“Sì, lo so. Non saprò mai come hai fatto a convincere la mamma a nominarti esecutore, in modo da consentirti di impostare i termini di pagamento e permetterti di cambiarli come ritieni opportuno. Ma non ne sono felice, papà.” Le sole parole non riuscivano ad esprimere abbastanza quanto poco fosse contento della piega che avevano preso le cose.
“Sapevo che non lo saresti stato. Ma sei mio figlio e voglio che tu sia felice.”
Dannazione . Non voleva uscire con qualcuno. Jackson era suo padre e Remi sapeva che lo stava facendo con le migliori, per quanto inquietanti, intenzioni. Stavano lavorando per espandere l'azienda. Remi aveva raramente un minuto libero. Prendeva sul serio il proprio lavoro. Certo, gli piaceva divertirsi e quello richiedeva soldi… più soldi di quelli che avrebbe potuto guadagnare con un semplice stipendio dell'azienda. La piccola eredità che aveva ricevuto dal nonno dopo la sua morte non sarebbe durata per sempre, e aveva già ricevuto la paghetta quel mese. I soldi del fondo fiduciario non gli sarebbero stati consegnati fino al compimento dei quarant'anni. Mancavano solo pochi anni, e probabilmente quello era il motivo per cui suo padre stava tirando fuori l'argomento con tutta quella insistenza.
“E se decidessi di dire fanculo e vivere del mio solo stipendio?” Remi si appoggiò allo schienale della sedia con un leggero sorriso stampato in faccia. Poteva farlo? Sì. Sarebbe stato facile? No, ed era abbastanza intelligente da capirlo anche da solo.
“Ho visto la lista delle tue ultime spese,” rispose Jackson senza cambiare tono. “Ti do una settimana di tempo per prendere una decisione. Ricorda solo che non avrai i soldi del tuo fondo per altri quattro anni, a meno che io non ti ritenga inadatto anche in quel momento e ti faccia aspettare ancora più a lungo.”
Il cuore di Remi era già stato spezzato una volta, non avrebbe permesso che accadesse di nuovo. Per quanto da un lato desiderasse provare quello che aveva provato suo padre, dall'altro sapeva che era qualcosa che a lui non sarebbe mai successo. I suoi genitori si erano incontrati al liceo e i soldi non avevano mai avuto un ruolo fondamentale nella loro storia d'amore. Non come tra lui e Harry. Il cuore di Remi non poteva sopportare di nuovo quel tipo di amore fasullo. Stava bene da solo. Tutto quello che gli serviva era convincere suo padre a lasciar perdere la sua vita sentimentale.
“Sono contento della mia vita, papà.”
“No, figliolo. Sei fottuto , nel vero senso della parola. Non è sempre sinonimo di felicità.” Jackson sospirò nel telefono. “I soldi aiutano molto, ma non ti terranno al caldo di notte né ti aiuteranno quando sarai malato.”
“È un po' indelicato da dire, papà, ma il sesso mi rende felice.” Beh, per quanto felice potesse essere.
“No, vuol dire che sei soddisfatto, per il momento. Voglio che tu sia felice per il resto della tua vita.” La voce di suo padre si era ridotta quasi a un sussurro.
“E se non riesco a trovare questa felicità?” sussurrò Remi di rimando.
“Voglio che almeno ci provi. È davvero chiedere troppo?”
“Sì. Puoi pensare di conoscere bene la mia vita ma non è così. E non ho tempo per quello che stai progettando. Sono nel bel mezzo delle trattative per rilevare una società siderurgica. Sai che avere un posto in cui lavorare personalmente il metallo che utilizziamo ridurrebbe notevolmente i costi di fabbricazione dell'azienda. Occupa quasi tutto il mio tempo e cercare un ragazzo con cui uscire non è semplice e istantaneo.” Remi sospirò. Si stava arrabbiando di nuovo.
“L'azienda siderurgica non va da nessuna parte. L'affare è quasi concluso. Se riesci a trovare il tempo per cercare un uomo con cui andare a letto, puoi trovare lo stesso tempo per uscire con qualcuno. Vorrei almeno vederti provarci. Non voglio che tu finisca come me, un vecchio che ha perso l'amore della sua vita e che morirà da solo. Hai quasi quarant'anni e io di certo non divento più giovane. Se mai avrai dei figli, voglio poter essere ancora un buon nonno.”
“Cazzo, papà.” Remi si strofinò il petto. Suo padre non sembrava demordere.
“È vero, ci sono andato pesante con te, figliolo. Ma dopo la morte di tua madre mi sono reso conto di quanto avessi perso. Era la mia anima gemella e ora mi ritrovo da solo. Non voglio che tu raggiunga i sessant'anni e continui a cercare storie di una notte. Voglio che tu abbia qualcuno che ti aspetti a casa, o che trovi te ad aspettarlo quando torna, e che ti amerà tanto quanto tua madre ha amato me.”
“Questo è ricatto emotivo.” Remi rise. O quello oppure scoppiare a piangere. Pensare a sua madre lo faceva ancora sentire devastato. Pensare a lei avendo dormito solo un paio di ore e senza aver bevuto almeno una tazza di caffè? Sarebbe morto prematuramente.
“Devo giocare tutte le mie carte, figliolo.”
Suo padre stava sorridendo dall'altra parte del telefono. Remi riusciva a sentirlo nella sua voce. “Papà…”
“Remi.”
“E va bene. D'accordo.” Riusciva a capire quello che stava provando suo padre e faceva schifo. Remi odiava il fatto che l'uomo si fosse ritrovato da solo. Cercava di vederlo il più possibile, perché adesso erano solo loro due contro il mondo intero, ma sapeva di non essere un valido sostituto di sua madre.
“Ottimo. Siamo ancora d'accordo per cenare insieme?” Suo padre sembrava speranzoso.
“Sì, porterò il vino.” Remi non avrebbe smesso di vedere suo padre, qualunque cosa fosse successa.
Jackson si schiarì la gola. “Ti voglio bene, figliolo.”
“Ti voglio bene anche io, papà.”
Remi riagganciò e si mise di nuovo comodo sulla sedia. Il mal di testa che aveva cercato di combattere per tutta la mattina si stava facendo più forte. Chiuse gli occhi, massaggiandosi le tempie. Che diavolo devo fare?
Non voleva che il suo cuore si spezzasse di nuovo, ma voleva anche poter dare a suo padre quello che gli aveva chiesto. Merda . Doveva uscire con qualcuno e mostrare a suo padre che faceva sul serio. Poteva vivere senza soldi ma quella sorta di ultimatum riguardava molto più del denaro. Ma dove diavolo avrebbe trovato qualcuno adeguato ad uscire con lui? Era felice di essere un playboy. Certo, in realtà non usciva più così tanto come in passato. Stava cercando di rendere solida la propria vita, anche se non nel modo che suo padre sperava.
Remi avrebbe dovuto pensarci più tardi, però. La prima cosa che doveva fare in quel momento era trovare del caffè, e poi dedicarsi ad alcuni documenti. Spinse indietro la sedia e uscì dall'ufficio, salutando Sara Jo con un cenno quando le passò davanti.
A Remi piaceva gestire l'officina siderurgica. Quel settore dell'azienda era tutto suo. L'aveva costruito dal niente. Stavano perdendo potenziali profitti perché dovevano pagare altre aziende sia per acquistare i metalli che per lavorarli. Ora che stavano ampliando quel settore avrebbero potuto gestire tutto da soli. Avevano iniziato con piccoli progetti, poi progetti di media grandezza e infine erano diventati l'azienda di riferimento della città. Di solito era suo padre che si occupava del lato amministrativo della società ma l'officina siderurgica era la creatura di Remi, che aveva capito di dover fare qualcosa di concreto per ridurre i costi di estrazione e lavorazione quando aveva visto le bollette da pagare.
Le macchinette del caffè erano situate nella sala relax al centro dell'edificio, così gli ingegneri – che creavano i progetti e si assicuravano che le strutture in acciaio reggessero – potevano arrivarci con la massima facilità. Almeno conosceva i nomi di tutti, anche se non li vedeva né parlava con ognuno di loro ogni singolo giorno. Si fidava del suo staff e sapeva che portava a compimento i progetti anche senza avere il suo fiato sul collo.
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