Robert Jordan - Il sentiero dei pugnali

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«Che ti prende, Aviendha?» le chiese Nynaeve pungolandole duramente una spalla con un dito. «Hai intenzione di restare lì ad arrossire tutto il giorno? Abbiamo fretta.»

Solo in quel momento la ragazza capì che, a giudicare dal calore che sentiva in viso, doveva essere paonazza come Elayne. Ed era anche immobile come una statua, mentre avevano bisogno di sbrigarsi. Ferita da una parola, come una ragazzina appena sposata alla lancia che non si era ancora abituata agli insulti delle Fanciulle. Aveva quasi vent’anni, e si comportava come una bambina che giocava col suo primo arco. Questo pensiero rinfocolò le fiamme sulle sue guance. Per questo quasi balzò oltre la prossima curva, e per poco non finì addosso a Teslyn Baradon.

Scivolando goffamente sulle piastrelle verdi e rosse del pavimento, Aviendha rischiò di cadere all’indietro, e si fermò andando a sbattere contro Elayne e Nynaeve. Questa volta riuscì a non arrossire, ma le costò molto.

Stava disonorando la sua sorella prossima oltre che sé stessa. Elayne manteneva sempre il controllo, in qualsiasi circostanza. Per fortuna, Teslyn Baradon reagì meglio di lei a quell’incontro.

La donna dal volto duro si ritrasse per la sorpresa, le sfuggì un sussulto, poi agitò le piccole spalle con una certa irritazione. Guance incavate e un naso stretto nascondevano la tipica assenza dei segni dell’età nei lineamenti della Rossa, e il suo vestito, anche questo rosso e con un broccato blu che era quasi nero, la faceva solo sembrare più ossuta, anche se subito riprese la propria compostezza degna della padrona del tetto di un clan, gli occhi castani freddi come ombre profonde. Il suo sguardo scivolò oltre Aviendha, ignorò Lan come fosse uno strumento per lei inutile, e si accese per un breve istante quando inquadrò Birgitte. La maggior parte delle Aes Sedai disapprovava il fatto che quella donna fosse una Custode, ma nessuna di loro riusciva a fornire un motivo che andasse oltre degli acidi mormorii sulle tradizioni. Teslyn, però, fissò a turno e più a lungo Elayne e Nynaeve. Aviendha si disse che sarebbe stato più facile seguire il percorso del vento del giorno prima piuttosto che individuare un’espressione qualsiasi sul volto della sorella Rossa.

«L’ho già spiegato a Merilille,» disse Teslyn con un forte accento Illianese «ma posso tranquillizzare anche voi. Qualsiasi... malefatta... stiate combinando, io e Joline non vi intralceremo. Ve lo prometto. Elaida non lo verrà mai a sapere, se sarete abbastanza caute. Non mi guardate come delle carpe, bambine» aggiunse con una smorfia di disgusto. «Non sono cieca né sorda. So delle Cercavento del Popolo del Mare a palazzo, e degli incontri segreti con la regina Tylin. E di altre cose.» Strinse ancor di più la sua bocca sottile, e anche se il tono rimase sereno, gli occhi scuri ardevano di rabbia. «La pagherete cara per queste altre cose, voi e quelle che vi permettono di giocare a fare le Aes Sedai, ma per adesso guarderò da un’altra parte. La vostra espiazione può attendere.»

Nynaeve strinse la treccia in una mano, raddrizzò la schiena e tenne alta la testa, e anche nei suoi occhi si accesero le fiamme. In altre circostanze, Aviendha avrebbe anche potuto provare compassione per il bersaglio delle scudisciate verbali che stavano chiaramente per arrivare. La lingua di Nynaeve aveva più spine di una pianta di segade, ed erano anche più pungenti. Aviendha valutò freddamente quella donna che credeva di poterla ignorare come se non esistesse. Le Sapienti non si abbassavano a prendere a pugni la gente, ma lei era ancora solo un’allieva: forse non avrebbe accumulato alcun ji se si fosse limitata a lasciare qualche livido a questa Teslyn Baradon. Aprì la bocca per dare alla sorella Rossa la possibilità di difendersi, e nello stesso momento anche Nynaeve fece per parlare, eppure Elayne anticipò entrambe.

«Quello che stiamo combinando , Teslyn,» disse con voce fredda «non ti riguarda affatto.» Anche lei si era raddrizzata, e gli occhi erano ghiaccio azzurro; un raggio di luce da un’alta finestra colpì i suoi ricci ramati e parve incendiarli. In quel momento, Elayne avrebbe fatto apparire una padrona del tetto come una caprara con troppo oosquai in corpo. Una capacità che la ragazza aveva raffinato alla perfezione. Pronunciò ogni parola con chiarezza adamantina: «Non hai diritto di interferire con quello che facciamo noi o qualsiasi altra sorella. Nessun diritto. Quindi smettila di ficcare il naso nelle nostre giubbe, specie di prosciutto estivo, e ritieniti fortunata se abbiamo deciso di non prendere provvedimenti contro di te, che appoggi l’usurpatrice del seggio dell’Amyrlin.»

Perplessa, Aviendha guardò di sottecchi la sua sorella prossima. Ficcare il naso nelle loro giubbe? Lei ed Elayne non ne indossavano. E che cos’era mai un prosciutto estivo? Gli abitanti delle terre bagnate dicevano spesso cose strane, ma questa volta anche le altre sembravano confuse come lei.

Solo Lan, che fissava Elayne senza darlo a vedere, pareva aver capito e aveva un’aria... sbalordita. E forse divertita. Era difficile capirlo, Aan’allein era bravo a controllare le proprie espressioni.

Teslyn Baradon tirò su col naso, e il suo volto sembrò ancora più aguzzo. Aviendha si sforzava di chiamare quelle persone solo con una parte del nome, secondo le loro usanze — quando lei pronunciava quello intero, chissà perché gli altri credevano che fosse nervosa! — ma proprio non se la sentiva di pensarsi così intima con Teslyn Baradon. «Lascerò voi sciocche bambine ai vostri affari » ringhiò la donna. «Ma fate in modo di non finire voi col naso incastrato in una crepa peggiore di quella in cui vi trovate già.»

Quando lei si girò per andare via, raccogliendo le gonne con movenze pompose, Nynaeve la prese per un braccio. Spesso gli abitanti delle terre bagnate lasciavano trasparire dal volto le loro emozioni, e Nynaeve era l’immagine stessa del conflitto, con la rabbia che lottava per passare attraverso la rigida determinatezza. «Aspetta, Teslyn» disse con riluttanza. «Tu e Joline potreste essere in pericolo. Ho già avvisato Tylin, ma forse lei è troppo spaventata per dirlo a qualcun altro. E non la biasimo. Sono cose delle quali nessuno parlerebbe a cuor leggero.» Trasse un respiro lungo e profondo, e se stava pensando alle proprie paure in quella situazione, ne aveva ben donde. Non c’era vergogna nell’avere paura, solo nel cedervi o nel mostrarla. «Moghedien è stata a Ebou Dar. E potrebbe essere ancora qui. Forse con un altro dei Reietti. E insieme a un gholam, una progenie dell’Ombra contro la quale il Potere è inutile. Sembra un uomo, ma è una creatura fatta apposta per uccidere le Aes Sedai. Neanche l’acciaio pare danneggiarla, e può infilarsi nel più piccolo dei buchi. E c’è anche l’Ajah Nera. E una tempesta in arrivo, una brutta tempesta. E non si tratta di una tempesta nel senso del clima. La sento, è una mia capacità, un Talento, forse. Un grande pericolo sta per abbattersi su Ebou Dar, problemi di gran lunga peggiori di qualsiasi vento, pioggia o fulmine.»

«I Reietti, una tempesta che non è una tempesta e una progenie dell’Ombra della quale non ho mai sentito parlare» riassunse Teslyn Baradon con una certa ironia. «Per non parlare dell’Ajah Nera. Per la Luce! L’Ajah Nera! E magari anche il Tenebroso in persona?» Il suo sorriso storto era sottile come la lama di un rasoio. Con un gesto sdegnante, si tolse la mano di Nynaeve dal braccio. «Quando sarete di nuovo alla Torre Bianca, che è il posto giusto per voi, e indosserete di nuovo il bianco che vi appartiene, allora imparerete a non sprecare il tempo con queste fantasie insensate. E a non raccontare le vostre fandonie alle sorelle.» Fece scorrere lo sguardo su di loro, saltando di nuovo Aviendha, poi tirò su col naso e se ne andò lungo il corridoio così in fretta che i servitori dovevano balzare di lato per non essere travolti.

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