George Martin - Il dominio della regina

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Tutto sembra andare per il meglio. La guerra dei Cinque re ha finalmente raggiunto una conclusione. La Casa Lannister e i suoi alleati appaiono vincitori. Eppure, nei Sette Regni, qualcosa ancora si agita… Dopo la morte dell’infame re Joffrey, sua madre Cersei domina su Approdo del Re come reggente. La fine di Robb Stark ha spezzato le reni ai ribelli del Nord. Quanto ai suoi fratelli e sorelle, sono dispersi nel reame come semi gettati su una terra desolata. Poche, sia pure legittime pretese al Trono di Spade — un tempo feroce oggetto delle brame di molti — si ostinano a esistere, però coloro i quali le accampano sono troppo deboli o troppo lontani perché i loro diritti vengano riconosciuti. Ma, come sempre accade nella scia di ogni scontro feroce, non trascorre molto tempo perché i superstiti, i fuorilegge, i rinnegati e gli sciacalli comincino a radunarsi, spolpando le ossa dei morti e azzannandosi gli uni con gli altri per la carne dei morenti. Ora, nei Sette Regni, mentre corvi in forma umana si raccolgono per un festino di ceneri, nuovi, temerari complotti vengono orditi e nuove, pericolose alleanze prendono forma. In tutto questo, volti soprendenti — alcuni noti, altri imprevedibili — emergono dalla sinistra penombra delle lotte e del caos appena conclusi per affrontare le sfide a venire. È un’epoca in cui i saggi e gli ambiziosi, i traditori e i forti acquisiscono l’abilità, il potere e la magia per sopravvivere ai tempi feroci e terribili che li aspettano. È un’epoca in cui nobili e comunardi, soldati e stregoni, assassini e profeti, si alleano per mettere in gioco il loro fato… e la loro vita. Al banchetto dei corvi molti sono gli invitati, ma pochi sono gli eletti.

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Capelli bagnati si voltò. All’improvviso, nella sala faceva più freddo. "Occhio di corvo è a mezzo mondo di distanza. Balon lo ha allontanato due anni fa, giurando che se fosse tornato gli avrebbe tolto la vita."

«Parla» disse Aeron con voce roca.

«Euron è approdato a Lordsport il giorno dopo la morte del re, esigendo il castello e la corona quale maggiore dei fratelli di Balon» riprese Gorold Buonfratello. «Adesso sta inviando corvi messaggeri, convoca a Pyke i capitani e i signori di tutte le isole, perché facciano atto di sottomissione e gli rendano omaggio quale nuovo re.»

«No.» Aeron Capelli bagnati non misurò le parole. «Soltanto un uomo gradito al dio può sedere sul Trono del Mare. Occhio di corvo non ha altra fede all’infuori del proprio orgoglio.»

«Non molto tempo fa tu eri a Pyke, hai visto il re» proseguì Buonfratello. «Balon ti ha detto qualcosa riguardo alla sua successione?»

"Aye." Aeron e Balon ne avevano parlato nella Torre del mare, con il vento che urlava fuori dalle finestre e le onde che si infrangevano incessanti contro le scogliere. Balon aveva scosso la testa con profonda tristezza quando Aeron gli aveva detto di Theon, il suo figlio minore. "I lupi di Grande Inverno hanno fatto di lui un debole, proprio come temevo" aveva risposto il re. "Prego il dio che lo abbiano ucciso, in modo che non intralci Asha." Ecco la vera cecità di Balon: vedere se stesso in quella sua figlia brutale e testarda, credere che lei potesse succedergli. Era stato questo il suo errore, e Aeron aveva cercato di dirglielo. "Nessuna donna dominerà mai gli uomini delle Isole di Ferro, neppure Asha Greyjoy" aveva insistito, ma Balon sapeva essere sordo a quello che non voleva sentire.

Prima che Aeron potesse rispondere a Gorold Buonfratello, la bocca del maestro tornò ad aprirsi. «Di diritto, il Trono del Mare appartiene a Theon, o a Asha, qualora il principe fosse morto. Questa è la legge.»

«Questa è la legge delle Terre Verdi» ribatté Aeron con disprezzo. «Che significato ha per noi? Noi siamo uomini di ferro, siamo i figli del mare, siamo i prescelti del dio Abissale. Nessuna donna dominerà mai su di noi, né un uomo senza dio.»

«E Victarion?» chiese Gorold Buonfratello. «Victarion comanda la flotta di Ferro. Dimmi, Capelli bagnati, accamperà anche lui diritti regali?»

«Il fratello maggiore è Euron…» cominciò il maestro.

Aeron lo azzittì con uno sguardo. Dai piccoli villaggi di pescatori fino ai grandi castelli di pietra, un solo sguardo di Capelli bagnati faceva svenire le fanciulle e mandava i bambini a rifugiarsi urlando dalle loro madri, e uno sguardo fu più che sufficiente per ridurre al silenzio quel servo con la catena al collo.

«Euron è il maggiore» dichiarò il profeta «ma Victarion ha più fede.»

«Si arriverà alla guerra tra loro?» chiese il maestro.

«Un uomo di ferro non deve versare il sangue di un altro uomo di ferro.»

«Pio sentimento, Capelli bagnati» disse Buonfratello «ma non condiviso da tuo fratello. Ha annegato in una botte Sawane Botley solo per aver detto che il Trono del Mare appartiene di diritto a Theon.»

«Se lo ha annegato, allora non è stato versato sangue» constatò Aeron.

Il maestro e il lord si scambiarono un’occhiata. «Devo mandare un messaggio a Pyke, e al più presto» disse Gorold Buonfratello. «Capelli bagnati, vorrei il tuo consiglio. Che tipo di risposta deve essere, di omaggio o di sfida?»

Aeron si tormentò la barba pensoso. "Ho visto incombere la tempesta, e il suo nome è Euron Occhio di corvo." «Per ora, sia solamente il silenzio» disse al lord. «Da parte mia, devo pregare su tutto questo.»

«Prega pure quanto vuoi» intervenne il maestro. «Non cambierà la legge. Theon è l’erede legittimo, e Asha dopo di lui.»

« Silenzio! » ruggì Aeron. «Da troppo tempo gli uomini di ferro ascoltano voi maestri con le catene al collo berciare delle Terre Verdi e delle loro leggi. Ora è il momento che ascoltino di nuovo il mare.»

La sua voce echeggiò così possente nella sala fumosa che né Gorold Buonfratello né il maestro osarono replicare. "Il dio Abissale è con me" pensò Aeron. "E mi ha indicato la via."

Buonfratello gli offrì ospitalità per la notte, ma il profeta declinò. Raramente dormiva sotto il tetto di un castello, e mai così lontano dal mare. «Troverò ospitalità nelle liquide sale del dio Abissale, sotto le onde. Siamo nati per soffrire, che la sofferenza possa renderci forti. L’unica mia richiesta è un cavallo fresco che mi riporti a Pebbleton.»

Buonfratello fu lieto di accontentarlo. Mandò anche suo figlio Greydon, per mostrare al profeta la strada più breve che conduceva al mare attraverso le colline. Mancava ancora un’ora all’alba quando si rimisero in marcia, ma le loro cavalcature erano robuste e dal passo sicuro e impiegarono poco tempo a dispetto dell’oscurità. Aeron chiuse gli occhi ed elevò una preghiera silenziosa; dopo qualche tempo si appisolò sulla sella.

Il suono arrivò sommesso, un cigolio di cardini arrugginiti.

«Urri» mormorò Aeron svegliandosi, spaventato. "Qui non ci sono porte, né cardini, e non c’è Urri."

Quando Urrigon aveva quattordici anni, un’ascia gli aveva mozzato la mano mentre giocava alla danza delle dita. Suo padre e i suoi fratelli maggiori erano in guerra. La terza moglie di lord Quellon era una Piper del castello della Fanciulla Rosa, una ragazza con i seni grandi e morbidi e gli occhi di cerbiatta. Invece di curare la mano di Urrigon seguendo l’Antica Via, fuoco e acqua di mare, aveva affidato il ragazzo al maestro delle Terre Verdi, il quale spergiurava di essere in grado di ricucire le dita mutilate. Così aveva fatto, e in seguito aveva usato pozioni, impacchi ed erbe, ma la mano si era infettata e Urri era caduto preda delle febbri. Quando alla fine il maestro gli aveva amputato il braccio, era ormai troppo tardi.

Lord Quellon non aveva fatto ritorno da quel suo ultimo viaggio: il dio Abissale, nella sua bontà, gli aveva concesso una morte in mare. Invece era tornato lord Balon, assieme ai suoi fratelli Euron e Victarion. Quando Balon aveva saputo che cosa era accaduto a Urrigon, aveva mozzato tre dita al maestro usando una mannaia da macellaio e aveva ordinato alla moglie di suo padre, donna della Casa Piper, di ricucirgliele. Impacchi e pozioni ebbero sul maestro lo stesso effetto che avevano avuto su Urri. Il maestro era morto nel delirio. La moglie di lord Quellon lo aveva seguito poco tempo dopo, quando la levatrice aveva estratto dal suo grembo una figlia nata morta. Aeron ne era stato contento. L’ascia che aveva mozzato le dita di Urrigon era la sua, stava danzando con lui la danza delle dita, com’è costume tra amici e fratelli.

La memoria del tempo seguito alla morte di Urri continuava ad arrecargli vergogna. A sedici anni, Aeron si credeva un uomo, ma non era altro che un otre di vino con attaccato un paio di gambe. Cantava, ballava — non la danza delle dita, quella mai più - scherzava, faceva il guitto e lanciava battute. Suonava la cornamusa, si esibiva come giocoliere, andava a cavallo, ed era in grado di bere più di tutti i Wynch e i Botley, e anche più di metà degli Harlaw. A ogni uomo il dio Abissale concede un dono. Lo aveva concesso perfino ad Aeron Greyjoy: nessuno riusciva a pisciare più lontano e più a lungo di lui, e Aeron ne dava prova a ogni festa. Una volta era arrivato a scommettere la sua nuova nave lunga contro un gregge di capre sostenendo di poter spegnere le fiamme di un focolare usando solo il suo cazzo. Aeron aveva banchettato a capre per un anno intero, e battezzato la nave lunga Tempesta dorata , anche se, dopo aver sentito che genere di ariete di sfondamento lui volesse piazzare sulla prora, suo fratello Balon aveva minacciato di impiccarlo all’albero maestro.

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