Robert Jordan - Il cuore dell’inverno
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«Se Melanie fosse stata qui,» disse Monaelle, in tono brusco ma non ostile «i bambini che ha in grembo avrebbero fatto parte del vincolo fra te e Aviendha, se i filamenti li avessero sfiorati. Sempre che fossero sopravvissuti, certo; coloro che non sono ancora nati non sono abbastanza forti per questo. La domanda è: voi due lo siete?» Fece dei gesti con entrambe le mani, indicando dei punti sul pavimento poco distanti da lei. «Venite qui, in mezzo alla stanza, tutte e due.»
Per la prima volta, Elayne si rese conto che saidar avrebbe avuto una parte in questo. Aveva pensato che si sarebbe trattato solo di una cerimonia, uno scambio di impegni e forse la stipula di giuramenti. Cosa stava per accadere? Non importava, eccetto... Si mosse a passi strascicati verso Monaelle. «La mia Custode... Il nostro legame... Lei verrà... influenzata... da questo?» Aviendha, spostandosi per stare di fronte a lei, si era accigliata quando Elayne aveva esitato, ma alla domanda rivolse occhi sbigottiti verso Monaelle. Chiaramente, era qualcosa a cui non aveva pensato. La bassa Sapiente scosse vigorosamente il capo. «Nessuno al di fuori di questa camera può essere toccato dai filamenti. Lei può avvertire parte di ciò che condividete l’una con l’altra, per via del suo legame con te. Ma solo un minimo.» Aviendha tirò un sospiro di sollievo. Elayne le fece eco.
«Ora» proseguì Monaelle. «Ci sono cerimoniali da seguire. Venite. Non siamo capoclan che discutono pegni di acqua bevendo oosquai. » Ridendo per quella che sembrava una battuta sui capoclan e il forte liquore aiel, le altre donne formarono un circolo attorno ad Aviendha ed Elayne. Monaelle si sistemò con grazia sul pavimento, sedendo a gambe incrociate a due passi di distanza a lato delle donne nude. Il riso cessò quando la sua voce si fece formale. «Siamo riunite perché due donne desiderano essere sorelle prime. Noi stabiliremo se sono abbastanza forti e, in tal caso, le aiuteremo. Le loro madri sono presenti?»
Elayne sobbalzò, ma un attimo dopo Viendre era dietro di lei. «Io rappresento la madre di Elayne Trakand, che non può essere qui.» Le mani sulle spalle di Elayne, Viendre la spinse in avanti e la premette all’ingiù finché lei non fu in ginocchio sulle fredde piastrelle di fronte ad Aviendha, poi si inginocchiò dietro di lei. «Offro mia figlia per la sua prova.»
Tamela apparve dietro Aviendha, spingendola giù finché le sue ginocchia quasi toccarono quelle di Elayne, poi si rannicchiò dietro le sue spalle.
«Io rappresento la madre di Aviendha, che non può essere qui. Offro mia figlia per la sua prova.»
In un’altra occasione, Elayne avrebbe potuto emettere un risolino. Nessuna delle donne pareva più vecchia di cinque o sei anni rispetto ad Aviendha o a lei. Un’altra volta, non ora. Le Sapienti in piedi avevano espressioni solenni. Stavano studiando lei e Aviendha, come soppesandole, incerte che fossero all’altezza.
«Chi soffrirà i dolori del parto al loro posto?» chiese Monaelle, e Amys si fece avanti.
Altre due vennero con lei, una donna dai fiammeggianti capelli rossi di nome Shyanda, che Elayne aveva visto con Melanie, e una dai capelli grigi che non conosceva. Aiutarono Amys a spogliarsi completamente. Fiera nella sua nudità, Amys fronteggiò Monaelle e diede della pacche al proprio ventre teso. «Io ho portato in grembo bambini. Ho allattato» disse lei, con dei seni talmente sodi che facevano pensare che non avesse fatto nulla del genere. «Offro me stessa.»
Al solenne cenno di assenso di Monaelle, Amys si mise in ginocchio a due passi di distanza dall’altro lato di Elayne e Aviendha, e si sistemò. Shyanda e la Sapiente dai capelli grigi furono al suo fianco, e all’improvviso il bagliore del Potere circondò ogni donna nella stanza tranne Elayne, Aviendha e Amys.
Elayne trasse un profondo respiro e vide Aviendha fare lo stesso. Di tanto in tanto un braccialetto tintinnava contro un altro fra le Sapienti, l’unico suono nella stanza oltre al respiro e ai fiochi tuoni distanti. Fu quasi uno shock quando Monaelle parlò.
«Farete tutte e due come vi verrà ordinato. Se esiterete o dubiterete, la vostra dedizione non sarà abbastanza forte. Vi manderò via, e questa sarà la fine di tutto questo, per sempre. Vi porrò delle domande, e voi risponderete con sincerità. Se vi rifiuterete di rispondere, verrete mandate via. Se qualcuna qui penserà che state mentendo, verrete mandate via. Potrete andarvene di vostra iniziativa in qualunque momento, naturalmente. Anche questo decreterà la fine per sempre. Qui non ci sono seconde opportunità. Ora. Qual è la cosa migliore che sapete della donna che volete come sorella prima?»
Elayne quasi si aspettava quella domanda. Questa era una delle cose su cui le era stato detto di riflettere. Scegliere una virtù fra tante non era stato facile, tuttavia aveva la risposta pronta. Quando parlò, flussi di saidar all’improvviso si intrecciarono insieme fra lei e Aviendha, e nessun suono provenne dalla sua lingua, o da quella di Aviendha. Senza pensare, una parte della sua mente registrò i filamenti; anche ora cercare di apprendere faceva parte di lei quanto il colore dei suoi occhi. I flussi svanirono quando le sue labbra si chiusero.
«Aviendha è così sicura di sé, così fiera. Non le importa ciò che gli altri pensano che dovrebbe fare, o essere; lei è quella che vuole essere» Elayne udì la sua voce dire, mentre d’improvviso le parole di Aviendha erano udibili allo stesso tempo. «Anche quando Elayne è tanto spaventata che la sua bocca si secca, il suo spirito non si piega. Lei è più coraggiosa di chiunque abbia mai conosciuto.»
Elayne fissò la sua amica. Aviendha pensava che lei fosse coraggiosa?
Luce, non era certo una codarda, ma coraggiosa? Stranamente, Aviendha stava fissando lei con aria incredula.
«Il coraggio è un pozzo,» disse Viendre all’orecchio di Elayne «molto profondo in alcuni, poco in altri. Molto o poco: i pozzi alla fine si seccano, anche se vengono riempiti in seguito. Ti troverai davanti a qualcosa che non riuscirai ad affrontare. La tua spina dorsale diventerà di gelatina e il tuo decantato coraggio ti lascerà a piangere nella polvere. Quel giorno arriverà.» Suonava come se volesse essere lì a vederlo. Elayne fece un breve cenno di assenso. Sapeva della sua spina dorsale che diventava di gelatina; sembrava lottasse con questo ogni giorno.
Tamela stava parlando ad Aviendha, con una voce compiaciuta quanto quella di Viendre. «Il ji’e’toh ti lega come bande d’acciaio. Per ji , tu fai esattamente quello che ci si aspetta da te, fino in fondo. Per toh , se necessario, umilierai te stessa e striscerai sulla pancia. Perché ti importa fin nelle ossa quello che ciascuno pensa di te.»
Elayne rimase quasi senza fiato. Questo era duro e ingiusto. Sapeva qualcosa del ji’e’toh , ma Aviendha non era così. Tuttavia Aviendha stava annuendo, proprio come aveva fatto lei. Un’irrequieta accettazione di ciò che già sapeva.
«Nobili aspetti da amare in una sorella prima,» disse Monaelle, spostando il suo scialle all’ingiù fino ai gomiti «ma quale pensate che sia il suo peggior difetto?»
Elayne si agitò sulle ginocchia infreddolite e si umettò le labbra prima di parlare. Aveva temuto questo. Non era solo il monito di Monaelle. Aviendha aveva sostenuto che dovevano dire il vero. Dovevano , o a cosa valeva il vincolo di sorelle? Di nuovo i flussi tennero prigioniere le loro parole finché non ebbero terminato.
«Aviendha...» disse la voce di Elayne, esitante. «Lei... lei pensa che la violenza costituisca sempre la risposta. A volte, l’unica cosa a cui crede è il pugnale. A volte, è come un fanciullo che non vuole crescere!»
«Elayne sa che...» cominciò a voce di Aviendha, poi deglutì e andò avanti tutto d’un fiato. «Lei sa di essere bella, sa quale potere le dà sugli uomini. Espone metà del suo petto, a volte, all’aria, e sorride per far fare agli uomini ciò che vuole.»
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