LE CACCIATRICI DI MOSTRI
Un Tocco di Selvaggio Un Tocco di Selvaggio
Introduzione a Un Tocco di Selvaggio Introduzione a Un Tocco di Selvaggio Una piccante avventura delle sorelle Van Helsing, con protagonista Mariah Van Helsing. Non socializzo con i mostri. Mi dispiace, creature e bestie. Loro non sono “mostri”, a meno che non diano la caccia all’umanità. Tranne che per molti di loro è semplicemente una questione di tempo, giusto? Poi un bel licantropo, collaborativo e peccaminosamente bello, entra dalla mia porta e io non posso fare a meno di pensare che forse mi sbaglio nel dipingere tutte le creature magiche con il medesimo pennello. Forse sono attratta da un uomo che ha più di un tocco di selvaggio dentro di sé. Nota dell’autrice: questo libro contiene bravate osé e sexy tra “mostri” e umani, abbastanza parolacce da far arrossire qualcuno (non me), e una cacciatrice di mostri che ha bisogno di aprire gli occhi quel tanto che basta per vedere che l’uomo di fronte a lei è qualcosa di più del morso bestiale che lo ha infettato.
Un Tocco di Selvaggio
Un Tocco di Follia
Introduzione a Un Tocco di Follia
Un Tocco di Follia
Un Tocco di Malvagio
Introduzione a Un Tocco di Malvagio
Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Epilogo: Aiden
Epilogo: Bain
Un Tocco di Peccato
Introduzione a Un Tocco di Peccato
Un Tocco di Peccato
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L’autore
Titolo Originale
Un Tocco di Selvaggio
Introduzione a Un Tocco di Selvaggio
Una piccante avventura delle sorelle Van Helsing, con protagonista Mariah Van Helsing.
Non socializzo con i mostri.
Mi dispiace, creature e bestie. Loro non sono “mostri”, a meno che non diano la caccia all’umanità. Tranne che per molti di loro è semplicemente una questione di tempo, giusto?
Poi un bel licantropo, collaborativo e peccaminosamente bello, entra dalla mia porta e io non posso fare a meno di pensare che forse mi sbaglio nel dipingere tutte le creature magiche con il medesimo pennello.
Forse sono attratta da un uomo che ha più di un tocco di selvaggio dentro di sé.
Nota dell’autrice: questo libro contiene bravate osé e sexy tra “mostri” e umani, abbastanza parolacce da far arrossire qualcuno (non me), e una cacciatrice di mostri che ha bisogno di aprire gli occhi quel tanto che basta per vedere che l’uomo di fronte a lei è qualcosa di più del morso bestiale che lo ha infettato.
I licantropi artigliavano.
Mordevano. Colpivano. Strangolavano.
A volte usavano anche armi.
Erano veloci, avevano eccellenti istinti da combattimento e riuscivano a pensare al di là della sete di sangue che li consumava a strategizzare.
Erano piuttosto dannatamente vicini alla vetta della mia lista delle creature più merdose da cacciare. I licantropi erano mostri di serie B, quindi, tecnicamente, non considerati i più pericolosi, ma io detestavo dar loro la caccia. Metà animali, metà umani, con tutte le caratteristiche peggiori di entrambi e l’abilità in combattimento di entrambi.
E tutta quella cosa del branco? Soltanto spazzatura.
Non c’era una società strutturata nel mondo dei licantropi. Diversamente da molti mutaforma, i licantropi non nascevano, erano creati. E nel corso del processo, quella parte del lupo veniva lasciata indietro.
I licantropi erano degli stronzi antisociali, sia in forma umana sia in forma lupesca.
Nel caso specifico: lo stronzo antisociale, 1,90, capelli scuri, che ora stava in piedi davanti a me. Non era poi neanche brutto, peccato che fosse un fottuto licantropo.
“Hai bisogno di aiuto, e io sono qui per aiutare.”
No, non era vero.
E invece sì. Aveva messo in dubbio la mia competenza. Nel mio ufficio, davanti al mio unico dipendente, due secondi dopo che era entrato e un secondo dopo che lo avevo inquadrato come un mannaro.
Lo avevo fissato. Perché, davvero, si aspettava che rispondessi?
Era entrato nel mio territorio, aveva messo in dubbio le mie abilità come cacciatrice di mostri e pensava che sarei stata gentile. Chi era questo stronzo?
Aveva parlato nel silenzio che si protraeva. “Hai appena avuto l’incarico di catturare un lupo infuriato. Sono qui per aiutare.”
E quella era la seconda volta.
La seconda volta che mi offriva il suo aiuto.
La seconda volta che mi insultava insinuando incompetenza da parte mia.
Il mio assistente amministrativo, Eric, aveva guardato lui e me e aveva detto, “Dovresti andartene. Prima che lei decida di risponderti. Sai, non con le parole.”
Lo stronzo sembrava del tutto indifferente all’avvertimento che il mio assistente gli aveva dato. Forse aveva subito un danno al cervello durante la sua trasformazione. Avevo sentito dire che poteva succedere.
“Mi ha mandato Rafe.” Lo stronzo mi fissava. In effetti non mi aveva tolto gli occhi di dosso, nemmeno quando Eric, apparentemente la minaccia maggiore con la sua maggiore statura e la massa muscolare significativamente maggiore, aveva parlato.
Antisociale e stronzo, sì, ma forse non con il cervello danneggiato.
E lo aveva mandato Rafe.
Figlio di puttana. Avrei voluto menomare Rafe, perché volevo uccidere questo tizio e non potevo. Il mio capo della corporazione meritava un po’ di rabbia indiretta dopo aver mandato questo dilettante sulla mia strada.
Avevo indicato la porta del mio ufficio con un cenno della testa.
Dopo che lui era entrato e io avevo chiuso la porta, avevo detto, “Spiega.”
Lui aveva inarcato un sopracciglio, come se mi trovasse per due terzi sgarbata e per un terzo divertente. Avrei fatto vedere a quello stronzo com’ero divertente non appena avessi ufficialmente declinato l’aiuto che il capo della corporazione mi aveva mandato.
“Conosco il tuo bersaglio. Mark Jared e io eravamo amici.”
Mark Jared era un sanguinario pezzo di merda che aveva ucciso almeno tre umani e si stava nascondendo nei sotterranei di Austin, per cui questo tizio era in meravigliosa compagnia.
Lui doveva avere letto il giudizio nei miei occhi – i mannari erano bravi con il linguaggio del corpo – perché aveva serrato la mascella. “Eravamo.” Aveva stretto gli occhi. “Lo conoscevo prima. ”
I licantropi e alcune varietà di mannari felidi potevano essere creati più che nascere, ma quello non li rendeva vittime. Non quando facevano cazzate come fare a brandelli tre umani fino a renderli irriconoscibili.
Due tra le vittime di Jared erano state trovate dalle loro famiglie. La terza da un coinquilino. Magari non avevo studiato i fascicoli molto approfonditamente, ma c’erano delle foto dei corpi reali delle vittime.
Fanculo. I licantropi non avevano compassione da me. Né oggi, né mai. I mostri erano creature che davano la caccia agli umani. Che uccidevano umani.
E nel mio libro, praticamente ogni mannaro era un mostro in attesa di attaccare. La sete di sangue era lì, proprio sotto la superficie, in attesa di un’occasione qualsiasi per emergere e prendere il controllo.
Le regole della nostra società non permettevano a noi, cacciatori di mostri, di allentare il guinzaglio finché un umano non pagasse il prezzo, per via dell’etica. Ma un mannaro, un qualunque mannaro, era una bomba a orologeria. Era un peccato che la corporazione e la società convenzionale non fossero d’accordo con me.
“Quindi, eravate amici,” avevo risposto prima di sedermi deliberatamente dietro la mia scrivania. Questo tizio non era una minaccia per me, e io ero felice di dirglielo con le mie azioni. “ Prima non ha niente a che vedere con oggi.”
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