— Il mio televisore non funziona.
L’infermiera restò un momento in silenzio; poi, lentamente, gettò un’occhiata sulla scrivania. Sul ripiano lui vide la parte posteriore di un orologio d’ottone. — Sono le undici e trentacinque — disse lei.
— Avrei detto che fosse più tardi.
— Sono le undici e trentacinque — ripeté lei. — In questo periodo dell’anno fa buio presto e vi mandiamo presto a letto.
Mentre tornava alla sua stanza, pensò che probabilmente North si era di nuovo addormentato. North aveva messo l’attrezzo sul tavolino accanto al letto.
Voltò l’angolo del corridoio il più rapidamente e il più silenziosamente possibile. Un omone biondo con un soprabito scuro camminava a grandi passi nella sua direzione. Lui entrò nella stanza di North fingendo che fosse la sua.
North era solo un mucchio indistinto di coperte e un respiro appena percettibile. In punta di piedi si avvicinò al tavolino e fece scorrere le dita sul ripiano. L’attrezzo non c’era più.
Scoprì un cassettino poco profondo. Lo aprì con cautela.
Sotto le sue dita sentì una miriade di oggetti alla rinfusa: un libretto che sembrava un’agenda d’indirizzi, una penna, dei fermagli, un dado esagonale.
“Non c’è nessun altro posto dove guardare”, pensò. Invece c’era: il davanzale della finestra. Mentre si girava per esaminarlo batté leggermente col fianco contro il cassetto aperto. Si sentì un debole tintinnio metallico e North emise un gemito come se stesse facendo un sogno penoso.
Lui s’inginocchiò, spazzando le piastrelle con la punta delle dita. Il piccolo attrezzo stava tra il comodino e il letto di North.
Quando uscì sul corridoio, notò che nella stanza accanto a quella di North la luce era accesa. Incuriosito, si fermò a guardare dentro. L’omone biondo che aveva incontrato nel corridoio stava seduto in una delle seggioline dell’ospedale, con un berretto di stoffa in mano. Walsh, seduto sul letto, aveva un’espressione allegra. — Entra, entra! — gli disse Walsh. — Voglio farti conoscere Joe. Lui entrò nella stanza esitante.
— Stanotte Joe ha avuto un incontro. L’hai visto in Tv?
È stato bellissimo, proprio bellissimo! K.O. al terzo round.
— Il mio apparecchio è guasto.
— Certo. È vero. Me lo hai già detto. Be’, credi a me. Io l’ho visto. L’ho visto tutto dal principio alla fine. Non ne ho perso nemmeno un secondo. Tifavo per lui come un matto. — Walsh scoppiò a ridere. — Non c’è da meravigliarsi se mi tengono qui.
— È un peccato che me lo sia perso.
— Ma Joe non se l’è perso, credi a me. — Con le manine chiuse a pugno, Walsh mimava i colpi di boxe: uno-due, uno-due. — Joe, fagli vedere la tua faccia. Vedi, solo un segnetto.
Sulla mascella poderosa dell’omone c’era un livido bluastro. — Una volta è riuscito a colpirmi duro — disse Joe. La voce gli somigliava, forte e lenta, ma non profonda. Anzi, tendeva a essere stridula come quella di un adolescente. — Era un buon combattente, proprio un buon pugile. Ma io ho un allungo maggiore.
— Non era all’altezza di salire sul ring con te, Joe. — Walsh aggrottò le sopracciglia. — Che guaio essere l’agente di un campione! È difficile trovargli l’avversario giusto.
Joe disse: — Adesso devo andare, Eddie. La mia donna mi sta aspettando.
— Vieni domani… mi stai a sentire? Hai un sacco di tempo, non voglio che tu corra per allenarti, capito? Fa troppo freddo. Forse è meglio che fai un po’ di lavoro al sacco leggero e salti alla corda. Ma, soprattutto, riposati. Comincerai ad allenarti domani.
— Va bene, Eddie.
— Jennifer non va mai a vederlo combattere. Ha paura che si faccia male. Lo guarda alla Tv e gli fa trovare la cena pronta quando arriva a casa.
— Capisco — disse lui. — Eddie, dovevo dirti che Billy North ha sorpreso Gloria Brooks mentre lo faceva con Al Bailey. — “Fare che cosa” si domandò, forse Walsh poteva dirglielo. — North è andato nella stanza di Al per farsi dare una sigaretta in prestito.
Walsh annuì. — Ah sì? Ci avrei scommesso che l’avrebbe fatto quell’idiota fottuto. Sai… — la sua faccia si raggrinzì, come quella di un bambino quando gli viene raccontato un fatto tragico che non riesce a capire. — Al mi piaceva. — Due grosse lacrime gli scesero sulle guance.
— Quella cagna!
Joe si alzò in piedi. — Ci vediamo domani, Eddie. Te lo prometto.
— Perfetto, Joe. Sei un caro ragazzo.
Lui si voltò per seguire Joe nel corridoio, ma Walsh lo richiamò. — Resta ancora un momento, ti dispiace? Ho bisogno di parlarti.
— Va bene — disse lui. — Se lo desideri.
Joe gli lanciò un’occhiata che gli sembrò volesse comunicargli qualcosa. Con le sue grosse scarpe che strusciavano sul pavimento non faceva più rumore di un gatto.
— Magari si potesse chiudere la porta… — gli sussurrò Walsh quando Joe se ne fu andato. — Metti fuori la testa e da’ un’occhiata.
Lui lo fece. — Non c’è nessuno.
— Perfetto. — Walsh tirò su col naso. — Ti voglio raccontare di Joe. So già che mi dirai che tu non puoi farci niente. Ma voglio levarmi questo peso.
— Certo — disse lui. Con sua grande sorpresa si rese conto che quell’ometto gli piaceva. — Certo, Eddie. Va’ avanti.
— Joe è sposato con questa Jennifer. Ci hai sentiti mentre ne parlavamo…
Lui fece cenno di sì col capo.
— Ha vent’anni, bionda, un vero spettacolo. È dolce… sai bene come sono quelle. Fanno le santarelline. Dice a Joe che aspetteranno fino a quando lei avrà trentacinque anni. Dà a Joe quindici anni. E lui è d’accordo. Tu sai come sono i ragazzi di questa età, credono che i trentacinque anni non arriveranno mai. Tu non sei sposato, vero?
— No — disse lui. — Non ancora. Forse non mi sposerò mai.
— È così che si fa, amico. — Walsh rimase zitto per un momento. — Be’, io non so se Jennifer lascerà in pace Joe. Lui dice di sì, ma come si fa a credergli? Hai visto Joe. Non si accorge di niente a meno che non lo colpisci con una legnata. Joe non è tonto — la gente lo pensa, ma si sbaglia — ma è uno che non fa caso a quello che succede. Lui ha la testa piena di pensieri, ma tiene tutto dentro. Riesci a capire quello che voglio dire?
— A volte sono anch’io così.
— Così prego Dio che Jennifer finisca sotto un camion. Ma se succede qualcosa del genere, Joe…
Lui pensò a cosa avrebbe fatto se fosse successo qualcosa di simile a Lara e completò la frase: — …Potrebbe uccidersi.
Walsh fece cenno di sì col capo. — Non prenderebbe nessun veleno e non si butterebbe dalla finestra… Joe non è il tipo. Ma finirebbe per andare a rintanarsi in qualche posto, abbandonato, lontano da tutti. In qualche posto all’ovest, per esempio. E non combatterebbe più.
Si ricordò che l’uomo dalla faccia paonazza aveva detto che Overwood si trovava ai piedi delle montagne e domandò: — Pensi che Joe se ne andrebbe sulle montagne? Dalle parti di Manea?
— Sììì — disse Walsh tetro. — È proprio questo che farebbe.
La luce si spense.
La voce rauca di Walsh gli arrivò attraverso l’oscurità della stanza. — Joe è arrivato nell’atrio. L’interruttore è lì.
Quando i suoi occhi si furono abituati al buio, lui distinse la sagoma del vano della porta. — Mi sorprende che ti permettano di ricevere visite così tardi.
— Uno dei ragazzi che lavora qui è il secondo di Joe — disse Walsh. — Sa che devo assolutamente vedere Joe dopo un incontro.
Lui indugiò ancora un momento, ma capì che non c’era niente altro da dire. Il piccolo attrezzo di rame che teneva in mano era duro e pesante. — Be’, buonanotte Eddie.
— Buonanotte.
Читать дальше