Stefano Vignaroli - Tranquilla Cittadina Di Provincia

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Una violenta esplosione durante la festa di inaugurazione di villa Brandi, una villa settecentesca restaurata grazie al contributo in denaro di un noto mister del calcio internazionale, provoca l'uccisione di quattro persone e il grave ferimento di una quinta. Caterina Ruggeri, capo della locale Sezione Omicidi, presente alla festa insieme al suo compagno e uscita illesa dall'attentato, prenderà in mano fin da subito le redini delle indagini, che vengono però depistate da oscuri personaggi legati da un lato alla massoneria locale e da un altro ai Servizi Segreti. La nostra detective dovrà superare non pochi ostacoli per giungere alla verità, che affonda le sue radici nella notte dei tempi.
Il Commissario di Polizia Caterina Ruggeri è una donna arguta, brillante e coraggiosa. È madre di una splendida bambina di nome Aurora e adora trascorrere le serate in compagnia di Stefano, suo immancabile compagno. Ma sotto questa facciata da donna qualunque si nasconde un’eroina intraprendente e avventurosa, sempre pronta a caricarsi di nuove indagini. Come quella che la vede coinvolta in un attacco dinamitardo durante la festa di inaugurazione di Villa Brandi, una residenza settecentesca delle Marche acquistata da un famoso Mister del calcio internazionale. Sembra che l'attentato sia stato  magistralmente portato a termine da un nemico senza nome e senza volto. È l’inizio di una nuova avventura, che trascinerà l’irrefrenabile commissario in un enigma senza fine, che affonda le proprie radici addirittura nella antiche Logge Massoniche. Non mancheranno i depistaggi dovuti a loschi individui legati ai Servizi Segreti governativi.

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«D'accordo. Se non che ho scoperto che la ragazza, Samantha, oltre a essere ribelle, anticonformista e trasgressiva, è una bella fumatrice per l'età che ha. Come le metterebbe in relazione lei queste cose con il vizietto del papà di Thomas?»

«Credi che il Signor Giorgio non abbia resistito e abbia importunato la ragazza?»

«Credo. E credo che magari il figlio lo abbia colto in flagrante. E per questo se n'è andato sbattendo la porta.»

«Prima di giungere a conclusioni affrettate, vorrei rendermi conto di persona dei profili di Giorgio e di Samantha. Possiamo convocare il signor Vindici. Voglio che sia interrogato da Perrotta e voglio seguire l'interrogatorio. Per quanto riguarda la ragazza, andrai tu, Roberta, a fare quattro chiacchiere con lei a casa sua. Portati il palmare e attiva la videochiamata in modo che possa fare un'analisi del suo carattere e sentire quello che ha da dire.»

Dopo circa tre quarti d'ora, il signor Vindici fu introdotto nella sala degli interrogatori. Perrotta lo lasciò da solo per un bel pezzo in modo da poter studiare i suoi atteggiamenti attraverso la videocamera alla luce di quanto avevamo appreso al corso di Linguaggio del Corpo. Io potevo vedere su metà dello schermo del mio PC la saletta degli interrogatori e sull'altra metà il mio ufficio, al momento occupato da Santinelli. Il signor Giorgio era in apprensione, molto nervoso, strizzava gli occhi, sollevava le palpebre, giocherellava con qualsiasi cosa gli capitasse sotto mano, a partire dal suo orologio, per continuare con qualsiasi oggetto trovasse nella stanza. Ma quello che colpiva di più era che i suoi piedi erano sempre rivolti verso la porta d'uscita o l'unica finestra della stanza, insomma verso una via di fuga , come ci avevano insegnato al corso. Non vedeva l'ora di andarsene di lì. Perrotta lo tenne abilmente sulle spine per circa venti minuti, poi entrò nella stanza.

«Stia tranquillo, si metta a suo agio, non riferiremo niente a sua moglie di quello che dirà qua dentro. Le pareti sono insonorizzate, nessuno ci ascolta. Vuole un bicchiere d'acqua?» Nella saletta c'era un distributore d'acqua fresca. Gaetano riempì un bicchiere di plastica e glielo porse. «Allora, nel suo PC ci sono delle foto interessanti. Ne vogliamo parlare?»

Il Signor Giorgio cominciò a sudare e farfugliò qualcosa a sua discolpa.

«Non c'è niente di illegale. Non sono foto pornografiche e non vi sono rappresentate minorenni. Non sono un pedofilo.»

«Certo, certo. Ognuno ha le proprie passioni. A me piace giocare a calcetto, a lei piacciono le donne che fumano. A proposito, vuole una sigaretta?»

«N... no. Io non fumo»

«Ma va? E quindi, come si spiega questa passione?»

«Non lo so, non me lo spiego neanche io. La psiche umana a volte è incontrollabile. Fatto sta che quando vedo una donna che fuma, soprattutto quando usa la fiamma di un accendino o di un fiammifero per accendere la sigaretta, io non posso fare a meno di eccitarmi. Mi succede fin da quando ero ragazzo. Non so che farci.»

Nel frattempo, Roberta era arrivata a casa di Samantha e aveva attivato la videochiamata dal suo palmare. Così si aprì una terza finestra sul mio computer, da cui potei vedere il suo aspetto, una ragazzina minuta, i capelli biondi pettinati in una serie di sottili treccine, gli occhi celesti, il viso tondo dalla pelle liscia rosea ogni tanto segnata da qualche sporadico brufolo. Aveva l'aspetto di una ragazza ancor più giovane dei suoi diciassette anni, così utilizzava una serie di espedienti per apparire più grande, innanzitutto il trucco, molto carico e accurato, poi i piercings e le sigarette. Per quanto riguarda i piercings, ne notai uno sul naso e uno sotto il labbro inferiore. Il margine del padiglione auricolare sinistro era attraversato da una serie continua di orecchini di svariati tipi, mentre all'orecchio destro aveva un orecchino sul lobo e un piercing sulla parte più alta del padiglione. Di sicuro ne erano presenti altri in zone del corpo non visibili al momento, ombelico e altre zone più o meno intime. La vidi armeggiare con una cartina, un filtro e del tabacco, per arrotolarsi una sigaretta e accendersela con un piccolo accendino BIC di colore rosso, con grande disappunto di Roberta, che era una convinta salutista e non sopportava il fumo.

«Ci vuoi dire qualcosa di quello che è successo ieri sera a casa di Thomas?» le chiese la sovrintendente.

«No, non voglio dire niente. Sono minorenne, lasciatemi in pace, conosco i miei diritti e non potete interrogarmi.»

«Non è un interrogatorio. Stiamo solo cercando di capire che fine abbia fatto il tuo fidanzatino. Non interessa anche te?»

La ragazza si girò dall'altra parte ed esalò del fumo denso dal naso.

«Uff!»

Nel frattempo il Signor Giorgio stava cedendo alle domande sempre più incalzanti di Perrotta.

«Se non collabora, dovremo denunciarla per molestie a minorenne. Di elementi ne abbiamo abbastanza in mano.»

«Va bene, va bene. Non ho abusato della ragazza. È lei che mi ha provocato. Sapeva del mio vizio, perché mi aveva scoperto che guardavo quelle foto al computer, e lo ha fatto apposta a provocarmi. Come siamo rimasti soli per alcuni istanti, Samantha ha tirato fuori una sigaretta e l'ha messa in bocca. Ha provato diverse volte ad accenderla, ma l'accendino faceva solo scintille. Se fosse finito il gas o se la ragazza lo stesse facendo ad arte per provocarmi non lo so. So che a un certo punto mi ha chiesto se in casa c'erano dei fiammiferi. Io ho preso la scatola, ne ho acceso uno e ho avvicinato la fiamma alla sua sigaretta. Lei capiva benissimo che in quel momento ero eccitatissimo, mi ha sbuffato del fumo in faccia, poi mi ha preso la mano e l'ha guidata sotto la sua maglietta, a contatto della sua pelle nuda. Stavo impazzendo, la mia mano sfiorava il piercing all'ombelico e io stavo combattendo con me stesso per non andare più in alto a cercare i suoi seni, che avrei trovato senza neanche incontrare l'ostacolo di un reggiseno. Samantha, senza neanche pensarci due volte, mi aveva già slacciato i pantaloni e avrebbe preso in mano il mio membro, se in quel momento non fosse entrato Thomas. Mi sono vergognato come un cane. Mio figlio si è infuriato, ma Samantha, prima di corrergli dietro mi ha lanciato un'occhiata che aveva un solo significato: acqua in bocca, io starò zitta . Pensavo che l'avrebbe raggiunto e si sarebbero chiariti tra loro, invece...»

A questo punto chiesi a Roberta di avvicinare il palmare all'orecchio e le riferii quanto era emerso dall'interrogatorio del padre di Thomas. Roberta annuì e si rivolse di nuovo alla ragazza.

«Va bene, Samantha. Mi stanno informando che il Signor Giorgio sta vuotando il sacco su quanto è successo tra voi due ieri sera. Se ci sarà il sospetto che abbia abusato di te, dovrò chiamare l'assistente sociale e farti sottoporre a visita medica per appurare se il tuo corpo è stato violato. Una visita così di solito non è piacevole per una ragazzina come te. Poi dovremmo perquisire la tua stanza per vedere se, oltre il tabacco, fumi anche qualcos'altro. Se vuoi evitare tutto ciò, dicci quello che sai.»

Samantha si fece un'altra sigaretta, per prendere tempo, e l'accese. Poi, con aria rassegnata, parlò.

«E va bene, stronza poliziotta impicciona. Non è successo niente tra me e Giorgio. A me piace provocare e mi andava così. Credo di sapere dove si sia andato a rifugiare Thomas. Giù al porto, tra lo scalo commerciale e il porticciolo turistico, ci sono delle capanne di pescatori, inutilizzate in questo periodo. Ci siamo andati a volte a fare l'amore, credo che lo troverete in una di quelle capanne.»

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