L. G. Castillo - Dopo La Caduta

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Finalmente riunita all’amore della sua vita, Naomi pensava di possedere l’amore eterno e la felicità. Malgrado la presenza del ribelle Lash al suo fianco, si accorge che la vita da arcangelo non è semplice. 
Quando i segreti del passato vengono finalmente rivelati, si accendono gli animi, i fratelli si scagliano uno contro l’altro, e Naomi e Lash affrontano la più grande minaccia alla propria relazione: la scelta fra l’amore, la famiglia, e il dovere.
Riuscirà questa famiglia di angeli spezzati a perdonare gli errori del passato o continuerà a portarsi le spine nel cuore, disgregando la sua unione?

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Aveva insegnato la tombola messicana a Uri e a Rachel poche settimane prima, sperando di potersi divertire un po’ nelle pause fra un allenamento e l’altro. Rachel la adorava—probabilmente perché vinceva quasi sempre—e per questo lei e Uri venivano a giocare tutte le sere.

“Imparo qualcosa di nuovo ogni giorno. Non sapevo che gli angeli potessero morire, o perlomeno i loro corpi. Deve essere stato un sollievo sapere che Uri sarebbe tornato” disse Naomi.

Nella stanza si fece silenzio.

“Non tutti tornano indietro” disse Rachel a bassa voce. Il suo sorriso onnipresente era scomparso.

“Oh, ma io l’ho fatto.” Uri si alzò dal tavolo, sollevò Rachel dalla sedia, e se la mise in grembo. “Ci sono voluti molti anni, ma sono tornato da te, mia amata.”

“Tremila trecento ottantasei anni, cinque mesi, due giorni, quarantotto minuti e ventitré secondi” disse Rachel sottovoce.

Naomi sussultò. Era mancato così a lungo? Sentì il petto stringersi guardando Uri che asciugava teneramente una lacrima dalla guancia di Rachel. Se gli angeli potevano morire, allora questo poteva succedere anche a Lash, e non c’era la certezza che sarebbe risorto. Per tutto questo tempo aveva pensato che niente avrebbe potuto separarli. Aveva pensato che avrebbe avuto l’eternità da trascorrere insieme a lui.

“Quando sei morto?” chiese.

“Nel 1400 a.C. E non sono tornato fino al. . . hmm, fammi vedere, il 1967 o giù di lì, quando sono rinato in un corpo umano. In un modo non molto diverso da come tu sei nata nel tuo.”

“Solo che lui era a Chernobyl invece che in Texas.” Rachel diede una pacca sul petto a Uri. “L’ho finalmente incontrato quando ha compiuto 19 anni.”

“Chernobyl negli anni ‘80” sospirò Lash. “Me ne ricordo.”

“Anch’io” disse Rachel. “Non ero mai stata tanto felice e frustrata allo stesso tempo in tutta la mia vita. Credimi, Lash, capisco perfettamente quello che hai passato quando sei stato assegnato a Naomi.”

“Uri è tornato nei panni di un umano?” Naomi si girò verso di lui. “Non sapevi di essere stato un angelo, prima?”

“No. Rachel ha dovuto faticare per convincermi. A differenza di te, io non ero proprio il più, come dire, corretto degli umani.” Uri le fece l’occhiolino. “Naturalmente, Rachel ha cambiato tutto questo per me, e finalmente ci siamo ritrovati di nuovo insieme.”

“Ma tremila anni. Io non potrei mai . . .” Guardò verso Lash e prese un respiro profondo per calmarsi. “Non riesco neanche a immaginarlo.”

“Hey” Lash si sporse verso di lei e le diede un bacio sulla guancia. “Va tutto bene. Io sono qui” le disse come se potesse leggerle nel pensiero e sentire le sue paure riguardo ad una vita senza di lui. Come aveva fatto Rachel? Tutti quegli anni senza Uri, vedendolo morire così come era successo, non sapendo se sarebbe mai tornato.

“Perché non me l’hai mai detto?”

“Non si è mai presentata l’occasione.” Le tolse la tessera della tombola dalle mani e le prese nelle sue. “Non hai niente di cui preoccuparti. La situazione di Uri è assolutamente inusuale. Senza offesa, Uri.”

“Nessuna offesa, amico mio” disse Uri. “Naomi, Lash non è l’angelo più ribelle qui dentro, anche se lui vorrebbe farlo credere.” Sorrise, mostrando le fossette. “Ci sono cose peggiori che uno può combinare oltre a fare un po’ di scenate e incasinare gli incarichi.”

Lash fece una smorfia. “Non le chiamerei scenate.”

“Cosa hai fatto?” Naomi non riusciva ad immaginare che Uri avesse combinato qualcosa di tanto grave da essere punito con l’Inferno. Non sembrava il tipo. “Non sapevo che gli angeli potessero ricevere questa punizione.”

“Non sono stati gli arcangeli a punirlo.” Rachel guardò la tessera di Uri, fece una smorfia, e ne prese un’altra dal centro del tavolo. “Non l’avrebbero mai fatto.”

“Oh, io mi posso benissimo immaginare Gabrielle che ordina una cosa del genere” disse Lash.

“Lash” lo avvisò Naomi. Gabrielle era ancora un punto dolente per lui. Rachel le aveva raccontato come Gabrielle e Lash non andassero d’accordo. Quindi, quando Gabrielle era stata designata per essere il suo supervisore, aveva pensato che sarebbe stato difficile lavorare con lei. Al contrario, lei mostrava molta pazienza con Naomi e le dava anche del tempo extra per completare alcuni addestramenti. Naomi aveva notato che Gabrielle era molto professionale e non interagiva mai con gli angeli a livello personale. Poteva capirlo. Doveva essere difficile per lei essere la seconda in comando dopo Michael. Naomi non lo aveva ancora incontrato, ma tutti parlavano di lui con riverenza, anche Lash. Gli unici momenti in cui Gabrielle sembrava abbassare la guardia era quando si trovava con Raphael. Se Naomi non avesse saputo come stavano effettivamente le cose, avrebbe pensato che Gabrielle fosse innamorata di lui.

“Cosa?” Lash la guardò innocentemente. “È vero. Se si trattasse di me, lo farebbe in un batter d’occhio.”

“Gabrielle a volte può essere un po’ . . . rigida, ma le sue intenzioni sono buone.” I grandi occhi castani di Rachel brillavano di lacrime mentre guardava in lontananza; sembrava stesse ricordando qualcosa. “Ha rischiato la sua vita per venirmi a cercare, e non era tenuta a dirmi come arrivare al Lago di Fuoco.”

“Uh, huh.” Lash la guardò con scetticismo per un attimo e poi rivolse nuovamente l’attenzione a Uri. “E quindi? Cosa hai combinato?”

“Non lo sai?” gli chiese Naomi, sorpresa. Immaginava che, visto che Lash e Rachel erano buoni amici, ne avessero già parlato.

“Lash sa che sono stato ucciso e poi riportato indietro. Però non ho detto a nessuno il perché” disse Uri, scombussolato. Guardò nervosamente verso Rachel prima di continuare. “Vedete, ero una persona molto diversa allora. Nel 1400 a.C. sono andato nella Città di Ai con Raphael e Luci—”

“Oh, non vogliono sentire tutte queste cose noiose.” Rachel saltò giù dalle sue gambe. Fece passare fra le mani le varie tessere della tombola soffermandosi attentamente su ognuna di esse, evitando il contatto visivo mentre parlava. “Uri è stato fatto prigioniero da Lucifero e Saleos. E a causa di, uh, circostanze speciali, gli arcangeli hanno deciso di, uh, lasciarlo”—sprofondò nella sedia e deglutì—“morire.”

“Questo è crudele.” Naomi non poteva immaginare cosa potesse aver combinato di così grave da far sì che sia lui che Rachel soffrissero in quel modo. Osservò Rachel attentamente, e lei mostrò di essere a disagio per questo scrutinio. Le stava nascondendo qualcosa. A parte Lash, Rachel era diventata una delle sue migliori amiche, come una sorella, con cui condivideva tutto—fino ad allora.

“La Città di Ai” disse Lash. “Mi suona familiare. Dove l’ho già sentita?”

Naomi fu sorpresa dall’improvvisa risatina isterica di Rachel. “Guarda questa carta, Naomi. La Muerte” lesse, e poi le passò la carta che raffigurava uno scheletro con una scimitarra in mano. “Non assomiglia per niente a Jeremy. Mancano i suoi nuovi stivali di coccodrillo. Non è vero, Uri?”

Uri corrugò la fronte poi, cogliendo l’invito di Rachel, disse: “Sì, i suoi stivali. Molto carini.”

Naomi vide che Lash si irrigidiva e si bloccava nel mescolare le carte alla menzione del nome di Jeremy. Quest’ultimo era sparito il giorno successivo al ricongiungimento fra Lash e Naomi. Lei aveva saputo della loro lite e ne aveva sofferto molto. Aveva chiesto a Raphael notizie di Jeremy, sperando di poter fare qualcosa per favorire la riconciliazione fra i due amici fraterni. Raphael si era limitato a scuotere la testa e a dirle che Gabrielle l’aveva mandato a svolgere un incarico di lungo termine e di non sapere quando sarebbe tornato.

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