Jessica Galera Andreu - Il Clan Del Nord

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Rapito da un clan di licantropi e costretto a confrontarsi con il loro leader; in gioco, molto più della leadership.
Jaren è il figlio del re di Isalia, un ragazzo semplice e amichevole, nonostante la sua posizione, che trova il suo posto tanto agognato nell'umile villaggio di Vianta. La sua amicizia con Erik e la sua gente lo rende riluttante a tornare a casa una volta che la sua missione di soldato del re sarà finita lì; soprattutto quando l'oscura minaccia di enormi lupi che fanno a pezzi alcuni abitanti incombe sul villaggio. La conversazione del principe di Isalia con un vecchio contadino, la cui moglie è morta tra le fauci di una di quelle creature terrificanti, lo pone sulle tracce di un'antica confraternita che un tempo cacciava una strana razza di lupi. Durante una delle notti terrificanti che vivono i suoi abitanti, Jaren incontra una misteriosa giovane donna che aiuta a fuggire da quegli animali. Incapace di smettere di pensare a lei, le loro strade si incrociano di nuovo quando Jaren viene rapito da un misterioso clan che vuole metterlo alla prova. Per questo, ha una settimana in cui sarà allenato dalla bella Dayrsenne. Ma la giovane donna non è l'unica che è disposta ad aiutarlo a sconfiggere Andras, leader del clan. Nella sua vittoria o sconfitta, c'è molto di più in gioco di quanto si aspettasse.
Translator: Alessandra Marchese

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“Fortunatamente io e la mia Lora non avevamo figli.”

“Un giovane è venuto a cercarmi ieri, quando volevi parlarmi. Si riferiva a te come “nonno.”

“E' cosi che mi chiama Jonas” rispose Hans, accendendo il fuoco nel camino. “Lo conosco da quando era un marmocchio; suo nonno e io eravamo come fratelli. Il mio sangue non scorre nelle sue vene, per fortuna.”

“Perché non mi hai raccontato tutto questo ieri?”

”E cosa sarebbe cambiato?”mormorò abbattuto”Non sono dei semplici lupi.”concluse.

Sconvolto da tutto ciò che aveva sentito, Jaren lasciò la fattoria e corse alla ricerca di Donko. In quel momento più che mai aveva bisogno di constatare che Erik stesse bene, e anche Sylvaen, come Sarah e Jensen, il fabbro. Potevano essere la chiave per attirare quegli animali e trovare un modo per ucciderli, ma quello era un rischio che non era sicuro di voler far correre a quei ragazzi, specialmente a Erik.

Gli eredi della confraternita

Jaren era seduto sull'enorme roccia che si trovava all'inizio di Vianta, nello stesso luogo in cui, fino a pochi minuti prima si trovava l'accampamento militare di Isalia. In lontananza, sotto la pioggia sottile, poteva vedere i suoi uomini a cavallo che marciavano in lenta processione di ritorno verso casa. Avevano deciso di portare con loro il corpo di Marlok, tutto ciò che restava dei suoi uomini era il povero Atsel, il cui stato di salute gli impediva di trasferirlo. Alcuni soldati avevano insistito sulla necessità di portarlo a Isalia per poterlo guarire lì, ma il guaritore aveva assicurato che se fosse stato sottoposto a un simile viaggio, il ragazzo non sarebbe sopravvissuto più di qualche ora. Né sembrava certo che lì avrebbe resistito ancora a lungo, ma almeno la tranquillità e il completo riposo a Vianta potevano essere a suo favore. Erik rimase seduto accanto a lui, in silenzio. Appena uscito dalla fattoria del vecchio Hans, era andato a cercarlo, e dopo essersi assicurato che lui e sua sorella stessero bene, controllò anche Sarah e Jensen, ognuno immerso nelle proprie faccende e in perfette condizioni. Jaren si chiedeva se qualcuno di loro conoscesse gli hobby dei rispettivi nonni nella caccia a questi tipi di animali, cosa di cui dubitava per quanto riguardava Erik, Sylvaen e Sarah, poiché entrambi avevano vissuto da vicino la tragedia e nessuno dei due aveva accennato ad essa. Jensen era l'unico su cui aveva dei dubbi. Aveva parlato con lui a malapena un paio di volte, poiché i suoi uomini avevano portato con se i loro fabbri, incaricati di riparare le spade, i pugnali, gli scudi e le armature dei soldati. Pertanto avrebbe dovuto organizzare un incontro con lui e avvicinarsi discretamente alla questione dei lupi per scoprire se sapeva qualcosa.

“Non posso crederci che tu sia rimasto.”disse improvvisamente Erik “Anche se temo che non serva a niente, è un gesto che apprezzo profondamente, Jaren.”

Il giovane principe prese un sassolino e lo lanciò al suo amico.

“Non dirmelo davanti a tutte queste persone.”scherzò, imitando le stesse parole di Erik di qualche ora prima. “Le foreste di Vianta hanno occhi e orecchie.”

Erik sorrise leggermente.

“Non avevo avuto ancora il tempo di ringraziarti per la scorsa notte. Hai affrontato quel tuo soldato per mia sorella, per me Per tutte le donne di questo villaggio, anche se quel disgraziato aveva ragione. “

“Sono io che devo ringraziarti, Erik. Mi hai salvato con quelle bestie.”

“Si, anche questo è vero. Non sono l'inutile storpio che tutti pensano.”

Jaren lo guardò. Era spesso sorpreso dalla capacità di Erik di riferirsi al suo disturbo in modo così brusco o anche con battute che, se le avesse fatte qualche altra persona, sarebbero risultate crudeli. Ma era qualcosa che Erik faceva solo in presenza di Jaren e nessun altro, nemmeno di sua madre o sia sorella, con cui era solito evitare continuamente la questione della sua gamba gravemente ferita.

“Certo che non sei inutile.” gli disse “E la questione della tua gamba è solo temporanea. Quando i guaritori di Isalia potranno curarti, guarirai.”

“Che Dio ti ascolti, fratello.”

Erik saltò giù dalla roccia su cui si trovavano, guardando i soldati in marcia, e afferrò la sua stampella.

“Il re non si arrabbierà per questo?”chiese. Jaren balzò al suo fianco e si spolverò il giubbotto.

“Stai scherzando?Farà scintille quando vedrà che tutti sono tornati e io no. A quanto ho capito”aggiunse, mentre si incamminavano verso il villaggio “tutto è pronto per il mio matrimonio. Addirittura lei mi aspetta ad Isalia per incontrarmi.”

“E allora perché sei rimasto?Noi da soli non riusciremo ad ottenere ciò che non è stato possibile ottenere con tutti i tuoi soldati.”

“Lo so, o almeno così credo. Che sai di tuo nonno Unkor?”

Erik si accigliò e si fermò un momento prima di ricominciare a camminare.

“Mio nonno Unkor? Perché questa domanda?”

“Detto tra noi, stavo parlando con Hans e lui mi ha assicurato che quegli animali erano già stati qui prima, a Vianta, molti anni fa. Lui e alcuni dei suoi contemporanei li cacciarono, tuo nonno tra loro.”

“Stai scherzando?”

“Pensi che sia qualcosa su cui scherzarci?”

Erik si guardò intorno. Non c'era quasi nessuno fuori alle capanne, erano tutti terrorizzati dalla presenza di quegli animali.

“Non l'ho conosciuto praticamente.”rispose alla fine con naturalezza. “Era il padre di mio padre e non andava particolarmente d'accordo con lui, quindi non ricordo nemmeno una sua visita; Sylvaen e io siamo andati a trovarlo un paio di volte grazie alla determinazione di mia madre. Non siamo nemmeno andati al suo funerale, Né aveva frequentato nostro padre, suo figlio. Quel giorno ci misi una croce.”

“Mi dispiace.”

“Non devi dispiacerti. Non puoi amare o sentire la mancanza di qualcuno che conosci a malapena, giusto?”

Jaren si fermò e non disse nulla.

“Comunque devo andare a casa.”disse Erik salutandolo “E' il giorno delle pulizie e non credo che avremmo l'aiuto di Sylvaen che passa poco tempo a casa, quindi devo andare.”

“Vuoi che ti aiuti?”

“Per l'amor del cielo!”esclamò Erik “Hai intenzione di pulire la stalla delle perfide donne che volevano cacciarti?”aggiunse sarcastico.

Jaren sorrise, scuotendo la testa e rimase immobile mentre guardava il suo amico allontanarsi. Si guardò intorno e dovette fare un grosso sforzo per non crollare. Era arrivato davvero a sperare che Vianta potesse ritornare alla normalità che l'aveva caratterizzata prima dello scoppio della guerra tra Isalia e Likara, ma l'illusione era durata solo poche ore, e con l'apparizione di quel nuovo contrattempo, il compito sembrava ancora più arduo e oneroso.

Lentamente entrò nella casa di Bento, il guaritore. L'uomo gli aveva indicato la stanza in cui Atsel continuava a riposare, ma qualcosa lo trattenne, forse la paura di verificare le parole di Assynt e i peggiori presagi su quel ragazzo. Si fece coraggio quando raggiunse la porta e la spinse lentamente, rimanendo paralizzato sulla soglia. Erik aveva detto che sua sorella era praticamente scomparsa e non stava quasi mai a casa; in quel momento non si era nemmeno chiesto cosa la portasse a stare fuori quando invece tutti gli abitanti del villaggio facevano il contrario, per proteggere le loro capanne e le loro case, difendendosi da quei terribili animali. Quando arrivò lì, capì cos'è che la portava a stare fuori casa: Atsel. Mentre lui dormiva, col respiro agitato, lei stava al suo fianco, dando le spalle a Jaren e inginocchiandosi accanto al letto, mettendo dei panni freddi sulla fronte del ragazzo. Poteva sentire i suoi singhiozzi e persino i suoi sussurri sotto forma di preghiera. Sylvaen si voltò, allertata da alcuni passi, quelli di una donna che camminava lungo il corridoio in un'altra abitazione, presumibilmente vegliava su una persona malata che Bento stava guarendo. I suoi occhi scuri fissarono Jaren mentre si sedeva. Fece un passo nella stanza e chiuse con cura la porta.

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