«Ti ho portato una camicia da notte e un cambio d’abiti» disse Susanna, porgendole gli indumenti.
«Grazie» rispose la giovane con un passo indietro. «Anche per l’offerta di trascorrere qui la notte.»
Susanna entrò e prese a piegare il copriletto. «Puoi restare quanto vuoi. E anche Claire. Tra qualche giorno i lavori nelle camere da letto al piano di sopra saranno completati e potrete trasferirvi entrambe lassù.» Sprimacciò i cuscini. «Come vi siete conosciute?»
«Poco fuori Albuquerque, qualche mese fa.» Non sapendo se Claire avrebbe voluto che rivelasse ad altri le circostanze di quell’incontro, non aggiunse altro.
«Povera ragazza, dev’esserle accaduto qualcosa di terribile» disse Susanna, finendo di preparare il letto. «E posso solo immaginare cosa.» Si spostò dall’altra parte della stanza e tirò le tende marrone chiaro dell’unica finestra presente.
Molly intanto guardava la tinozza, con il vapore che saliva dall’acqua, e non vedeva l’ora d’immergersi in quel lusso. Lanciò un’altra occhiata alla stanza così maschile. Era quella di Matt. Susanna aveva insistito che lei rimanesse lì perché a suo figlio non sarebbe dispiaciuto dormire altrove, mentre Claire avrebbe occupato la camera accanto, quella di Logan.
«Adesso vado» disse la donna «così potrai lavarti e riposarti. Claire dorme già.»
«Mi chiedevo se sapeste qualcosa delle mie sorelle.»
Sebbene avessero consumato una cena veloce in compagnia di Susanna, le due giovani non avevano conversato granché. Troppo presa dal cibo – un semplice stufato con del pane caldo – Molly non era riuscita a concentrarsi sulle parole. Quand’era stata l’ultima volta che aveva consumato un piatto tanto gustoso? Il solo profumo era uno dei migliori che avesse inalato dalla volta in cui sua madre aveva preparato i biscotti alla cannella. E Claire? Beh, era bastata un’occhiata a tradire una fame pari alla sua.
Molly si era rimpinzata, e per questo provava imbarazzo, ma Susanna non aveva fatto commenti. Invece, aveva offerto a entrambe una seconda porzione e diverse fette di pane, quindi aveva insistito affinché facessero un bagno e andassero a letto.
«Oh, ma certo che sì. Mi dispiace di non averne parlato prima.» Susanna le strinse le mani e l’attirò a sedere sul bordo del letto.
«Matt dice che andarono a vivere a San Francisco con zia Catherine.»
«Sì. E Catherine ha avuto la bontà di restare in contatto. La verità è che le avrei tenute con me. Ero così affezionata a voi ragazze. Ma vostra zia insistette perché lasciassero il Texas. Non pensava fosse un buon posto in cui crescere.» Susanna fece una pausa. «Ed era giusto, naturalmente. Lei avrebbe potuto offrirgli molto di più. Mary dovrebbe avere ventiquattro anni, adesso. Avrei voluto assistere alle sue nozze, quattro o cinque anni fa – Jonathan era pronto ad accompagnarmi – ma accadde tutto così in fretta che non ci fu tempo. Suo marito gestisce un ranch vicino Tucson, nel territorio dell’Arizona. Sai, tua sorella partorì poco dopo il matrimonio. Catherine non ne fece mai parola, ma sospetto che la ragione delle nozze affrettate sia stata proprio quella.»
Molly non riuscì a nascondere lo stupore. «Mary?»
«Già, proprio lei.» Susanna rise. «Ti confesso che rimasi sorpresa anch’io. Era sempre così attenta a seguire le regole e salvare le apparenze.»
«Maschio o femmina?»
«Un figlio. E anche una figlia, di circa tre anni. Ho ricevuto una sua lettera qualche mese fa. È di nuovo in attesa e dice di stare bene. Suo marito si chiama Tom Simms e sembra siano alquanto felici insieme. So che sarà sorpresa quanto noi di saperti ancora viva, Molly, ma so anche che vorrà rivederti al più presto.»
Lei annuì, scaldata dalla notizia di un nipote, una nipote e un’altra creatura in arrivo. «Dovrò trovare la maniera di andare da lei.»
«Possiamo scriverle domani» disse Susanna. «In quanto a Emma, vive ancora con tua zia. Dovrebbe avere diciotto anni, credo. A giudicare dalle lettere di Catherine, le ha dato non pochi pensieri. C’è stato un periodo in cui era molto preoccupata per lei: si era fatta così introversa. Ma di recente mi ha scritto che va molto meglio. Si direbbe che, ultimamente, Emma sia carica di determinazione, proprio come il ricordo che ho di te.»
Gli occhi di Susanna brillarono e Molly sorrise.
«Tua zia dice che è molto graziosa ma non particolarmente interessata ai giovani che le ronzano intorno. A quanto pare avrebbe sviluppato un atteggiamento un po’ gitano e non credo Catherine sia disposta a tollerarlo. Le ho suggerito di lasciarla venire qui da noi. E, naturalmente, adesso che ci sei anche tu, non dubito che Emma vorrà tornare. Domani scriveremo anche a loro.»
«Vi sono davvero molto grata.»
«Non devi ringraziarmi. È un tale miracolo tu sia ancora viva… non riesco ancora a crederci.» Susanna la strinse in un abbraccio. «Adesso fa’ un buon bagno e poi cerca di dormire. Ne parleremo ancora domani.»
La donna uscì e Molly sentì la stanchezza pervaderle le ossa. Si spogliò in fretta e s’immerse nella tinozza, quindi, una volta finito, indossò la lunga camicia da notte che Susanna le aveva portato.
Qualche minuto dopo, però, decise che era troppo scomoda e prese a rovistare nel cassettone di Matt in cerca di qualcos’altro da indossare. Trovò una camicia bianca, la infilò senza indugio e l’abbottonò. Come il letto, aveva il suo profumo: una potente combinazione di muschio, cuoio e sapone. Chiuse gli occhi e si addormentò con la sensazione di essere al suo fianco.
Un pensiero confortante e al tempo stesso inquietante.
L’urlo la strappò al sonno. Immobile per un attimo, Molly fissò la stanza buia… quella di Matt… poi ricordò il grido femminile. Claire.
Gettò indietro le coperte, saltò fuori dal letto e corse nel corridoio, fermandosi di scatto alla vista di un uomo alto, muscoloso e… mezzo nudo. Claire, in piedi accanto al vano della porta, indossava una delle lunghe camicie da notte di Susanna e si stringeva al petto una coperta. I capelli biondi ricadevano sulle spalle e incorniciavano un viso paonazzo, con gli occhi fissi sull’uomo che aveva di fianco.
Molly lo riconobbe all’istante: Logan, il fratello minore di Matt. Appariva meno alto di lui, ma i capelli scuri e i tratti marcati del viso lo contraddistinguevano senza ombra di dubbio come un Ryan.
«Matt, me lo dici che ci fa una ragazza nel mio letto?» sbottò lui in tono sommesso e irritato.
Non essendosi accorta della sua presenza alle spalle, Molly trasalì. Col fiato in gola si girò a guardarlo e il polso già impazzito accelerò i battiti. Seminudo anche lui, Matt indossava un paio di pantaloni tirati su in fretta, anzi troppo in fretta visto che erano ancora sbottonati. Tuttavia, se la nudità di Logan l’aveva semplicemente sorpresa, quella di Matt la mise in assoluta agitazione.
Il corpo non presentava un filo di grasso neanche a cercarlo, i muscoli tonici delle spalle erano leggermente tesi e la scura peluria del petto si assottigliava a formare una “V” che scendeva sullo stomaco piatto e sodo e scompariva oltre il bottone slacciato. Torreggiando su di lei, le stava così vicino che nell’abbassare la pistola, estratta con evidente rapidità, le sfiorò il braccio, procurandole un brivido.
«Mamma non si aspettava che tornassi stasera» rispose. Persino il timbro della voce riusciva a turbarla. «Questa è Claire Waters. Claire, ti presento mio fratello, Logan.»
«Claire, tutto bene?» intervenne Molly, ritrovando finalmente la voce.
«Sì. Mi ha solo svegliata di soprassalto» rispose l’amica, con un’occhiataccia all’indirizzo di Logan.
«Si direbbe ce ne sia una anche nel tuo» commentò lui. «È così che intende combinare matrimoni nostra madre?» Ma il tono di voce era più dolce mentre ricambiava lo sguardo di Claire.
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