“Ciao, e salve alla tua cosiddetta assistente.”
“Posso picchiarla, Bell?” chiese Leticia.
“Sì, ma non stasera.”
Gigi sorrise a Leticia. “Sta facendo diventare qualcuno un bel cobra.”
“Forse un serpente a sonagli con i denti a forma di dollari.”
“Piantatela,” disse Bell. “Pronta a giocare?” Si alzò dal tavolo.
“Diavolo, certo.” Gigi lo seguì mentre si dirigeva al tavolo sul retro. Altri quindici clienti li seguirono.
“Mi state prendendo in giro?” disse Gigi dopo aver aperto la sua busta.
“Non è così facile come pensi.”
Bell corse da altri due gruppi di persone. Non appena si sedette vicino a Leticia, Wally si avvicinò al tavolo.
Porse il foglio a Bell. “È un cinquanta e cinquanta, quindi ne ho semplicemente scelta una. Sono primo, vero?”
“Sì, sei primo, ma la risposta è sbagliata.”
“Maledizione. Sapevo che avrei dovuto scegliere la gallina.”
Altri due uomini si avvicinarono al tavolo.
“Mi spiace, ragazzi. Sbagliato per entrambi.”
Wendy portò la risposta a Bell.
“No. Sarai più fortunate la prossima volta, Wendy.”
“Andrò a uccidere un pavone.” Se ne andò al bar.
“Forse lo abbiamo fatto troppo difficile,” disse Leticia. “Uh-oh, eccone altri tre.”
Tutti avevano sbagliato.
“Oh, ottimo,” disse. “Ecco arrivare la tua puttana preferita.”
“Il vaso è ancora pieno,” disse Gigi. “Quante risposte sbagliate finora?”
“Sette,” disse Bell.
“Anche questo era ridicolmente semplice o incredibilmente intelligente,” disse Gigi.
“Qual è la sua ridicola risposta?” chiese Leticia.
Gigi sorrise e lesse dal suo foglio. “Quale è venuto prima, l’uovo o la gallina? E scommetto che quei sei perdenti hanno lanciato in aria una monetina e hanno scelto l’uno o l’altra. Giusto?”
Bell annuì.
“La mia risposta è che nessuno dei due è venuto prima.”
“Ti spiacerebbe spiegare come sei arrivata a questa conclusione?” chiese Bell.
“Sia l’uovo che la gallina si sono sviluppati insieme, e discendono da un piccolo dinosauro oviparo.”
“Oh cielo!” disse Leticia.
“Giusto,” disse Bell. “Il nome del piumato amico della gallina è Archaopteryx. Vai a prendere i tuoi sedicimila sacchi.”
“Speravo davvero che scegliesse l’uovo.” Leticia guardò Gigiandare a cercare Blinker.
“Va tutto bene, pasticcino, sappiamo chi sono i veri vincitori.”
Il giorno seguente, Bell sedeva al suo tavolo all’una di pomeriggio, fissando una giovanissima ragazza bionda.
Sedeva di fronte a lui, con le braccia incrociate, accigliata.
Lui cercò di uguagliare il suo cipiglio.
Lei fisso il proprio telefono, sorrise, e premette un bottone.
‘KA-POW!’ si sentì dal cellulare di lui. “Accidenti!” Bell lo prese e osservò lo schermo.
“Bell, Bell, Mister Liberty Bell,” la ragazza canticchiò un motivetto. “Viso così duro e aspro che rompe lo specchio. Io penso che sarà la tua Destroyer a cadere.”
Lui guardò la sua Destroyer Avenger inclinarsi e piegarsi in basso verso poppa. Premette un bottone del cellulare, poi cantò, “Millie, Millie, Miss Sciocca, assomiglia così tanto a un pirata, i bambini la chiamano Billy.” Premette un altro pulsante.
‘BOOM!’ La ragazzina fissò il suo cellulare, a bocca aperta.
“Boom, Boom,” disse Bell. “Sembra che la tua Carrier Eisenhower abbia appena incontrato la sua fine, la sua fine.”
“Porca miseria!” disse Millie.
“Bada a come parli, ragazzina,” disse qualcuno.
Alzarono lo sguardo dai cellulari per vedere Jennifer avvicinarsi al tavolo.
“Oh, bene,” disse Bell a Millie. “Ora finalmente mi libererò di te.”
“Mamma, mi ha affondato le mie migliori astronavi.”
“Oh, poverina.” Bell le sventolò i pugni davanti agli occhi. “L’ammiraglio Millie Bligh sta per mettersi a piangere.”
La dodicenne premette un bottone sul cellulare. Io posso anche mettermi a piangere, ma una delle tue navi sta andando a fondo. Dì al tuo Submarine Styx di guardarsi le spalle.”
‘BLAST, BANG, CRASH,’ si sentì dagli altoparlanti del telefono di lui. “Maledizione. Questa ragazzina non dovrebbe essere a scuola?” Bell alzò lo sguardo dal telefono per sorridere a Millie.
“Sto facendo scuola di guerra navale a te,” disse lei.
“Questa sembrava più una lotta tra due ombelichi,” disse Bell.
“Grazie per aver badato alla mia bambina, Bell,” disse Jennifer. “La signora Stratford è dovuta andare a una visita di controllo stamattina. È tornata ora.”
“Ha.” Millie rise. “Ci si potrebbe chiedere chi abbia badato a chi.”
Millie Fischer
“Bene, è finita,” disse Bell. “La tua nave dei rifornimenti Marilyn Gotham sta andando a fondo.”
Jennifer si sedette accanto a Bell. “Ti ho mai ringraziato per il mio posto di lavoro in cucina?”
Bell guardò i suoi occhi castani contornati da piccolo rughe, poi le sue labbra piegate in un sorriso. “Non penso,” sussurrò.
“Bè, dovrò trovare un modo per dimostrarti il mio apprezzamento.”
“Non vedo l’ora.”
“Penso che mi metterò a vomitare,” disse Millie.
“Per favore,” disse Bell senza guardarla, “non sul tavolo o sulla borsa.”
“La porto a casa,” disse Jennifer, “poi tornerò per l’evento di stasera.”
“Ti piace essere un’assistente pasticcere?” chiese Bell.
“Lo adoro, e Maxine, il sous chef, dice che potrò lavorare come pasticcere tra pochi mesi.”
“Dopo,” disse Millie, “avrà il tuo lavoro. Ding, dong, Bell, whose odor we hate to smell (il cui odore odiamo annusare).”
“Oh, quanto adoriamo Millie, che vorrei fosse morsa da un collie.”
“Un collie?”
Bell si strinse nelle spalle. “Fa rima.”
“A malapena.”
Jennifer diede un colpetto sulla spalla di Bell e si alzò dal tavolo. “Pronta per andare a casa, piccola?”
Millie prese il telefono, si alzò dal tavolo, poi si avvicinò per baciare Bell sulla guancia.
“Tieni le tue zampacce lontano dalle mie navi,” disse lui.
“E tu tieni lontano gli occhi da mia madre.” Ghignò. “Ciao ciao, Mister Bell, and watch out for an incoming shell (e guardati le spalle da un incombente conchiglia).”
Dopo che le due se ne furono andate, aprì il suo iPad per lavorare sul progetto Ashton.
Cinque minuti dopo, il suo telefono tornò a farsi sentire. ‘BOOM! BOOM! BOOM!’
“Porca merda. Tutte e tre le mie navi?”
* * * * *
“Sei arrivata presto oggi,” disse Bell.
“Semplicemente non riuscivo a stare lontano da te,” la bella biondina si sedette accanto a lui. “Wow, che bella casa.”
“Sì, Gigi, ma non è ancora una casa. Solo schizzi a matita e cianografie.” Si allungò per toccarle i capelli. “Bel cambiamento. Mi piacciono le ciocche più scure sotto.”
“Grazie.” Si sistemò i lunghi ricci dietro le spalle. “Le porte del garage che si aprono di lato rendono più grande il retro della casa. Quanti metri quadri di spazio calpestabile sono?”
“Circa settantacinque.”
“Cucina a isola. Carina.”
“Certo, ma il cablaggio è un po’ complicato.”
“Fallo passare dalla lastra. Si può far correre una conduttura in PVC quando sistemerete l’impianto idraulico e i tubi di scarico nel calcestruzzo.”
“Buona idea,” disse Bell. “Come fai a sapere delle condutture in PVC?”
“Ho fatto un semestre di idraulica.”
Nadia si avvicinò al tavolo. “Che cosa posso portarle, Gigi?”
“Solo succo d’arancia, Nadia. Troppo presto per la roba forte.”
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