John Varley - Titano

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Titano: краткое содержание, описание и аннотация

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Gea aveva un’altra risorsa, ma aspettò a usarla finché il cataclisma non ebbe sconvolto completamente Oceano. Possedeva altri sei muscoli, e ne mosse uno.

Il raggio sospeso sopra Oceano si contrasse, riducendosi a metà del suo diametro normale. Privati d’acqua per più di una settimana, gli alberi appassirono, si spezzarono, caddero in basso.

Prima di arrivare a terra, presero fuoco.

Oceano divenne un inferno.

— Volevo bruciare quel bastardo — disse Gea. — Volevo ucciderlo.

Cirocco tossì, allungò la mano per prendere il bicchiere. I cubetti di ghiaccio tintinnarono in modo allarmante nel silenzio e nella semi-oscurità che li circondava.

— Non ci sono riuscita, ma ho instillato in lui la paura di Dio. — Ridacchiò. — Mi sono bruciata anch’io. Le fiamme hanno danneggiato la mia valvola inferiore. Da allora in poi, ogni diciassette giorni lo colpisco con uragani e tempeste di suono. Quello che avete sentito anche voi non è il mio lamento, è il mio avvertimento. Comunque, ne è valsa la pena. Oceano ha fatto il bravo per migliaia di anni. Non fatevi illusioni, un mondo non può essere retto da una decina di dèi. I greci lo sapevano molto bene.

"Il guaio, capite, è che il destino di Oceano è legato al mio. Lui è solo una parte del mio cervello, per cui, in un certo senso, io sono pazza. Alla fine saremo distrutti tutti assieme.

"Se n’è stato tranquillo finché non siete apparsi. Io pensavo di mettermi in contatto con voi qualche giorno prima che arrivaste. Volevo raccogliere la vostra nave coi tentacoli esterni di Iperione. Vi assicuro che lo avrei fatto con delicatezza, senza rompere niente.

"Oceano ha approfittato delle mie debolezze. I miei organi di trasmissione radio si trovano sull’orlo esterno. Ne avevo tre, ma uno s’è rotto millenni fa. Gli altri si trovano a Oceano e Crio. Crio è mio alleato, ma Rea e Teti hanno distrutto il suo trasmettitore. E così Oceano si è trovato ad avere il controllo delle mie comunicazioni. Io ho deciso di non raccogliervi. Non mi ero messa in contatto, e certo voi non avreste capito.

"Ma Oceano vi voleva per sé."

La battaglia infuriò sotto le superfici di Oceano e Iperione. Fu combattuta nei grandi condotti in cui scorreva il fluido nutritivo che i titanidi chiamavano "latte di Gea".

Ogni prigioniero umano venne incapsulato in un bozzolo protettivo, mentre si decideva dei loro destini. I loro cicli metabolici si abbassarono. Da un punto di vista clinico erano in stato di coma, inconsapevoli di quanto li circondava.

Le armi della battaglia erano le pompe che fanno circolare nel sottosuolo i liquidi nutrienti e refrigeranti. Le due parti in lotta crearono enormi squilibri di pressione, per cui a un certo punto a Mnemosine si formò un geyser di latte che salì in aria fino a cento metri d’altezza, ricadde al suolo e diede vita a una breve primavera.

Combatterono per quasi un anno. Alla fine, Oceano capì di aver perso. I terrestri cominciarono a essere sospinti verso Iperione dalle pressioni che Gea esercitava tramite Giapeto, Crono e Mnemosine.

Oceano cambiò tattica. Entrò nelle menti dei suoi prigionieri e li risvegliò.

— Temevo fin dall’inizio che lo facesse. — La stanza era quasi completamente buia. — Oceano aveva infilato sonde nel vostro cervello, e io dovevo spezzarle. Ho usato una tattica che voi non comprendereste. Però ho perso una di voi. Quando l’ho ritrovata, era stata cambiata.

"Oceano cercava di distruggervi tutti prima che io m’impadronissi di voi. Voleva distruggere le vostre menti, non i vostri corpi. Sarebbe stato abbastanza facile. Vi ha sommerso di informazioni. A uno di voi ha dato il linguaggio degli aerostati, ad altri due il canto dei titanidi. Sono davvero meravigliata che siate potuti sopravvivere senza impazzire."

— Questo non è successo a tutti — disse tristemente Cirocco.

— No, e mi spiace. Cercherò di rimediare, se sarà possibile.

Mentre Cirocco si chiedeva cosa mai si potesse fare per porre rimedio alla situazione, intervenne Gaby.

— Io ricordo di aver percorso una scalinata gigantesca — disse. — Sono passata tra cancelli d’oro e mi sono trovata ai piedi di Dio. Qualche ora fa mi è sembrato di trovarmi nello stesso posto. Puoi spiegarmi?

— Ho parlato con tutti voi — rispose Gea. — Nella vostra condizione, dopo giorni di privazione sensoria, ognuno di voi ha data una sua interpretazione a quel colloquio.

— Io non lo ricordo affatto — disse Cirocco.

— L’hai cancellato. Il tuo amico Bill è andato oltre, ha cancellato quasi tutti i suoi ricordi.

"Parlandovi tramite Iperione, decisi cosa dovevo fare. Aprile era ormai diventata un angelo perché il suo indottrinamento era stato spinto troppo avanti. Cercare di farla tornare quello che era prima l’avrebbe distrutta. L’ho trasportata nel raggio e l’ho liberata al proprio destino.

"La mente di Gene era malata. L’ho portato a Rea, nella speranza che non si unisse più a voi. Avrei dovuto distruggerlo."

Cirocco sospirò.

— No. Nemmeno io l’ho ucciso quando avrei potuto.

— Mi fai sentire meglio — disse Gea. — In quanto agli altri, era assolutamente necessario restituirvi al più presto all’autocoscienza. Non avevo nemmeno il tempo di riunirvi. Speravo che sareste riusciti ad arrivare fin qui, e infatti ci siete riusciti. E ora potete tornare a casa.

Cirocco alzò gli occhi.

— Sì, la spedizione di soccorso è qui. La comanda il capitano Wally Svensen, e…

— Wally! — esclamarono contemporaneamente Gaby e Cirocco.

— Lo conoscete? Lo vedrete presto. Ormai sono due settimane che il vostro amico Bill parla con lui. — Gea sembrava a disagio. La sua voce si era fatta quasi petulante. — È qualcosa di più di una spedizione di soccorso, a dire il vero.

— L’immaginavo.

— Sì. Il capitano Svensen ha le armi necessarie per scatenare una guerra contro di me. Ha una quantità alquanto elevata di bombe nucleari, e la sua presenza m’innervosisce. Questa è una delle cose che volevo chiederti. Vuoi mettere una buona parola in mio favore? Per la Terra non rappresento certo una minaccia, lo sai.

Cirocco esitò un attimo. Adesso era Gea a essere impaurita.

— Sì, penso di poter sistemare la cosa.

— Grazie davvero. Non ha detto che vuole bombardarmi, e appena ha scoperto che esistevano superstiti la possibilità si è fatta ancora più remota. Ho permesso l’ingresso di alcune navette esploratrici, e ora stanno costruendo un accampamento nei pressi di Titantown. Puoi spiegargli tu cos’è successo? Non sono sicura che crederebbe a me.

Cirocco annuì, poi restò a lungo in silenzio, ma sembrava che Gea non avesse più niente da dire. Allora le chiese: — E noi come facciamo a sapere se possiamo crederti?

— Non posso offrirvi nessuna prova. Posso solo chiedervi di credere a quello che vi ho raccontato.

Cirocco annuì di nuovo, poi si alzò. Aveva cercato di farlo casualmente, ma s’accorse che nessuno se l’aspettava. Gaby appariva confusa, ma balzò in piedi anche lei.

— È stato interessante — disse Cirocco. — Grazie per le bevande.

— Ma che fretta c’è? — chiese Gea, sorpresa. — Quando vi avrò riportate giù non potrò più parlarvi direttamente.

— Puoi sempre scrivermi.

— Sbaglio, o sei arrabbiata?

— Non so. Tu lo sai? — D’improvviso era arrabbiata sul serio, e non sapeva perché. — Dovresti saperlo. In fin dei conti io sono tua prigioniera, comunque tu voglia mettere la questione.

— Non è vero, in senso stretto.

— Ho sola la tua parola. Ho solo la tua parola per molte cose. Mi porti in una stanza che sembra uscita da un vecchio film, ti presenti sotto questa forma di vecchia signora tracagnotta, mi offri cose che mi piacciono. Abbassi le luci e mi racconti una storia incredibile. Cosa dovrei credere?

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