Patricia McKillip - La maga di Eld

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Molte sono le leggende nate intorno alle buie foreste che ricoprono il misterioso monte Eld, e sempre vengono sussurrate con un filo di voce. Si narra che il possente mago Heald abbia avuto un solo figlio, l’ombroso Myk con un occhio grigio e un occhio nero, e che sul monte Eld il figlio del mago abbia attirato a sé dai quattro angoli del mondo creature leggendarie: l’orso Cyrin, che risponde a tutti gli enigmi tranne uno, il drago Gyld, intento a custodire il suo incredibile tesoro, e il cigno nero di Terleth. Si narra anche che il figlio di Myk, il cupo Ogam, abbia continuato la collezione chiamando a sé il mortale falco Ter e il magico gatto nero Moriah, artefice di sottili incantesimi… Ma oggi sotto la cupola di cristallo nascosta sul monte Eld vive la figlia di Ogam, la bellissima vergine maga Sybel, e i suoi tentativi per attirare Liralen, l’ultimo animale magico del mondo che ancora manca alla sua collezione, sono interrotti dall’arrivo di un cavaliere che chiede asilo per il figlio di un re spodestato. Il mondo degli uomini chiede l’aiuto della maga di Eld, e forse dei suoi animali.

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L’uomo rimase per qualche tempo in silenzio, soppesandola con lo sguardo.

— La gente della città — le chiese infine — non viene mai a farsi dare consigli… ad acquistare piccoli incantesimi o a chiedervi, che so, di curare un bambino o una mucca? O di accelerare la morte di un ricco zio, o di riaccendere l’interesse di un marito stanco?

— In fondo al sentiero — suggerì Sybel — abita una vecchia, Maelga, che fa queste cose. Forse stavate cercando lei.

L’uomo scosse la testa.

— No — disse. — Sono venuto… per seguire un impulso. Per farvi una domanda. Avete mai sentito parlare di un bambino che abita su questa montagna, ma che non è nato qui? Rifletteteci attentamente. Pagherei una forte somma per sapere la verità.

— Come si chiama? Quanti anni ha?

— Ha dodici anni; questa primavera ne avrà tredici. Per quanto riguarda il nome… non saprei dire.

Poi, all’improvviso, sentì dei clamori che provenivano dagli alberi, e si girò in quella direzione.

Tamlorn e Nyl scendevano verso di loro lungo il fianco della montagna, impacciati dalla neve alta, ridendo e scherzando. In tutto quel silenzio, si udiva distintamente la voce chiara di Tamlorn:

— Nyl! Nyl, aspettami! Ho visto degli uomini a cavallo…

Il Re tornò a fissare Sybel.

— Chi sono quei ragazzi?

— Giovani della montagna — rispose lei. — Sono sempre vissuti qui.

Glielo disse senza pensarci, perché aveva visto il Falco Ter staccarsi da Tamlorn e volare dritto verso di lei, come una scura saetta.

Poi il Falco atterrò bruscamente sulla spalla del Re, e lei, fissandolo negli occhi chiari, gli disse:

“No.”

Anche sotto i pesanti artigli del rapace, il Re rimase impassibile. Solo le sue labbra si mossero leggermente.

— È vostro? — chiese a Sybel.

— Sì. È una buona protezione per una donna sola.

Diede al Falco un solo ordine: “Via”, e Ter, dopo un istante, volò ad appollaiarsi sul muro, dietro di lei.

Il Re riprese fiato, silenziosamente.

— Non ho mai visto un falco così grosso — disse. — Mi stupisco che non ne abbiate paura.

— Certo saprete cos’è il potere — rispose Sybel.

— Lo so. Ma…

La voce di Drede si addolcì; negli occhi gli comparve un esile, incerto sorriso, simile all’acqua che scorre sotto una lastra di ghiaccio.

— Ho sempre un po’ di timore — confessò il Re — di coloro su cui esercito il potere.

Nyl e Tamlorn si avvicinarono al gruppo. Ora camminavano più lentamente e scrutavano con sospetto le guardie reali.

— Sybel — disse Tamlorn, e anche Drede si voltò verso di lui. — Maelga ha bisogno di te.

Così dicendo, il ragazzo allungò istintivamente il braccio per accarezzare sul muso il cavallo del Re. Leggendogli negli occhi una domanda, Sybel gli spiegò gentilmente:

— Questo signore viene da Mondor. Cerca una persona di cui ha perso le tracce.

Nyl si affiancò a Tamlorn. Era emozionato: il bianco vapore del suo respiro pulsava nell’aria.

Il Re chiese ai due ragazzi:

— Conoscete un giovane della vostra età che non è nato qui sul Monte?

Nyl scosse la testa, e il Re si rivolse a Tamlorn:

— E tu? C’è un ricco premio.

Tamlorn inghiottì a vuoto. Mosse lentamente la mano, avanti e indietro, sul collo vellutato del cavallo.

— No — disse infine, ma la voce gli si spezzò e dovette ripetere: — No.

Il Re aggrottò leggermente le grigie sopracciglia.

— Come vi chiamate, ragazzi? — chiese.

Nyl diede il proprio nome, e aggiunse, indicando il compagno:

— Questo è mio fratello Tamlorn.

— Tuo fratello? Non vi assomigliate affatto.

Il Re sfiorò il ciuffo di capelli neri sfuggito dal cappuccio che copriva la fronte di Nyl.

— Ce lo dicono tutti — spiegò Tamlorn, poi tacque e rimase immobile quando il Re gli abbassò il cappuccio del mantello, rivelando i suoi capelli color dell’avorio.

Dietro di loro, il Falco Ter emise un grido. Con due dita, il Re sollevò la faccia di Tamlorn, e il ragazzo dapprima serrò le labbra, poi sorrise.

Il Re chiuse gli occhi. Lasciò Tamlorn e si rivolse a Sybel:

— Devo vedere la loro madre. Vi hai mai parlato dei figli? Vi ha mai detto qualcosa di strano?

— No — rispose lei. — Non mi ha mai detto niente. Sono bambini come tutti gli altri.

Il Re la fissò per un lungo istante.

— Mi chiedo che cosa sappiate veramente di loro, voi che conoscete il mio nome — disse. E aggiunse: — Penso che probabilmente tornerò a farvi visita.

Si voltò verso Tamlorn e gli posò una mano sulla spalla:

— Guida tu il mio cavallo. Portami a casa tua.

— Nostra madre non è in casa — disse Nyl. — È andata ad aiutare Marte, che sta per avere un bambino. Devo andare a chiamarla?

— Sì. Va’ — disse Drede, e il ragazzo corse via, tra gli alberi.

Tamlorn si rivolse al cavallo, mormorandogli parole gentili. Girò ancora per un istante, verso Sybel, i suoi occhi chiari, e si allontanò con Drede.

Lei tornò nel giardino e poi rientrò nella casa silenziosa. Andò nella sua stanza, sotto la cupola di cristallo, e si sedette in terra, con le braccia conserte, gli occhi fissi nel vuoto.

Tamlorn ritornò molto più tardi. Si recò silenziosamente fino a lei e si infilò sotto la cascata dei suoi lunghi capelli, come fa un bambino molto piccolo. Rimase a lungo in silenzio. Poi disse piano:

— Nyl ci ha preceduto, e ha detto a sua madre le bugie che noi avevamo detto al Re. Quando il Re se n’è andato, però, ho visto che i dubbi gli erano rimasti. Sybel…

Lei si accorse che tremava.

— Che cosa c’è, Tamlorn?

— Lui… ci siamo parlati…

All’improvviso, le posò la testa sulle ginocchia e comincò a piangere, afferrandosi alla sua veste. Lei gli accarezzò con gentilezza i capelli e infine riuscì a calmarlo.

— Tamlorn, non c’è niente di male nel voler bene al proprio padre.

— Ma io voglio bene anche a te! E non voglio lasciarti, ma per tutto il tempo in cui sono stato con lui, ho provato il forte desiderio di dirgli che sono suo figlio, per vedere se era soddisfatto di me.

“Abbiamo parlato del Falco Ter… ha detto che era davvero meraviglioso che non avessi paura di andare a caccia con un falco così grande.”

La guardò con gli occhi gonfi di pianto, disperati.

— Non so cosa fare — concluse. — Voglio restare, e voglio anche andare. Sybel… se io me ne andassi… verresti anche tu?

— Ma Tamlorn, come farei per gli animali?

— Devi venire! Porta gli animali… Sybel, lui ti chiederà certo di venire… Anche Coren ti voleva… Potresti fare delle cose per lui.

— Contro i Signori del Sirle? — chiese lei, irritata.

Il ragazzo non seppe cosa rispondere.

— Mi userebbe contro il Sirle — spiegò lei.

— Non m’importa di come ti userebbe — mormorò Tamlorn. — Io voglio che tu venga.

Lei scosse la testa. I suoi occhi si erano rabbuiati.

— No, Tamlorn. Farei qualsiasi cosa per te, ma non questa. Tu de vi vivere la tua vita e io la mia. Mi dispiace, ma devi scegliere tra noi due. Mi troverai sempre qui, su questa montagna, quando avrai bisogno di me… No, non piangere…

Gli sorrise, perché anche lei aveva gli occhi pieni di lacrime. Se li asciugò con il dorso della mano.

— Una volta eri così piccolo e soffice — bisbigliò — e stavi così bene nelle mie braccia… Allora non pensavo che crescendo potessi darmi tanto dolore.

— Sybel, vieni con me… te ne prego.

— Tamlorn… — disse lei, disperata, e il ragazzo si alzò, si allontanò di corsa e uscì nel giardino. Da laggiù le giunse il grido con cui chiamava il Falco, mentre la neve riprendeva a cadere.

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