Bruce Sterling - Caos U.S.A.

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Caos U.S.A.: краткое содержание, описание и аннотация

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Nel 2044 gli Stati Uniti stanno andando in pezzi. I fondi federali per le basi militari sono ridotti al punto che l’aeronautica americana deruba gli automobilisti sulle autostrade. L’ingegneria genetica si evolve senza alcuna regola, e vaste fasce di popolazione sono diventate tribù nomadi che vagano su mezzi di trasporto a basso costo, supportate da una tecnologia in totale decadenza. I cinesi hanno superato gli USA nel controllo delle reti globali e hanno messo on line i software americani dichiarandoli liberi e a disposizione di tutti. L’effetto serra ha scaldato il clima, i poli si stanno sciogliendo e la guerra fredda è ricominciata contro un’Olanda minacciata dalle acque. Su questo sfondo si muove Oscar Valparaiso, un improbabile eroe con un grosso scheletro nell’armadio. Oscar è un professionista della politica, e con l’aiuto della neuroIoga Greta Penninger cercherà di ostacolare i piani di un senatore ossessionato dalla manipolazione genetica. Assieme i due vogliono scatenare la nuova Rivoluzione, ricordando all’America le neglette utopie di libertà e uguaglianza.

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Oscar si fermò sul marciapiede. «Aspetti un momento.»

«Cosa c’è?»

«Qui possiamo anche parlare in tutta tranquillità, ma la sua auto potrebbe essere sotto controllo.»

La donna si toccò i capelli agitati dal vento e assunse un’espressione alquanto scettica. «Ma perché qualcuno dovrebbe sorvegliarmi?»

«Perché è facile ed economico. Perciò mi dica una cosa adesso, prima che entriamo in auto. La prego, sia franca. Lei è a conoscenza del mio problema personale?»

«Il suo problema personale? So che suo padre era una stella del cinema…»

«Mi dispiace. Non avrei dovuto tirare fuori questo argomento. Davvero, questa notte sono davvero insopportabile. È stata un’ottima idea da parte sua visitare il sito, ma siamo partiti col piede sbagliato. Non dovrei infastidirla con queste storie. Lei fa parte del consiglio direttivo e io sono un funzionario federale… Ascolti, se la sua situazione personale fosse diversa… e se davvero io e lei avessimo il tempo per occuparci dei nostri problemi personali…»

La dottoressa stava lì in piedi, tremando di freddo. Era alta e sottile e ormai non era più abituata al clima reale; aveva lavorato duro al buio e al freddo e adesso stava letteralmente congelando. Il vento notturno si alzò, aspro e pungente, e cominciò a premere con forza sulle maniche della camicia di Oscar, quasi strappandole. Ora si sentiva stranamente attratto dalla donna. Era troppo alta, troppo magra, vestiva male, aveva un volto strano, un portamento inelegante, aveva otto anni più di lui. Non avevano nulla in comune, qualsiasi relazione avessero stabilito fra loro sarebbe stata destinata al fallimento fin dall’inizio. Avere una relazione con lei sarebbe stato come addomesticare un animale raro dall’altro lato di una rete metallica. Probabilmente era questa la ragione per cui provava l’irresistibile impulso di toccarla. «Dottoressa, ho apprezzato la sua compagnia questa notte, ma credo che adesso sia meglio che lei torni al Collaboratorio in auto. Ci sentiremo di nuovo per quanto riguarda le riunioni del consiglio. Ho ancora un sacco di cose da imparare.»

«Spero che non si aspetti che io sia disposta ad andare via da sola dopo quello che mi ha detto. Ora devo sapere tutto. Andiamo, salga in auto.»

Oscar aprì lo sportello ed entrarono in auto tutti e due. Era un’auto piccola e stretta, un’auto del Collaboratorio, e naturalmente non aveva riscaldamento. Il loro fiato gelido cominciò ad appannare i finestrini.

«Non credo che le possa interessare davvero. È una storia strana. Tutt’altro che piacevole. Molto peggiore di quel che pensa.»

La donna si sistemò il berretto di lana e soffiò sulle sue dita nude per riscaldarsi.

«Non mettono mai il riscaldamento in questi trabiccoli: nessuno pensa che si possano guidare fuori dalla cupola. Si riscalderà in un minuto. Perché intanto non mi racconta quello che ritiene di potermi dire? Poi deciderò se voglio sapere di più.»

«D’accordo.» Oscar esitò. «Bene, tanto per cominciare, io sono un figlio adottivo. Logan Valparaiso non era il mio padre biologico.»

«No?»

«No, mi adottò quando avevo tre anni. Vede, a quell’epoca, Logan stava lavorando in un thriller internazionale sulle adozioni illegali. Sa, la storia sulle fabbriche delle adozioni. In quel periodo, erano un terribile scandalo. La vera portata dei disastri dovuti ai pesticidi a base di ormoni era ormai di dominio pubblico. C’erano gravissimi problemi di sterilità maschile. Perciò il mercato delle adozioni esplose letteralmente. E naturalmente si moltiplicarono anche le cliniche per curare la sterilità. Il numero di domande era altissimo, per cui un sacco di gente viscida e senza scrupoli, ciarlatani, sfruttatori, fissati della salute, si affrettarono a sfruttare la situazione…»

«Me ne ricordo.»

«All’improvviso spuntarono come funghi moltissime fabbriche illecite di neonati, fabbriche di embrioni. La gente cominciava a ricorrere a rimedi estremi. Era proprio un buon soggetto per un film d’azione. Così, mio padre scritturò se stesso nella parte di un guerrigliero che impone il rispetto della legge e dell’ordine. Interpretò il ruolo di un terrorista chicano fanatico che prima metteva bombe nelle cliniche per gli aborti e poi veniva poi arruolato dai federali e diventava un agente segreto impegnato a demolire fabbriche di embrioni…»

Ogni volta che raccontava quella storia, Oscar udiva la propria voce trasformarsi in una specie di odioso e acuto lamento. Stava accadendo anche in quel momento, proprio mentre i finestrini cominciavano ad appannarsi. Stava scivolando, senza poterci fare nulla, dal consueto modo di parlare a grande velocità in qualcosa di molto più estremo, una sorta di incessante farfugliare frenetico. Doveva cercare di controllarsi. Ci stava provando, per quanto possibile, ma proprio non ci riusciva. «Non voglio parlare all’infinito di quel film, ma ho dovuto vederlo quattrocento volte da bambino… Senza considerare i giornalieri e le scene eliminate dalla versione finale. Comunque, Logan si era calato profondamente nella parte, e in quel periodo la sua relazione con la terza moglie era solida, naturalmente se si tiene conto di come andavano i matrimoni di Logan. E così decise di adottare una vera vittima di una fabbrica di embrioni, combinando in tal modo un suo desiderio di crescita personale e una trovata pubblicitaria per il lancio del film.»

La donna ascoltava in silenzio.

«Ebbene, quel bambino ero io. Il mio ovulo originario era stato venduto al mercato nero ed era finito in una fabbrica di embrioni colombiana. Si trattava di un’operazione della mafia: compravano o rubavano ovuli umani, li fertilizzavano e poi li offrivano a un prezzo da mercato nero per essere impiantati nel corpo della donna. Questo, però, comportava problemi di qualità e di salute per le acquirenti. Senza menzionare le cause legali e le polemiche etiche se qualcuno li scopriva. E così i mafiosi iniziarono a sviluppare il prodotto in uteri in affitto, per qualcosa di più conforme alla norma, un’adozione post-nascita… Ma il progetto non funzionò. La trovata degli uteri in affitto si rivelò un processo troppo lento, molte delle donne del posto coinvolte potevano denunciarli, o farli fallire, oppure rifiutarsi di consegnare il prodotto dopo il parto. Allora decisero di tentare di completare la crescita dell’embrione in vitro. Si procurarono un po’ di vasche di mantenimento, ma anche questo progetto non andò in porto, perché, a questo punto, avevano già perso la maggior parte del loro capitale di ovuli. Tuttavia, riuscirono a mettere le mani su una quantità di dati per la clonazione dei mammiferi sufficiente a indurli a tentare seriamente di produrre esseri umani in un utero artificiale. Perciò si può tranquillamente affermare che io non sia mai veramente nato.»

«Capisco.» La dottoressa si raddrizzò sul sedile, poggiò le mani sul volante e respirò profondamente. «Per favore, prosegua, la sua storia è incredibilmente interessante.»

«Bene, stavano cercando di vendere me e gli altri loro prodotti, ma le spese erano troppo elevate, il tasso di fallimento enorme e, cosa ancor peggiore, il mercato crollò quando si sparse la voce che era stato scoperto un rimedio medico più economico per lo sperma danneggiato. Una volta individuata la sindrome testicolare che provocava la sterilità, il mercato dei neonati finì a gambe all’aria. E così, avevo meno di un anno quando qualcuno li denunciò ai salutisti del mondo intero, i caschi blu si precipitarono a intervenire dall’Europa e posero fine alla loro attività. Ci confiscarono tutti. Io finii in Danimarca. Sono questi i miei primi ricordi, il piccolo orfanotrofio in Danimarca… Un orfanotrofio e una clinica della salute.»

Oscar era stato costretto a raccontare quella storia diverse volte, molte più di quante avrebbe voluto. Si era preparato una sorta di discorso preconfezionato, ma non era mai riuscito a liberarsi della paura che lo attanagliava ogni volta che affrontava l’argomento, da quello stato di tensione e ansietà che lo paralizzava. «La maggior parte dei prodotti non vissero allungo. Ci avevano danneggiati gravemente nel tentativo di farci sopravvivere nelle vasche. A Copenaghen mi sottoposero a un esame genetico completo e venne fuori che avevano eliminato buona parte degli introni dal DNA dello zigote. Vede, si erano in qualche modo convinti che se riuscivano a eliminare un po’ di DNA vecchio dal genoma umano, allora il prodotto si sarebbe rafforzato nella vasca, sviluppandosi meglio… I loro tecnici di laboratorio erano tizi che non erano riusciti a laurearsi in medicina o che erano stata licenziati dall’Organizzazione mondiale della sanità dopo la bancarotta. Inoltre, passavano un sacco di tempo a farsi di cocaina sintetica, che è sempre stata l’industria collaterale per eccellenza al mercato nero genetico dell’America del Sud…»

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