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Robert Jordan: Il cuore dell’inverno

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Robert Jordan Il cuore dell’inverno

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Non fece apposta menzione delle tre grandi casate che per poco non si erano dichiarate per Dyelin; almeno Egwene le aveva bloccate nel Murandy, per ora.

Fece cerino verso una sedia vicino a lei e Dyelin si sedette, sistemandosi le gonne con attenzione. Le nubi temporalesche avevano abbandonato il volto dell’anziana donna. Lei studiò Elayne, non lasciando trasparire alcun indizio relativo alle sue domande o alle sue conclusioni. «So tutto questo bene quanto te, Elayne, ma Luan ed Ellorien porteranno le loro casate da te, e lo stesso farà Abelle, sono sicura.» Anche la voce era cauta, ma si accalorò man mano che procedeva. «Anche le altre casate allora si mostreranno ragionevoli. Sempre che non diventino irragionevoli perché tu le spaventi. Luce, Elayne, questa non è una Successione. Trakand prende il posto di Trakand, non di un’altra casata. Perfino una Successione di rado è sfociata in lotta aperta! Fa’ diventare le guardie un esercito e metti tutto a rischio.»

Elayne tirò indietro la testa, ma la sua risata non conteneva alcun divertimento. Era forte come il boato di un tuono. «Ho rischiato tutto quanto il giorno che sono tornata a casa, Dyelin. Tu dici che Norwelyn e Traemane verranno da me, e anche Pendar? Bene: allora io ne avrò cinque contro sei. Non penso che le altre casate si dimostreranno ‘ragionevoli’, per dirla con le tue parole. Se qualcuna di loro farà una mossa prima che sia chiaro come il cristallo che la Corona di Rose è mia, sarà contro di me, non a mio favore.» Con un po’ di fortuna, lord e lady sarebbero stati riluttanti ad allearsi con amici intimi di Gaebril, ma a lei non piaceva dipendere dalla fortuna. Non era Mat Cauthon. Luce, erano in molti a essere sicuri che Rand avesse ucciso sua madre, e pochi credevano che lord Gaebril non fosse altro che uno dei Reietti. Per riparare al danno che Rahvin aveva causato ad Andor le ci sarebbe voluta l’intera vita, perfino se fosse riuscita a vivere tanto a lungo quanto le donne della Famiglia! Alcune casate non avrebbero rifiutato di fornirle il loro supporto per gli oltraggi che Gaebril aveva perpetrato nel nome di Morgase, e altre non si sarebbero sottratte perché Rand aveva detto di aver intenzione di ‘darle’ il trono. Lei lo amava in tutto e per tutto, ma maledizione a lui per aver messo il becco in questo! Anche se era quello a trattenere Dyelin. Anche il più misero contadino dell’Andor si sarebbe messo la falce in spalla per scacciare un fantoccio dal Trono del Leone!

«Se posso, voglio evitare che gli Andorani uccidano gli Andorani, Dyelin, ma Successione o meno, Jarid è pronto a combattere, anche con Elenia incarcerata. Naean è pronta a combattere.» Meglio portare entrambe le donne a Caemlyn il prima possibile; avevano troppe possibilità di far filtrare messaggi e ordini da Aringill. « Arymilla è pronta, con gli uomini di Nasin a spalleggiarla. Per loro, questa è una Successione, e l’unico modo per impedire che combattano è essere tanto forti che non oseranno. Se Birgitte può far trasformare le guardie in un esercito per primavera, molto bene, perché se prima di allora non avrò un esercito, me ne occorrerà uno. E se questo non basta, ricordati dei Seanchan. Non si limiteranno a Tanchico ed Ebou Dar; vogliono tutto quanto. Non lascerò che conquistino Andor, Dyelin, come non lascerò che lo faccia Arymilla.» Il tuono rombò nel cielo. Voltandosi un poco per guardare Birgitte, Dyelin si umettò le labbra. Le sue dita pizzicarono inconsciamente le gonne. Pochissime cose la spaventavano, e i racconti dei Seanchan erano fra queste. Però mormorò: «Speravo di evitare una vera e propria guerra civile.» E questo poteva non significare nulla... o moltissimo! Forse sondarla un poco avrebbe dimostrato quale delle due.

«Gawyn» disse all’improvviso Birgitte. La sua espressione era più leggera, così come le emozioni che fluivano attraverso il legame. In particolare si notava il sollievo. «Quando arriverà, prenderà il comando. Sarà il tuo primo principe della spada.»

«Per il latte acido di mia madre!» sbottò Elayne e un fulmine balenò alla finestra a enfatizzare la sua espressione di disgusto. Perché quella donna doveva cambiare argomento ora ? Dyelin sobbalzò e il volto di Elayne avvampò di nuovo. A giudicare dalla bocca spalancata della donna, sapeva esattamente quant’era scurrile quell’imprecazione. Era stranamente imbarazzante; non avrebbe dovuto contar nulla il fatto che Dyelin fosse stata amica di sua madre. Senza pensarci, bevve un lungo sorso di vino e quasi si strozzò per quant’era amaro. Represse alla svelta le immagini di Lini che minacciava di lavarle la bocca e si ricordò che era una donna adulta con un trono da ottenere. Dubitava che a sua madre fosse capitato di sentirsi sciocca tanto spesso.

«Sì, Birgitte, lo farà» proseguì, più calma «quando arriverà.» Tre messaggeri erano in viaggio per Tar Valon. Anche se nessuno fosse riuscito a superare Elaida, alla fine Gawyn avrebbe appreso che lei aveva fatto la sua rivendicazione e sarebbe venuto. Aveva disperatamente bisogno di lui. Non si faceva illusioni di poter essere un generale, e Birgitte era così timorosa di non essere all’altezza delle leggende su di lei che talvolta sembrava che avesse paura di tentare. Fronteggiare un esercito sì; guidarlo, mai e poi mai!

Birgitte era ben conscia della confusione nella sua mente. Proprio in quel momento il suo viso era teso, pieno di imbarazzo e di una collera verso sé stessa che cresceva sempre di più. Con una punta di irritazione, Elayne aprì la bocca per far seguito all’accenno di Dyelin alla guerra civile prima di cominciare a riflettere la rabbia di Birgitte.

Prima che potesse proferire parola, però, le alte porte rosse si aprirono. La sua speranza che si trattasse di Nynaeve o Vandene fu vanificata dall’ingresso di due donne del Popolo del Mare, a piedi nudi nonostante il tempo.

Una nuvola di profumo muschiato si diffuse davanti a loro che, pur essendo solo due, andavano come in processione, vestite di pantaloni e bluse di broccato di seta di colori brillanti, con pugnali ingioiellati e collane d’oro e avorio. Lisci capelli neri sbiancati alle tempie nascondevano quasi i dieci piccoli anelli alle orecchie di Renaile din Calon, ma l’arroganza era evidente nei suoi occhi scuri, come la catenina d’oro carica di medaglioni che collegava un orecchino al suo cerchietto sul naso. Il suo volto era risoluto e, malgrado un leggero dondolio nella sua andatura, pareva pronta ad avanzare dritta attraverso un muro. Quasi un palmo più bassa della compagna e più scura del carbone, Zaid din Parede aveva molti altri medaglioni che le penzolavano sulla guancia sinistra ed esibiva un’aria di comando piuttosto che di arroganza, un’incrollabile certezza che chiunque le avrebbe obbedito. Del grigio punteggiava la sua chioma di fitti riccioli neri, ciò nonostante era affascinante, una di quelle donne che diventavano sempre più belle con l’avanzare dell’età.

Dyelin alla loro vista trasalì e si mise una mano davanti alla bocca. Una reazione piuttosto comune per le persone non abituate agli Atha’an Miere. Elayne fece una smorfia, e non per i loro anelli al naso. Le venne perfino in mente un’altra imprecazione, qualcosa di più... pungente. Tranne i Reietti, non riusciva a pensare a due persone che avesse meno voglia di vedere di quelle due. Reene era stata incaricata di provvedere a che questo non succedesse!

«Perdonatemi,» disse lei, alzandosi con grazia «ma adesso sono molto occupata. Affari di stato, capirete, o vi accoglierei come si confà al vostro rango.» Il Popolo del Mare era pignolo su cerimoniali e decoro, almeno secondo i propri termini. Era molto probabile che avessero superato la prima cameriera semplicemente non dicendole di voler vedere Elayne, ma di certo si sarebbero offese se le avesse accolte da seduta prima che la corona fosse sua. E, che la Luce le folgorasse entrambe, non poteva permettersi di offenderle. Birgitte apparve al suo fianco, inchinandosi in modo formale per prendere la sua coppa; il legame del Custode trasmetteva cautela. Era sempre circospetta col Popolo del Mare nei paraggi; aveva lasciato sfuggire la lingua anche in loro presenza. «Vi vedrò più tardi» concluse Elayne, aggiungendo: «...se la Luce ci. assiste.» Prediligevano anche pieghe cerimoniose nelle espressioni, e quella mostrava loro cortesia e forniva una via d’uscita.

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