John Varley - Demon

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Demon: краткое содержание, описание и аннотация

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— Non vi pare che qui dentro ci sia un caldo spaventoso? — chiese Conal.

— Togliti il mantello — gli suggerì Rocky senza guardarlo.

Conal obbedì, e si accorse che, semmai, dentro la tenda faceva freddo. O per lo meno sentì il sudore appiccicarglisi addosso.

— Dimmi, doc — chiese Cirocco. — Quando avrai finito, sarò capace di suonare il piano?

— Naturalmente — rispose Rocky.

— Ma è favoloso ! Perché vedi, io…

— …il pianoforte non l'ho mai suonato — concluse Rocky. — Questa è vecchia come il cucco, Capitano.

Ma Conal non riuscì a trattenersi. Lui quella battuta non l'aveva mai sentita, e si mise a ridere.

— Che diavolo ti piglia? — ruggì Cirocco cercando di alzarsi. — Sono qui che sto per morire e tu ti ci diverti, vero? Ma io ti… — Conal non fece in tempo a sentire quali fossero le sue intenzioni, perché Rocky si diede subito a calmarla. La collera se ne andò rapida com'era venuta, e Cirocco tornò a sorridere. — Ehi, doc, dopo sarò capace di suonare il piano?

Rocky le spalmò sulla fronte un unguento purpureo. Tre titanidi incominciarono a cantare piano. Conal sapeva ch'era un canto tranquillizzante, ma su di lui non fece effetto. Cirocco, invece, si rilassò visibilmente. Con ogni probabilità funzionava solo se si capivano le parole.

— Ti consiglio di aspettare fuori, Conal — disse Rocky senza sollevare il capo.

— Ma che mi vieni a raccontare? Qui sono e qui rimango. Qualcuno ci vuole, per controllare se lavori bene.

— Credo proprio che dovresti uscire — insisté Rocky guardandolo in faccia.

— Sciocchezze. Posso farcela benissimo.

— D'accordo.

Rocky impugnò un bisturi, e rapidamente, destramente, incise una grande "C" rovesciata dalla sommità della testa di Cirocco giù giù fino a un pelo dalle sopracciglia. Poi, con dita rese purpuree dalla soluzione disinfettante, ribaltò verso sinistra il lembo di pelle, mettendo allo scoperto l'insanguinato cranio sottostante.

— Portatelo fuori — disse Rocky. — Si riprenderà in pochi minuti.

Udì Celesta uscire con passo deciso recando il corpo inerte di Conal, così come poc'anzi aveva sentito Conal accasciarsi pesantemente al suolo, ma non distolse mai lo sguardo dal suo lavoro. Era certo che Conal sarebbe svenuto. Quell'uomo aveva praticamente continuato per dieci minuti a proclamare l'inevitabilità di tale esito. Qualunque guaritore titanide avrebbe rilevato i sintomi, sebbene essi fossero inaudibili per le orecchie umane.

Se esisteva un senso nel quale i titanidi detenevano un'assoluta superiorità, si trattava senza dubbio dell'udito.

Era stato un orecchio titanide a captare per primo gli strani rumori che provenivano dalla testa di Cirocco. Non erano suoni che si sarebbero potuti registrare su nastro magnetico… avrebbero anche potuto non essere affatto suoni nell'accezione umana del termine. Eppure diversi guaritori titanidi l'avevano percepito: un mormorto malvagio, un sussurro rivelatore. Lì dentro c'era qualcosa che non doveva esserci, e nessuno aveva la minima idea di cosa fosse.

Rocky aveva studiato l'anatomia umana. Si era parlato di affidare l'operazione a un dottore umano, ma alla fine Cirocco aveva respinto la proposta, preferendo mettersi nelle mani di un amico.

E adesso eccolo lì, sul punto di aprire il cranio dell'essere che occupava, nel suo mondo, una posizione assai simile al ruolo giocato da Gesù Cristo per la setta religiosa di origine terrestre nota come Cristiani.

Sperava che nessuno si accorgesse di quant'era terrorizzato.

— Finora come va? — chiese Cirocco. A Rocky parve che lei stesse meglio: molto più rilassata. Lo considerò un buon segno.

— Non saprei. C'è questo grande otto nero dentro un cerchio bianco…

Cirocco sogghignò. — Credevo che ci fosse scritto "Lasciate ogni speranza, voi ch'entrate." — Chiuse gli occhi un momento, fece un respiro profondo. — Pensavo di poterlo sentire un poco anch'io — disse con voce tremante.

— Impossibile — replicò Rocky.

— Se lo dici tu. Potrei bere un goccio?

Valiha le mise una cannuccia fra le labbra, e Cirocco inghiottì un sorso d'acqua.

— È come pensavo — disse Rocky dopo avere auscultato attentamente. — Il problema si annida più in profondità.

— Non troppo, spero.

Mentre allungava una mano per prendere il trapano, Rocky si strinse nelle spalle, — In tal caso, sarebbe oltre le mie capacità. — Collegò il trapano a una piantabatteria e lo provò, ascoltandone il gemito acuto. Cirocco fece una smorfia.

— Parlami del rock and roll — gli disse.

Rocky posizionò la punta del trapano sul cranio di Cirocco, e azionò l'apparecchio.

— Il rock and roll nacque dalla fusione di numerose espressioni musicali presenti nella cultura umana dei primi anni Cinquanta. Il rhythm and blues, il jazz, i gospel, un pizzico di country… tutti elementi che incominciarono a riunirsi sotto varie denominazioni e diversi stili intorno al 1954. Nel nostro accordo siamo quasi tutti dell'opinione che la prima sintesi fu ottenuta da Chuck Berry, in una canzone che s'intitolava "Maybellene".

— "Why cancha be true?" — cantò Cirocco.

Rocky cambiò posizione alla punta del trapano, e fissò Cirocco con aria sospettosa.

— Vedo che ti sei documentata, eh? — la rimproverò.

— Ero solo curiosa circa il nome del tuo accordo.

— Non fu altro che una circoscrìtta fioritura, nella storia della musica, un abbellimento inessenziale — ammise Rocky. — Per un poco diede prova d'un vigore affascinante, ma il suo potenziale si esaurì ben presto. Cosa non rara, d'altronde, a quei tempi. Era difficile che un nuovo genere musicale durasse due anni, e quasi impossibile che arrivasse a dieci.

— Ma il rock and roll durò cinquant'anni, vero?

— Questione di punti di vista. — Rocky completò il secondo foro e iniziò il terzo. — Un tipo di musica detto "rock" tirò avanti per un bel pezzo, ma aveva perduto lo zeitgeist.

— Non usare 'sti paroloni con me. Sono solo uno stupido umano.

— Scusami. L'energia creativa venne incanalata in una produzione sempre più raffinata e decadente, sopraffatta da possibilità tecnologiche che essa non ebbe l'abilità di sfruttare né l'intelligenza di capire. Divenne dunque una cosa vuota con un bel guscio sfavillante, più interessata al procedimento formale che all'enunciazione sostanziale. L'accuratezza artigianale non fu mai il suo punto di forza, e ben presto venne totalmente dimenticata. Il valore di un artista finì per essere misurato in decibel e megadollari. Per carenza di ricambio si trascinò stancamente, morto ma non sepolto, fin quasi alla metà degli anni Novanta, poi cessò di essere considerato un genere impegnato.

— Parole severe, da parte di un tizio il cui ultimo nome è Rock'n'Roll.

Rocky aveva finito di praticare il quinto foro. Ne cominciò un altro.

— Niente affatto. È solo che non desidero divinizzare un cadavere, a differenza di quel che fanno certi studiosi. La musica barocca è ancora viva in quanto esiste chi la suona e ne trae godimento. In questo senso anche il rock and roll continua a vivere. Ma le possibilità del barocco vennero esaurite centinaia di anni fa. Al rock è accaduto lo stesso.

— E quand'è che è morto?

— Le opinioni divergono. Molti dicono nel 1970, quando McCartney fece causa ai Beatles. Altri arrivano al 1976. C'è chi per vari motivi preferisce il 1964.

— E secondo te?

— Fra il '64 e il '70. Più verso il '64.

Rocky disponeva adesso di una serie di otto fori. Passò a usare un seghetto per incidere la scatola cranica lungo il perimetro risultante. Lavorava in silenzio, e per un po' Cirocco non ebbe niente da dire. Si udiva solo il rumore dei denti che aggredivano l'osso, e da fuori il quieto sciabordìo dei flutti contro il fianco della barca.

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