«Bene, ti dirò che cosa vedo» , continuò. «Seimila anni fa, quando gli uomini credevano negli spiriti, accadde un episodio atroce e irreversibile, a suo modo spaventoso come i mostri che ogni tanto nascono dai mortali e che la natura non lascia in vita. Ma tu ti aggrappasti alla vita, alla tua volontà e alle tue prerogative reali e rifiutasti di portare con te nella tomba quell’errore spaventoso. Il tuo scopo era santificarlo, creare una religione grande e splendida; e ancora oggi questo è il tuo scopo. Ma fu un incidente, una distorsione e nulla di più.
«Ora guarda le epoche trascorse da quel momento tenebroso e malefico; guarda le altre religioni fondate sulla magia, su un’apparizione o una voce discesa dalle nuvole, fondate sull’intervento del sovrannaturale in un modo o nell’altro… miracoli, rivelazioni, un morto che risorge!
«Guarda gli effetti delle tue religioni, i movimenti che hanno travolto milioni di umani con le loro affermazioni fantastiche. Guarda cos’hanno fatto alla storia umana, guarda le guerre combattute per loro causa, le persecuzioni, i massacri. Guarda l’asservimento della ragione; guarda il prezzo della fede e dello zelo.
«E tu ci parli dei bambini che muoiono in Oriente, in nome di Allah, mentre crepitano i fucili e cadono le bombe!
«E la guerra di cui parli, in cui una piccola nazione europea ha cercato di sterminare un popolo… In nome di quale grandioso disegno spirituale per un mondo nuovo venne fatto tutto questo? E il mondo che cosa ne ricorda? I campi di sterminio, i forni dove i cadaveri venivano bruciati a migliaia. Le idee sono scomparse!
«Ti assicuro: sarebbe difficile determinare qual è il male più grande… la religione o l’idea pura. L’intervento del sovrannaturale o la semplice, elegante soluzione astratta! Entrambi hanno inondato la terra di sofferenze, hanno messo in ginocchio la razza umana, letteralmente e figurativamente.
«Non capisci? Non è l’uomo, il nemico della specie umana. È l’irrazionale; è lo spirituale quando è separato dal materiale, dalla lezione di un cuore che batte o di una vena che sanguina.
«Ci accusi di avidità. Ah, ma la nostra avidità è la nostra salvezza. Poiché sappiamo che cosa siamo; conosciamo i nostri limiti e i nostri peccati. Tu non hai mai conosciuto i tuoi.
«Ricominceresti tutto, non è così? Introdurresti una religione nuova, una nuova rivelazione, una nuova ondata di superstizioni, di sacrifìci e di morte.»
«Tu menti», rispose Akasha, con una voce che conteneva a stento la furia. «Tu tradisci la bellezza che io sogno! La tradisci perché non hai una visione, perché non hai sogni.»
«La bellezza è la fuori!» disse Maharet. «Non merita la tua violenza! Sei così spietata che la vita che aspiri a distruggere non significa nulla! Ah, è sempre stato così!»
La tensione era insopportabile. Ero coperto dal sudore di sangue. Vedevo il panico intorno a me. Louis aveva chinato la testa e si copriva il volto con le mani. Solo il giovane Daniel sembrava irreparabilmente affascinato. E Armand guardava Akasha come se la cosa non lo toccasse.
Akasha continuò a lottare in silenzio; poi sembrò ritrovare la convinzione.
«Tu menti come hai sempre fatto», disse disperatamente. «Ma non ha importanza che lotti al mio fianco. Farò ciò che ho deciso; tornerò indietro nei millenni e riscatterò quel momento lontano, il male che tu e tua sorella portaste nella nostra terra; lo mostrerò agli occhi del mondo e l’innalzerò fino a che diverrà la Betlemme della nuova era, e finalmente esisterà la pace sulla terra. Non è mai stato possibile compiere un grande bene senza sacrifici e coraggio. E se tutti vi ribellerete a me, se mi resisterete tutti, creerò una stirpe di angeli migliori.»
«No, non lo farai», disse Maharet.
«Akasha, ti prego», disse Marius. «Accordaci un po’ di tempo. Acconsenti ad attendere, a riflettere. Riconosci che nulla deve venire da questo momento.»
«Sì», dissi io. «Dacci tempo. Vieni con me. Andiamo, io e te e Marius, abbandoniamo i sogni e le visioni e avventuriamoci nel mondo!»
«Oh, tu m’insulti e mi sminuisci», mormorò Akasha. La sua collera era rivolta a Marius, ma stava per rovesciarsi su di me.
«Vi sono tante cose, tanti luoghi», disse Marius, «che desidero mostrarti! Concedimi una possibilità. Akasha, per duemila anni ho avuto cura di te, ti ho protetto…»
«Proteggevi te stesso! Proteggevi la fonte del tuo potere, la fonte della tua malvagità!»
«T’imploro», disse Marius. «Sono pronto a inginocchiarmi davanti a te. Un mese soltanto, per venire con me, per parlare, per esaminare tutta l’evidenza…»
«Così meschini ed egoisti», mormorò Akasha. «E non vi sentite in debito con il mondo che vi ha fatto come siete, non vi sentite in dovere di donargli il benefìcio del vostro potere, di trasformarvi da demoni in dèi!»
Si girò verso di me, con un’espressione sconvolta.
«E tu, mio principe, che entrasti nel mio sacrario come se fossi la Bella Addormentata e mi riportasti alla vita con un bacio appassionato! Non vuoi cambiare idea? Per amor mio!» Aveva di nuovo gli occhi pieni di lacrime. «Devi associarti a loro contro di me?» Mi prese il volto fra le mani. «Come puoi tradirmi, come puoi tradire un simile sogno? Costoro sono esseri oziosi, ingannevoli, pieni di malizia; ma il tuo cuore era puro. Avevi un coraggio che trascendeva il pragmatismo. Anche tu avevi i tuoi sogni!»
Non era necessario che rispondessi. Akasha sapeva; lo capiva forse meglio di me. Io vedevo soltanto la sofferenza nei suoi occhi neri. La sofferenza, l’incomprensione e l’angoscia che già provava per me.
All’improvviso sembrò che non potesse più muoversi o parlare. E non c’era nulla che potessi fare, nulla che potesse salvare loro e me stesso. L’amavo! Ma non potevo schierarmi con lei! In silenzio, la supplicai di comprendere e di perdonare.
Il suo volto era gelido, come se le voci la dominassero; era come se io stessi davanti al trono, sotto il suo sguardo immutabile.
«Prima ti ucciderò, mio principe», disse mentre mi accarezzava ancora più dolcemente. «Voglio che tu sparisca. Non voglio più vedere il tradimento quando ti guardo in faccia.»
«Se gli farai del male, per noi sarà il segnale dell’attacco», mormorò Maharet. «Muoveremo all’unisono contro di te.»
«E muoverete contro voi stessi!» rispose Akasha, lanciandole un’occhiata. «Quando avrò finito con colui che amo, ucciderò quelli che voi amate, e che dovrebbero già essere morti; annienterò tutti coloro che potrò annientare; ma chi annienterà me?»
«Akasha», sussurrò Marius. Si alzò e le andò vicino; ma lei si mosse in un batter d’occhio e lo scagliò sul pavimento. Lo udii gridare mentre cadeva, e Santino andò ad aiutarlo.
Akasha mi guardò di nuovo, mi strinse le mani sulle spalle, affettuosamente come prima. E attraverso il velo delle mie lacrime la vidi sorridere con tristezza. «Mio principe, mio bellissimo principe», disse.
Khayman si alzò. Eric si alzò. E Mael. Poi i giovani e infine Pandora, che andò a fianco di Marius.
La regina mi lasciò. Si alzò a sua volta. La notte era divenuta così silenziosa che la foresta sembrava sospirare contro i vetri.
Era tutta opera mia. E io restai seduto, a guardare non già uno di loro, ma il vuoto. La breve durata scintillante della mia vita, i miei piccoli trionfi, le mie piccole tragedie, i sogni di destare la dea, i sogni di bontà e di gloria.
Che cosa stava facendo? Valutava il loro potere? Girò lo sguardo dall’uno all’altro, e poi verso di me. Una sconosciuta che mi osservava dall’alto. Ora verrà il fuoco, Lestat. Non guardare Gabrielle o Louis, perché non lo scagli contro di loro. Muori per primo, da vigliacco, e non dovrai vederli morire.
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