madre.
“Oh! Davina, mi hai spaventata!” Lilias si posò una mano sul petto e trattenne il respiro. “Tuo padre mi ha mandata a cercarti.”
“Lo stavo proprio cercando anch'io.”
Lilias prese sua figlia per mano e la condusse attraverso il pianterreno della loro casa fino al primo piano, che ospitava le camere da letto private. Ogni pietra che superavano lungo la strada verso la camera dei genitori ricordava a Davina l'orgoglio negli sforzi di suo padre e la propria fiducia nella sua saggezza, che avrebbe dato ascolto alle suppliche della figlia.
Quando Lilias aprì la porta della camera da letto, sospinse Davina nella stanza, chiuse la pesante porta dietro di loro e si sedette sul divanetto accanto al fuoco, occupando un posto tranquillo ma di sostegno al fianco del marito. Parlan era in piedi davanti al camino, con le spalle alla porta, in un atteggiamento simile a quello che aveva tenuto nel salotto. “Non so con certezza quanto tu abbia sentito fuori dal salotto, Davina, ma mi dispiace che la conversazione ti abbia sconvolta così tanto.” Si voltò a guardarla, aggrottando la fronte per il dispiacere. “Non temere, ero l'unico testimone della tua fuga in preda alle lacrime.” Le sue ultime parole furono un sussurro confortante.
Davina mise il labbro tremante tra i denti, per calmarlo, e si dimostrò forte davanti al padre. “Non si tratta di niente che tu abbia provocato, padre. Sono felice di sapere che sei al corrente della mia situazione.” Le tremava la voce, ma si schiarì la gola e trattenne le lacrime. “Stavo andando nel salotto, per prendere il mio lavoro di ricamo, quando mio suocero ti ha implorato di perdonare mio marito.”
Parlan inarcò le sopracciglia, apparentemente sorpreso che lei avesse sentito tutto ciò. Annuì. “Allora sei al corrente della punizione di Ian, per la sua incapacità di affrontare le responsabilità.”
Davina annuì.
Dopo una lunga pausa, suo padre disse: “Mi rendo conto che le condizioni di questo accordo suonano come se ti stessi rimandando indietro nella tana del leone.” Parlan osservò il morbido cuoio marrone dei suoi stivali, prima di guardarla di nuovo negli occhi. “Ian non è affatto felice della stretta al suo borsellino, che Munro gli imporrà, ne sono sicuro. Per questo ho insistito che restassero qui, sotto il mio tetto, in modo da offrirti una certa sicurezza e assicurarti che sarai protetta.”
Davina diede libero sfogo al suo dolore. “Per favore, padre, fai che io non debba sopportare un istante di più di questa unione! Non possiamo fare come hai detto e sciogliere il matrimonio?”
Parlan strinse la mascella e rivolse uno sguardo dispiaciuto alla moglie. Lilias gli afferrò la mano e sembrò offrirgli il proprio sostegno. “Davina, i Russell offrono delle immense opportunità di affari, sia per me che per tuo fratello e io non potrò affidarmi per sempre a mio cugino il re. Dobbiamo sforzarci di aumentare da soli i nostri possedimenti.” Si concentrò di nuovo su Davina, le si avvicinò e le prese entrambe le mani nelle sue. “Mi dispiace che tu abbia dovuto sopportare una dose maggiore di maltrattamenti da parte di tuo marito, rispetto a tutte le altre donne. Ora che non posso più fingere di ignorare questo suo comportamento, spero che potrai perdonarmi per non avere detto niente prima. Prenderò delle misure che ti assicurino la protezione e, con il tuo aiuto, penso che riusciremo a fare funzionare questa faccenda.”
Читать дальше